Pino Scaccia

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Pino Scaccia a Kabul

Pino Scaccia, pseudonimo di Giuseppe Scaccianoce[1] (Roma, 17 maggio 1946Roma, 28 ottobre 2020[2]), è stato un giornalista e scrittore italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Una foto a Pratica di Mare, durante il vertice Nato del 2002, con Lilli Gruber, Marco Ravaglioli, Pino Scaccia e Sergio Canciani
Pino Scaccia con Tania Zamparo a Senigallia

Nato a Roma nel 1946, è stato uno degli inviati della RAI. Ha seguito numerosi avvenimenti, dalla Prima guerra del Golfo, alla disgregazione dell'ex Unione Sovietica, dai conflitti dell'ex Jugoslavia con il relativo smembramento, alla crisi in Afghanistan, oltre al difficile dopoguerra in Iraq (dove è stato l'ultimo compagno di viaggio di Enzo Baldoni), fino alla rivolta in Libia.

Ha realizzato numerosi reportage in tutto il mondo, è stato il primo reporter occidentale ad entrare nella centrale di Černobyl', dopo il disastro nell'Ucraina Sovietica, a scoprire per primo i resti di Che Guevara in Bolivia e a mostrare le immagini fino a quel momento segrete dell'Area 51 nel deserto del Nevada, negli Stati Uniti. Si è occupato inoltre di cronaca con particolare riferimento a mafia, terrorismo e sequestri di persona, oltre a terremoti e disastri naturali. Nel 2002 ha condotto in prima serata su Raiuno il premio Nettuno d'Argento da Senigallia, con Pippo Baudo e Tania Zamparo.[3]

Prima di dedicarsi a tempo pieno all'attività di blogger e scrittore, è stato caporedattore dei servizi speciali del Tg1. È stato docente del master di giornalismo radiotelevisivo all'Università Lumsa di Roma. Ha scritto 15 libri. Pino Scaccia da anni è stato un punto di riferimento per le ricerche dei militari italiani scomparsi in Russia durante la Seconda guerra mondiale. Curava il blog Lettere dal Don[4].

Ha pubblicato quattro saggi con testimonianze, fotografie, lettere, diari di superstiti o caduti dell'ARMIR e curava per l'editore Tralerighe[5] la collana "Amori maledetti".

È morto il 28 ottobre 2020 all'età di 74 anni al Covid hospital di Casal Palocco, a Roma, nel quale era ricoverato da alcuni giorni, per complicanze dopo aver contratto la COVID-19.[2] I funerali si sono tenuti a Ostia, dove Scaccia risiedeva da decenni.

Controversie[modifica | modifica wikitesto]

Nel 2015 ha pubblicato sul suo blog un post (poi rimosso) in cui parlava di una «sconvolgente controinchiesta sull'11 settembre», dando credito alla falsa tesi complottista che vorrebbe delle cariche di dinamite piazzate nelle Torri Gemelle, attingendo, come fonte, da un sito che commercializza gadget sull'11 settembre[6].

Opere[modifica | modifica wikitesto]

  • Armir, sulle tracce di un esercito perduto (1992)
  • Sequestro di persona (2000)
  • Kabul, la città che non c'è (2002)
  • La Torre di Babele (2005)
  • Lettere dal Don (2011)
  • Shabab - la rivolta in Libia vista da vicino (2011)
  • Mafija - dalla Russia con ferocia (2014)
  • Nell'inferno dei narcos, con Miriam Marcazzan (2015)
  • Giornalismo, ritorno al futuro (2015)
  • Armir (2015)
  • Voci e ombre dal Don (2017)
  • Dittatori (Hitler e Mussolini tra passioni e potere), con Anna Raviglione (2018)
  • Le ultime lettere dal fronte del Don (2019)
  • Tutte le donne del presidente, con Anna Raviglione (2020)
  • Un inverno mai così freddo come nel 1943 (2020)

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Massimario 2011 (PDF), su odg.it, Ordine dei giornalisti, p. 30. URL consultato il 4 aprile 2017 (archiviato dall'url originale il 5 aprile 2017).
  2. ^ a b Coronavirus, è morto Pino Scaccia storico inviato Rai: era ricoverato in ospedale, in laRepubblica, 28 ottobre 2020.
  3. ^ Pino Scaccia, Il sogno di una sera, su Professione Reporter, 26 agosto 2002.
  4. ^ Lettere dal Don
  5. ^ Tralerighe libri editore
  6. ^ 11 settembre, anche Pino Scaccia inciampa nel “dossier di architetti e ingegneri”, su Il Disinformatico. URL consultato il 1º febbraio 2020.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN34137221 · ISNI (EN0000 0000 6686 8954 · SBN LO1V088798 · LCCN (ENno2003004595 · WorldCat Identities (ENlccn-no2003004595
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