Enzo Baldoni

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Enzo Baldoni (Città di Castello, 8 ottobre 1948Iraq, 26 agosto 2004[1]) è stato un giornalista e blogger italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Baldoni svolgeva principalmente l'attività di copywriter presso la propria società Le Balene Colpiscono Ancora. Accanto al lavoro (svolto, tra gli altri, per McDonald's, Bic e Gillette), si occupava dell'agriturismo di famiglia a Preci, di insegnamento presso l'Accademia di Comunicazione di Milano (da lui co-fondata nel 1988),[2] e del lavoro presso l'Art Director's Club milanese. Svolgeva inoltre volontariato presso la Croce Rossa.

Tra le passioni anche quella dei fumetti, di cui era un traduttore appassionato e accanito lettore. Tra le edizioni italiane da lui curate figurano le strisce a fumetti prodotte dal francese Gérard Lauzier e dagli statunitensi Garry Trudeau e Frank Miller. Partito dalle colonne delle riviste Linus e Corto Maltese, e inseguendo la propria passione per i viaggi, si ritrovò in breve tempo a scrivere di terzomondismo, guerriglieri, e situazioni estreme, seguendo il proprio pacifismo. Collaborò con Diario,[3] Specchio della Stampa, il Venerdì di Repubblica e altri periodici. Fra le sue passioni più tarde, Internet e i blog, ai quali dava un taglio giornalistico e dissacrante.

In Iraq come giornalista freelance, venne rapito presso Najaf[3] il 21 agosto 2004 dall'Esercito islamico dell'Iraq, una sedicente organizzazione fondamentalista musulmana ritenuta genericamente legata ad al Qaida. Dopo un ultimatum all'Italia per il suo ritiro di tutte le truppe entro 48 ore, venne ucciso: la data esatta e il luogo della morte non sono però mai stati accertati. Nel luglio 2005 la Croce Rossa entrò in possesso di un frammento di osso che si pensò potesse appartenere al corpo di Baldoni; questa ipotesi venne confermata il mese successivo con i risultati delle analisi del DNA eseguite dal Reparto investigazioni scientifiche (RIS) dei Carabinieri. I resti del cadavere di Baldoni vennero riportati in Italia solo nell'aprile 2010, a quasi sei anni dal suo omicidio;[4] i funerali sono stati celebrati a Preci il 27 novembre 2010.[5]

Utilizzo dei blog[modifica | modifica wikitesto]

Tra i primi italiani a ricorrere al blog, associò la sua conoscenza del mondo pubblicitario in termini di comunicazione efficace, concisa e corretta, alla sua esperienza nell'utilizzo delle tecniche informatiche e delle dinamiche delle comunità virtuali. Era solito far passare concetti crudi in forma lieve e dissacrante. Usava accompagnare i testi dalle numerose fotografie di cui generalmente era autore egli stesso, nelle vesti di fotoreporter.

I suoi blog hanno spaziato da Timor Est alla Colombia, da Cuba all'Iraq.

Il suo nickname nel mondo digitale e nei suoi blog era Zonker, preso dall'omonimo personaggio della striscia fumettistica Doonesbury di Trudeau, del quale Baldoni curava la traduzione italiana. La più famosa mailing list da lui creata si chiama infatti Zonker's Zone.[6]

L'eventualità di morire in Iraq[modifica | modifica wikitesto]

In nessun blog aveva postulato come possibile la propria morte in uno dei suoi viaggi, ma il primo giorno di attività del suo blog iracheno (Bloghdad), scrisse:

«Si è parlato molto di morte in questi giorni: della morte serena di Zio Carlo, filosofo e yogi, che forse sapeva la data del suo trapasso. Guardando il cielo stellato ho pensato che magari morirò anch'io in Mesopotamia, e che non me ne importa un baffo, tutto fa parte di un gigantesco divertente minestrone cosmico, e tanto vale affidarsi al vento, a questa brezza fresca da occidente e al tepore della Terra che mi riscalda il culo. L'indispensabile culo che, finora, mi ha sempre accompagnato.[3][1]»

Sulla morte e anche sul suo funerale Baldoni ritornò più volte, sia in e-mail personali che successivamente sono state diffuse, sia in dichiarazioni pubbliche. Come per esempio in un intervento nella mailing list che gestiva:

«Vorrei che tutti fossero vestiti con abiti allegri e colorati. Vorrei che, per non più di trenta minuti complessivi, mia moglie, i miei figli, i miei fratelli e miei amici più stretti tracciassero un breve ritratto del caro estinto, coi mezzi che credono: lettera, ricordo, audiovisivo, canzone, poesia, satira, epigramma, haiku. Ci saranno alcune parole tabù che assolutamente non dovranno essere pronunciate: dolore, perdita, vuoto incolmabile, padre affettuoso, sposo esemplare, valle di lacrime, non lo dimenticheremo mai, inconsolabile, il mondo è un po' più freddo, sono sempre i migliori che se ne vanno e poi tutti gli eufemismi come si è spento, è scomparso, ci ha lasciati. Il ritratto migliore sarà quello che strapperà più risate fra il pubblico. Quindi dateci dentro e non risparmiatemi. Tanto non avrete mai veramente idea di tutto quello che ho combinato. Poi una tenda si scosterà e apparirà un buffet con vino, panini e paninetti, tartine, dolci, pasta al forno, risotti, birra, salsicce e tutto quel che volete. Vorrei l'orchestra degli Unza, gli zingari di Milano, che cominci a suonare musiche allegre, violini e sax e fisarmoniche. Non mi dispiacerebbe se la gente si mettesse a ballare. Voglio che ognuno versi una goccia di vino sulla bara, checcazzo, mica tutto a voi, in fondo sono io che pago, datene un po' anche a me. Voglio che si rida – avete notato? Ai funerali si finisce sempre per ridere: è naturale, la vita prende il sopravvento sulla morte – . E si fumi tranquillamente tutto ciò che si vuole. Non mi dispiacerebbe se nascessero nuovi amori. Una sveltina su un soppalco defilato non la considerei un'offesa alla morte, bensì un'offerta alla vita. Verso le otto o le nove, senza tante cerimonie, la mia bara venga portata via in punta di piedi e avviata al crematorio, mentre la musica e la festa continueranno fino a notte inoltrata. Le mie ceneri in mare, direi. Ma fate voi, cazzo mi frega. Basta che non facciate come nel Grande Lebowski.[3][1]»

Omaggi[modifica | modifica wikitesto]

Vie dedicate a Enzo Baldoni[modifica | modifica wikitesto]

Scuole dedicate a Enzo Baldoni[modifica | modifica wikitesto]

Tributi[modifica | modifica wikitesto]

Canzoni dedicate a Enzo Baldoni[modifica | modifica wikitesto]

  • Inferno Baghdad (A Enzo Baldoni) di Andrea Papetti
  • Zolletta (Lettera a Enzo G. Baldoni) di Alessio Lega
  • Occhiali rotti di Samuele Bersani
  • Prendere e partire dei Gang

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Enzo Baldoni #EnzoBaldoni, su cinquantalibri.com, 30 agosto 2016. URL consultato il 18 aprile 2023 (archiviato il 18 aprile 2023).
  2. ^ Accademia di Comunicazione | Borse di studio | Enzo Baldoni, su www.accademiadicomunicazione.it. URL consultato il 12 novembre 2018 (archiviato dall'url originale il 12 novembre 2018).
  3. ^ a b c d Roberto Bertoni, Enzo Baldoni, storia di un giornalista, su Articolo 21, liberi di..., 25 agosto 2019. URL consultato il 18 aprile 2023 (archiviato il 14 settembre 2019).
  4. ^ Tornati in Italia i resti di Baldoni "Individuati i suoi assassini", La Repubblica, 21 aprile 2010. URL consultato il 21 aprile 2010.
  5. ^ I funerali di Enzo Baldoni, 6 anni dopo - Corriere della Sera
  6. ^ Luigi Bolognini, Ideatore di famose pubblicità, Enzo Baldoni passa le vacanze per il mondo a conoscere personaggi singolari. Anche guerriglieri, su la Repubblica, 29 luglio 2001. URL consultato il 18 aprile 2023 (archiviato il 18 aprile 2023).
  7. ^ Premio giornalistico Enzo Baldoni e reporter italiani caduti sui fronti di guerra Archiviato il 27 novembre 2011 in Internet Archive.
  8. ^ VxL, su Associazione Culturale Voci per la Libertà, 19 gennaio 2011. URL consultato il 18 aprile 2023 (archiviato il 18 aprile 2023).
  9. ^ Alessio Lega, su Rock Online Italia. URL consultato il 18 aprile 2023 (archiviato il 14 giugno 2021).
  10. ^ Daniele Biacchessi, Passione Reporter, Hoepli, ISBN 9788861900394. URL consultato il 18 aprile 2023 (archiviato il 18 aprile 2023).
  11. ^ Scuola Enzo Baldoni l'istituto intitolato al giornalista assassinato, su corriereromano.it. URL consultato il 13 novembre 2012 (archiviato dall'url originale il 27 settembre 2013).
  12. ^ Centro di Formazione Professionale "Enzo Baldoni", su www.comune.roma.it, 10 luglio 2014. URL consultato il 18 aprile 2023 (archiviato il 23 settembre 2015).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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