Museo mineralogico e paleontologico del Cenacolo Italo Mus

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Museo mineralogico e paleontologico del Cenacolo Italo Mus
Ubicazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
LocalitàSaint-Vincent
IndirizzoPiazza del Mercato, 10, Piazza del Mercato 10, 11027 Saint-vincent e Piazza Del Mercato 10, 11027 Saint-Vincent
Coordinate45°44′59.65″N 7°38′44.26″E / 45.749902°N 7.645627°E45.749902; 7.645627
Caratteristiche
Tipomineralogico e paleontologico
Collezionifossili e minerali
Istituzione1978
FondatoriGruppo mineralogico del Cenacolo "Italo Mus"
Apertura1978
GestioneCenacolo "Italo Mus"
Visitatori500 (2022)
Sito web

Il Museo mineralogico e paleontologico del Cenacolo Italo Mus è un museo mineralogico e paleontologico che si trova a Saint-Vincent, in Valle d'Aosta.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il museo, intitolato all'artista valdostano Italo Mus, è stato creato nel 1978 dal Gruppo mineralogico[1] dell'associazione di promozione sociale Cenacolo "Italo Mus", circolo culturale di Saint-Vincent, che ne è anche il gestore.

Il museo accoglie una vasta collezione di fossili e minerali, esposti in teche a partire dal 2011, anno in cui il museo si è spostato nella sede provvisoria di via Ponte Romano.[2]

A partire dal 2015 il museo vuole aprirsi alla didattica delle scuole d'Europa e attirare un più vasto pubblico turistico[2]. Si progetta una parete dello spazio museale, dedicata alla spiegazione di come si passa dalla roccia opaca al cristallo lucente, attraverso l'evoluzione alpina delle rocce nate in fondo all'antico oceano Tetide.[2]. Si immagina anche una nuova vetrina, curata dal geologo Luca Ceragioli, per illustrare i "Minerali dell'Umanità", e cioè il rame, il ferro e l'oro che hanno scandito la storia delle civiltà in tutto il mondo: testi, immagini e campioni scelti dovrebbero permettere di approfondire come la scoperta nella montagna e poi l'estrazione dei metalli abbiano rivoluzionato la vita dell'uomo.[2]

Nel 2018, il museo mineralogico inaugura due nuovi padiglioni, uno a partire dal lavoro di Ceragioli, intitolato "Padiglione dei Grandi Minerali dell’Umanità", e infine il "Padiglione delle Pietre Verdi", che racconta la storia delle rocce oceaniche, dagli abissi marini alle più alte vette alpine. Quest'ultimo padiglione presenta una litoteca a 16 posti, in cui sono esposte al piano terreno le 4 rocce-madri costituenti il fondo di tutti gli oceani passati, presenti e futuri, mentre ai piani superiori figurano le rocce che si sono formate nelle Alpi a partire da quelle sottostanti, man mano che cambiavano le condizioni (sprofondamento, risalita, presenza o meno di acqua e altri fluidi).[3]

Nel marzo 2020 il museo, ormai allestito in piazza del Mercato, è chiuso per ampliamento.

Le attività[modifica | modifica wikitesto]

Tra le attività principali del museo si contano la raccolta e la classificazione di minerali valdostani e di cristalli e pietre dure da tutto il mondo, a cui si affianca l'impegno didattico e divulgativo.[4]

Secondo Francesco Prinetti, «L'evoluzione inevitabile per le collezioni museologiche va verso un maggiore contenuto culturale che superi il semplice momento estetico. Si tratta di adottare metodologie avanzate di comunicazione che, utilizzando a fondo alcuni pezzi e relazionandoli con oggetti significativi, permettano di evocare il territorio, l'ambiente in cui i minerali evolvono, la storia del Pianeta, la scienza. I pezzi valdostani di cui il museo è ricco si prestano particolarmente per legare il minerale alla roccia, alla montagna, al lavoro ed alla civiltà alpina.»[2]

La collezione[modifica | modifica wikitesto]

In totale la collezione conta un migliaio di pezzi: circa 170 fossili e 750 minerali[4].

La parte della collezione paleontologica comprende vari esemplari di fossili paleozoici (in particolare trilobiti), mesozoici (sauri ed ammoniti) e cenozoici (invertebrati).[2]

Fra i minerali valdostani trovano posto oggetti provenienti dall'area del Monte Bianco (essenzialmente quarzi, ma anche solfuri), rodingiti (granato, vesuviana, epidoto, clorite ecc.) e minerali di alta pressione anche idrotermali (giadeite, granato, anfibolo blu, violano ecc.) nonché carbonati vari, pirite, oro nativo.[2]

Numerosi sono i pezzi provenienti dall'estero, in particolare tutti quelli acquisiti dopo l'entrata in vigore della normativa[5] che equipara i minerali ai manufatti archeologici e ne vieta la detenzione.[2]

Spiccano, in una teca oscurata, i minerali fluorescenti ai raggi UV.[2]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Museo mineralogico e paleontologico del Cenacolo Italo Mus, sito ufficiale del MiBACT, 6 dicembre 2017, consultato il 29 marzo 2020.
  2. ^ a b c d e f g h i Francesco Prinetti, È rinato il museo mineralogico di Saint-Vincent!, andarpersassi.it, 3 febbraio 2011, consultato il 29 marzo 2020
  3. ^ Francesco Prinetti, Le Pietre Verdi e i loro favolosi minerali hanno ora un Museo in Valle d’Aosta!, andarpersassi.it, 2 agosto 2018, consultato il 30 marzo 2020.
  4. ^ a b Museo mineralogico e paleontologico sul sito ufficiale del turismo in Valle d'Aosta, consultato il 30 marzo 2020
  5. ^ Decreto Legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 "Codice dei beni culturali e del paesaggio", su camera.it. URL consultato il 30 marzo 2020 (archiviato dall'url originale il 20 novembre 2019).

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

  • Sito ufficiale, su cenacoloitalomus.it. Modifica su Wikidata
  • Parte del testo di questa voce è tratto da:
Francesco Prinetti, È rinato il museo mineralogico di Saint-Vincent!, andarpersassi.it, 3 febbraio 2011. Contenuti in Licenza Creative Commons Attribution 4.0 Generic (CC BY 4.0) (fonte)
Francesco Prinetti, Le Pietre Verdi e i loro favolosi minerali hanno ora un Museo in Valle d’Aosta!, andarpersassi.it, 2 agosto 2018. Contenuti in Licenza Creative Commons Attribution 4.0 Generic (CC BY 4.0) (fonte)