Milena Quaglini

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Milena Quaglini
NascitaMezzanino, 25 marzo 1957
MorteVigevano, 16 ottobre 2001
Vittime accertate3
Periodo omicidi4 novembre 1995-5 ottobre 1999
Luoghi colpitiVeneto, Lombardia
Metodi uccisioneStrangolamento, affogamento, oggetti contundenti
ArrestoBascapè, 6 ottobre 1999
ProvvedimentiIncarcerazione; mai processata. Morta suicida in una cella del carcere femminile di Vigevano.
Periodo detenzione6 ottobre 1999-16 ottobre 2001

Milena Quaglini (Mezzanino, 25 marzo 1957Vigevano, 16 ottobre 2001) è stata una serial killer italiana.

Biografia

Nata nel 1957 a Mezzanino, nei pressi di Broni nell'Oltrepò pavese, nella seconda metà degli anni novanta del XX secolo uccise tre uomini che avevano tentato di stuprarla.

Diplomatasi in ragioneria a Pavia, a 19 anni scappò di casa vivendo tra Como e Lodi, lavorando saltuariamente come cassiera, badante e donna delle pulizie. Si sposò, ebbe un figlio ma suo marito si ammalò gravemente di diabete fulminante e morì, facendola cadere in una depressione che l'accompagnerà per tutta la vita. Dopo la morte del primo marito cominciò a bere. Si spostò a vivere a Travacò Siccomario. A San Martino Siccomario, dove aveva trovato un lavoro, conobbe Mario Fogli: diventò il suo secondo marito. Si dimostrò una persona ossessiva, chiusa e gelosa che lavorava saltuariamente come camionista e con problemi di alcol. Entrambi erano anche attivisti della Lega Nord[1] e la Quaglini ebbe due figli da lui: quando però gli ufficiali giudiziari si presentarono a casa sua per un pignoramento di beni a causa dei debiti di suo marito, decide di separarsi e di andare ad abitare ad Este, con la seconda figlia. In Veneto lavorò come portinaia di una palestra.

I soldi però non le bastavano, quindi trovò lavoro come badante presso un signore anziano, Giusto Dalla Pozza (83 anni), che le prestò 4 milioni di lire per poi tentare di ricattarla. Il 25 ottobre 1995 Dalla Pozza disse a Milena che poteva restituirgli 500 000 lire al mese oppure pagarlo in natura: al suo rifiuto lui cercò di violentarla. Nacque una colluttazione, nella quale la Quaglini lo colpì con una lampada in testa. Quaglini uscì di casa mentre Dalla Pozza era agonizzante, per poi chiamare l'ambulanza: Dalla Pozza al momento era ancora vivo. Morì dieci giorni dopo. Milena non venne incolpata di questo omicidio, archiviato come caduta accidentale fino alla sua confessione. Per questo verrà condannata a 20 mesi di reclusione per eccesso di legittima difesa.

Ritornò così in Lombardia, a Broni, per riprovare a vivere di nuovo con Mario Fogli, il marito da cui si era separata; ricominciarono però le liti e Milena tornò a bere e ad assumere antidepressivi. Il 2 agosto 1998, dopo l'ennesima litigata, in stato di forte ubriachezza uccise il marito Mario Fogli: aspettò che lui si addormentasse, mise a letto le due bambine, strappò la corda di una tapparella e la avvolse attorno al collo di Mario per incutergli paura. Ne nacque una colluttazione in cui Fogli cercò inutilmente di sopraffarla. Lei lo colpì con un portagioie per poi strangolarlo con la corda della tapparella. Avvolse il corpo del marito nelle coperte sporche di sangue e poi in un tappeto, che mise sul balcone. Alle 4 del pomeriggio chiamò i Carabinieri di Stradella dicendo di aver ucciso il marito: i Carabinieri la tennero al telefono e si fecero dire l'indirizzo. Dopo che passò il telefono alle figlie, queste affermarono con certezza che nel tappeto sul balcone c'era il cadavere del marito. Milena venne arrestata. Per questo omicidio fu condannata a 6 anni e 8 mesi da scontare ai domiciliari grazie alla riduzione della pena per semi-infermità mentale. Milena venne inviata in una comunità di recupero per alcolizzati ma dopo qualche mese ricominciò a bere. Venne allora portata in una nuova comunità, dove conobbe un ex-carabiniere di nome Salvatore che le offrì ospitalità, ma dopo due giorni cercò di violentarla.

Tramite un annuncio conobbe Angelo Porrello. Il 5 ottobre 1999 lo uccise nella sua casa di Bascapè: dopo che lui le aveva detto di vestirsi in modo provocante, lei si era rifiutata. Lui la schiaffeggiò e la violentò per tre volte. Dopo che la situazione si calmò, nel primo pomeriggio preparò un caffè per lui dove sciolse 20 pastiglie di tranquillante che lei usava. Porrello si addormentò, Milena spostò il corpo nella vasca da bagno riempita d'acqua e dopo qualche ora tornò a casa e lo trovò affogato; arrivata la sera, spostò il cadavere nella concimaia in giardino. I farmaci trovati nella casa e le tracce di DNA la portarono alla confessione. Milena venne arrestata poco dopo sull'auto di Porrello e ritornò in carcere. Il 20 ottobre, dopo due settimane dall'omicidio, venne scoperto il cadavere in decomposizione[2].

Condannata a scontare la pena nel carcere di Vigevano, per cercare di superare la depressione riprese la sua passione per la pittura ma al fondo di uno sprofondamento depressivo si impicca con un lenzuolo il 16 ottobre 2001[3]; trovata ancora viva da una guardia carceraria all'1.50 del mattino, morì però nel Pronto Soccorso alle 2.15.

Alla storia di Milena Quaglini è stata dedicata una puntata di La linea d'ombra con Massimo Picozzi in onda su Rai 2, dove la sua storia è stata paragonata a quella della serial killer statunitense Aileen Wuornos[4], una prostituta che uccise sette clienti con una pistola in Florida. Nel marzo 2015 Sky Crime dedica la prima puntata di Profondo nero con Carlo Lucarelli alla storia di Milena Quaglini. Il 7 aprile 2016 Rai 3 manda in onda la quarta puntata della quarta stagione di Stelle nere ideato e condotto da Marco Marra, dedicata a Milena Quaglini.

Vittime

  • Giusto Dalla Pozza, 83 anni, morto a Este il 4 novembre 1995 in seguito alle ferite riportate.
  • Mario Fogli, 52 anni, ucciso il 2 agosto 1998 a Broni.
  • Angelo Porrello, 53 anni ucciso il 5 ottobre 1999 a Bascapè.

Note

Voci correlate

Collegamenti esterni

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