Massimo Banzi

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Massimo Banzi

Massimo Banzi (Monza, 20 febbraio 1968) è un imprenditore e designer italiano.

Massimo Banzi è uno dei fondatori di Arduino ed è stato uno dei principali promotori del movimento Maker[1], inoltre, insieme a Davide Gomba, ha fondato Officine Arduino, primo fablab sorto in Italia, situato a Torino[2].

Nato a Monza nel 1968, Massimo Banzi ha frequentato le scuole dell'obbligo e poi l'Itis, prima nella stessa Monza, poi a Desio. Dopo aver iniziato gli studi di Ingegneria presso il Politecnico di Milano, li ha abbandonati per iniziare lavorare nel mondo di internet. Assunto da Italia Online, una delle prime società di internet nate in Italia, si è trasferito poi a Londra dove ha lavorato per WorldCom e Sky[3].

Dopo essere stato consulente per Prada, Artemide, Persol, Whirlpool, V & A Museum e Adidas nei primi anni 2000 è stato associato alle attività didattiche del Interaction Design Institute Ivrea[4].

Carriera imprenditoriale

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Nel 2004 lo studente colombiano Hernando Barragán, nella sua tesi di master presso l'Interaction Design Institute Ivrea, ha presentato il progetto Wiring, avente lo scopo di creare uno strumento elettronico semplice ed economico rivolto anche a un pubblico non specializzato. Banzi, che, insieme a Casey Reas, era relatore della tesi di Barragán, nel 2005 ha presentato il progetto Arduino, che prevedeva lo sviluppo di una piattaforma di prototipazione elettronica open-source che si basasse su hardware e software flessibili e facili da programmare. Il team iniziale di Arduino, oltre che da Banzi, era composto da David Cuartielles, Tom Igoe, Gianluca Martino e David Mellis[5]. Tuttavia, anche anni dopo, Barragán, divenuto docente all'Universidad de los Andes di Bogotà, ha lanciato accuse sull'ingiustizia e "mancanza di etica" da parte dei fondatori di Arduino, i quali mai gli avrebbero chiesto di far parte del progetto[6] che, a suo dire, altro non era che una copia di Wiring.[7]

Massimo Banzi è stato aggregato alle attività didattiche del Interaction Design Institute di Ivrea per quattro anni. Dopo la dismissione del centro, ha insegnato Interaction Design presso il Master of Arts in Interaction Design SUPSI, a Mendrisio, e presso il CIID (Copenhagen Institute of Interaction Design), a Copenaghen[8].

  • Massimo Banzi, Getting started with Arduino, O'Reilly, 2008.
  1. ^ Eleonora Ferroni, Le fabbriche del futuro (in 3D), in Treccani Magazine, Istituto Treccani, 9 maggio 2013. URL consultato il 22 gennaio 2019 (archiviato dall'url originale il 23 gennaio 2019).
  2. ^ Officine Arduino: Banzi apre un incubatore (e assume), in Wireddata=31 gennaio 2012.
  3. ^ http://gadget.wired.it/news/mondo_computer/2012/12/10/re-make-with-love-232345.html
  4. ^ Copia archiviata, su bergamoscienza.it. URL consultato il 14 dicembre 2016 (archiviato dall'url originale il 20 dicembre 2016).
  5. ^ Copia archiviata, su ilcittadinomb.it. URL consultato il 14 dicembre 2016 (archiviato dall'url originale il 20 dicembre 2016).
  6. ^ Hernando Barragan, La storia non raccontata di Arduino, su arduinohistory.github.io.
  7. ^ Luca Salvioli, Arduino, nuova accusa 12 anni dopo, su ilsole24ore.com, Il Sole 24 ORE, 21 marzo 2016.
  8. ^ Copia archiviata, su ciid.dk. URL consultato il 9 aprile 2018 (archiviato dall'url originale il 25 marzo 2018).
  • Chris Anderson, Makers, il ritorno dei produttori. Per una nuova rivoluzione industriale. Rizzoli, 2012.
  • Massimo Menichinelli, Fab Lab e maker. Laboratori, progettisti, comunità e imprese in Italia. Quodlibet Studio, 2016.

Altri progetti

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Collegamenti esterni

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Controllo di autoritàVIAF (EN103512507 · ISNI (EN0000 0000 7347 1613 · SBN MILV108561 · LCCN (ENnb2009031440 · BNF (FRcb16524711t (data) · J9U (ENHE987007386871305171 · NDL (ENJA01158496