Mario Muccini

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Mario Muccini
NascitaLivorno, 5 marzo 1895
MorteFirenze, 3 giugno 1961
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio esercito
ArmaFanteria
Reparto147º Reggimento fanteria "Caltanissetta"
Anni di servizio1914-1918
GradoCapitano
GuerrePrima guerra mondiale
BattaglieTerza battaglia dell'Isonzo
Battaglia di Caporetto
Decorazioni1 Medaglia d’argento e 1 Medaglia di bronzo al valor militare
Pubblicazionivedi qui
dati tratti da Ricordo di Mario Muccini [1]
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Mario Muccini (Livorno, 5 marzo 1895Firenze, 3 giugno 1961) è stato un militare e scrittore italiano, insignito della Medaglia d’argento e medaglia di bronzo al valor militare durante la prima guerra mondiale. Fu autore di alcuni libri il cui titolo più famoso è Ed ora, andiamo! Il romanzo di uno "scalcinato".

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Livorno il 5 marzo 1895, figlio di Francesco e Anna d'Imporzano.[1] Poco prima dell'inizio della prima guerra mondiale, appena conclusa la maturità classica, viene richiamato alle armi come ufficiale di complemento a Livorno dove, col grado di sottotenente, effettuò il servizio di prima nomina presso l’88º Reggimento fanteria "Friuli". Con l’entrata in guerra dell’Italia, il 24 maggio 1915, viene assegnato al 147º Reggimento[2] di fanteria della Brigata Caltanissetta e la sua prima destinazione sono le trincee del Carso, sul Monte San Michele, nell'ottobre dello stesso anno.[1]

Durante la Terza battaglia dell'Isonzo ferito gravemente al polmone, e dopo una breve convalescenza a Castrogiovanni, nonostante il parere contrario dei medici, ritorna al fronte. Il suo reggimento nel frattempo si era spostato in Carnia, e sul Pal Piccolo comandò un reparto durante un assalto venendo decorato con una Medaglia di bronzo al valor militare che riceverà mentre si trova sul Mrzli.[2]

Nel novembre 1916 ritornò sul Carso, combattendo a Hudi Log-Boscomalo e a Nova Vas, poi nel 1917 si troverà sul Mrzli, dove fu decorato di Medaglia d’argento al valor militare per aver saputo guidare i suoi soldati in una situazione difficile in seguito allo scoppio accidentale di una mina e agli effetti devastanti dei gas che lo intossicheranno in maniera lieve.

Sul Mrzli conoscerà il tenente colonnello Maurizio de Vito Piscicelli, e durante l'attacco di Caporetto sarà testimone della sua azione, nella quale cadde alla testa dei suoi uomini e per la quale gli sarà assegnata la Medaglia d'oro al valor militare.[2]

Dopo la disfatta di Caporetto[3] il 147º Reggimento viene disciolto ed egli fu trasferito al per breve tempo al 32º "Siena", all'88º "Friuli" e infine al 36º Reggimento fanteria "Pistoia" col grado di capitano dove combatte a Doss Casina e a Doss Alto sulle pendici settentrionali del Monte Altissimo di Nago, fino alla fine della guerra quando partecipò all’ingresso delle truppe italiane a Trento.

Congedatosi al termine delle ostilità si laureò in Giurisprudenza, ma preferì scegliere la via dell’insegnamento, conseguendo una seconda laurea in Lettere nel 1923. In quello stesso anno si sposò con Margherita, che gli diede due figlie: Franca e Anna Maria. Vinto il concorso per una cattedra di Lettere, lasciò il lavoro di ufficiale di dogana a Pisa. Nel 1930[1] diventerà Preside a Palermo, nel 1936[1] Provveditore agli Studi a Trapani e poi si sposterà in alcune città: Mantova, Bergamo, La Spezia, nuovamente Palermo, Bologna. Nel 1944 si trovava a Padova e con la nascita della Repubblica Sociale Italiana continuò a lavorare per il Ministero dell'educazione nazionale.

Finita la seconda guerra mondiale fu sottoposto a processo di epurazione, venendo successivamente reintegrato in servizio. Nel 1948 fu Provveditore a Savona e negli anni seguenti a Grosseto, La Spezia e infine a Venezia.[1] Si spense a Firenze il 3 giugno 1961, all'età di 66 anni.[1]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Aiutante maggiore in 2°, coadiuvava il suo comandante nel conservare la calma la truppa e nel ripristinare a difesa la linea, in posizioni sconvolte prima dello scoppio di una mina e poi battute d'artiglieria avversaria. Riconduceva in trincea, con energia esemplare, uomini presi da panico per la formidabile esplosione. Essendo stato colto da asfissia il comandante della posizione per i gas svoltisi nello scoppio di quella mina, lo sostituiva nel comando, con intelligente energia, nonostante subisse egli stesso l'azione dei gas. -Monte Mrzli, 1 luglio 1917.»
— Decreto Luogotenenziale 13 giugno 1918[4]
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia di bronzo al valor militare
«Condusse con grande ardimento il suo plotone fin sotto i reticolati nemici. Non riuscendo a penetrare nelle trincee avversarie, perché efficacemente battuto di fronte e di fianco, rimase per sette ore consecutive sulla posizione raggiunta. Ripiegando soltanto dietro ordine ricevuto, e rientrando per ultimo alla trincea di partenza. - Vetta Chapot, 1º settembre 1916.»
— Decreto Luogotenenziale 1 luglio 1917[5]

Opere[modifica | modifica wikitesto]

  • Ed ora, andiamo! Il romanzo di uno scalcinato, Tavecchi, Bergamo, 1938.
  • Ed ora, andiamo! Il romanzo di uno "scalcinato", Garzanti, Milano, 1939.
  • Ed ora, andiamo! Il romanzo di uno "scalcinato", Studio bibliografico Ofi, 2013.
  • All'insegna della civetta, Società Editrice Tirrena, Livorno, 1954.[1][6]
  • Il merlo bianco, in Narrativa, Editrice Ciranna, Siracusa, 1959.[7][8]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h Raya 1961, p. 176.
  2. ^ a b c Mario Muccini, Ed ora, Andiamo! Il romanzo di uno "scalcinato", Garzanti, Milano, 1938.
  3. ^ Pavan 1997, p. 391.
  4. ^ Registrato alla Corte dei conti il 24 luglio 1918, registro 94 Guerra, foglio 222 e pubblicato sul Bollettino ufficiale anno 1918, dispensa 40ª, pagina 3098.
  5. ^ Registrato alla Corte dei conti il 18 luglio 1917, registro 52 Guerra, foglio 328 e pubblicato sul Bollettino ufficiale anno 1911, dispensa 50ª, pagina 4352.
  6. ^ Romanzo che racconta i giorni dell'epurazione seguiti alla caduta della Repubblica Sociale Italiana.
  7. ^ Novella apparsa sul trimestrale di prosa e critica Narrativa: tratta della vicenda di un professore della provincia siciliana che parte per Roma, dove lotta contro la burocrazia ministeriale per cercare di evitare il suo trasferimento al nord.
  8. ^ Raya 1961, p. 177.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Camillo Pavan, Caporetto. Storia, Testimonianze, Itinerari, Treviso, Pavan, 1997.
  • Gino Raya, Ricordo di Mario Muccini, in Narrativa, Siracusa, Editrice Ciranna, dicembre 1961, p. 176-178.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]