Discussione:Mario Muccini

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Mario Muccini[modifica wikitesto]

Intellettuale. Tenente durante la Prima guerra mondiale. Provveditore agli Studi di Venezia. Scrittore memorialista della Grande Guerra nel Carso. Rinaldo Rasa (msg) 22:23, 2 dic 2016 (CET)[rispondi]

Riferimento al libro "Ed ora, andiamo!". Due edizioni negli anni Trenta del XX secolo. Una riedizione nel 2013. Rinaldo Rasa (msg) 22:26, 2 dic 2016 (CET)[rispondi]

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Scrive nel suo memoriale: "Siamo assegnati al 147º fanteria e nella sera dobbiamo raggiungere Chiopris…Ci danno le mostrine del 147 rosso fuoco e rosso mattone e così sparisce l'azzurro della Friuli.”[1] Sul Pal Piccolo comanda un reparto durante un assalto e per questa azione gli verrà assegnata una medaglia di bronzo al valor militare che riceverà mentre si trova sul Mrzli. “ Il bollettino porta la mia medaglia di bronzo al valor militare per l’azione di vetta Chapot. Leggo e rileggo la motivazione e penso ai morti di quel giorno: Reali, Piraino, Girgenti, Milia…”[2]

Sul Mrzli conoscerà il tenente colonnello Maurizio De Vito Piscicelli che descrive con molta stima e rispetto; racconta del loro incontro: “Scende verso le Roccette e tutta la sua persona risalta, possente, di contro il cielo fosco e nuvoloso. È un tenente colonnello di cavalleria. Mi osserva, sulle controspalline, il numero di compagnia e mi ferma. Mi dice che è il nuovo comandante del secondo battaglione. A tutta prima noi guardiamo con diffidenza quell’ufficiale di cavalleria che viene a comandare un battaglione di fanteria in trincea ed io penso che non potrà avere molta dimestichezza col fante rozzo e sporco, né potrà comprenderne la psicologia, lui, avvezzo probabilmente ad una comoda guerra di retrovia. Non è così. In poco tempo egli sa dare un’anima al battaglione, legare gli ufficiali con uno schietto spirito di cameratismo, farsi amare da questi soldati scettici e indifferenti ma assetati di una parola buona, bisognosi di qualcuno che li comandi sul serio , che si occupi di loro, che dia per primo l’esempio del rischio e del disinteresse, che abbia del comando, all’occorrenza, il senso ascetico, terribile, sublime. E tale è il colonnello Piscicelli”.[3]

Scrive infatti, riferendosi alla battaglia a Kamno Alto il 24 ottobre 1917: “Piscicelli è laggiù, solo, seduto, fra una distesa di cadaveri, in mezzo ad un vespaio di fucilate che non riescono ad abbatterlo. Volge ad un tratto la testa. Il suo battaglione è quasi distrutto. Ed allora si leva in piedi, fa con la mano un largo gesto come a chiamare i pochi vivi e tutti quei morti, si butta contro il nemico, e scompare nel turbine”.[4]

Molto toccante il discorso che terrà Muccini, ormai professore, al liceo Umberto I di Palermo nel 1929, in occasione della commemorazione dei giovani allievi morti al fronte: “Il professore s’inchina oggi a questi magnanimi come un discepolo umile e devoto a maestri grandi. Dalle foto, probabilmente ufficiali, di fronte a fotografi dell’esercito, emergono, a parere mio, giovani visi seri, tirati, quasi preoccupati: sognavano l’avventura, ricorda il professore, si trovarono invischiati nella spiacevolissima e turpe guerra di trincea.”[5]

Il suo libro Ed ora, andiamo! Il romanzo di uno “scalcinato” ha avuto due pubblicazioni, una nel 1938 edita da Tavecchi e una nel 1939 edita da Garzanti.

Scrive Mario Muccini nella prefazione alla seconda edizione: “Nulla ho alterato in queste pagine di quello che ho vissuto e che ho visto, allora, intorno a me, e la vita grama, eroica, atroce del povero e 'scalcinato' fante ho riprodotto in tutta la sua cruda e genuina verità”. E ancora: “Sul San Michele un gallonato custode ti fa da cicerone, t'indica i resti delle trincee dove tu sei stato mesi e mesi ad ammollarti sotto la pioggia ed a maciullarti sotto al cannone, dove hai versato lacrime, sudore e sangue, dove hai visto centinaia e centinaia di compagni morire… Nulla lassù è, ormai, più riconoscibile!…Poco alla volta tutto, lentamente, scompare… dalle cose, dai luoghi e, in qualcuno, in molti, anche dalla memoria; ma non dai nostri cuori, o caro, o grigio compagno “ scalcinato”! Questo libro è scritto per te, affinché tu meglio ricordi quei giorni della nostra romantica giovinezza perduta, quei giorni in cui, adolescenti, imparammo ad affrontare la morte, ma ancor più, a combattere poi la vita. E lo leggano anche i nostri ragazzi che sono i figli della guerra. Essi non possono, non debbono dimenticare!… ”[6]

Nel 2013 c’è stata una terza pubblicazione del libro, senza scopo di lucro, curata da Sergio Spagnolo con la collaborazione di Fabrizio Corso e con contributi e approfondimenti di Mitja Juren, Roberto Lenardon, Antonio Scrimali, Guido Alliney, Željko Cimprič e Mauro Zattera. Il libro è stato ripubblicato con il sostegno della Regione Friuli Venezia Giulia, Direzione Centrale Cultura, Sport e Relazioni Internazionali e Comunitarie, per raccogliere fondi per il restauro di una chiesetta costruita dai soldati a Plava, in Slovenia, nel 1916.

La chiesetta di Plava, ultimati i restauri, è stata inaugurata il 17 dicembre 2016.--Stefanferr (msg) 18:32, 16 feb 2017 (CET)[rispondi]

  1. ^ Mario Muccini, Ed ora, Andiamo! Il romanzo di uno "scalcinato".
  2. ^ Mario Muccini, Ed ora, andiamo! Il romanzo di uno scalcinato.
  3. ^ Mario Muccini, Ed ora, andiamo! Il romanzo di uno "scalcinato".
  4. ^ Mario Muccini, Ed ora, andiamo! Il romanzo di uno "scalcinato".
  5. ^ discorso di Mario Muccini, in Annali del liceo Umberto I di Palermo, 1929.
  6. ^ Mario Muccini, Ed ora, andiamo! Il romanzo di uno "scalcinato", Garzanti, 1939.