Maria Clotilde Daviso di Charvensod

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Alcune staffette partigiane in posa davanti alla villa del Borello, a Torino, nei giorni della Liberazione. La prima a sinistra è Maria Daviso.

La baronessa Maria Clotilde Daviso di Charvensod (Torino, 25 maggio 1901Torino, 5 dicembre 1955) è stata una storica, partigiana e scrittrice italiana, specializzata in storia medievale piemontese.

Fu direttrice della Biblioteca della Deputazione Subalpina di storia patria e redattrice del Bollettino storico-bibliografico subalpino e per l'Enciclopedia Treccani.[1][2]

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Maria Clotilde nacque a Torino nel 1901 da una nobile famiglia, i Daviso di Charvensod, originaria della Valle d'Aosta.

Si formò sotto la guida di Pietro Egidi[3] e nel 1924 si laureò in Lettere all'Università di Torino.[4] Negli anni trenta insegnò al liceo Massimo d'Azeglio e frequentò Enrico Persico e Gian Carlo Wick.[5]

Copertina di La duchessa Iolanda

Specialista di genealogia sabauda[6] e storia medievale piemontese, per la Collana storica sabauda approfondì le figure di Iolanda di Valois e di Filippo II, redigendo anche il lemma dell'Enciclopedia Italiana su quest'ultimo.[1]

Maria Daviso fu tra i primi studiosi italiani a dimostrare interesse e ad avvicinarsi alle nuove idee della corrente francese delle Annales, «ben poco seguite all'epoca in Italia».[7] Indicata anche da Giuseppe Sergi come «innovatrice in storiografia»[8], fu tra le prime donne ammesse alla Deputazione Subalpina di storia patria. In particolare, tra il 1936 e il 1941 fu la prima socia corrispondente dell'istituto, su chiamata del conservatore Francesco Cognasso[8][9], mentre nel 1942 ne divenne deputata.[10][11]

All'arrivo della seconda guerra mondiale e con la chiusura di archivi e biblioteche, per Einaudi tradusse le Memorie dello storico Philippe de Commynes, opera per la quale scrisse anche note e introduzione e che venne pubblicata postuma.[3][12]

Democratica[8] e antifascista, fu organizzatrice del movimento femminile del Partito d'Azione.[13] Dopo l'Armistizio di Cassibile e a partire dall'ottobre del 1943 fu attiva nel movimento resistente Giustizia e Libertà come partigiana del comando regionale.[2][13] Assieme ad altre partigiane quali Ada Gobetti, Silvia Pons, Lucia Lucca e Natalia Momo si adoperò per fondare il giornale clandestino La nuova realtà, organo del movimento femminile interno alla brigata partigiana suddetta.[14] Mise a disposizione la propria villa del Borello, la quale diventò il centro organizzativo del Comando delle formazioni piemontesi di Giustizia e Libertà.[15][16] Dalle pagine del Diario partigiano di Ada Prospero Gobetti emerge qualche stralcio della vita di Maria Daviso in quell'epoca: il 18 ottobre con Ada, Silvia e Costanza pianifica il secondo numero di La nuova realtà, il 25 aprile la scorgiamo attivarsi per far arrivare al Borello un enorme pacco di bandiere e bandierine francesi, inglesi e americane da distribuire alla popolazione per i festeggiamenti, il 26 aprile «tornò Maria Daviso da una fabbrica in cui era riuscita a penetrare nonostante l'accerchiamento nemico: era esaltata e commossa dallo spirito di solidarietà e di sicurezza che aveva sentito tra gli operai.»[17] Una foto emblematica la ritrae davanti alla villa con le staffette partigiane nei giorni della Liberazione.

Palazzo Carignano, sede della Deputazione Subalpina di storia patria a Torino

Nel secondo dopoguerra riorganizzò la Biblioteca della Deputazione Subalpina di storia patria sconvolta dagli eventi bellici e ne curò il Bollettino storico-bibliografico subalpino.[2].[3] Si occupò inoltre della curatela de Le franchigie delle comunità del Ducato di Aosta di Jean-Baptiste de Tillier insieme a Maria Ada Benedetto. Fu anche libera docente di Storia medievale[2][18] e attiva nella sezione Piemontese dell'Associazione italiana biblioteche[2], nonché segretaria della Deputazione Subalpina di storia patria dal 1948 fino alla morte.[19]

Meno nota è la sua attività come segretaria della Sezione piemontese del Movimento Italiano per la Protezione della Natura, costituitasi a gennaio del 1951 sotto la direzione di Domenico Riccardo Peretti Griva.[20] Questo ruolo va letto in continuità con il suo impegno pre-bellico, quando per tre anni[21] fu assistente volontaria del Museo di mineralogia dell'Università di Torino, sotto la guida di Emilio Repossi e, successivamente, di Luigi Colomba.[22]

Maria Daviso di Charvensod morì prematuramente nel 1955.[3][18]

Alla Biblioteca della Deputazione è conservato il Fondo Maria Clotilde Daviso di Charvensod, donato dal fratello[7] a seguito di lascito testamentario.[23]

La famiglia ha anche intitolato alla storica la Fondazione omonima presso la Deputazione, che dal 1969 elargisce un premio annuale per monografie inedite relative alla storia subalpina.[2][24]

Vita privata[modifica | modifica wikitesto]

Maria Clotilde Daviso di Charvensod era nubile.[25]

Opere (parziale)[modifica | modifica wikitesto]

  • Maria Clotilde Daviso di Charvensod, I Pedaggi delle alpi occidentali nel Medio Evo, Torino, Deputazione subalpina di storia patria, 1961.
  • Maria Clotilde Daviso di Charvensod, Filippo II il Senzaterra, Torino, G. B. Paravia & C., 1941.
  • Maria Clotilde Daviso di Charvensod, I più antichi catasti del comune di Chieri (1253), collana Biblioteca della Società Storica Subalpina, Torino, Regia deputazione subalpina di storia patria, 1939.
  • Maria Clotilde Daviso di Charvensod, La duchessa Iolanda (1434-1478), Torino, Paravia, 1935.
  • (FR) Maria Clotilde Daviso di Charvensod, La route du Valais au XIVe siècle, in Revue suisse d'histoire, t. I, Zurich, 1951, pp. 545-561.
  • Maria Clotilde Daviso di Charvensod, Considerazioni intorno ai tre Stati in Piemonte, La Palatina, 1947.
  • Maria Clotilde Daviso, I Longobardi in Val d'Aosta, in Atti del I Congresso internazionale di studi longobardi, Spoleto, Accademia Spoletina, 1951, pp. 248-253.
Curatele
  • Jean-Baptiste de Tillier, Le Franchigie della comunità del Ducato d'Aosta, a cura di Maria Clotilde Daviso di Charvensod e Maria Ada Benedetto, Torino, Deputazione Subalpina di Storia Patria, 1956.
  • Maria Clotilde Daviso di Charvensod e Maria Ada Benedetto (a cura di), Gli Statuti del consortile di Cocconato, Torino, Deputazione Subalpina di Storia Patria, 1965.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Maria-Clotilde-Daviso-di-Charvensod: documenti, foto e citazioni nell'Enciclopedia Treccani, su treccani.it. URL consultato il 25 settembre 2023.
  2. ^ a b c d e f Alberto Petrucciani 2005.
  3. ^ a b c d Giorgio Falco 1956.
  4. ^ Maria Clotilde Daviso di Charvensod, su Archivio storico dell'Università degli Studi di Torino. URL consultato il 25 settembre 2023.
  5. ^ (EN) Giovanni Battimelli e Giovanni Paoloni, 20th Century Physics: Essays and Recollections : a Selection of Historical Writings, a cura di Edoardo Amaldi, collana Edoardo Amaldi Foundation Series, vol. 3, Singapore, World Scientific, 1998, p. 374, ISBN 9810223692.
  6. ^ Cfr. ad esempio le Note di genealogia sabauda, in Bollettino storico-bibliografico subalpino, XL, n. 1-2, 1938.
  7. ^ a b Gian Savino Pene Vidari, Fondo di Clotilde Daviso di Charvensod - Biblioteca Deputazione Subalpina di Storia patria (PDF), su Coordinamento delle Biblioteche Speciali e Specialistiche di Torino. URL consultato il 2 ottobre 2023. (abstract del Convegno "Diritto alla memoria ed alla comunicazione: la risposta del Piemonte", a Torino il 23 aprile 2009
  8. ^ a b c Giuseppe Sergi, Giovanni Tabacco, in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2019. URL consultato il 29 settembre 2023.
  9. ^ Per la collaborazione con Cognasso vedi anche Patrizia Cancian 2001, p. 189, cit. in Giuseppe Sergi 2010, pp. 250-251
  10. ^ Cfr. l'elenco dei soci in Bersano Bergey, L'opera cinquantenaria della Deputazione subalpina di storia patria, pp. 30-31.
  11. ^ Maria Gattullo 2019, p. 261, nota 7.
  12. ^ Memorie. Philippe de Commynes, su Biblioteca europea di informazione e cultura. URL consultato il 25 settembre 2023.
  13. ^ a b Marisa Sacco, La pelliccia di agnello bianco: la Gioventù d'azione della Resistenza, SEB 27, 2008, pp. 38-39, ISBN 9788886618663.
  14. ^ Giovanni Magnifico, Dal Sud al Nord. Una chiamata alla guerra partigiana del 1943-'45, Youcanprint, 2019, ISBN 9788831611404.
  15. ^ Nella villa del Borello si trovava "confinata" Ada Gobetti prima della liberazione di Torino per «coordina[re] i collegamenti dei vari organi insurrezionali». Cfr. Serena Pezzini, «Questa incomprensione, creatrice d’odio». Il nemico in Diario Partigiano di Ada Prospero (1956), in Alessandro Baldacci (a cura di), Dal nemico alla coralità. Saggi critici, Firenze, LoGisma, 2017, p. 2. e Ada Gobetti 1999, p. 396
  16. ^ Così il 4 marzo 1945 Ada Prospero descrive il Borello: «è questo 'Borello' — di cui avevo sentito parlare ma che non avevo mai visto prima d'oggi — una bella casa antica con un ampio giardino che, con generosità e coraggio notevoli, Maria Daviso ha messo a disposizione del Partito d'Azione come luogo di riunioni e deposito per la stampa, riduecendosi intnto a viver con sua madre in un piccolo alloggio vicino.» Cfr. Ada Gobetti 1999, p. 368
  17. ^ Ada Gobetti 1999, p. 237, 394 e 402.
  18. ^ a b Sezione del Piemonte, in Notizie AIB, n. 3/4, 1 (1955), pp. 23-24.
  19. ^ Francesco Cognasso, Fondazioni della Deputazione Subalpina di Storia Patria, in Bollettino Storico Bibliografico Subalpino, 1º e 2º trimestre, Torino, Deputazione Subalpina di Storia Patria, LXVIII (1970), p. 363.
  20. ^ Franco Pedrotti, Il Movimento Italiano per la Protezione della Natura (1948-2018). Renzo Videsott e la sua eredità (PDF), Trento, Tipolitografia Editrice TEMI, 2018, p. 46, ISBN 978-88-99910-19-8.
  21. ^ Dal 1930 al 1933.
  22. ^ Daviso di Charvensod Maria, su Scienza a due voci, Università di Bologna. URL consultato il 23 settembre 2023.
  23. ^ La biblioteca della Deputazione Subalpina di Storia Patria, su Deputazione Subalpina di Storia Patria. URL consultato il 25 settembre 2023.
  24. ^ Le attività della Deputazione Subalpina di Storia Patria, su Deputazione Subalpina di Storia Patria. URL consultato il 25 settembre 2023.
  25. ^ È indicata come "signorina" ad esempio in Francesco Cognasso 1970.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

  • Alberto Petrucciani (a cura di), Daviso di Charvensod, Maria Clotilde, su aib.it, Associazione professionale dei bibliotecari italiani, 27 dicembre 2005 (ultimo aggiornamento 7 febbraio 2015). URL consultato il 25 settembre 2023.
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