Luigi Settembrini

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Template:Membro delle istituzioni italiane Luigi Settembrini (Napoli, 17 aprile 1813Napoli, 4 novembre 1876) è stato uno scrittore e patriota italiano.

Biografia

Nato da una famiglia di parziali origini lucane (suo nonno paterno era di Nova Siri, in provincia di Matera),[1] fu educato dal padre Raffaele alle idee liberali. Visse a Caserta fino al 1828 dove frequentò studi regolari per poi trasferirsi a Napoli dove intraprese studi giuridici come voleva la tradizione di famiglia e dove frequentò anche la scuola del Puoti diventando uno tra i suoi più stimati allievi.

Queste antiche influenze di derivazione illuministica connoteranno sempre le sue analisi e le sue scelte in campo politico, caratterizzate da una concezione elitaria del progresso politico, dal disprezzo per la plebe, dalla convinzione della necessità di un'educazione del popolo dall'alto, dall'ideale di un governo forte e dai tratti paternalistici.

Nel 1835 ottenne la cattedra di eloquenza presso il liceo di Catanzaro entrando in contatto con i gruppi mazziniani del luogo.
Con l'amico Musolino fondò la setta "Figliuoli della Giovine Italia" ma nel 1837 fu arrestato e accusato di cospirazione, imprigionato e trascorse tre anni nel carcere di Santa Maria Apparente. Uscito di prigione riprese ad insegnare privatamente fino a quando la ripresa dei moti risorgimentali lo coinvolgeranno nuovamente.

Tra il 1847 e il 1848 intervenne attivamente con i suoi scritti nel dibattito politico scrivendo il suo più famoso pamphlet, ispirato ai fatti di Romagna di Massimo d'Azeglio Protesta del popolo delle due Sicilie; pur essendo pubblicato in forma anonima, lo costrinse, a causa dei sospetti suscitati, a rifugiarsi a Malta. Partecipò in seguito, in prima persona, al governo costituzionale come ministro della pubblica istruzione, diventando membro della Grande Società dell'Unità d'Italia.

Nel 1849, con la restaurazione borbonica fu nuovamente arrestato e portato in carcere a Montefusco (dove soggiornò con Poerio, Pironti, Castromediano ed altri insigni patrioti) con la condanna di morte commutata in seguito in ergastolo. Tra il 1851 e il 1859, durante gli anni di prigionia scontati sull'isola di Santo Stefano, tradusse i dialoghi di Luciano e scrisse un breve romanzo ambientato nell'antica Grecia dal titolo I neoplatonici, pubblicato postumo nel 1977, che per l'argomento erotico omosessuale contrasta con l'immagine austera che la critica ha sempre dato dello scrittore-patriota.

Nel 1859 fu avviato alla deportazione negli Stati Uniti[2] ma il figlio Raffaele riuscì a far dirottare la nave a Queenstown (ora Cobh), in Irlanda, liberando così Settembrini e altri 67 condannati (tra cui Carlo Poerio, Silvio Spaventa, Pironti, Schiavone, Castromediano e Faucitano). Settembrini, a richiesta di Cavour, restò a Londra, tornando in Italia al momento dell'unificazione.

Nel 1860 fu professore di letteratura italiana presso l'Università di Bologna e dal 1861 insegnò all'Università di Napoli diventandone in seguito rettore. Durante la sua attività nell'ateneo napoletano, rammaricato per le distruzioni degli istituti e i costumi napoletani a seguito dell'Unità d'Italia, agli studenti che si lamentarono di alcuni regolamenti, egli rispose: «Colpa di Ferdinando II!». Gli studenti stupiti gli chiesero le motivazioni ed egli replicò: «Se avesse fatto impiccare me e gli altri come me, non si sarebbe venuto a questo!».[3]

Nel 1861 Settembrini pubblicò le opere di Luciano di Samosata riuscendo inoltre a portare a termine il progetto che aveva abbozzato negli anni precedenti con Della letteratura italiana libri IV. Sua intenzione, dichiarata nel discorso Dello scopo civile della letteratura dell'8 aprile 1848, era infatti quella di scrivere una storia della letteratura italiana per le generazioni di giovani post-risorgimentali. Tra il 1866-1872 vennero pubblicati i tre volumi dell'opera le Lezioni di letteratura italiana.

Con lo stesso impegno civile messo nella stesura della sua letteratura italiana il Settembrini lavorò ininterrottamente ad un'altra importante opera, le Ricordanze della mia vita, che verranno pubblicate postume dall'editore Morano con la guida dell'amico Francesco De Sanctis. Settembrini fu collaboratore dell'"Italia" e de "Il Piccolo" e nel 1866 direttore de "Lo Stivale". Il 6 novembre 1873 venne nominato senatore. Tra le altre sue opere si ricorda l'Elogio del marchese Basilio Puoti del 1847, le Opere di Luciano voltate in italiano pubblicate in tre volumi da Le Monnier tra il 1861-1862, Il Novellino di Masuccio Salernitano restituito alla sua antica lezione del 1874 e le Lettere dall'ergastolo (1851-1858), scritte per la massima parte alla moglie "Gigia".

Note

  1. ^ Luigi Settembrini, Ricordanze della mia vita , Volume 1, Morano, 1892, p.2.
  2. ^ Secondo AA.VV., Storia d'Italia, DeAgostini, 1991, i deportati sarebbero dovuti arrivare a Madeira, in Brasile.
  3. ^ Benedetto Croce, Storia d'Italia dal 1871 al 1915, Laterza Editore, 1966, p.287.

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