Laura Battiferri

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Agnolo Bronzino, Ritratto di Laura Battiferri, Palazzo Vecchio, Firenze

Laura Battiferri (Sassocorvaro (PU), 13 novembre 1523Firenze, 3 novembre 1589) è stata una poetessa italiana.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nata a Sassocorvaro (PU), Marche, nel 1523, fu la figlia naturale, ma legittimata, del nobile urbinate Giovanni Antonio Battiferri, parente di due medici illustri, Iacopo e Matteo Battiferri, e di Maddalena Coccapani originaria di Carpi in Emilia-Romagna. Compiuti buoni studi umanistici, sposò il bolognese Vittorio Sereni e, rimasta presto vedova, il 17 aprile 1550 si risposò con Bartolomeo Ammannati, famoso architetto e scultore fiorentino. Non ebbe figli.

Appassionata di letteratura e poetessa lei stessa, nella villa che il marito possedeva a Maiano accoglieva un circolo di umanisti, artisti e poeti, quali Agnolo Bronzino (che la ritrasse), Annibal Caro, Benvenuto Cellini, Luca Martini, Bernardo Tasso, Baccio Valori, Benedetto Varchi, Pier Vettori e altri.

Accompagnò qualche volta il marito nei suoi trasferimenti di lavoro: nel 1552 era a Roma, poi a Venezia e a Padova. Nel 1560 pubblicò presso l'editore fiorentino Giunti la raccolta poetica Il primo libro delle opere toscane,[1] dedicato alla moglie di Cosimo I de' Medici, la duchessa Eleonora di Toledo. Il libro comprende 126 sonetti, 13 madrigali, una traduzione dell'Inno di Sant'Agostino alla gloria del Paradiso (in verità da un testo pseudo-agostiniano) in versi sciolti, una traduzione della quinta lamentatio di Geremia, col titolo Orazione di Geremia profeta, in terza rima e l'egloga Europa.

La villa di Maiano

Il libro ricevette un coro di lodi: fu proclamata con molta cortigianeria superiore a Saffo,[2] mentre Bernardo Tasso, allora poeta nella corte urbinate di Guidobaldo della Rovere, la definì «honor d'Urbino».[3] La fama conseguita le aprì le porte dell'Accademia degli Intronati di Siena (col nome accademico di Sgraziata) e, probabilmente, dell'Accademia degli Assorditi di Urbino[4].

Mentre i sonetti del Primo libro appartengono al filone del petrarchismo cinquecentesco, i Sette salmi penitenziali, pubblicati da Giunti a Firenze nel 1564 e dedicati alla duchessa di Urbino Vittoria Farnese, moglie di Guidobaldo della Rovere, s'inseriscono nel nuovo quadro della letteratura della Controriforma.

Fu in corrispondenza con poetesse del suo tempo, la bolognese Lucia Bertani e la napoletana Laura Terracina, che le indirizzarono poesie, e soprattutto con Benedetto Varchi, che fu per lei un amico e un consigliere letterario. Sono note alcune delle lettere che si scambiarono tra il 1556 e il 1563, nelle quali notizie di carattere privato si uniscono a osservazioni di stile letterario.[5]

Targa del sepolcro dell'Ammannati e della Battiferri

Laura Battiferri, deceduta a Firenze nel novembre del 1589, è sepolta insieme con il marito nella chiesa di San Giovannino, allora tenuta dai Gesuiti, dei quali la poetessa era molto devota.

L'unica opera letteraria in prosa della Battiferri a noi pervenuta è una Orazione sopra il natale di Nostro Signore, tuttora inedita se si eccettua una traduzione inglese[6].

Ritratto[modifica | modifica wikitesto]

Il suo ritratto del Bronzino, dipinto nel 1550-55, è uno dei migliori esempi del genere del ritratto, è definito "uno dei ritratti femminili più sbalorditivi del Rinascimento"[7]. È di profilo, riferendosi in memoria ai ritratti di scrittori trecenteschi come Dante o Petrarca, nonché alle immagini medaglioni del Quattrocento[8]. Tiene in mano un libro aperto, puntando il dito contro il sonetto di Petrarca alla sua amata Laura, sua omonima. Sonetto LXIV scritto su una pagina — «Se voi potesti per turbati segni…», на другой — CCXL — «I’o pregato Amor, e 'l ne riprego…».

Anton Francesco Grazzini (il Lasca) scrisse un sonetto su questo ritratto, indirizzandolo al Bronzino[9]:

Angelo esser devea, se non che 'nvano
Era, ogni sua fatica, ogni opra, ogni arte;
Non può cosa divina, in nulla parte
Essere ritratta mai da mortal Mano:

Dunque voi spirto angelico, e sovrano
Potete sol pingendo, a parte, a parte
Ritrar le Grazie in lei diffuse, e sparte
Ove ogni altro Pennel sarebbe vano:

Come gl'Occhi sereni, e 'l santo
Viso, Occhio terren sarìa stato possente
Poter mai rimirare intento, e fiso?

Beato voi, cui solo il Ciel consente
Il senno, e la beltà di Paradiso,
Far conta, e chiara alla futura Gente.

Bronzino risposte:

Lasca gentil l'alto favor, che 'n mano
Lo stil mi pose, onde a vergar le carte
Vi trae cortese, e caldo affetto, e 'nparte
Dal ver, per troppo amore, vi fa lontano;

Non per ch'io degno, o, che forse altro humano
Miglior di me ne fosse, ame conparte
Dono intero di lui, non merto, o d'Arte,
C'ha d'ogni grazia a pien l'arbitrio in mano.

Ei sol mi guida, e se da me diviso
Non sia, ma regga, e la mano, e la mente
Fin, ch'io giunga felice al fin prefiso,

Vi giuro, che per mio voler non sente
D'alzarsi l'Alma a sì grand'opra assiso
Se non d'humil seguirla, e reverente.

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Edizioni originali[modifica | modifica wikitesto]

  • Il primo libro delle opere toscane, Firenze, Giunti 1560
  • I sette salmi penitenziali tradotti in lingua toscana con gli argomenti ed alcuni sonetti spirituali, Firenze, Giunti 1564.

Edizioni moderne[modifica | modifica wikitesto]

  • Lettere a Benedetto Varchi, a cura di C. Gargiolli, Bologna, Gaetano Romagnoli 1879.
  • Il primo libro delle opere toscane, a cura di E. M. Guidi, Urbino, Accademia Raffaello 2000
  • Sette salmi penitenziali di David, a cura di E. M. Guidi, Urbino, Accademia Raffaello 2005

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ La Battiferri non diede però seguito a un secondo libro di versi.
  2. ^ V. Kirkham, Laura Battiferra and her literary circle: an anthology, 2006, p. 25.
  3. ^ Amadigi, 100, 37.
  4. ^ BATTIFERRI, Laura, su treccani.it. URL consultato il 6 gennaio 2016. La notizia, accolta dal Girardi nella voce del Dizionario Biografico degli Italiani, non è del tutto accertata, perché risalente a fonti seicentesche e indirette, cfr. L. Battiferri, "Il primo libro delle opere toscane", a cura di E.M. Guidi, Accademia Raffaello, Urbino, 2000, p. 11 n. 22.
  5. ^ Pubblicate a cura di C. Gargiolli, Bologna, 1879. Si possono ora consultare in Benedetto Varchi, "Lettere (1535-1565)", a cura di Vanni Bramanti, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2008 e "Lettere a Benedetto Varchi (1530-1563)", a cura di Vanni Bramanti, Manziana, Vecchiarelli, 2012. Si può vedere la traduzione inglese della Kirkham a pp. 319-334 della sua antologia.
  6. ^ V. Kirkham, Laura Battiferra and her literary circle: an anthology, 2006, pp. 311-318.
  7. ^ (EN) Norbert Schneider, The Portrait, Taschen, 2002, ISBN 978-3-8228-1995-1. URL consultato il 6 gennaio 2023.
  8. ^ (EN) Diana Maury Robin, Anne R. Larsen e Carole Levin, Encyclopedia of Women in the Renaissance: Italy, France, and England, ABC-CLIO, 2007, ISBN 978-1-85109-772-2. URL consultato il 6 gennaio 2023.
  9. ^ The Daily Bond Buyer, Bond Buyer., 1823. URL consultato il 6 gennaio 2023.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Mercedes Arriaga Flórez, Daniele Cerrato, ''Laura Battiferri entre reinas, amigas y poetas'', Dykinson, Madrid, 2020
  • Giulio Bertoni, Lucia Bertani e Laura Battiferri, in «Giornale storico della letteratura italiana», LXXXV, 1925
  • Enzo Noè Girardi, Battiferri, Laura, «Dizionario Biografico degli Italiani», vol. 7, Roma, Istituto dell'Enciclopedia italiana, 1970
  • Victoria Kirkham, Laura Battiferra and her literary circle: an anthology, The University of Chicago Press 2006 ISBN 0-226-03923-4
  • Antonello Corsaro, Di Laura Battiferri e Michelangelo, in «Carte urbinati», 1, 2009

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