Karen Blixen
Karen Blixen | |
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Karen Blixen nel 1957 | |
Baronessa von Blixen-Finecke | |
Nome completo | Karen Christentze Dinesen von Blixen-Finecke |
Nascita | Rungsted, 17 aprile 1885 |
Morte | Rungsted, 7 settembre 1962 |
Dinastia | von Blixen-Finecke |
Padre | Wilhelm Dinesen |
Madre | Ingeborg Westenholz |
Consorte di | Bror von Blixen-Finecke |
Religione | protestante |
Karen Christentze Dinesen, baronessa von Blixen-Finecke (Rungsted, 17 aprile 1885 – Rungsted, 7 settembre 1962), è stata una scrittrice danese, nota con vari pseudonimi, il più famoso dei quali è Karen Blixen; pubblicò opere anche con il nome di Isak Dinesen (suo cognome di nascita), Tania Blixen, Pierre Andrèzel e Osceola.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]I primi anni
[modifica | modifica wikitesto]Karen nacque a Rungsted, in Danimarca, nel 1885. Durante i primi anni della sua vita, crebbe negli agi della sua bella residenza di campagna a Rungsted, a una trentina di chilometri da Copenaghen, con la madre Ingeborg Westenholz, il padre Wilhelm Dinesen, a cui era molto affezionata, i fratelli Thomas e Anders e le due sorelle. Il padre, proprietario terriero che partecipava alla vita politica del Paese, si suicidò quando lei aveva solo nove anni.
Dal 1903 al 1906 frequentò le accademie delle Belle Arti di Copenaghen, Parigi (1910) e di altre città d'Europa.
Nel 1907 scrisse i suoi primi racconti, sotto lo pseudonimo di Osceola, dal titolo Gli eremiti e L'aratore, mentre è del 1909 La famiglia de Cats.[1][2] Nel 1912 visitò Roma durante un viaggio col fratello Thomas.
L'Africa
[modifica | modifica wikitesto]Il 2 dicembre 1913 partì per l'Africa insieme al cugino di secondo grado, il barone svedese Bror von Blixen-Finecke, con il quale nel frattempo si era fidanzata, con lo scopo di acquistare una fattoria, per vivere lontano dalla civiltà e provare nuove emozioni. Nel 1914 sposò Bror a Mombasa, ed insieme acquistarono una piantagione di caffè ai piedi delle colline di N'Gong, vicino a Nairobi, e vi si trasferirono, iniziando l'avventura da tanto tempo sognata.[3]
Il matrimonio terminò nel 1925 con il divorzio e Karen restò da sola a dirigere la piantagione, che ormai era la sua ragione di vita. Una grande crisi del mercato del caffè la costrinse però a chiudere la fattoria nel 1931 e a far ritorno in Danimarca il 31 agosto dello stesso anno. Non tornerà mai più nella sua amata Africa e si dedicherà con passione alla scrittura. Le resterà sempre, però, una grande nostalgia per la sua terra africana.
La Blixen collaborò col giornale di sinistra Politiken come corrispondente da Berlino durante l'anno 1940 e nel 1941 da Helsinki e scrisse Lettere da un paese di guerra.
Ultimi anni
[modifica | modifica wikitesto]Usando lo pseudonimo di Isak Dinesen, scrisse in inglese il primo lavoro che le avrebbe portato il successo: Sette storie gotiche, una raccolta di sette racconti pubblicata sia negli Stati Uniti che in Inghilterra nel 1934. Tre anni dopo, nel 1937, scrisse ancora in inglese quello che sarebbe rimasto il suo capolavoro e per il quale resterà famosa nel panorama letterario del XX secolo: La mia Africa, una sorta di diario dove racconta i suoi anni passati in Kenya e i suoi rapporti con la natura e con i nativi del posto, dei quali ammirava il modo di vivere.
Negli anni che trascorse in Danimarca la sua salute fu molto cagionevole e passò lunghi periodi in ospedale a causa della sifilide, malattia venerea trasmessale dal marito.[4] Negli ultimi anni di vita fu costretta, per via della malattia che non le consentiva più di lavorare alla scrivania, a dettare i suoi romanzi alla segretaria. Morì il 7 settembre 1962, all'età di settantasette anni.
I suoi ricordi africani, le fotografie e le lettere dell'amato Denys Finch Hatton, dopo la separazione dal marito suo compagno (peraltro rapidamente infedele), la sua scrivania e molti oggetti personali sono conservati nella sua casa, divenuta museo nel 1991 grazie agli introiti del film La mia Africa, tratto dal romanzo omonimo. Nel museo si possono ammirare anche diversi quadri dipinti dalla stessa Blixen.
Nonostante diverse candidature al Premio Nobel per la letteratura, non lo vinse mai; dopo che sono stati resi pubblici gli archivi della commissione fino al 1960, all'inizio del 2010 è emerso che i giurati preferirono scegliere altri scrittori piuttosto che la Blixen per non suscitare polemiche su presunti favoritismi verso autori scandinavi[5].
Trasposizioni cinematografiche
[modifica | modifica wikitesto]- Dal racconto La storia immortale, contenuto nella raccolta Capricci del destino, è stato tratto nel 1968 il film Storia immortale scritto e diretto da Orson Welles. Lo stesso racconto è stato anche oggetto di rappresentazioni teatrali.
- Dal racconto Ehrengard, pubblicato postumo, è stato tratto nel 1982 l'omonimo film diretto da Emidio Greco.
- Dal racconto Il pranzo di Babette, contenuto nella raccolta Capricci del destino, è stato tratto nel 1987 l'omonimo film, vincitore dell'Oscar al miglior film straniero.
- Dal romanzo La mia Africa è stato tratto nel 1985 l'omonimo film diretto da Sydney Pollack, vincitore di sette Premi Oscar 1986
Opere tradotte in italiano
[modifica | modifica wikitesto](dove disponibile è indicato l'anno di prima pubblicazione)
- Il matrimonio moderno, 1923 (trad. di Anna Cambieri, Adelphi, Milano, I ed. 1986)
- La vendetta della verità ,1926 (La verità vendicata: una commedia di marionette, a cura di Inge Lise Rasmussen Pin, trad. di Inge Rasmussen Pin e Daniela Curti, Giardini editori e stampatori, Pisa 1989)
- Sette storie gotiche, 1934 (con il titolo Sette racconti gotici (Una notte a Parigi). Racconti di Isak Dinesen, trad. di Alessandra Scalero, Mondadori, Milano, I ed. 1936; con il titolo Sette storie gotiche, trad. di Alessandra Scalero riveduta da Adriana Motti, Adelphi, Milano, I ed. 1978)
- La mia Africa, 1937 (trad. Lucia Drudi Demby, Feltrinelli, Milano, I ed. 1959)
- Racconti d'inverno, 1942 (trad. di Paola Ojetti, Feltrinelli, Milano, 1960; trad. di Adriana Motti, Adelphi, Milano, I ed. 1980)
- I vendicatori angelici, 1944 (trad. di Bianca Candian, Adelphi, Milano, I ed. 1985)
- Dagherrotipi, 1951 (trad. di Bruno Berni, Adelphi, Milano, I ed. 1995)
- Ultimi racconti, 1957 (trad. di Paola Ojetti, Feltrinelli, Milano, 1962; trad. di Adriana Motti, Adelphi, Milano, I ed.1982)
- Capricci del destino, 1958 (trad. di Paola Ojetti, Feltrinelli, Milano, I ed. 1966)
- Ombre sull'erba, 1960 (trad. di Silvia Gariglio, Adelphi, Milano, I ed. 1985)
- Ehrengard, 1963 (trad. di Adriana Motti, Adelphi, Milano, I ed. 1979)
- Carnevale e altri racconti postumi, 1979 (trad. di Eva Kampmann, Adelphi, Milano, I ed. 1990)
- Lettere dall'Africa 1914-1931, 1981 (a cura di Frans Lasson, trad. di Bruno Berni, Adelphi, Milano, I ed. 1987)
Altre opere
[modifica | modifica wikitesto]- Ex Africa, raccolta di poesie scritta nel 1915.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ (DA) Karen Blixen, su denstoredanske.dk, Dansk Biografisk Leksikon. URL consultato il 22 luglio 2017.
- ^ (EN) Katharina M. Wilson, An Encyclopedia of Continental Women Writers, Taylor & Francis, 1991, pp. 318–, ISBN 978-0-8240-8547-6. URL consultato il 22 luglio 2017.
- ^ Susan Hardy Aiken, Isak Dinesen and the Engendering of Narrative, University of Chicago Press, 1990, p. 37, ISBN 9780226011127.
- ^ Bernard Pivot, La Mémoire n'en fait qu'à sa tête, Albin Michel, 2017, ISBN 9782226423191.
- ^ (EN) Scandinavian roots robbed Blixen of Nobel Prize, The Copenhagen Post, 28 gennaio 2010. URL consultato il 22 luglio 2017 (archiviato dall'url originale il 31 gennaio 2010).
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Bruno Berni, Vedere la cicogna, Biblioteca del Vascello, Roma 1996, 2004, ISBN 978-88-7371-042-4
- Federica Vitale, L'universo africano di Karen Blixen, Editrice UNI Service, Trento, 2009, ISBN 978-88-6178-407-9
- Ole Wivel, Karen Blixen. Un conflitto irrisolto, Iperborea, 2002
- Sandra Petrignani, La scrittrice abita qui, capitolo 5, N. Pozza, Vicenza 2002
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikiquote contiene citazioni di o su Karen Blixen
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Karen Blixen
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Sito ufficiale, su karenblixen.com.
- Blixen-Finecke, Karen Christence, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- Blixen-Finecke, Karen, su sapere.it, De Agostini.
- (EN) Isak Dinesen, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
- (EN) Karen Blixen, su The Encyclopedia of Science Fiction.
- Karen Blixen, su enciclopediadelledonne.it, Enciclopedia delle donne.
- Opere di Karen Blixen, su MLOL, Horizons Unlimited.
- (EN) Opere di Isak Dinesen / Pierre Andrézel / Karen Blixen, su Open Library, Internet Archive.
- (EN) Opere di Karen Blixen, su Progetto Gutenberg.
- (EN) Bibliografia di Karen Blixen, su Internet Speculative Fiction Database, Al von Ruff.
- Bibliografia italiana di Karen Blixen, su Catalogo Vegetti della letteratura fantastica, Fantascienza.com.
- Karen Blixen, in Archivio storico Ricordi, Ricordi & C.
- (EN) Karen Blixen, su IMDb, IMDb.com.
- (EN) Karen Blixen, su Internet Broadway Database, The Broadway League.
- (DE, EN) Karen Blixen, su filmportal.de.
- La scrittrice dai mille pseudonimi, su kirjasto.sci.fi. URL consultato il 14 marzo 2004 (archiviato dall'url originale il 30 ottobre 2007).
- Casa Museo Blixen, su karen-blixen.dk. URL consultato l'8 luglio 2020 (archiviato dall'url originale il 17 marzo 2011).
- Il pranzo di Babette, su culturaspettacolovenezia.it. URL consultato il 14 marzo 2004 (archiviato dall'url originale il 17 marzo 2004).
- La storia immortale al cinema e in teatro/1 (PDF) [collegamento interrotto], su teatrostabilegenova.it.
- La storia immortale al cinema e in teatro/2, su rivistaprometheus.it. URL consultato il 14 marzo 2004 (archiviato dall'url originale il 17 febbraio 2004).
Controllo di autorità | VIAF (EN) 90663542 · ISNI (EN) 0000 0001 2096 6265 · SBN CFIV021310 · BAV 495/322789 · Europeana agent/base/60690 · LCCN (EN) no95003722 · GND (DE) 118637878 · BNE (ES) XX1162953 (data) · BNF (FR) cb118857710 (data) · J9U (EN, HE) 987007295802805171 · NSK (HR) 000028652 · NDL (EN, JA) 00433530 |
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