Iconografia attribuita a san Luca

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Voce principale: Luca evangelista.
San Luca Evangelista, dipinto del Guercino

Un'antica tradizione cristiana afferma che l'evangelista Luca fu il primo iconografo e che dipinse quadri della Madonna, di Pietro e Paolo. Sono molte le immagini bizantine a lui attribuite.

Origine e diffusione della leggenda[modifica | modifica wikitesto]

San Luca ritrae la Madonna, dipinto di Rogier van der Weyden, 1440, Boston, Museum of Fine Arts

La leggenda di Luca pittore e iniziatore della tradizione artistica cristiana sorge nel contesto della controversia iconoclastica (730-843). Al di là della speculazione teologica sui passi biblici dell'Esodo e del Deuteronomio che esplicitamente avversano la raffigurazione del divino, sorse tra l'VIII e il IX secolo una ricerca minuziosa delle antiche tradizioni che avvalorassero l'idea di un'origine apostolica dell'uso delle effigi sacre. Tali racconti riportano l'esistenza di personaggi che si preoccuparono di eseguire ritratti delle figure più importanti che ruotarono attorno a Gesù durante la sua vita, conservando la memoria del loro aspetto terreno. Si giunse persino a parlare di una sorta di asciugamano su cui il Cristo avrebbe impresso miracolosamente la propria effigie per farne dono ad Abgar V di Edessa (la cosiddetta Immagine di Edessa).

I ritratti eseguiti da Luca sarebbero stati conservati per secoli a Roma e a Gerusalemme, dando il via a un'ampia serie di repliche.

I teologi del periodo scelsero Luca probabilmente perché, tra gli evangelisti, fu quello più accurato nelle descrizioni dei personaggi sacri, finendo con ciò con colmare diverse lacune degli altri "sinottici". Si aggiunga che fu Luca stesso ad avere premura di ricordare, nel prologo del proprio vangelo, di essere stato molto scrupoloso nel raccogliere informazioni da "testimoni oculari" (1,1-4[1]). Fu, di fatto, l'unico a inserire nel racconto notizie accurate sulla Vergine e sull'infanzia di Gesù. D'altra parte, il suo ruolo di medico suggeriva una familiarità con la pittura, che nella tradizione tardo-antica era ritenuta imprescindibile strumento per la riproduzione, in repertori illustrati, di piante officinali. Agli stessi artisti è stata sempre necessaria una certa competenza in ambito botanico per la confezione dei colori.

La più antica attestazione della leggenda è il Trattato sulle sante immagini di Andrea di Creta (VIII secolo), in cui l'autore si dichiara certo dell'accuratezza massima dei ritratti lucani, al contrario di quanto accade con le fisionomie riportate da Giuseppe Flavio nel Testimonium Flavianum.

Risulta interessante la testimonianza di Simeone Metafraste (950-1022), che nel suo Menologio (raccolta di vite di santi ordinate secondo il calendario liturgico), oltre ad attribuire a Luca raffinati studi in Ellade ed Egitto, sottolineava come l'evangelista, per le sue opere, si era avvalso di "cera e colori" (la cosiddetta pittura ad encausto, la più diffusa in età antica e in epoca proto-bizantina, prima di essere sostituita dai più versatili colori a tempera), con ciò dimostrando un'insospettabile consapevolezza (almeno per un agiografo) delle trasformazioni della pratica artistica. Ciò fa sospettare che egli conoscesse qualche antico dipinto del genere sopravvissuto all'iconoclastia.

Nell'ambito della competizione tra Roma e Gerusalemme nella promozione e conservazione degli originali lucani, il canonico Nicolao Maniacuzio (1145) associa la qualità del ritrattista dell'evangelista al suo essere di origine greca. Fu, di fatto, la cultura orientale ad accaparrarsi la determinazione ex post delle caratteristiche stilistiche e tecniche del Luca pittore, tanto che questi apparì poi soprattutto una sorta di iconografo bizantino ante litteram, cioè un pittore di icone su tavole (in particolare di legno di palma).

Il giureconsulto Burgundio da Pisa (1153) realizzò una traduzione del Trattato sulla fede ortodossa di Giovanni Damasceno basandosi su un manoscritto greco interpolato con il passaggio dello pseudo-Andrea da Creta sugli originali lucani conservati a Roma e Gerusalemme. Con ciò, la tradizione di Luca pittore trovò una consacrazione ufficiale e autorevole, quella cioè di un padre della Chiesa. Tommaso d'Aquino riprese da Giovanni Damasceno gli elementi teorici per affermare la necessità di rispettare tradizioni venerabili quali quella di eseguire e onorare le immagini sacre.

Elenco di icone mariane attribuite a Luca[modifica | modifica wikitesto]

Israele[modifica | modifica wikitesto]

Italia[modifica | modifica wikitesto]

Polonia[modifica | modifica wikitesto]

Russia[modifica | modifica wikitesto]

Altre icone attribuite a Luca[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Luca 1,1-4, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  2. ^ (EN) St. Mark's dayro in Jerusalem, su syrianchurch.org. URL consultato il 15-03-2011 (archiviato dall'url originale il 12 marzo 2011).
  3. ^ Luigi Lampignano Sindaco del Comune di Valenzano, Profilo storico del complesso conventuale di Santa Maria di San Luca, su luigilampignano.it, 10 luglio 2011. URL consultato il 25 dicembre 2021 (archiviato dall'url originale il 13 aprile 2013).
  4. ^ A. Mongitore, Palermo divoto di Maria Vergine, Palermo, 1719/1720, pp. 268/269/270/271/272/273.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Michele Bacci, Il pennello dell'Evangelista. Storia delle immagini sacre attribuite a san Luca, Pisa: Gisem-Ets, 1998.
  • Michele Bacci, San Luca: il pittore dei pittori, in Artifex bonus - Il mondo dell'artista medievale, a cura di Enrico Castelnuovo, Laterza, Roma-Bari, 2004.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]