Giovanni Porzio

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Giovanni Porzio

Vicepresidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana
Durata mandato24 maggio 1948 –
27 gennaio 1950
ContitolareAttilio Piccioni
Giuseppe Saragat
Capo del governoAlcide De Gasperi
PredecessoreLuigi Einaudi
Randolfo Pacciardi
Giuseppe Saragat
SuccessoreAttilio Piccioni

Deputato dell'Assemblea Costituente
Gruppo
parlamentare
Unione democratica nazionale
Collegiounico nazionale
Incarichi parlamentari
  • membro della commissione per la Costituzione (19 luglio 1946 - 31 gennaio 1948)
  • membro della seconda sottocommissione (19 luglio 1946 al - 31 gennaio 1948)
  • membro della sottocommissione per l'esame del disegno di legge sulla stampa (19 luglio 1946 - 31 gennaio 1948)
Sito istituzionale

Senatore della Repubblica Italiana
LegislaturaI
Gruppo
parlamentare
Misto
CircoscrizioneIII disp. transitoria Cost.ne

Deputato del Regno d'Italia
LegislaturaXXIII, XXIV, XXV, XXVI, XXVII del Regno d'Italia
Gruppo
parlamentare
Liberale
CollegioNapoli-San Ferdinando
Sito istituzionale

Dati generali
Partito politicoPartito Liberale Italiano
Titolo di studioLaurea in giurisprudenza
Professioneavvocato

Giovanni Porzio (Portici, 6 ottobre 1873Napoli, 22 settembre 1962) è stato un politico e avvocato italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Si diplomò presso il Ginnasio-Liceo Vittorio Emanuele II di Napoli e si laureò in giurisprudenza presso l'Università Federico II di Napoli, quindi iniziò la sua attività forense con Alfonso Ridola e Alberto Geremicca (che in seguito sarebbe stato sindaco di Napoli).

In seguito esercitò autonomamente e da brillante penalista presso il Foro di Napoli e in Campania, acquisendo una fama che mantenne una volta entrato alla Camera, nel marzo del 1912, rimanendo tra i banchi dei deputati sino al 1929.

Liberale, divenne sottosegretario alla giustizia nel governo Nitti (dal marzo al maggio del 1920), quindi sottosegretario all'interno nel secondo governo Nitti (maggio-giugno 1920), giungendo al sottosegretariato alla presidenza del consiglio nell'ultimo governo di Giovanni Giolitti (dal giugno 1920 al luglio 1921). Ai suoi elettori affermò la necessità della difesa del prestigio dello stato, salvaguardando l'ordine e reprimendo ogni tentativo di violenza, fosse esso rosso o in contrapposizione a esso.

Per le politiche del 1924 accettò di entrare nel listone, ma, deluso dal fascismo, si ritirò dalla politica nel 1929.

La sua carriera politica riprese dopo la liberazione, prima come consultore e poi come costituente[1].

Nel 1948 fu nominato senatore di diritto ex III disp. trans. della Costituzione Italiana, in virtù delle sei legislature precedenti.

Fu anche presidente dell'Ordine degli Avvocati di Napoli.

L'11 gennaio 1945 un rapporto dell'Office of Strategic Service OSS L 53227 ha qualificato Giovanni Porzio quale massone.

(11 gennaio 1945: rapporto OSS (OSS L 53227) sull’attività del generale Bencivenga per la creazione di una nuova loggia massonica (si fanno i nomi di Vittorio Emanuele Orlando, Giovanni Porzio, Enrico De Nicola, Arturo Labriola, Luigi Einaudi e Luigi Gasparotto tra gli aderenti) che ha lo scopo di mantenere i contatti con gli inglesi. “La loggia – si legge nel rapporto – seguirà le autorità inglesi e richiederà loro aiuti politici, economici e di guida; cosa che gli aderenti non potrebbero ottenere con i rispettivi partiti, se non esponendosi al rischio di essere accusati di farsi pagare dagli inglesi”.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Per la formazione delle liste dei candidati liberali, si recò invano da Enrico De Nicola con Benedetto Croce, ma non riuscì a convincerlo a candidarsi: D. Bartoli, Da Vittorio Emanuele a Gronchi, Milano, Longanesi, 1961, pp. 95-96.

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