Giorgio Rodocanacchi

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Giorgio Rodocanacchi
NascitaSan Miniato, 2 ottobre 1897
MorteCapo Bon, 13 dicembre 1941
Cause della mortemorto in combattimento
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegia Marina
GradoCapitano di vascello in servizio permanente effettivo
GuerrePrima guerra mondiale
Seconda guerra mondiale
BattaglieBattaglia di Capo Bon
Decorazionivedi qui
Studi militariRegia Accademia Navale di Livorno
dati tratti da Le medaglie d'oro al valor militare volume primo (1920-1941)[1]
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Giorgio Rodocanacchi (San Miniato, 2 ottobre 1897Capo Bon, 13 dicembre 1941) è stato un militare e marinaio italiano, insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della seconda guerra mondiale.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

L'incrociatore leggero Alberico da Barbiano in navigazione.

Nacque a San Miniato (provincia di Pisa) il 2 ottobre 1897, figlio[N 1] di Paolino e di Beatrice Nicolay Gamba.[2] Allievo ufficiale presso la Regia Accademia Navale di Livorno dal settembre 1912, partecipò alla campagna navale nel corso della guerra italo-turca imbarcato sulla nave scuola Flavio Gioia.[2] Uscì dall'Accademia nel 1916 con la nomina a guardiamarina e partecipò alla prima guerra mondiale imbarcato prima sulla nave da battaglia Andrea Doria, dove conseguì la promozione a tenente di vascello nel 1918, e quindi sulla Giulio Cesare.[2] Dopo un periodo trascorso alla Scuola cannonieri di Pola, frequentò la Scuola di comando navale imbarcandosi come comandante sulle torpediniere 52 AS e 56 AS, e sul cacciatorpediniere Alpino.[2]

Promosso capitano di corvetta nel 1928 e capitano di fregata nel 1934, ebbe sempre incarichi di imbarco e comando di unità.[2] Dal 1936 al 1937 diresse il Comando Marina di Tobruk, poi quello della base navale di La Maddalena ed infine assunse la carica di Sottocapo di Stato maggiore presso il Dipartimento Militare Marittimo di Taranto.[2] Nel 1938-1939 fu destinato a Pantelleria come comandante del locale distaccamento Marina.[2] Promosso capitano di vascello nel maggio 1940, la dichiarazione di guerra a Francia e Gran Bretagna lo colse in servizio alla Direzione del personale e dei servizi militari.[2] Nel maggio 1941 assunse il comando dell'incrociatore leggero Alberico da Barbiano, impiegato nella scorta ai convogli navali verso l'Africa Settentrionale Italiana.[2]

Il 12 dicembre 1941 l'incrociatore lasciò il porto insieme alla nave gemella Alberto di Giussano per trasportare rifornimenti urgenti di carburante per aerei, munizioni e viveri da Palermo a Tripoli. Venne intercettato al largo di Capo Bon dalla 4th Destroyer Flotilla della Royal Navy, ossia quattro cacciatorpediniere nemici (i britannici Sikh, Legion e Maori e l'olandese Hr. Ms. Isaac Sweers); prima di avere il tempo di reagire (solo poche mitragliere poterono aprire il fuoco), la nave, centrata da almeno tre siluri lanciati dal Sikh, dal Legion e dal Maori, e da varie cannonate, s'incendiò all'istante, capovolgendosi, senza lasciare scampo per chi si trovava sottocoperta.[3]

Incurante della propria salvezza organizzò il salvataggio dell'equipaggio e cedette poi il proprio salvagente ad un marinaio che ne era sprovvisto scomparendo nei gorghi con l'unità al suo comando.[3] Fu decorato con la medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[3]

La Regia Marina volle subito onorarne il nome, assegnandolo ad un cacciatorpediniere della Classe Comandanti Medaglie d'Oro che non fu mai completato a causa della vicende armistiziali dell'8 settembre 1943.[2]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di un incrociatore, destinato a compiere una missione delicata e particolarmente rischiosa, si dedicava con appassionata competenza alla preparazione della sua nave. Seguendo le direttive e l’esempio del suo Ammiraglio, creava nel suo equipaggio la più pura atmosfera eroica, sì che tutti guardassero con cosciente serenità anche alla possibilità del supremo sacrificio nel nome sacro della Patria. Venuto improvvisamente a contatto notturno ravvicinatissimo con unità nemiche, manovrava con rapidità e freddezza per tentare di schivare i numerosi siluri lanciati a brevissima distanza, e reagiva vigorosamente con le sue artiglierie. Mentre la nave affondava, si preoccupava di organizzare il salvataggio della sua gente, che rincuorava con l’elevata parola ed il nobile esempio, sfidando l’offesa del nemico che martellava ancora con cannoni e mitragliere il bastimento in fiamme. Incurante della propria salvezza restava sulla nave in procinto di inabissarsi, cedendo in atto di suprema abnegazione, il suo salvagente ad un marinaio che ne era privo, e scompariva eroicamente con la sua unità alla quale si sentiva legato oltre la vita. Mediterraneo Centrale, 13 dicembre 1941.[4]»
— Regio Decreto 30 dicembre 1942.
Croce di guerra al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Mediterraneo, 25 maggio 1941-13 dicembre 1941
— Determinazione del 26 gennaio 1946.
Croce al merito di guerra - nastrino per uniforme ordinaria
Ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere dell'Ordine coloniale della Stella d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia commemorativa della guerra italo-austriaca 1915–1918 (3 anni di campagna) - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia commemorativa dell'Unità d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia commemorativa italiana della vittoria - nastrino per uniforme ordinaria

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ La famiglia era di origini greche.

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Gruppo Medaglie d'Oro al Valore Militare 1965, p. 760.
  2. ^ a b c d e f g h i j Alberini, Prosperini 2016, p. 454.
  3. ^ a b c Alberini, Prosperini 2016, p. 455.
  4. ^ Medaglia d'oro al valor militare Giorgio Rudocanacchi, su quirinale.it, Quirinale. URL consultato il 13 febbraio 2023.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Paolo Alberini e Franco Prosperini, Uomini della Marina, 1861-1946, Roma, Ufficio Storico dello Stato Maggiore della Marina Militare, 2016, ISBN 978-8-89848-595-6.
  • Giorgio Giorgerini, La guerra italiana sul mare. La Marina tra vittoria e sconfitta, 1940-1943, Milano, Mondadori, 2002, ISBN 978-88-04-50150-3.
  • Gruppo Medaglie d'Oro al Valore Militare, Le medaglie d'oro al valor militare volume primo (1929-1941), Roma, Tipografia regionale, 1965, p. 760.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]