Giocatrici di astragali

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Giocatrici di astragali
Autoresconosciuto
DataI secolo a.C.-I secolo
TecnicaPinax
Dimensioni49×42 cm
UbicazioneMuseo archeologico nazionale di Napoli, Napoli
N. inventario9562

Giocatrici di astragali è un dipinto su marmo rinvenuto a Ercolano e custodito nel Museo archeologico nazionale di Napoli.

Storia e descrizione

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Realizzata tra il 20 a.C. e il 37, l'opera venne ritrovata a Ercolano nel maggio del 1746[1], forse nella casa di Nettuno e Anfitrite, dove sono stati rinvenuti altri due dipinti simili[2], per poi essere staccato dalla sua collocazione originaria subito dopo il suo ritrovamento.

Si tratta di un dipinto su marmo, quindi un pinax, probabilmente copia di uno del V secolo a.C. di produzione greca realizzato da Zeusi: in un primo tempo fu definito come monocromatico, anche se da indagini successive sono state ritrovate tracce di colore come il nero per i capelli, il rosso per i sandali e giallo e rosa per le vesti, sbiaditi quindi dall'usura del tempo[3]. L'opera raffigura una scena della strage delle Niobidi, i cui personaggi sono tutti identificabili poiché viene riportato nelle loro immediate vicinanze il nome in greco, come in voga nell'età augustea[1]. Alla base sono, accovacciate, le due figlie di Niobe, Aglaia e Ilaria mentre giocano a dei dadi a quattro facce realizzati dagli astragali di montone o pecora mentre alle loro spalle, al centro è Niobe, alla destra Febe, che cerca di sospingere la madre, per una riappacificazione, verso Latona, sulla sinistra, la quale però si ritrae irritata[3]. Nell'angolo in alto a sinistra è la firma dell'autore ossia un copista che si faceva chiamare Alessandro di Atene[1].

  1. ^ a b c Bragantini e Sampaolo, p. 167.
  2. ^ De Vos, p. 293.
  3. ^ a b Antonio Coppa, Giocatrici di astragali (PDF), su mann-napoli.it. URL consultato il 14 luglio 2024.
  • Arnold De Vos e Mariette De Vos, Pompei, Ercolano, Stabia, Roma, Editori Laterza, 1982, ISBN non esistente.
  • Irene Bragantini e Valeria Sampaolo, La pittura pompeiana, Milano, Electa, 2009, ISBN 978-88-928-2357-0.

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