Ghirlanduzzi

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I Ghirlanduzzi furono una famiglia di intagliatori attivi nel Seicento originari di Ceneda, attuale sobborgo di Vittorio Veneto (provincia di Treviso).

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Della famiglia si ha notizia a partire dal 1607, quando fu registrato nella cattedrale di Ceneda il battesimo di Isabetta figlia di mistro Paulino Girarducci. È stato possibile anche individuare, almeno approssimativamente, la residenza della famiglia, che negli anni trenta viveva nell'attuale via Rizziera. Non è invece nota l'ubicazione del laboratorio che le fonti collocano genericamente in città.

Tra il 1634 e il 1638 mistro Paulo muore circa cinquantenne, lasciando la gestione dell'attività ai figli Gio.Batta e Andrea. Inizierà così la strettissima collaborazione tra i due fratelli, che li vedrà sempre uniti sia nella professione, sia nell'amministrazione dei beni familiari. I documenti dell'epoca li descrivono non solo intenti nella produzione di arredi sacri e di altri ornamenti per i luoghi di culto, ma anche protagonisti di primo piano nella comunità cenedese, ricoprendo vari incarichi amministrativi all'interno delle istituzioni ecclesiastiche.

La bottega chiuse con la morte di Giovambattista nell'agosto del 1689.

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Le opere superstiti sono conservate in decine di chiese sparse tra il territorio cenedese (provincia di Treviso), il Friuli concordiese (provincia di Pordenone) e il Comelico (provincia di Belluno) e riguardano perlopiù altari e statue di complemento, tutte realizzate in legno.

Fino alla fine degli anni 1970 molti dei loro lavori venivano erroneamente attribuiti al noto scultore Andrea Brustolon (1662-1732), il quale operò nel Bellunese nel periodo immediatamente successivo ai Ghirlanduzzi, quando con tutta probabilità la bottega aveva già chiuso.

Tra le opere più significative, si ricordano:

"Arch. parrocchia di Zoppè (libro della Luminaria, anno 1634, c. 34 r)"

  • Altare della Beata Vergine del Carmine (1648) completato da sei statue di profeti (1686) - Parrocchiale di Cordignano (TV)

"Arch. di Stato di Treviso (Sez. Notarile, B. 1435,“notaio Approino Gio.Batta q.m Marsilio Notajo in Cordignano dal 1647 13 ottobre sino 1650 10 febbraio”, c. 726 r-v)"

  • Altar maggiore della Madonna del Rosario (1662) - Chiesa della Beata Vergine del Rosario a Romano di Fontanafredda (PN)

"A. BURIGANA, Chiesa di Santa Maria dell'Assunzione di Vigonovo, in Vigonovo. Noterelle storiche, Fontanafredda 1956; N. PES, Vecchie storie di gente nostra, Pordenone 1990."

"(Arch. parrocchia di Santo Stefano di Cadore, Sez B, 246. Memorie di don Giuseppe Zanollio, sec. XVII)"

"Arch. di Stato di Treviso (CRS, Eremo Colle Capriolo, B. 1, Fascicoletto “1677, 13, genaro - scritto tra l'eremo e Gio:Batta Ghirlanduzzi per la facitura dell'altar maggiore con note e soldi …”, carta sciolta)"

"Arch. di Stato di Belluno (Sez. Notarile Arch. Ant., B. 7892 “prot.- D - notaio De Zoldo Lorenzo”cc.74 r, 75 v)"

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • G. BIASUZ, Le Memorie di Don Giovanni Zanollio pievano di Santo Stefano di Comelico, in “Archivio Storico di Belluno Feltre e Cadore”, anno II n.11, Feltre 1930, p. 147.
  • N. FALDON, Rua di Feletto, Vittorio Veneto 1978.
  • D. MANZATO, Analisi degli altari lignei tra Manierismo e Barocco nel Friuli Occidentale, Tesi di Laurea in Architettura, Istituto Universitario di Architettura di Venezia, rel. Laura Corti, corr. Paolo Casadio, a.a. 1998 – 1999.
  • D. MANZATO, S. ALOISI, Intaglio, oro e pittura: note sull'attività della bottega Ghirlanduzzi nel Friuli Occidentale, in “La Panarie” XXXI, n. 124, Marzo - Giugno 2000.
  • O. DE ZORZI, Alcune note biografiche e documentarie sui Ghirlanduzzi, Mastri intagliatori di Ceneda, in “Il Quindicinale”, 12 febbraio 2001.
  • D. MANZATO, R MENEGHETTI, I Ghirlanduzzi - Raccolta delle opere di una bottega d'intagliatori cenedesi del Seicento, Vittorio Veneto 2005.