Epoicotherium unicum

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Epoicotherium
Cranio di Epoicotherium unicum
Intervallo geologico
37–34Ma
Stato di conservazione
Fossile
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Phylum Chordata
Subphylum Vertebrata
Classe Mammalia
Sottoclasse Theria
Infraclasse Eutheria
Superordine Laurasiatheria
(clade) Ferae
Ordine Palaeanodonta
Famiglia Epoicotheriidae
Genere Epoicotherium
Specie E. unicum
Nomenclatura binomiale
Epoicotherium unicum
Douglass, 1905
Sinonimi

Pseudochrysochloris yoderensis Turnbull and Reed 1967

L'epoicoterio (Epoicotherium unicum Douglass 1905) è un mammifero estinto, appartenente ai paleanodonti. Visse nell'Eocene superiore (circa 37 - 34 milioni di anni fa) e i suoi resti fossili sono stati ritrovati in America del Nord.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Questo animale aveva un aspetto davvero bizzarro, a causa di alcune specializzazioni craniche e dello scheletro. Il cranio era molto piccolo (circa 3-4 centimetri di lunghezza), e l'intero animale non doveva raggiungere i 10 centimetri; il suo peso era probabilmente compreso tra i 58 e il 196 grammi.

Cranio[modifica | modifica wikitesto]

Il cranio era dotato di una zona posteriore a forma di cupola, estremamente alta ed espansa, con larghe creste lambdoidi; era inoltre caratterizzato da un'ipertrofia del martello e dell'incudine, mentre gli occhi erano estremamente ridotti. Il muso era lungo, basso e sottile, anche se in vista superiore poteva sembrare quasi a spatola. In generale, l'aspetto del cranio ricordava quello delle talpe dorate africane (gen. Chrysochloris).

Scheletro postcranico[modifica | modifica wikitesto]

Il collo era rinforzato dalla sinostosi delle vertebre cervicali (dalla seconda alla quinta). Le zampe anteriori erano estremamente robuste, così come il cinto pettorale. La scapola possedeva una spina alta e robusta con un acromion bifido, una "spina secondaria" e una fossa postscapolare espansa, per l'inserzione del muscolo teres major. L'omero era dotato di una cresta pettorale allungata, una tuberosità minore espansa un entepicondilo lungo e una cresta supinatrice a forma di uncino. L'ulna era caratterizzata da un olecrano enorme e ricurvo, che garantiva l'inserzione di massicci tricipiti e il punto d'origine per i flessori carpali e delle dita. Questi ultimi ottenevano un ulteriore vantaggio meccanico dall'inserimento nel loro tendine di un grande osso sesamoide. La mano era estremamente corta, e il terzo dito era il più grande, con metacarpo e falange prossimale fusi e la falange ungueale (dotata di un grande artiglio) molto ingrandita.

Classificazione[modifica | modifica wikitesto]

I primi fossili di questo animale vennero scoperti in Montana in terreni risalenti all'Eocene superiore (ma che si pensava fossero oligocenici) e vennero descritti nel 1905 come Xenotherium unicum da Earl Douglass. Il nome Xenotherium, tuttavia, era stato già utilizzato l'anno precedente da Florentino Ameghino per descrivere un notoungulato sudamericano, e fu così necessario attribuire un altro nome generico al bizzarro fossile nordamericano. Fu George Gaylord Simpson nel 1927 a coniare quindi il nome generico Epoicotherium. La specie Pseudochrysochloris yoderensis, descritta nel 1967 da Turnbull e Reed, è considerata identica a Epoicotherium unicum.

Inizialmente Douglass ritenne che questo animale potesse appartenere a un gruppo di mammiferi particolarmente insolito, i monotremi (il nome Xenotherium significa infatti "bestia strana") ma Simpson, nello studio del 1927, ipotizzò un'appartenenza agli sdentati. Per lungo tempo Epoicotherium e i suoi stretti parenti (come Xenocranium) furono considerati parte dell'ordine Edentata (attualmente noti come Xenarthra) in un gruppo noto come Palaeanodonta, comprendente anche i Metacheiromyidae e altre forme meno note. Ricerche più recenti hanno però determinato che le presunte somiglianze tra i paleanodonti e gli xenartri sarebbero dovute a fenomeni di convergenza evolutiva, e che le vere parentele dei paleanodonti sarebbero da ricercare all'interno del gruppo Ferae, comprendente anche i carnivori e i folidoti (pangolini); proprio con questi ultimi potrebbero esservi le parentele più strette.

Paleoecologia[modifica | modifica wikitesto]

Epoicotherium e Xenocranium erano animali estremamente specializzati, molto adatti a scavare nel terreno in modo rapido ed efficace. La loro notevole convergenza evolutiva con le talpe dorate africane (in particolare per quanto riguarda il cranio) rifletterebbe un modo simile di scavare, usando il muso a forma di badile per ammorbidire il terreno e sollevare il terriccio. Per lo scavo in profondità, Epoicotherium usava le zampe anteriori estremamente robuste, mentre le zampe posteriori venivano usate per gettare il terreno all'indietro. Come molti animali sotterranei attuali, Epoicotherium era probabilmente cieco o quasi, ma era specializzato per la ricezione di suoni a bassa frequenza. L'estinzione di questi animali potrebbe essere stata una combinazione di mutamenti climatici e l'apparizione di altri animali scavatori, come gli insettivori proscalopini o gli anfisbenidi rineuridi (Rose ed Emry, 1983).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • E. Douglass. 1905. The Tertiary of Montana. Memoirs of the Carnegie Museum 2(5):203-221
  • G. G. Simpson. 1927. A North American Oligocene edentate. Annals of Carnegie Museum 17(2):283-299
  • G. G. Simpson. 1931. Metacheiromys and the Edentata. Bulletin of the American Museum of Natural History 59(6)
  • W. D. Turnbull and C. A. Reed. 1967. Pseudochrysochloris, a Specialized Burrowing Mammal from the Early Oligocene of Wyoming. Journal of Paleontology 41(3):623-631
  • K. D. Rose. 1978. A new Paleocene epoicotheriid (Mammalia), with comments on the Palaeanodonta. Journal of Paleontology 52(3):658-674
  • Rose, K. D. and R. J. Emry. 1983. Extraordinary fossorial adaptations in the Oligocene palaeanodonts Epoicotherium and Xenocranium (Mammalia). Journal of Morphology 175:33–56.
  • A. R. Tabrum and R. Nichols. 2001. Species named by Earl Douglass from the Tertiary intermontane basins of southwestern Montana. Museum of the Rockies Occasional Paper 3:88-92
  • Ahrens, H. E.; Ruff, C. B. 2013. «Body Mass Estimators in Fossorial Mammals and the Body Mass of Extinct Palaeanodonta (Pholidotamorpha)». The FASEB Journal, vol. 27, 747, p. 16.

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