Eccidio di Procchio

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Eccidio di Procchio
strage
Il luogo dell'eccidio in una foto d'epoca
Tipofucilazione
Data14 ottobre 1943
Luogospiaggia di Procchio
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneToscana
Coordinate42°47′15″N 10°14′41.01″E / 42.787501°N 10.244725°E42.787501; 10.244725
Responsabilisoldati tedeschi della Wehrmacht
Motivazionepresunta rappresaglia
Conseguenze
Morti14

L'eccidio di Procchio è stata una strage nazista avvenuta il 14 ottobre 1943 durante la quale furono giustiziati sommariamente 14 detenuti del carcere di Pianosa.

Antefatti[modifica | modifica wikitesto]

L'8 ottobre 1943, sotto l'occupazione tedesca dell'isola d'Elba, 14 detenuti politici del carcere di Pianosa, a seguito di una sommossa avvenuta in occasione della notizia dell'armistizio dell'8 settembre, furono prelevati dal personale carcerario per essere condotti al penitenziario di Portolongone; alcuni di loro erano affetti da tubercolosi.

L'eccidio[modifica | modifica wikitesto]

Per cause già all'epoca sconosciute[1], i detenuti furono dapprima trattenuti dalle guardie penitenziarie di scorta per alcuni giorni in un magazzino di proprietà di Leonetto Spinetti situato a Marina di Campo in Via Roma, all'attuale numero civico 105. Vennero poi condotti al penitenziario di Porto Longone con un camion OM Taurus di Giuseppe Balestrini, ma da lì vennero rimandati indietro a Marina di Campo. Intorno alle 16.00 del 14 ottobre[2] quattro soldati tedeschi, guidati da un ufficiale, prelevarono i 14 detenuti.

Il luogo dell'eccidio, un tempo segnalato da una piccola croce sommitale in ferro poggiante su un basamento in muratura
Il camion OM Taurus con cui i detenuti furono trasportati alla fucilazione, fotografato alcuni anni prima a Marciana Marina

Questi furono costretti dai soldati tedeschi a salire sullo stesso camion di Giuseppe Balestrini - alle guardie penitenziarie venne fatto espresso divieto di seguire il convoglio - e condotti alla fucilazione sulla spiaggia di Procchio, nel territorio comunale di Marciana, al termine dell'attuale Via del Mare, dove furono poi sepolti in una fossa comune che era stata scavata nella sabbia dagli stessi condannati, sotto l'inganno di dover soltanto realizzare una trincea. I condannati, prima di essere fucilati, furono obbligati a gridare «Viva il Duce!».[3]

Negli anni successivi le salme furono riesumate e sepolte al cimitero di Livorno.

Attualmente il luogo dell'eccidio ricade in una proprietà privata all'interno del giardino di una villa, al numero civico 34 della Via del Mare.

Nel 1948 Dino Lupi, sindaco di Marciana, scrisse in una nota:

«Non si conoscono le ragioni che indussero i tedeschi a compiere l'atto, ma deve ritenersi per rappresaglia»

Le vittime[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ «...per ragioni ignote anche alla Direzione degli Stabilimenti Penali di Pianosa...» (Archivio storico di Marciana, anno 1948).
  2. ^ Archivio storico di Marciana, anno 1946.
  3. ^ Testimonianza diretta di Giovanni Antonio Provenzali.