Discussione:San Gennaro Vesuviano

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Questa voce rientra tra gli argomenti trattati dal progetto tematico sottoindicato.
Puoi consultare le discussioni in corso, aprirne una nuova o segnalarne una avviata qui.
Comuni italiani
CSeri problemi relativi all'accuratezza dei contenuti. Importanti aspetti del tema non sono trattati o solo superficialmente. Altri aspetti non sono direttamente attinenti. Alcune informazioni importanti risultano controverse. Potrebbero essere presenti uno o più avvisi. (che significa?)
ncNessuna informazione sulla scrittura. (che significa?)
CSeri problemi relativi alla verificabilità della voce. Carenza di fonti attendibili. Alcuni aspetti del tema sono completamente privi di fonti a supporto. Presenza o necessità del template {{cn}}. La delicatezza del tema richiede una speciale attenzione alle fonti. (che significa?)
CSeri problemi relativi alla dotazione di immagini e altri supporti grafici nella voce. Mancano alcuni file importanti per la comprensione del tema. (che significa?)

Le frazioni sono quelle,è il sito del comune che,erroneamente,riporta come frazioni anche semplici contrade.


E' davvero deludente che l'appello a collaborare per migliorare, correggere, questa voce rivolto a tutti i Sangennaresi sia andato deserto. Inizio a pennsare che i Sangennaresi non abbiano a cuore, minimamente, né delle loro radici, delle loro tradizioni, né tantomeno tutto ciò riguardi un bene pubblico quale Wikipedia.

Riorganizzazione dei contenuti della voce[modifica wikitesto]

Seguendo le nuove indicazioni contenute nel Progetto:Geografia/Antropica/Comuni/Descrizione, ho ritenuto opportuno riorganizzare i contenuti, aggiungendone anche dei nuovi. Ecco le modifiche:

Le sezioni:

  • Valigia dei ricordi
  • Osservatorio delle telecomunicazioni

dovrebbero scomparire, ma non buttiamo niente. Per quanto riguarda Valigia dei ricordi il primo paragrafo ("Occupazione tedesca e liberazione") ho creduto opportuno metterlo nel paragrafo della storia.
Poi, il paragrafo La torre senza un orologio mi è sembrato più opportuno metterlo in una nuova sezione (sebbene non previsto nelle indicazioni del progetto) intitolato Curiosità così da metterci dentro anche i cognomi più diffusi. Rimane il solo paragrafo su Radio San Gennaro, che mi sembra possa essere menzionato nella sottosezione Radio (sotto la sezione Media).
Per quanto riguarda la sezione Osservatorio delle telecomunicazioni rimane inalterata al momento, in attesa che nella discussione della pagina sul progetto comuni italiani possa arrivare qualche confronto in merito.
Dalla discussione è emerso che tale sezione va tolta. Questo è il quanto...e rinnovo il mio invito a tutti di collaborare, particolarmente agli allievi delle scuole medie e superiori del comune...che potrebbero davvero fare un lavoro notevolmente migliore, più ricco, grazie anche alle correzioni degli insegnanti.

Franziski 13:15, 31 gen 2008 (CET)Franziski[rispondi]


PERSONALITA' STORICHE E CONTEMPORANEE[modifica wikitesto]

Con tutto il rispetto verso la memoria dell'Avv. D'Antonio, non credo sia opportuno inserirlo in questa sezione, in quanto sono dell'opinione che la sua figura non sia attinente alla storia e alla cultura della comunità sangennarese. Propongo quindi la rimozione del contributo.

A me sembra che molte di queste personalità potrebbe essere spostate in voci autonome, lasciando sotto la voce San Gennaro Vesuviano solo un richiamo con le date di nascita e morte e qualche brevissima indicazione. Rdelre (msg) 14:37, 6 set 2008 (CEST)[rispondi]

Premesso che trovo prolisso e impreciso l'elenco, dato che ogni famiglia, di fatto, una volta aveva una propria "cortina", vorrei sottolineare che "Piazza cazipocchio" (che peraltro andrebbe scritto come "Cazzipocchio" o "Cazzimbocchio") non è una "cortina", ma il nome popolare di Piazza Margherita, uno dei pochi ancora in uso tra i giovani. Il nome deriva dai "cazzipocchi", o "cazzimbocchi", nome dato alle piante di cycas una volta presenti nella piazza e che, molto rare all'epoca nelle nostre zone, e dunque sconosciute, furono ribattezzate, perlappunto, "cazzipocchi" o "cazzimbocchi" (="oggetto strano e sporgente").--Genideus (msg) 23:56, 23 lug 2012 (CEST)[rispondi]

Piazza Cazzipocchi (o cazzimbocchi) deriva da un grosso albero appunto di "cazzimbocchi" che si trovava all'altezza

Si tratta di toponimi, nomi assegnati a luoghi che possono essere contrade, cortine ecc. La piazza principale ha il toponimo "La' Miez". Piazza Cazzipocchia è invece a Via Roma.

Quindi "a piazz" non è "piazza margherita" ma piazza cazzipocchia. Piazza Margherita è invece "La miez".

Contenuti rimossi[modifica wikitesto]

Sono state aggiunte di nuovo, in quanto fanno parte della storia locale del paese. Del resto wikipedia prevede questa sezione. I contenuti sono stati presi da un testo locale che volendo si può riferire. Non sono poco neutrali.


Rimuovo biografie probabilmente non enciclopediche, scritte a tratti in modo poco neutrale e fuori tema rispetto alla voce sul paese. Se qualcuna di esse è enciclopedica, si può valutare la possibilità di creare voci autonome. --Carlomartini86(Dlin-Dlon) 19:24, 25 mag 2015 (CEST)[rispondi]

Angelo Peluso[modifica wikitesto]

Nacque il 13 settembre 1801 a S. Gennaro Vesuviano, al tempo frazione di Palma Campania. Vestì l'abito ancora ragazzo, nel locale convento francescano dove prese i voti a diciotto anni. Nel 1820-1821 il frate era temporaneamente allocato presso il convento della Sanità a Nola nello stesso tempo in cui avvennero i moti rivoluzionari campani, guidati dagli ufficiali Morelli e Silvati e dall’abate Luigi Menichini. Erano alla porta degli anni difficili per i sangennaresi: il decennio successivo al fallimento dei moti carbonari, infatti, si caratterizzò per un generale aumento della pressione fiscale e per la necessità di spendere ingenti somme di danaro da destinare alla riparazione delle case gravemente danneggiate dalla nuova disastrosa eruzione del Vesuvio occorsa nel 1822 e dalle copiose alluvioni del 1823. Erano quelli anche gli anni in cui i continui soprusi dell'amministrazione di Palma Campania rivolti agli abitanti del borgo di San Gennaro Vesuviano, fecondavano di astio e disperazione gli animi degli abitanti del piccolo borgo sangennarese. Nell'anno 1832 tuttavia, nuovi fremiti insurrezionali si apprestavano a scuotere gli assetti Istituzionali napoletani e peninsulari. In quell'anno infatti il Frate ideò ed organizzò un nuovo moto portando così il piccolo centro vesuviano alla ribalta delle cronache nazionali. Tale moto conosciuto come “La congiura di Frate Angelo Peluso” o semplicemente come "La congiura del Monaco" fallì con buona probabilità a causa dell'impreparazione dei rivoluzionari al suo seguito, inadatti culturalmente e psicologicamente a supportare ad oltranza l'iniziativa del religioso rivoluzionario. A dar man forte al frate fino alla fine, vi furono il capitano del genio di origini calabresi Domenico Morici, il tenente Filippo Agresti, l'avvocato Francesco Vitale ed un tale possidente Luigi D'Ascoli. Stando ai verbali dei processi, delle migliaia di aspiranti rivoluzionari che nelle intenzioni del Frate e dei suoi alleati dovevano convergere sulle montagne di Lauro e Taurano si presentarono all'importante appuntamento soltanto in 27 dopo che un tale Pietro Russo da Taurano aveva già comunicato alle autorità gli intenti dei congiuranti. Frate Angelo, in fuga, si rifugiò nel convento della Sanità. Qui fu arrestato il 14 settembre, processato e condannato a morte. La pena tuttavia gli fu commutata nell'ergastolo per volere di Ferdinando II. Morì nel 1854 in una cella solitaria presso le Prigioni del Santo Uffizio, dove trascorse gli ultimi anni della sua vita. Il Comune di San Gennaro Vesuviano eresse in data 4 novembre 1975 una lapide ora affissa sulla facciata del convento francescano.

Giovanni Borrelli[modifica wikitesto]

Nacque a San Gennaro Vesuviano il 22 gennaio 1895. Fu per molti anni insegnante nelle scuole elementari, interessandosi con conferenze e scritti dei problemi educativi, di cui fu sempre appassionato cultore. Nel 1927 fondò con la dottoressa Vincenza Battistelli la rivista "Italia Magistrale" che si proponeva di illustrare i canoni della nuova didattica e di rendere noto il pensiero educativo dei maggiori pedagogisti italiani e stranieri. Diresse per circa cinquant'anni un Istituto Magistrale da lui stesso fondato, che, per il suo ordinamento didattico e per la serietà dei docenti, divenne uno dei più importanti d'Italia. Il suo saggio "Vita di Scuola" rappresenta la vita interiore di un educatore che, per circa mezzo secolo, ha dedicato tutte le sue energie per la elevazione spirituale dei giovani, ricordando, nel contempo, i primi educatori del suo paese.

Biagio Cozzolino[modifica wikitesto]

Nacque a San Gennaro Vesuviano nel 1881. Dopo una brillante carriera scolastica, si laureò giovanissimo in giurisprudenza all'Università di Napoli. Esercitò la sua professione di avvocato conquistando ben presto le simpatie dei colleghi e dei magistrati, per il suo portamento signorile e per la sua preparazione giuridica. Era amante della musica e appassionato di fiori, di cui il suo studio era sempre adorno; gentile con tutti e pronto a sacrificarsi per il bene altrui. Partecipò giovanissimo alla vita pubblica e fu, per diversi anni, sindaco di San Gennaro Vesuviano, suscitando intorno alla sua persona, vive simpatie per la sua dirittura morale. Chiamato alle armi, quale ufficiale di complemento nella I guerra mondiale, si distinse, nel 30º Reggimento Fanteria, per il suo coraggio e per le sue eccellenti qualità di soldato. Durante un violento combattimento sul Monte San Michele, nel quale diede prova di grande eroismo, cadde alla testa del suo reparto il 15 luglio 1915. Le sue spoglie riposano nel sacrario di Redipuglia, ove i suoi commilitoni gli elevarono un monumento marmoreo. San Gennaro Vesuviano ha voluto rendere eterna la memoria di questo suo figlio intitolando al suo nome la strada ove nacque (già Via Cristoforo Colombo) e la locale Scuola Media Statale. Di lui scrisse il suo amico Giovanni Borrelli: "Noi che lo amammo e ne ammirammo le elette virtù di mente e di cuore, c'inchiniamo reverenti dinanzi alla sua Memoria e lo additiamo alle future generazioni come esempio luminoso di cittadino integerrimo, professionista insigne, combattente intrepido e valoroso"

Giovanni d'Antonio[modifica wikitesto]

L'avv.Giovanni d'Antonio nasce ad Angri (SA) nel 1911 dove vive la sua infanzia ed adolescenza.Iscrittosi al liceo classico di Nocera Inferiore, mette in luce subito le sue capacità di oratore e di organizzatore di eventi sportivi e di volontariato.Diplomatosi con brillanti voti continua la sua formazione all'Università di Napoli presso la facoltà di Giurisprudenza, laureandosi con il massimo dei voti,iniziando così la professione di avvocato nello studio del padre, avv. Vincenzo, insieme al fratello avv.Luigi.Dopo pochi anni di vita professionale lo scoppio della seconda guerra mondiale lo vede prestare servizio nell'arma dei Carabinieri prima in Albania poi in Grecia, ed in Libia,dove si rende protagonista,di brillanti azioni militari e di controspionaggio.Memorabili si ricordano i diversi attacchi a postazioni nemiche dove nonostante ferito in combattimento presso Tobruch continuava ad incitare i suoi uomini, e viene decorato al Valor Militare. Ricoverato all'ospedale militare di Tripoli trascorre un breve periodo di riposo, e riesce, dopo diverse peripezie a rientrare in Italia.Una breve licenza, intervenuto l'armistizio con gli alleati, viene trasferito a Brindisi alla sede del controspionaggio militare con il governi Badoglio.al termine della guerra viene distaccato alla Compagnia di Nola.Ormai da anni nei Carabinieri, avendo raggiunto un alto grado di specializzazione gli viene richiesto, dall'alto comando dell'Arma, di restare per continuare la sua carriera,e gli vengono assegnati prestigiosi comandi Ariano Irpino, Pescara, Taranto e Napoli,che lo vedranno protagonista, di molte azioni di carattere sociale con le popolazioni locali, e militari contro la malavita,spesso con conflitti a fuoco, tanto da meritarsi, la stima ed il rispetto dei suoi uomini e molti attestati ed encomi anche solenni da Autorità Militari e Politiche, ricevendo una particolare menzione a Roma direttamente e personalmente dal presidente del Consiglio on. Amintore Fanfani.Terminata la carriera militare con una toccante cerimonia a Taranto alla presenza di numerose personalità.Riprende la professione di avv. fino alla sua morte.Ai suoi funerali intervengono moltissime persone ed anche un folto gruppo di Carabinieri di diverso ordine e grado per tributargli un commosso saluto sia nella chiesa di san Gennaro Vesuviano sia in quella di Angri, oltre a due picchetti d'onore voluti dall'allora Capo di Stato Maggiore dei carabinieri il generale Gaetano Scolamiero. Verrò tumulato nella tomba di famiglia in Angri.

Michele D'Avino[modifica wikitesto]

Scrittore, filologo ed umanista, nacque a San Gennaro Vesuviano, nel 1914. Da giovane frequentò il Ginnasio ad Ottaviano ed il Liceo a Maddaloni, laureandosi in Lettere nel 1937, entrò lo stesso anno, nella Scuola; ne uscì nel 1979 ed ultima sua sede fu il Liceo di Palma Campania. Tra le sue molte opere si ricordano: Il tesoro di Boscoreale, La donna a Pompei, Le idee e le lampade, I Sindaci di Napoli, Pompei proibita, Campania Nobilissima ecc. (sono circa trenta). Nel 1976, allora sindaco di S. Gennaro Vesuviano, volle rinnovare un’antica tradizione di circa venti secoli fa: La Lampadromia Teclanense; era una corsa staffetta che impegnava gli atleti impugnanti una fiaccola di resina, a percorrere circa 26/30 chilometri, nell'area vesuviana, partendo da castello di palma attraversando Palma Campania, San paolo Belsito S. Gennaro Vesuviano, , San Giuseppe Vesuviano, Terzigno, con arrivo a Pompei. Per la cronaca, la prima edizione fu vinta dalla squadra del Circolo culturale L.Da Vinci di San gennaro vesuviano capitanata da Michele Nappi, in seguito affermato giocatore di calcio in Serie A. Michele D’Avino scomparve alla fine del 1987. Ci preme ricordarlo con le parole del filosofo Luigi Simonetti, suo conterraneo: "ora che la sua parola parla nella voce del silenzio, un silenzio che ha in sé tutta l’eloquenza del dolore, acquistano più senso e più valore i temi sociali, politici e morali, scolpiti nei suoi libri ed in tutti i suoi discorsi".

Antonio Nunziata[modifica wikitesto]

Medico, nacque a San Gennaro Vesuviano il 13 aprile 1870 da modesti lavoratori e trascorse l'infanzia in un paese povero e privo di scuole. Faceva da maestro un vecchio caporale borbonico, che si recava per le case delle poche famiglie benestanti e insegnava ai figli a leggere e a scrivere. Il giovane, dotato di buona intelligenza e tenace volontà, incoraggiato dalla madre decise di recarsi in città per continuare gli studi. Frequentò il ginnasio nel seminario di Nola e il liceo a Napoli, ove conseguì brillantemente la maturità classica e si laureò in Medicina, presso l'Università di Napoli, ove ebbe maestri insigni, iniziò la sua professione nel paese natale, suscitando intorno a sé vive simpatie per la sua signorilità e per la sua preparazione scientifica. Fu il primo medico del comune di San Gennaro Vesuviano ed esercitò la sua attività con dignità e amore; nessuno bussò invano alla sua porta: di giorno e di notte fu sempre a disposizione dei suoi malati. Il paese era molto povero, ma il dottore Nunziata non rifiutò mai la sua opera ai bisognosi, anzi li assisté sempre con affetto, fornendo loro anche le medicine occorrenti. Nella I guerra mondiale, il dottore Nunziata servì la Patria, compiendo, per circa quattro anni, il suo dovere di capitano medico. Congedatosi, riprese la sua attività professionale e tenne, per molti anni, la carica di giudice conciliatore del comune. Nominato podestà di San Gennaro Vesuviano, si dedicò al nuovo lavoro con quella esperienza, che gli consentiva di conoscere i bisogni dei suoi concittadini e del suo paese. Realizzò, superando molte difficoltà, la costruzione della casa comunale, adibita, ora, a succursale dell'Istituto d'Arte. Conservò sempre il culto per i Caduti, a ricordo dei quali fece murare, sulla facciata dell'edificio dell'attuale municipio, una lapide, e, ogni anno, in forma solenne, ne ricordava l'eroico sacrificio agli alunni e alla popolazione. Morì nel suo paese natale il 16 febbraio del 1961.

Collegamenti esterni modificati[modifica wikitesto]

Gentili utenti,

ho appena modificato 1 collegamento/i esterno/i sulla pagina San Gennaro Vesuviano. Per cortesia controllate la mia modifica. Se avete qualche domanda o se fosse necessario far sì che il bot ignori i link o l'intera pagina, date un'occhiata a queste FAQ. Ho effettuato le seguenti modifiche:

Fate riferimento alle FAQ per informazioni su come correggere gli errori del bot

Saluti.—InternetArchiveBot (Segnala un errore) 14:29, 24 gen 2018 (CET)[rispondi]

Collegamenti esterni modificati[modifica wikitesto]

Gentili utenti,

ho appena modificato 1 collegamento esterno sulla pagina San Gennaro Vesuviano. Per cortesia controllate la mia modifica. Se avete qualche domanda o se fosse necessario far sì che il bot ignori i link o l'intera pagina, date un'occhiata a queste FAQ. Ho effettuato le seguenti modifiche:

Fate riferimento alle FAQ per informazioni su come correggere gli errori del bot.

Saluti.—InternetArchiveBot (Segnala un errore) 00:13, 31 lug 2019 (CEST)[rispondi]