Canale in destra di Reno
Canale in destra di Reno | |
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Botte a sifone a cinque canne sotto il fiume Reno. Anni 1930. | |
Stato | Italia |
Regioni | Emilia-Romagna |
Province | Ravenna |
Lunghezza | 37 km |
Bacino idrografico | 620 km² |
Nasce | canale di scolo Zaniolo (Conselice) 44°33′21.82″N 11°51′01.34″E |
Sfocia | Mar Adriatico 44°33′16.37″N 12°16′16.35″E |
Il canale in destra di Reno è un canale di bonifica della Romagna occidentale. È il più grande collettore di bonifica costruito in Italia[1]. Esso raccoglie le acque di 620 km2 di terreno. Lungo 37 km, deve il suo nome al fatto che scorre alla destra del fiume Reno, seguendone il percorso fino al mare Adriatico, mantenendosi alla distanza di circa 1 km. Buona parte del territorio scolante nel Canale in destra di Reno ricade nel comune di Ravenna.
Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]Tracciato
[modifica | modifica wikitesto]Nasce dal canale di scolo Zaniolo, nel comune di Conselice. Scorre in direzione ovest-est attraversando la parte settentrionale della provincia di Ravenna. Seguendo un corso quasi sempre rettilineo, dopo 37 km si getta nel mare Adriatico (in località Casal Borsetti), utilizzando l'antica foce del Lamone, che oggi sfocia 3 km a sud del canale. Il canale segue un percorso parallelo in destra idraulica del fiume Reno ad una quota più bassa per raccogliere le acque di scolo dei comparti dei fiumi Sillaro, Santerno, Senio e Lamone[2].
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Il primo a intuire la necessità di un canale di scolo in destra di Reno fu Giovanni Antonio Lecchi[3].
L'opera ebbe una lunga gestazione e una ancor più lunga fase di realizzazione. Fin dal 1820 il Legato di Bologna, cardinale Giuseppe Albani, aveva ripartito il territorio tra il Sillaro e il Lamone (la Romagna occidentale) in quattro comparti idraulici:
Congregazioni delle acque della Romagna occidentale | ||
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Nome | Estensione | Sede |
Zaniolo (tra il Sillaro e il Canale dei molini di Imola) | 133,9 km2 | Imola |
Buonacquisto (tra il Canale dei molini e il Santerno) | 97,5 km2 | Conselice |
Canal Vela (tra il Santerno e il Senio) | 225,2 km2 | Lugo |
Fosso Vecchio (tra Senio e Lamone) | 162,7 km2 | Bagnacavallo |
Fonte: Vincenzo Galvani, Zaniolo nella storia, Conselice, Publi&Stampa, 2015. |
Il totale dà 622,3 km2. Quando il provvedimento fu approvato la situazione idrografica era la seguente: 62 230 ettari, di cui 20 000 di difficile scolo e 13 000 perennemente sommersi. La prima proposta di riordino idraulico fu volta alla costruzione di un canale di scolo generale delle campagne a destra di Reno e dei territori circostanti. Nei primi anni venti lo Stato Pontificio mise in campo due progetti, elaborati dall'ingegner Giusti il primo e dall'ingegner Bertelli il secondo, invitando i proprietari terrieri a collaborare ai fini della scelta del piano migliore. Le comunità locali rigettarono ambedue i progetti[4].
Dopo l'unità d'Italia le Congregazioni furono rinominate Consorzi; a parte il nome non si ebbero altre modifiche. Né emerse alcuna alternativa alla costruzione di un grande canale artificiale di raccolta delle acque basse. Nel 1884 fu decisa l'escavazione del grande canale collettore. I vent'anni seguenti trascorsero invano, finché nel maggio 1903 i quattro consorzi di bonifica allora esistenti in provincia di Ravenna (Zaniolo, Buonacquisto, Canal Vela e Fosso Vecchio) furono riuniti in un unico «Consorzio di bonifica della bassa Romagna ravennate»[5], con sede a Lugo nel palazzo dove aveva sede la Congregazione Canal Vela (attuale piazza Savonarola)[6]. Il nuovo organismo gestì la realizzazione dell'opera. Al tempo in cui fu progettata (a cura dei vari ingegneri dei quattro consorzi di scolo interessati) rappresentò la più grande opera idraulica di tutto il Ravennate[7].
Il canale, della lunghezza complessiva di 37 chilometri, avrebbe ricevuto lungo il suo tragitto le acque di bassa giacitura dei quattro comparti. Prima dell'inizio della costruzione del canale si previde una spesa stimata di 10.204.440 lire (pari a circa 40 milioni di euro)[8]. In base alla “legge Baccarini”[9], lo Stato si accollò i tre quinti della spesa; un quinto fu finanziato dai quattro consorzi di bonifica ravennati ed il restante quinto dalla provincia e dai comuni interessati.
L'opera avrebbe dovuto essere completata in nove anni, ma in realtà ne occorsero ventisette[10]. Emersero infatti notevoli difficoltà tecniche nella realizzazione delle botti che avrebbero consentito di sottopassare il Senio e il Santerno, soprattutto quest'ultimo. Mentre infatti la realizzazione del sottopasso del Senio fu ultimata nel 1912, quella del Santerno fu di fatto interrotta a causa delle caratteristiche del terreno, soggetto a frane e con un basso grado di consistenza e solidità[10]. Lo scoppio del primo conflitto mondiale procrastinò ulteriormente la conclusione dei lavori, rinviandoli al dopoguerra.
I lavori ripresero nel 1924: rimaneva da scavare l'ultimo tratto del canale che, dalla botte Selice, in territorio conselicese, portava alla botte a sifone sotto il fiume Santerno. Terminata quest'opera nel 1927 non restò che l'ultimo tratto del canale. Le acque furono condotte nell'alveo spento del Lamone[11] fino a Casal Borsetti. I lavori terminarono nel 1930. L'ente che curò la manutenzione del canale fu, sin dal 1931, il Consorzio della bassa pianura ravennate. Nel secondo dopoguerra fu sostituito dal Consorzio della Romagna Centrale, poi confluito nel Consorzio della Romagna. Dal 2009 la gestione è esercitata dall'ente confinante, il Consorzio di bonifica della Romagna Occidentale[12].
Attività umane
[modifica | modifica wikitesto]- Agricoltura
Il canale in destra di Reno è spesso utilizzato nella stagione estiva per l'irrigazione dei campi.
- Pesca
Il canale è spesso meta di molti pescatori per le numerose specie ittiche che lo popolano. Tra esse troviamo: il siluro, la carpa, il carassio, il lucioperca, la scardola, l'anguilla, la brema, il persico, il pesce gatto, il cavedano, l'alborella, il nono ed il cefalo (in prossimità della foce). La canna da pesca è lo strumento maggiormente utilizzato dai pescatori del luogo; ma altri ricorrono alla pesca con la bilancia, soprattutto nella zona di Alfonsine.
Il canale sfocia a Casal Borsetti in un molo. Qui molti pescatori praticano la pesca alla passera, al cefalo, al ghiozzo paganello, ricorrendo all'uso di bilance grandi fino a 6 metri.
Alle spalle del centro abitato di Casal Borsetti è sorto all'inizio degli anni 2000 il porto turistico denominato Marina di Porto Reno, che è connesso al mare tramite il tratto terminale del canale. Per consentire l'accesso anche alle barche a vela è stato spostato verso l'interno il ponte carrabile e ne è stato costruito uno pedonale levatoio più vicino al mare.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Paolo Fabbri, Ravenna, geografia di un territorio, Pàtron, Bologna 1974, pag. 140.
- ^ La configurazione territoriale, la rete fluviale e i percorsi idrografici della Bassa Romagna, su bassaromagnamia.it. URL consultato il 29 maggio 2022.
- ^ Vincenzo Galvani, Zaniolo nella storia. Storia del canale Zaniolo e delle attività agro-colturali del territorio imolese, Conselice, Publi&Stampa, 2015, p. 14.
- ^ V. Galvani, Zaniolo nella storia, pp. 91-92.
- ^ V. Galvani, Zaniolo nella storia, p. 123.
- ^ Il Palazzo del Consorzio Canal Vela è oggi la sede del Consorzio di bonifica della Romagna Occidentale.
- ^ Carte d'acqua, p. 24.
- ^ Carte d'acqua, p. 26.
- ^ La legge n. 869 del 25 giugno 1882 introdusse la novità dell'intervento dello Stato centrale nel finanziamento dei lavori di bonifica.
- ^ a b Carte d'acqua, p. 25.
- ^ In precedenza il Lamone era stato fatto confluire in una cassa di colmata per sfociare in mare a sud di Casal Borsetti.
- ^ Carte d'acqua, p. 33.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Angelo Varni (a cura di), Lo scorrere del paesaggio, Faenza, EDIT, 2007.
- Tito Menzani, Le bonifiche in Romagna. La realizzazione del Canale in destra di Reno (secc. XVIII-XX), Imola, La Mandragora, 2008.
- Tito Menzani (a cura di), L'attività di bonifica nel territorio romagnolo. Percorsi di sviluppo in 150 anni di Italia unita (1861-2011), Imola, La Mandragora, 2012.
- Tito Menzani e Matteo Troilo, Carte d'acqua. Le mappe della bonifica in Romagna (secc. XVIII-XXI), Faenza, EDIT, 2016.