Daniele Roscia

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Daniele Roscia

Deputato della Repubblica Italiana
Durata mandato1994 –
2001
LegislaturaXII, XIII
Gruppo
parlamentare
Lega Nord (1994-1999), Misto (1999-2001)
CoalizionePolo delle Libertà (1994)
CircoscrizioneLombardia 2
CollegioRezzato
Incarichi parlamentari
XII Legislatura

  • V Commissione (bilancio, tesoro e programmazione) dal 25 maggio 1994 all'8 maggio 1996
XII Legislatura

  • V Commissione (bilancio, tesoro e programmazione) dal 4 giugno 1996 al 29 ottobre 1998
  • Commissione speciale per l'esame dei progetti di legge recanti misure per la prevenzione e la repressione dei fenomeni di corruzione dal 16 ottobre 1996 al 30 giugno 1997
  • XI Commissione (lavoro pubblico e privato) dal 29 ottobre 1998 all'11 gennaio 2000 e dal 10 ottobre 2000 al 29 maggio 2001
  • XIV Commissione (politiche dell'unione europea) dall'11 gennaio 2000 al 10 ottobre 2000

Dati generali
Partito politicoLega Nord (fino al 2000)
APE (2000-2001)
DE (2001)
Titolo di studiodiploma di ragioniere
Professioneconsulente aziendale

Daniele Roscia (Vobarno, 19 marzo 1954) è un politico italiano.

Carriera politica[modifica | modifica wikitesto]

Diplomato ragioniere, nel 1989 aderì alla Lega Lombarda, nella quale si creò la fama di essere uno dei più fedeli alla linea del segretario Umberto Bossi.[1] La sua prima esperienza nelle istituzioni fu nel consiglio comunale di Salò.[1] Dal 1992 al 1993 ricoprì l'incarico di segretario provinciale della Lega a Brescia e nel 1993 fu eletto sindaco di Gargnano col 33% dei voti,[2] carica che confermò nel 1997 col 45,3%.[3]

Nel 1994 venne eletto alla Camera dei deputati con la Lega Nord per la XII legislatura, nel collegio uninominale di Rezzato, sostenuto dalla coalizione del Polo delle Libertà, ottenendo il 54,55% dei voti.[4] Nel 1996 fu rieletto col 41,37% con l'appoggio della sola Lega.[5] Fu durante questa legislatura che acquisì fama nazionale, quando, durante il voto di fiducia chiesto dal presidente del consiglio Romano Prodi in seguito alla decisione di Rifondazione Comunista di uscire dalla maggioranza, si avvicinò al banco della presidenza offrendo di far uscire dall'aula qualche deputato leghista per assicurare la sopravvivenza del governo, in cambio dello statuto speciale per le regioni dell'Italia settentrionale e dell'assegnazione di una rete RAI alla Lega Nord.[6] Prodi, che declinò l'offerta, denunciò l'accaduto qualche giorno dopo, provocando le ire di Bossi che inizialmente lo liquidò come una millanteria. Roscia invece confermò le parole di Prodi ma dichiarò anche di aver agito di propria iniziativa, senza consultare preventivamente Bossi che quindi ne sarebbe stato effettivamente all'oscuro.[6] Questa vicenda segnò una crisi nei rapporti tra Bossi e Roscia, che infatti al successivo congresso della Lega Nord, tenutosi nel luglio 1999, appoggiò la mozione di Domenico Comino che richiedeva un cambio nella linea politica del movimento, con l'apertura di un dialogo coi partiti del Polo per le Libertà.[7] La mozione fu respinta e Roscia fu espulso, assieme a Comino. In parlamento aderì al Gruppo misto e fondò un proprio movimento denominato Lombardia Lombardia, che a inizio 2000 aderì agli Autonomisti per l'Europa (ApE) che vedevano in Comino il proprio leader.[8]

Durante la crisi del primo governo D'Alema, Roscia diede nuovamente la disponibilità a sostenere il governo uscente di centrosinistra, sostituendo i Socialisti Democratici Italiani di Enrico Boselli, alle stesse condizioni poste a Prodi l'anno precedente,[9] ma anche in questo caso la proposta non ebbe seguito.

L'ApE non fu presente alle elezioni regionali in Lombardia del 2000, mentre partecipò a quelle piemontesi e venete ma con risultati inferiori alle aspettative. Per le successive elezioni politiche del 2001 strinse un accordo con Democrazia Europea di Sergio D'Antoni, in base al quale Roscia fu candidato nel collegio uninominale del Senato di Desenzano del Garda, ottenendo l'1,9% dei voti, senza essere eletto.[10]

Dal 2004 al 2009 è stato consigliere comunale per una lista civica a Roè Volciano[11].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Franco Mondini, Daniele Roscia: Un sindaco fuori dal... comune (PDF), in En Piasa. Periodico gargnanese di informazione, attualità e cultura, n. 0, febbraio 1994, pp. 1-3. URL consultato l'8 settembre 2018 (archiviato dall'url originale l'8 settembre 2018).
  2. ^ t2=2&lev3=700&levsut3=3&ne1=3&ne2=15&ne3=150700&es0=S&es1=S&es2=S&es3=N&ms=S Ministero dell'Interno - Archivio storico delle elezioni
  3. ^ t2=2&lev3=700&levsut3=3&ne1=3&ne2=15&ne3=150700&es0=S&es1=S&es2=S&es3=N&ms=S Ministero dell'Interno - Archivio storico delle elezioni
  4. ^ Ministero dell'Interno - Archivio storico delle elezioni
  5. ^ Ministero dell'Interno - Archivio storico delle elezioni
  6. ^ a b Michela Mantovan, Roscia: "Sono stato io, D'Alema non avrebbe fatto spallucce", in Corriere della Sera, 12 ottobre 1998.
  7. ^ Piero Colaprico, Io eretico, messo alla gogna da chi ha perduto le elezioni, in la Repubblica, 26 luglio 1999, p. 8.
  8. ^ Italia Brontesi, «Ha gestito il partito come se fosse cosa sua Senza ottenere nulla», in Corriere della sera, 6 aprile 2012. URL consultato l'8 settembre 2018.
  9. ^ Crisi, è polemica tra Cossiga e Veltroni [collegamento interrotto], in la Repubblica, 15 dicembre 1999.
  10. ^ Ministero dell'Interno - Archivio storico delle elezioni
  11. ^ Anagrafe degli Amministratori Locali e Regionali Interno.gov.it

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]