Cliternia Frentana

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Cliternia
Nome originale Cliternia
Cronologia
Fondazione Ercole[1] o Diomede[2][3]
Fine 217-216 a.C.
Causa seconda guerra punica
Rifondazione post guerra punica
Fine 495 d.C.
Causa saccheggio dei Goti[4][5]
Rifondazione alto medioevo
Fine 957
Causa saccheggio degli Ungari[3]
Amministrazione
Territorio controllato costa frentana meridionale
Dipendente da Larinum, antica Frenter
Territorio e popolazione
Nome abitanti cliterniati
Lingua osco
Localizzazione
Stato attuale Italia (bandiera) Italia
Località incerta; probabilmente tra il bacino inferiore del Biferno e del torrente Saccione

Cliternia (Frentana[6]) era una città italica, di incerta localizzazione.

Città iapigia, poi frentana e infine romana, che nella divisione amministrativa di Augusto viene inclusa nella Daunia[7], della cui precisa ubicazione gli storici antichi e moderni fanno diverse congetture, ma concordano però sul fatto che l'area dove sorgeva viene ad essere circoscritta dai fiumi Fortore e Biferno e la città di Larino e il mare Adriatico. Secondo il Tria essa era situata nei pressi del torrente Saccione[4]. Durante la seconda guerra punica, insieme ad altre città frentane, venne saccheggiata da Annibale. Distrutta dai Goti[8] nel 495 d.C., tesi corroborata anche da quanto riferito dall'abate Polidori[5], venne ricostruita probabilmente più verso l'entroterra. Nel 947 stessa sorte subì la nuova città, riferita "nella cronica inedita di S. Stefano in rivo maris" con il nome di Cliternia di Diomede[3][9], ad opera questa volta degli Ungari, dalle cui ceneri sorse poi Cliterniano, quasi nello stesso luogo (« eodem poene situ, sed amplitudine, et conditione valde dispari[5] ») che, dopo aver subito i danni della peste, nel 1125 venne raso al suolo dal forte terremoto, riportato nel Chronicon di Falcone Beneventano, nel quale perirono quasi tutti gli abitanti.[10]

Mito ed etimo

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Le origini della città, per gli storici antichi e moderni, sfuma nel mito, così che l'abate Pollidori attribuisce alla città di Cliternia origini greche, fondata da Ercole mentre si trovava di passaggio in Italia con i buoi di Gerione[1]. Il Romanelli, rifacendosi a ipotesi di Strabone, e l'anonimo della Chronicon apocrifo del Monastero di Santo Stefano in Rivo Maris riportano come fondatore il re d'Etolia Diomede[2]. Il nome era comune ad altre città italiche con alcune delle quali spesso veniva confusa, come la Cliternia degli Equicoli e dei Marsi[11]. C'era anche una Cliternia nella Gallia Cispadana.[12] Per quanto concerne l'etimo c'è chi, come Nicola Corcia, lo fa derivare dal greco dalle parole Cliter e Ernos, avendo una qualche attinenza con il nome del fiume Cliturno. l'etimologia arcadica Cliter starebbe a significare "declivio". Però, considerato il fatto che i greci sembra non si siano spinti fino a queste zone, Luigi Sassi ipotizza che l'etimo sia da ricercarsi nella lingua osco-umbra, dove il termine Cletra o Clitra significa "ontano" e, poiché la regione del Biferno era antichissimamente ricca di alberi e querce, la nostra Cliternia avrebbe avuto la sua denominazione da Cletra con suffisso ern, in quanto le terminazioni ern e arn qualificano luoghi nei pressi di sorgenti e di acque di fiumi[12].

Del luogo preciso in cui era situata la Cliternia dei Frentani, e di quello delle altre due ricostruzioni successive (Cliternia nuova e Cliterniano), di cui parlano le fonti storiche, non se ne sa nulla. La zona costiera ha subito inoltre un graduale, lento, ma inesorabile insabbiamento e, se ci fosse stata una Cliternia marittima, attualmente essa giacerebbe nell'entroterra, abbastanza distante dal mare.
Plinio, nel suo itinerario che va da sud a nord, situa Cliternia subito dopo il fiume Tiferno, ovvero sulla sua sponda sinistra[13]. Mela, invece, facendo l'itinerario all'inverso, da settentrione a mezzogiorno, pone Cliternia immediatamente dopo il Tiferno, sulla sua sponda destra[14]. Il Cluverio, in sintonia con Plinio e Pomponio Mela, identificava il sito di Cliternia, avendo rinvenuto abbondanti ruderi ivi disseminati, presso Campomarino[15]; congettura questa insostenibile, secondo il Romanelli[16], ancor più perché a quei tempi il tratto indicato era occupato dal mare. Dello stesso parere del Cluverio sono Mommsen e altri storici come Garucci e Domenico de Guidobaldi. La "legge concomitante lo stabilimento e la distribuzione dei cantoni del Sangro" emanata nel 1799 da Championnet avvalora ancor più questa ipotesi[17]. Il Romanelli ipotizza che Cliternia corrispondesse alla Corneli dell'Itinerario antonino[18], ma il Corcia ne ravvisa l'improbabilità a causa della distanza enorme da Larino (26 miglia) dalla quale dipendeva[19]. Cliternia non risulta ad ogni modo menzionata né nella Tabula Peutingeriana né negli Itinerari romani né in Strabone[20].
Ma in genere le fonti storiche sono alquanto vaghe nell'individuarne il sito con precisione, a volte sono discordi nell'attribuirne l'appartenenza ai Frentani oppure ai Dauni. La si confonde talvolta con la Cliternia equicola, posta da tutt'altra parte e appartenente ad un altro popolo italico: gli Equi.[21]
Sebbene non si possa deciderne l'ubicazione esatta, almeno una cosa certa quasi tutti gli studiosi e le fonti antiche confermano, e cioè che Cliternia si trovasse, in un modo o nell'altro, situata in un'area compresa tra il Fortore e il Biferno, e tra Larino e il mare Adriatico, possibilmente molto più verso il Saccione e il mare.[22]

Plinio[23] e Pomponio Mela[24] situano il fiume Biferno e le città di Cliternia e Larino nel territorio dei Dauni. Ciò è dovuto al fatto che essi si rifanno alla nuova amministrazione attuata da Augusto, che toglie al territorio dei Frentani una porzione di territorio che va dal Fortore al Biferno, a Sud, e un'altra adiacente alla riva destra dell'Aterno-Pescara, a Nord. Il Tria vuole Cliternia appartenente alla divisione amministrativa di Larino,[25] che certamente godeva, almeno al tempo dei Romani, della municipalità.

Insieme ad Usconium, Gerione e Arx Calene, Cliternia faceva parte dell'esteso agro di Larinum, che gli storici Polibio, Cesare e Livio distinguevano dal resto della Frentania, tanto che "il Cluverio, appoggiandosi all'autorità di questi scrittori, non ebbe alcun dubbio di affermare che la confederazione dei frentani-larinati si estendeva dal Tiferno al Frento e dai monti di Arx Calene al Mare"[26][27]. Prima che il territorio larinate fosse conquistato dai romani, tale confederazione, insieme al resto dei frentani, con Caraceni, Caudini, Irpini e Pentri, faceva parte della più grande federazione sannita.

  1. ^ a b Pollidori, De Antiquitatibus Frentanorum
  2. ^ a b

    «Diomede... creduto fondatore parimente di Cliternia, di Arpi, e di Siponto nella Daunia, come attesta Strabone, e sepolto, secondo Plinio nelle isole dette da lui Diomedee.»

  3. ^ a b c

    «VI. Et Hungari destruxerunt Cliternia Diomedis et Civitatem Apulam et gentes multas dederunt in occisionem gladiis, et sic fecerunt deinceps per multos annos hostiliter discurrendo.»

  4. ^ a b Giovanni Andrea Tria, Memorie ... op. cit. lib.I, cap.4, num.1. - « ... Cliternia fusse Città marittima, già distrutta ... ... certamente situata ... tra il Frontone, oggi detto Fortore, e il Tiferno, o sia chiamato Biferno »
    , E allo stesso cap.I, num.7. - « E quando la decisione di una tale controversia Storica debba decidersi colle conghietture, ci sembra, che non manchino, e sono tali, che rendono la situazione di Cliternia tra il Frontone, e il Biferno, incontrastabile: tra queste, la fama tra que' Popoli, volendo tutti costantemente, che Cliternia fusse situata nel luogo, che corrottamente al presente chiamano Licchiano in Saccione, non lungi dalla Terra di San Martino »
    E allo stesso num.7., riportando poi quanto già scritto dall'abate Pollidori riguardante Cliterniano che fu « fondato sopra le ruine dell'Antica Cliternia, detta poi volgarmente con nome corrotto Licchiano, stata già nel Tenimento chiamato dello Saccione, oggi in Provincia di Capitanata ... posta da circa sei miglia distante da questa nostra Terra di S. Martino. »
  5. ^ a b c Giovanni Andrea Tria, Memorie ... op. cit. lib.IV, cap.IV, §.unico, num.6 - [il Polidori scrive] « Ex ruinis antiqua Urbis destructa post casum Romani Imperii a Nationibus Barbaris, qui Italiam non uno malorum genere vexaverunt, Cliternianum aedificatum est ; eodem poene situ, sed amplitudine, et conditione valde dispari ».
  6. ^ N.B. - La denominazione estesa "Cliternia Frentana" consente di distinguerla da altre città antiche omonime
  7. ^ Luigi Sassi, op. cit., pag. 41
  8. ^ Giovanni Andrea Tria - Memorie ... op. cit. . - lib.IV, cap.IV, §.unico, num.6. - « Cliternia rimase distrutta non già dalle guerre co' Larinati, ma da Barbari Goti, Westrogoti, e altre simili Nazioni, dopo la caduta dell'Imperio Romano, quando anche ebbe l'istesso infortunio la Città di Larino »
  9. ^

    «Nella cronica inedita di S. Stefano in rivo maris da me conservata si parla di questa città col nome di Cliternia di Diomede, distrutta dagli Ungari insieme colla città Appula nel 947»

  10. ^ Giovanni Andrea Tria, Memorie ... op. cit. lib.IV, cap.4, §.unico, num.7. - « Né questa nuova Cliternia, o luogo Cliterniano, o Licciano, che si dica, ebbe maggior fortuna dell'antica Cliternia, perché anch'egli restò desolato, e al presente, non si vedono, che antichi monumenti di fabbriche, di abitazioni, di fontane, e di altri edifici, li quali ci fanno sapere la di loro qualità d'esser stati assai considerabili. Quando poi ciò sia accaduto, dobbiamo dirlo certamente in occasione, che allo stesso infortunio furono sottoposti gl'altri luoghi, cho venivano situati nel lido dell'Adriatico di questa Diocesi a cagione de' tremuoti, guerre, peste, e simili disavventure, specialmente il tremuoto del 1125.
  11. ^ Domenico Romanelli, Scoverte patrie di città distrutte e di altre antichità nella regione frentana, p. 131.
    «Non pochi la confusero coll'altra Cliternia de' Marsi, di cui ha parlato Plinio nel libro notato: Marsorum Cliternini, quantunque un tratto immenso di terra l'una dall'altra separava»
  12. ^ a b Luigi Sassi, San Martino in Pensilis e i suoi dintorni, pagg. 47-48
  13. ^

    «Flumen portuosum Frento, Teanum Apulorurn, itemque Larinum, Cliternia, Tifernus amnis»

  14. ^

    «Dauni tenent Tifernum amnem, Cliterniam, Larinum, Teanum oppida, itemque montem Garganum.»

  15. ^ (LA) Filippo Cluverio, cap.9, in Italia Antiqua, Italia Antiqua, tom.2, lib.4.
    «Quo situ fuerit, minime dispicere queo, nisi fuerit, Cliternia, ubi nunc Oppidulum sine moenibus, aedificiisque semidirutis est, in quo pernoctavi, duo millia passuum a Mari, octo millia a Larino, quatrigentos passus a Tiferno dextra ripa dissitum, vulgari adpellatione, Campomarino»
  16. ^

    «Il Cluverio fu di parere, che Cliternia poteva riporsi in quel piccolo oppido appellato Campomarino, dov' egli nel suo viaggio pernottò, due miglia dal mare, ed otto da Larino. Fu questa una congettura del Cluverio sfornita di ogni appoggio, e sarà maggiormente per tale considerata, se vera è l'opinione comune, che tutto questo tratto fosse ne' passati tempi occupato dal mare.»

  17. ^ Legge "emanata l'11 Piovoso dell'anno VII repubblicano (1799)" da Championnet, generale in capo dell'armata di Napoli, in cui la località che in quei tempi serbava ancora il nome di Cliternia, è ricordata nelle vicinanze di Campomarino ed è distinta da quella denominata Licchiano in Saccione, che faceva parte del cantone di Larino

    «Articolo XIV. Il Cantone di Termoli comprende: Termoli, S. Giacomo, Civita Setacciata, Crespella, V. Meroli, M. Bello, M. la Teglia, Palata, S. Biagio, S. Martino, Ururi, Colle Reale, Saccione, Portocannone, Campomarino e l'antica Cliternia.»

  18. ^

    «Io son puranche di parere, che di Cliternia abbia parlato l'itinerario di Antonino Iter Flaminia ab urbe per Picenum col nome corrotto di Corneli [...] Infatti in questo itinerario Corneli invece di Cliternia è riposto tra Arenio, ossia Larino, tra Ponte Longo, cioè quel ponte, che passava sopra il Fortore per Teano Appulo.»

  19. ^ Nicola Corcia, cap. VI. Regione frentana, III, N.19,, in Storia delle Due Sicilie, Storia delle Due Sicilie, I, Napoli, Tipografia Virgilio, 1843, [1843], p. 209. URL consultato il 24-4-2019.
    «Un patrio scrittore [si riferisce al Romanelli] stimando alterato da copisti il nome Corneli che leggesi nel citato Itinerario di Antonino, si avvisò di legger si dovesse Cliternia; ma la segnata distanza si oppone a questa conghiettura, e raccogliendosi dalla testimoninza di Plinio che Cliternia era nella dipendenza di Larino, non è da credere che ne fosse stata così lontana.»
  20. ^ Luigi Sassi, San Martino in Pensilis e i suoi dintorni, pag. 43
  21. ^

    «Altri autori moderni la confusero coll'altra Cliternia negli Equi, di cui ha parlato anche Plinio: Aequiculanorum Cliternini, quantunque un immenso tratto di terra l'una separava dall'altra.»

  22. ^ Giovanni Andrea Tria, Memorie ... op. cit. lib.I, cap.4, num.9. - « ... Si conferma tutto ciò con altra conghiettura, vedendosi in quel gran tratto del Saccione tra Tiferno, e il Fortore, che sta a Mezzo giorno della riva del Mare superiore, o sia detto l'Adriatico, in colli, ed in ampissime pianure, che si stendono fino a Campomarino, rottami di superbi Edifici, mezzi archi, fabbriche di stupende fontane, sepolcri, e simili monimenti di antichità; ed è certo, che questi non possono essere monimenti, se non di qualche luogo cospicuo, come era Cliternia. tanto che non facendo gli Storici, e molto meno i Geografi memoria alcuna di altra Città, che fusse posta in questo gran tratto, di fabbriche cospicue, e reliquie di antichità veneranda, e volendo, che quivi fusse posta questa Città, ci fa forza a così credere, e che pretendendosi da altri Cliternia altrove, possa ben suspicarsi, o che un tal sentimento non sussista, o che debba egli intendersi di altra Cliternia, Cliterno, Claterno, o Aliterno, e non già di Cliternia, di cui parla Plinio, e Pomponio Mela, i quali la vogliono situata tra il Frontone, e il Biferno ... .
  23. ^ Plinio, Naturalis Historia, lib.III, n.103. - « flumen portuosum Fertor, Teanum Apulorum itemque Larinum, Cliternia, Tifernus amnis, inde regio Frentana »
  24. ^ Pomponio Mela, De Chorographia, lib.II, num.58. - « Dauni tenent Tifernum amnem, Cliterniam, Larinum, Teanum oppida, itemque montem Garganum »
  25. ^ Giovanni Andrea Tria, Memorie ... op. cit. lib.I, cap.4, num.2. - « ... Cliternia era Città, spettante ai Larinati, come posta ne' contorni di Larino.
  26. ^ Luigi Sassi, cap. III., in San Martino in Pensilis e i suoi dintorni, Campobasso, 2009, pp. 49-50.
  27. ^ Nicola Corcia, cap. VI. Regione frentana, III, N.13,, in Storia delle Due Sicilie, Storia delle Due Sicilie, I, Napoli, Tipografia Virgilio, 1843, [1843], p. 204. URL consultato il 24-4-2019.
    «Cesare e Livio distinguono chiaramente con Polibio l'agro larinate da quello de' Frentani, il quale perciò non par dubbio che dal Tiferno si stendesse insino al Frentone; e benché i geografi questa città attribuiscano a' Frentani, o alla Daunia, egli sembra che ne' tempi più antichi formasse una regione a parte con qualche altra città soggetta al suo dominio, come Cliternia, Gerione e la Rocca Calena. E anche ne' tempi romani Larino distinguevasi dalle altre città frentane, perciocché dopo la Guerra Sociale fu tra' Municipii più insigni d'Italia, come raccogliesi da Cicerone e dalle seguenti epigrafi...»
  • Tria - Memorie Storiche Civili ed Ecclesiastiche della Città e Diocesi di Larino, Roma, 1744.
  • Plinio, Naturalis Historia, lib.III.
  • Pomponio Mela, De Chorographia, lib.II, num.58.
  • Domenico Romanelli, Antica Topografia istorica del regno di Napoli, part.III, sect. VII. Napoli, Stamperia reale, 1819.
  • Luigi Sassi, San Martino in Pensilis e i suoi dintorni, Campobasso, 2009

Voci correlate

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