Chris Burden

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Chris Burden, vero nome Christopher Lee Burden (Boston, 11 aprile 1946Topanga, 10 maggio 2015), è stato un artista statunitense.

Viene ricordato, al pari di Gina Pane e Marina Abramović, per le sue performance autolesionistiche ed estreme che gli hanno procurato una fama controversa.[1] In seguito, l'artista si è concentrato sulla costruzione di opere d'arte ingegneristiche.

Molte creazioni sono state raccolte in importanti collezioni museali fra cui il Los Angeles County Museum of Art, il Museum of Contemporary Art di Los Angeles, il Whitney Museum of American Art, il Museum of Modern Art di New York, la Tate Gallery, il Middelheim Museum, l'Inhotim, il Museo di arte contemporanea del XXI secolo di Kanazawa e il Museum of Contemporary Art di Chicago.[2]

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Gioventù[modifica | modifica wikitesto]

Figlio dell'ingegnere Robert Burden e della biologa Rhoda Burden, è nato a Boston nel 1946 ed è cresciuto a Cambridge, nel Massachusetts,[3] per poi trasferirsi in Francia e in Italia.[4] All'età di 12 anni ha subito un intervento chirurgico di emergenza, eseguito senza anestesia, al piede sinistro, dopo essere stato gravemente ferito in uno scontro motociclistico all'isola d'Elba; durante la lunga convalescenza che seguì, si interessò all'arte visiva e in modo particolare alla fotografia[3]. Si è successivamente diplomato in arti visive, fisica e architettura al Pomona College e all'Università della California, Irvine, dove ebbe fra gli insegnanti l'artista Robert Irwin.[4][5]

Performance[modifica | modifica wikitesto]

Iniziò a interessarsi alla performance art nei primi anni settanta. In questo periodo trovò nella violenza fisica il suo modo di esprimersi: le prime performance lo misero fisicamente in pericolo. La consapevolezza del corpo e la sua fragilità sono usate dall'artista per riportare violentemente in vita tutte le emozioni.[6]

Five Day Locker Piece (1971)[modifica | modifica wikitesto]

La sua prima performance Five Day Locker Piece venne concepita per la sua tesi di laurea all'Università della California.[3] Durante la performance rimase chiuso per cinque giorni e cinque notti in uno degli armadietti metallici dell'Università con un recipiente per bere e uno per urinare. Five Day Locker Piece venne fotografata e venduta come un oggetto d'arte.[7]

Shoot (1971)[modifica | modifica wikitesto]

Il 19 novembre del 1971 alle 19 e 45, in una sala della galleria F-Space di Santa Ana in California, concepì Shoot, una delle sue performance più note. Per essa, convinse l'amico Bruce Dunlamp a sparargli addosso con un fucile calibro 22 da cinque metri di distanza. L'azione si svolse davanti ad un pubblico che non aveva la possibilità di intervenire e venne ripresa da una telecamera. A seguito della performance riportò una ferita al braccio sinistro.[8]

Being photographed looking out looking in (1971)[modifica | modifica wikitesto]

La performance Being photographed looking out looking in venne realizzata presso la galleria F-Space in Santa Ana (California) ed era divisa in tre momenti. Per prima cosa, un addetto della galleria munito di una Polaroid fotografò i visitatori, uno ad uno, al momento del loro ingresso. La seconda parte della performance consisteva in una piattaforma di legno che pendeva dal soffitto legata ad una catena. I visitatori potevano accedere alla piattaforma salendo su di una scala. Reclinando la piattaforma, osservando da una lente di gomma possono vedere il cielo. Il terzo momento della performance si spostava in un bagno dove l'artista, dietro una porta, non può vedere chi lo osserva attraverso una lente montata sulla porta stessa.[9]

Deadman (1972)[modifica | modifica wikitesto]

Per la sua Deadman tenuta il 12 novembre alle 20 presso la Clenega Boulevard di Los Angeles, l'artista si sdraiò a terra coperto da un telo impermeabile con accanto due torce da 15 minuti l'una a segnalarlo. Poco prima che le torce si esaurissero, venne arrestato dalla polizia per procurato allarme. Dopo tre giorni venne prosciolto poiché la giuria non riesce a prendere una decisione in merito e il giudice archiviò il caso.

Icarus (1973)[modifica | modifica wikitesto]

In Icarus, tenuta il 13 aprile 1973 alle 18, invitò tre persone nel suo studio. Entrò nella stanza da una porta sul retro nudo. Due assistenti misero sulle sue spalle delle aste di vetro, le cosparsero di benzina e gli diedero fuoco. L'artista saltò via dalle fiamme facendo cadere il vetro a terra.[10]

Through the Night Softly (1973)[modifica | modifica wikitesto]

Il 12 settembre sulla Main Street di Los Angeles strisciò per 15 metri su cocci di vetro in mutande con le mani legate dietro la schiena L'opera risultante venne nominata Through the Night Softly.[11][12]

Trans-Fixed (1974)[modifica | modifica wikitesto]

Il 23 aprile 1974 a Speedway Avenue presso Venice (Los Angeles) tenne la famosa Trans-Fixed. Durante la performance si fece letteralmente crocifiggere sulla parte posteriore di una Volkswagen Maggiolino. L'auto venne esposta al pubblico per circa due minuti col motore acceso. Le vibrazioni gli causarono forti dolori alle mani.[13]

White Light/White Heat (1974)[modifica | modifica wikitesto]

Per White Light/White Heat, tenuta alla Ronald Feldman Gallery di New York, trascorse ventidue giorni sdraiato su una piattaforma triangolare, rialzata e situata nell'angolo della galleria a un'altezza prossima al soffitto. Non poteva né vedere e nemmeno essere visto dagli spettatori. Secondo quanto affermò, durante la sua permanenza sulla piattaforma, non mangiò, non parlò e non scese mai da lì.[14] Marina Abramovich restò colpita da questa performance a tal punto da chiedergli di poterla ripetere ma egli però rifiutò.[11]

Doomed (1975)[modifica | modifica wikitesto]

Del 1975 è invece Doomed, inscenata presso una sala del Museum of Contemporary Art di Chicago. In essa egli si sdraiò sotto una lastra di vetro inclinata di quarantacinque gradi appoggiata a una parete sulla quale è posto un orologio funzionante.[15] Previde di rimanere in quella posizione finché qualcuno non interferisse. Quarantacinque ore e dieci minuti più tardi, l'impiegato del museo, Dennis O'Shea, appoggiò accanto a lui una brocca d'acqua. In quel momento, l'artista uscì e spezzò il quadrante dell'orologio con un martello segnando la fine della performance.[4]

Altre esibizioni degli anni settanta sono Match Piece (1972),[16] B.C. Messico (1973), Fire Roll (1973), TV Hijack (1972),[17] e Honest Labour (1979).

TV Commercials[modifica | modifica wikitesto]

Tra il 1973 e il 1977 acquistò degli spazi pubblicitari da alcune emittenti locali di Los Angeles con lo scopo di interrompere lo strapotere delle televisioni. Nacque così il progetto Tv Commercials: le pubblicità televisive diventano spazi in cui l'artista appariva in prima persona o manda in onda alcune delle sue performance.[18]

Le creazioni ingegneristiche[modifica | modifica wikitesto]

Alla fine degli anni settanta, si dedicò alla creazioni di installazioni scultoree composte da piccoli pezzi o da meccanismi in funzione[3].

B-Car (1975)[modifica | modifica wikitesto]

Una delle sue prime creazioni meccaniche è B-Car, un veicolo a quattro ruote perfettamente funzionante che l'artista stesso descrisse come "un veicolo in grado di percorrere 100 miglia all'ora e raggiungere 100 miglia al gallone".[19]

Diecimila (1977)[modifica | modifica wikitesto]

In questa installazione, l'artista ha riprodotto un fac-simile di una banconota da 10.000 lire italiane stampata su entrambi i lati del foglio[20].

C.B.T.V. (1977)[modifica | modifica wikitesto]

C.B.T.V. ricostruzione della prima televisione meccanica.

Big Wheel (1979)[modifica | modifica wikitesto]

Big Wheel è invece una ruota di enormi dimensioni che venne esposta per la prima volta alla Rosamund Felsen Gallery.[21] Successivamente, è stata esposta nel 2009 al Museum of Contemporary Art di Los Angeles.[22]

Beam Drop (2009)

The Atomic Alphabet (1980)[modifica | modifica wikitesto]

Ha creato una gigantesca litografia colorata a mano in formato poster. Durante la lettura ha accompagnato ogni lettera recitata dell'alfabeto a un calpestio rabbioso.[23] Venti edizioni del lavoro sono state eseguite in vari musei, come ad esempio nel Museum of Modern Art di San Francisco[24] e il Whitney Museum of American Art.

A Tale of Two Cities (1981)[modifica | modifica wikitesto]

Su un terreno di 100 metri quadrati e una base di sabbia circondata da una "giungla" fatta di piante d'appartamento posizionò un plastico di due città-stato, pronte per la guerra, con 5.000 modellini di guerra provenienti dagli Stati Uniti, dal Giappone e dall'Europa. Questa installazione è il frutto della passione che l'artista aveva per i modellini e i soldatini[3]. Ha re-immaginato un sistema di stati feudali.[25]

The Speed of Light Machine (1983)[modifica | modifica wikitesto]

In The Speed of Light Machine' l'artista ha riproposto un esperimento scientifico che permette di "vedere" la velocità della luce.

All the Submarines of the United States of America (1987)[modifica | modifica wikitesto]

L'installazione All the Submarines of the United States of America consiste di 625 piccoli modelli identici di sottomarini realizzati a mano e in cartone dipinto. Tali sottomarini rappresentano l'intera flotta sottomarina degli Stati Uniti risalente dalla fine dell'Ottocento (quando i sottomarini entrarono nell'arsenale della marina) fino alla fine degli anni ottanta.[26] Sospese i modelli di cartone sui monofilamenti dal soffitto, ponendoli a varie altezze in modo che somigliassero a un branco di pesci che nuota attraverso lo spazio della galleria.[3]

Samson (1985)[modifica | modifica wikitesto]

Per Samson, Burden creò un martinetto idraulico da 100 tonnellate collegato a un tornello di modo che, ogniqualvolta un ospite entrava nel Newport Harbor Art Museum, le travi venivano infilate nei muri di supporto del museo.[27] L'opera venne smontata dai vigili del fuoco con la motivazione che si trattava di un pericolo per la sicurezza; l'intento del progetto lo rileva lo stesso artista:"se un numero sufficiente di persone fosse entrato nel museo, esso sarebbe crollato".[28]

Fist of Light (1992)[modifica | modifica wikitesto]

Fist of Light venne esposta durante la Whitney Biennial di New York e consisteva in una scatola di metallo chiusa con centinaia di lampade a ioduri metallici bruciate all'interno. Richiedeva un condizionatore industriale per raffreddare la stanza.

Hell Gate (1998)[modifica | modifica wikitesto]

Hell Gate è un modello in scala di 8,5 metri, in pezzi di Erector Set, Meccano e legno dell'omonimo ponte ferroviario in acciaio e calcestruzzo, che attraversa il segmento Hell Gate dell'East River, tra Queens e Wards Island, a New York.[4]

When Robots Rule (1999)[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1999 è stata esposta When Robots Rule alla Tate Gallery di Londra. L'opera consisteva in una "linea di assemblaggio di fabbrica" che avrebbe dovuto produrre aeroplani modellati in carta velina, plastica e legno di balsa. Ogni aereo con un propulsore alimentato da un elastico, al suo completamento nell'arco di 2 minuti,[29] veniva lanciato per farlo volare intorno alla galleria.[30][31] Sfortunatamente, la macchina non ha mai funzionato. Secondo World Sculpture News "il lavoro ha dimostrato che i robot, in realtà, non governano tutto, e per ora sono ancora soggetti a carenze individuali e di gruppo."[31][32]

Il nuovo millennio[modifica | modifica wikitesto]

Nomadic Folly (2001)[modifica | modifica wikitesto]

Presentata per la prima volta alla Biennale di Istanbul nel 2001, Nomadic Folly (2001) consiste in un grande ponte di legno fatto in legno di cipresso turco e quattro enormi ombrelli. I visitatori potevano rilassarsi e sostare in questa struttura simile a una tenda, piena di opulenti tappeti fatti a mano, corde intrecciate, lampadari sospesi in vetro e metallo e tessuti per matrimoni ricamati con fili scintillanti e motivi tradizionali.[2]

Ghost Ship (2005)[modifica | modifica wikitesto]

Nel 2005 ha creato Ghost Ship, il suo yacht senza equipaggio: un vero e proprio navigatore autonomo che attraccò a Newcastle upon Tyne, il 28 luglio del 2005, dopo un viaggio di 5 giorni di 530 chilometri iniziato a Fair Isle, vicino alle Isole Shetland. Il progetto è stato commissionato da Locus + ad un costo di 150.000 sterline ed è stato finanziato con una significativa sovvenzione dall'Arts Council England,[33] costruito con l'aiuto del Dipartimento di ingegneria marina dell'Università di Southampton. Pare che il mezzo sia stato controllato tramite un computer di bordo e un sistema GPS; tuttavia, in caso di emergenza, la nave veniva tenuta sotto osservazione da un'imbarcazione di supporto.[34][35]

Urban Light (2008)[modifica | modifica wikitesto]

Nel 2008 ha creato Urban Light, un'opera scultorea composta da 202 antichi lampioni trovati intorno a Los Angeles. Ha comprato le luci dall'appaltatore che ha installato Urban Light, Anna Justice. L'opera è esposta fuori dal Los Angeles County Museum of Art, e le luci a energia solare si illuminano al crepuscolo.[36]

Metropolis II (2011)[modifica | modifica wikitesto]

Metropolis II (2011) in funzione

Nell'estate del 2011, dopo quattro anni di lavoro, ha terminato la sua scultura cinetica Metropolis II[37][38] che viene installata al LACMA nell'autunno 2011[39]: "un'intensa scultura cinetica, modellata su una frenetica e moderna città moderna."[40] Del 2013 è invece Porsche With Meteorite (2013), consistente in una trave di equilibrio in acciaio che sorregge contemporaneamente una Porsche sportiva e un piccolo meteorite.[3] Sempre nel 2013, il New Museum of Contemporary Art ha deciso di appropriarsi di Twin Quasi-Legal Skyscrapers (2013), due torri alte 11 metri create in occasione della retrospettiva sulla sua carriera[41].

Light of Reason (2014)[modifica | modifica wikitesto]

Light of Reason è stato commissionato dalla Brandeis University nel 2014 e si trova fuori dal Rose Art Museum. Si compone da tre file di 24 lampioni vittoriani che puntano verso l'ingresso del museo. La scultura funge da gateway e spazio per eventi all'aperto ed è diventata un punto di riferimento del campus.[42][43]

Ode to Santos Dumont (2015)[modifica | modifica wikitesto]

L'ultimo lavoro portato a termine è un piccolo dirigibile funzionante che vola in cerchi perfetti titolato Ode to Santos Dumont (2015). L'opera, dedicata all'omonimo pioniere dell'aviazione brasiliano, è stata annunciata in un evento privato della Gagosian Gallery poco prima della morte dell'artista ed è stata successivamente installata al Los Angeles County Museum of Art.[44]

La morte[modifica | modifica wikitesto]

L'artista è deceduto a Topanga, il 10 maggio 2015, a causa di un melanoma. Prima di morire stava progettando un mulino ad acqua che avrebbe dovuto affiancare la torre di alluminio di Frank Gehry, presso la LUMA Foundation.[45]

Vita privata[modifica | modifica wikitesto]

Era sposato con l'artista multimediale Nancy Rubins.[46] Ha vissuto e lavorato a Los Angeles, in California. Il suo studio si trovava presso il Topanga Canyon.[39] Dal 1967 al 1976 è stato sposato con Barbara Burden, la quale ha documentato e partecipato a molte delle sue prime opere.[47]

Vita accademica[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1978 divenne professore all'Università della California, a Los Angeles, una posizione dalla quale si dimise nel 2005. Sebbene non sia chiaro il motivo della sua scelta, alcuni affermano che sia stato accusato di aver violato le norme di sicurezza dell'istituto tentando di usare una pistola durante una performance artistica dimostrativa.[30][46][48]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Burden, addio all’artista (più) estremo, su corriere.it. URL consultato il 25 ottobre 2018.
  2. ^ a b (EN) CHRIS BURDEN - The Heart: Open or Closed, su gagosian.com. URL consultato il 25 ottobre 2018.
  3. ^ a b c d e f g (EN) Chris Burden, a Conceptualist With Scars, Dies at 69, su nytimes.com. URL consultato il 25 ottobre 2018.
  4. ^ a b c d (EN) Performance Chris Burden and the limits of art, su newyorker.com. URL consultato il 25 ottobre 2018.
  5. ^ (EN) Chris Burden, su gagosian.com. URL consultato il 25 ottobre 2018.
  6. ^ Chris Burden, l’autolesionismo come espressione d’arte, su cultstories.altervista.org.
  7. ^ Il confine labile tra autolesionismo e body art: l'esempio di Christopher Burden, su iltermopolio.com, 9 agosto 2016.
  8. ^ Helga Marsala, Chris Burden, quel proiettile nel cuore dell’arte. Riflessioni post Biennale, su artibrune.com, 13 maggio 2015. URL consultato il 15 novembre 2018.
  9. ^ Benjamin Lord, Chris Burden (1946–2015), in X-tra: Contemporary Art Quarterly, vol. 18, n. 3, 2016, pp. 32-56.
  10. ^ (EN) How Yves Klein, Chris Burden and Henri Matisse saw Icarus, su uk.phaidon.com.
  11. ^ a b Copia archiviata, su doppiozero.com. URL consultato il 22 novembre 2018 (archiviato dall'url originale il 22 novembre 2018).
  12. ^ Chris Burden-Through The Night Softly (1973), su youtube.com. URL consultato il 22 novembre 2018.
  13. ^ Chris Burden, Transfixed, su cultstories.altervista.org.
  14. ^ (EN) White Light/White Heat, su feldmangallery.com. URL consultato il 25 ottobre 2018 (archiviato dall'url originale il 25 gennaio 2011).
  15. ^ (EN) Chris Burden: "My God, are they going to leave me here to die?" by Roger Ebert, su rogerebert.com. URL consultato il 25 ottobre 2018.
  16. ^ (EN) In the Front Row for Chris Burden’s Match Piece, 1972, su eastofborneo.org. URL consultato il 25 ottobre 2018.
  17. ^ (EN) Do You Believe in Television? Chris Burden and TV, su eastofborneo.org. URL consultato il 25 ottobre 2018.
  18. ^ (EN) Chris Burden - TV Commercials 1973-1977, su youtube.com. URL consultato il 22 novembre 2018.
  19. ^ (EN) Chris Burden, su ubu.com. URL consultato il 25 ottobre 2018.
  20. ^ (EN) David Platzker, Elizabeth Wyckoff, Hard Pressed: 600 Years of Prints and Process, Hudson Hills, 2000, p. 102.
  21. ^ (EN) Chris Burden - Artist, su blogs.getty.edu. URL consultato il 25 ottobre 2018.
  22. ^ (EN) MOCA revs up Chris Burden's 'Big Wheel', su articles.latimes.com. URL consultato il 25 ottobre 2018.
  23. ^ (EN) Chris Burden's Atomic Alphabet, su daddytypes.com. URL consultato il 25 ottobre 2018.
  24. ^ (EN) Chris Burden, The Atomic Alphabet, 1980, su sfmoma.org. URL consultato il 25 ottobre 2018 (archiviato dall'url originale il 27 marzo 2014).
  25. ^ (EN) CHRIS BURDEN: A TALE OF TWO CITIES, su ocma.net. URL consultato il 7 dicembre 2018 (archiviato dall'url originale il 9 dicembre 2018).
  26. ^ (EN) All the Submarines of the United States of America, su collections.dma.org. URL consultato il 25 ottobre 2018.
  27. ^ (EN) It Was Feared That Samson Might Topple the Museum, su articles.latimes.com. URL consultato il 25 ottobre 2018.
  28. ^ (EN) Museum Shorn of 'Samson' Exhibition, su articles.latimes.com. URL consultato il 25 ottobre 2018.
  29. ^ (EN) When Robots Rule: The Two-Minute Airplane Factory, su artmetropole.com. URL consultato il 25 ottobre 2018 (archiviato dall'url originale il 16 settembre 2010).
  30. ^ a b (EN) Sarah Thornton, Seven days in the art world, Norton & Company, 2009.
  31. ^ a b (EN) Chris Burden, su artmag.com. URL consultato il 26 ottobre 2018.
  32. ^ (EN) Tacita Dean's artwork malfunction, su theguardian.com. URL consultato il 25 ottobre 2018.
  33. ^ (EN) One Year After Chris Burden’s Death, You Can Still See “Ghost Ship” Docked at the New Museum, su artfcity.com. URL consultato il 25 ottobre 2018.
  34. ^ (EN) Chris Burden / Christopher Lee Burden, su widewalls.ch. URL consultato il 25 ottobre 2018.
  35. ^ (EN) STATE OF AFFAIRS — Chris Burden, su massimodecarlo.com. URL consultato il 25 ottobre 2018 (archiviato dall'url originale il 26 ottobre 2018).
  36. ^ (EN) Urban Light, 2008, su collectionsonline.lacma.org. URL consultato il 25 ottobre 2018 (archiviato dall'url originale il 24 novembre 2011).
  37. ^ (EN) Metropolis II - Backgrounder, su lacma.org. URL consultato il 25 ottobre 2018 (archiviato dall'url originale il 26 ottobre 2018).
  38. ^ (EN) How Chris Burden Created Metropolis II, A Tiny City Where 1,100 Toy Cars Zoom, su fastcompany.com. URL consultato il 25 ottobre 2018.
  39. ^ a b (EN) Chris Burden’s Metropolis II on Its Way to LACMA, su lacma.wordpress.com. URL consultato il 25 ottobre 2018.
  40. ^ (EN) Metropolis II, su lacma.org. URL consultato il 25 ottobre 2018.
  41. ^ (EN) Artist Chris Burden goes to ’Extreme Measures’ at the New Museum in New York, su wallpaper.com. URL consultato il 25 ottobre 2018.
  42. ^ (EN) Chris Burden, 'One of the greatest American artists of his generation', su brandeis.edu. URL consultato il 25 ottobre 2018.
  43. ^ (EN) Chris Burden, Light of Reason, su brandeis.edu. URL consultato il 25 ottobre 2018.
  44. ^ (EN) Building an airship with Chris Burden, su latimes.com. URL consultato il 26 ottobre 2018.
  45. ^ (EN) Frank Gehry on Chris Burden: 'gift of the gods,' plus art left unfinished, su latimes.com. URL consultato il 25 ottobre 2018.
  46. ^ a b (EN) GUN SHY, su artforum.com. URL consultato il 25 ottobre 2018.
  47. ^ (EN) Unmasking Chris Burden : His Art Has Always Challenged the Rules; For a While, So Did His Antics. Now, L.A.'s Notorious Bad-Boy Artist Has Settled Down. Or Has He?, su articles.latimes.com. URL consultato il 25 ottobre 2018.
  48. ^ (EN) 2 Artists Quit UCLA Over Gun Incident, su articles.latimes.com. URL consultato il 25 ottobre 2018.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (EN) Chris Burden, Chris Burden, Blocnotes, 1995.
  • (EN) Fred Hoffman, Chris Burden, Thames & Hudson, 2007.

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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