Chiesa di Santa Maria delle Grazie (Cles)

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Chiesa di Santa Maria delle Grazie
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneTrentino-Alto Adige
LocalitàCles
Coordinate46°21′57.56″N 11°01′59.18″E / 46.365989°N 11.033105°E46.365989; 11.033105
Religionecattolica
TitolareMadonna delle Grazie
Arcidiocesi Trento

La chiesa di Santa Maria delle Grazie, anche detta dell'Ausiliatrice, della Madonnina o dei Santi Angeli, è una chiesa cattolica situata a Cles, in provincia di Trento; è sussidiaria della parrocchiale di Santa Maria Assunta di Cles e fa parte dell'arcidiocesi di Trento[1][2][3].

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Interno

La fondazione di questa chiesa si deve a don Giacomo Borghesi, pievano di Terlano, che nel 1687 fondò un beneficio, lasciandovi la propria casa paterna con la clausola di annettervi una cappella intitolata alla Madonna delle Grazie: l'edificio venne quindi costruito entro il 1690, e benedetto il 20 agosto 1691. Tra il 1742 e il 1749 venne rifatto il pavimento e furono murate due finestre poi, nel 1851, l'intero edificio venne inglobato in una nuova struttura adibita ad albergo (all'epoca l'albergo Chiesa, poi Grande Hotel), lasciando visibile solo la facciata[1][2][3].

Restaurata nel 1885, la chiesa venne decorata da Carlo Bonacina tra il 1946 e il 1950, con l'affrescatura delle pareti e la posa delle formelle della via Crucis[1][2].

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Altare
Affreschi della parete sinistra

Esterno[modifica | modifica wikitesto]

La chiesa sorge nel centro storico di Cles; incorporata in un edificio civile ottocentesco, di essa è visibile da fuori soltanto la facciata, che sporge leggermente: questa è a capanna, con riseghe concave rastremate alle estremità. Gli spioventi sono bordati da una cornice che, sul colmo, forma un rettangolo entro il quale si trova la cella campanaria, e sopra il quale si trova una scultura della Vergine Maria[1].

Alla base la facciata è percorsa da un alto zoccolo, interrotto dalla scalinata su cui monta il portale d'accesso, inquadrato in una cornice strombata con arcata a tutto sesto. Al centro del prospetto si apre un oculo, anch'esso strombato[1].

Interno[modifica | modifica wikitesto]

L'interno consiste di un'unica navata, pavimentata con quadrotte di pietra calcarea bianche e rosse disposte diagonalmente, e suddivisa in due campate da semipilastri da cui partono le volte a crociera. Il presbiterio, rialzato di alcuni gradini, occupa la parte terminale della seconda campata[1] e fino almeno al 1937 era aveva le pareti ricoperte di ex voto[3].

L'unico altare è in legno, con colonne ornate da una fascia di fiori e foglie dorate e le statue dei santi Sebastiano e Rocco ai fianchi; originariamente conteneva un dipinto coevo alla chiesa (ora appeso alla parete soprastante), mentre adesso conserva una statua della Madonna con Bambino[1][3]. Sulla parete destra, accanto all'altare, un piccolo portalino architravato dà accesso alla sagrestia[1].

Le pareti laterali presentano un rivestimento in legno alla base, e sopra a questo una serie di quattro grandi affreschi di Carlo Bonacina[1]:

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h i Chiesa di Santa Maria delle Grazie <Cles>, su Le chiese delle diocesi italiane, Conferenza Episcopale Italiana. URL consultato l'8 giugno 2023.
  2. ^ a b c Costa, p. 553.
  3. ^ a b c d Weber, vol. II, p. 28.
  4. ^ Bonacina C. (1945), Madonna di Fatima e processione, su BeWeB. URL consultato l'8 giugno 2023.
  5. ^ Bonacina C. (1945), Processione per la consacrazione della chiesa, su BeWeB. URL consultato l'8 giugno 2023.
  6. ^ Bonacina C. (1945), Bernardo Cles concede il privilegio clesiano, su BeWeB. URL consultato l'8 giugno 2023.
  7. ^ Bonacina C. (1945), Madonna assunta con santi e vescovi, su BeWeB. URL consultato l'8 giugno 2023.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Armando Costa (a cura di), La Chiesa di Dio che vive in Trento, Edizioni diocesane, 1986.
  • Simone Weber, Le chiese della Val di Non nella storia e nell'arte, II - I decanati di Cles e Fondo, Mori, La Grafica Anastatica, 1992 [1937].

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]