Chiesa di San Pietro (Cembra Lisignago)

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Chiesa di San Pietro
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneTrentino-Alto Adige
LocalitàCembra (Cembra Lisignago)
Coordinate46°10′30.29″N 11°13′08.2″E / 46.175081°N 11.218944°E46.175081; 11.218944
Religionecattolica
TitolareSan Pietro
Arcidiocesi Trento
Consacrazione1406 (prima), 1525 (seconda)
Stile architettonicoTardo gotico
Inizio costruzioneV-VI secolo (prima struttura), 1506-1510 (ricostruzione)
Completamento1510

La chiesa di San Pietro è una chiesa in stile tardo gotico situata a Cembra, capoluogo del comune di Cembra Lisignago (provincia di Trento); è la chiesa più antica di tutta la Val di Cembra[1][2].

Storia[modifica | modifica wikitesto]

I resti della camera reliquiaria risalente al V-VI secolo

Le prime attestazioni documentali dell'esistenza di questa chiesa risalgono al 1224, tuttavia la struttura è di gran lunga più antica, costruita anche prima della pieve di Cembra[1] (la chiesa di Santa Maria Assunta, che risale al 942[3]); scavi effettuati nel 2000 per inserire un impianto di riscaldamento a pavimento, infatti, hanno riportato alla luce i resti di una precedente struttura più volte riadattata, le cui parti più vecchie risalgono al V-VI secolo[2][4].

L'edificio primitivo subì diversi interventi, di cui una volta sicuramente prima del 1406, quando avvenne la consacrazione dell'altare maggiore, dedicato a san Pietro; i due altari laterali, dedicati uno a santo Stefano e l'altro a san Michele, vennero consacrati rispettivamente nel 1421 e nel 1436[1].

Sembrano esistere forti analogie nelle planimetrie originali di questa chiesa e dell'antica parrocchiale di Gardolo, della quale rimane solo la torre campanaria. Sembra possibile che quella chiesa sia servita in seguito come modello per San Pietro di Cembra e che vi abbiano lavorato le stesse maestranze.[5]

L'aspetto attuale della chiesa risale al periodo fra il 1506 e il 1510, quando venne ricostruita da Michele di Gardena[1][2][4], un mastro muratore che operò in diverse chiese della valle (come l'Immacolata di Piazzo e San Biagio di Albiano); la successiva ri-consacrazione degli altari avvenne quindi nel 1525[1].

Per via delle riforme giuseppiniste, la chiesa venne chiusa al culto nel 1787, ma venne riaperta nel 1799 grazie alle richieste della popolazione[1]; i due altari laterali vennero rimossi, perché inutilizzati e in cattivo stato, in seguito ad una visita pastorale nel 1842[1].

Nel corso dell'Ottocento e del Novecento la chiesa venne sottoposta a diversi restauri; nel 1851-53, nel 1888 (con la modifica della facciata su progetto dell'architetto Enrico Nordio), nel 1912-13, nel 1956 (entrambi restauri degli affreschi), nel 1966 e nel 1977 (quando venne rifatto il tetto e ripristinate alcune caratteristiche alterate nei restauri precedenti)[1].

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Esterno[modifica | modifica wikitesto]

Tre delle finestre monofore della chiesa

La facciata della chiesa è racchiusa fra due contrafforti scalari e, oltre che dal portale archiacuto e da due basse finestre quadrangolari, è bucata solo da un oculo circolare strombato[2]. Le fiancate laterali sono segmentate da contrafforti simili a quelli del fronte (tre nella fiancata destra, uno solo nella sinistra). Delle finestre monofore si aprono sulla parete destra del presbiterio, nelle pareti oblique dell'abside e una nella terza campata della fiancata destra[2].

Il campanile, eretto nel XIV secolo, si appoggia contro la fiancata sinistra: la cima è composta da una doppia cella campanaria, bucata a trifora sotto e a quadrifora sopra, sormontata da una cuspide piramidale in muratura[1][2].

Interno[modifica | modifica wikitesto]

Vista dell'interno della chiesa

L'interno, costituito da un'unica navata, è quasi completamente affrescato[2]: la volta è percorsa da un fitto reticolato di nervature, e affrescata con un motivo floreale intramezzato da occasionali figure di vario genere; la parete destra è dipinta con ventiquattro scene da Biblia pauperum, opera di un'anonima bottega friulana[1][2][4] seguace di Gianfrancesco da Tolmezzo[6]. Dello stesso autore anche gli affreschi che ricoprono tutto il presbiterio, raffigurante Dio benedicente attorniato da una folta schiera di Dottori della Chiesa e figure bibliche (Agostino, Girolamo, Ambrogio, Gregorio, i quattro evangelisti, Davide, Isaia, Ezechiele, Daniele, Giacobbe, Mosè e Noè)[1] e, più in basso, Cristo benedicente con i dodici apostoli e un vescovo, probabilmente san Vigilio; la parete di fondo del presbiterio riporta la crocifissione di Gesù, quella di sinistra la raccolta della manna; inoltre, vari santi sono affrescati nelle finestre (Apollonia, Lucia, Caterina, Barbara, Giuliana, Margherita, Dorotea, Orsola, Stefano, Lorenzo, Agata e Agnese) e ai lati del presbiterio (Rocco e Sebastiano)[1][4]. Tutti questi affreschi furono probabilmente terminati nel 1549, o poco prima[1][4].

Gli affreschi della volta del presbiterio

La parete sinistra è occupata da un giudizio universale di Valentino Rovisi, una delle sue opere più importanti, risalente al 1759[1][2][4]; sull'interno della facciata, infine, si staglia una Madonna della Misericordia, di fine 1600, purtroppo molto rovinata[1][4].

Nella chiesa vi sono anche svariate statue: una Madonna di Loreto risalente probabilmente alla fine del XVII secolo, situata in una nicchia in fondo alla navata; e le statue lignee superstiti dell'antico altare a trittico tardogotico, databile intorno al 1515-1520 e di autore incerto, andato perduto: san Pietro, san Paolo e due gruppi di apostoli[4][6].

Presso l'altare, sotto una lastra di vetro, sono visibili e resti della prima struttura, in particolare di una cella memoriae che era probabilmente la collocazione originaria del reliquiario in pietra ritrovato all'interno del sacrario dell'altare maggiore, contenente a sua volta una capsella d'argento[4][2].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h i j k l m n o Storia di Cembra, pp. 278-282.
  2. ^ a b c d e f g h i j Chiesa di San Pietro <Cembra, Cembra Lisignago>, su Le chiese delle diocesi italiane, Conferenza Episcopale Italiana. URL consultato il 12 aprile 2016.
  3. ^ Storia di Cembra, p. 225.
  4. ^ a b c d e f g h i Arte Sacra: Chiesa di San Pietro, su Cembrani D.O.C.. URL consultato il 12 aprile 2016 (archiviato dall'url originale il 22 aprile 2016).
  5. ^ Barbara Gerlich, p.88.
  6. ^ a b Storia di Cembra, pp. 283-287.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • AAVV, Storia di Cembra, Trento, Edizioni Panorama, 1994.
  • Barbara Gerlich, Gardolo che fu, Trento, Edizioni31, 2017, ISBN 978-88-6486-113-5.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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