Celestino Maria Cocle

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Celestino Maria Cocle, C.SS.R.
arcivescovo della Chiesa cattolica
 
Incarichi ricoperti
 
Nato23 novembre 1783 a San Giovanni Rotondo
Ordinato presbitero17 settembre 1806
Nominato arcivescovo30 settembre 1831 da papa Gregorio XVI
Consacrato arcivescovo1º novembre 1831 dal cardinale Luigi Amat di San Filippo e Sorso
Deceduto2 marzo 1857 (73 anni) a Napoli
 

Mons. Celestino Maria Cocle (San Giovanni Rotondo, 23 novembre 1783Napoli, 2 marzo 1857) è stato un arcivescovo cattolico italiano, Superiore generale dei redentoristi e confessore della famiglia reale dei Borbone delle Due Sicilie.[1]

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a San Giovanni rotondo il 23 novembre 1783.[2] Aveva due fratelli già presbiteri. Iniziò il noviziato nel 1800 presso la Congregazione del Santissimo Redentore a Nocera dei Pagani, studiando filosofia e teologia. Ben presto insegnò ai novizi, tanto da essere trasferito a Roma come rettore del collegio di Santa Maria in Monterone.[3] Ritornato a Pagani come superiore, fece restaurare la chiesa della congregazione, costruendovi la cappella che avrebbe custodito le reliquie di Sant’Alfonso Maria de Liguori, riconsegnate all'ordine.

Eletto rettore maggiore nel 1824, veniva molto considerato nella famiglia reale e negli ambienti della Santa Sede, soprattutto per le sue capacità politiche, fu scelto come istitutore e confessore del futuro re Ferdinando II, su cui ebbe un'influenza notevole.[4] Rifiutò, tuttavia, più volte la nomina episcopale, prima di convincersi ad accettare quella di arcivescovo in partibus di Patrasso. Fu consacrato a Napoli, il 1º novembre 1831, nella chiesa di Sant’Antonio a Tarsia dal nunzio apostolico a Napoli Luigi Amat di San Filippo e Sorso. Membro del clero palatino, fu socio onorario dell'Accademia Ercolanese.

Nel 1849 organizzò la visita pastorale di papa Pio IX e del segretario di stato Giacomo Antonelli a Pagani presso la sede della congregazione, accompagnando personalmente il re Ferdinando II e il fratello, il conte di Trapani Francesco.

Fu storicamente considerato una figura controversa, capace di "affari e raggiri"[5]: nel contesto dei moti del 1848 fu allontanato e fuggì assieme al ministro Francesco Saverio del Carretto, entrambi accusati del malgoverno del Regno come capro espiatorio, dalla stampa e dalla cronaca che li appellava ironicamente come Don Celestino e il Carrettiere.[6]

Morì a Napoli il 3 marzo 1857 per apoplessia e fu sepolto nella chiesa di Sant'Antonio a Tarsia, dove è eretto il monumento sepolcrale.

Genealogia episcopale[modifica | modifica wikitesto]

La genealogia episcopale è:

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Cavaliere di Gran Croce del Reale ordine di Francesco I - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine Imperiale del Cristo (Brasile) - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine Gerosolimitano - nastrino per uniforme ordinaria

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) sijo, Celestino Maria Cocle (1824-1831) | Italiano, su cssr.news, 23 agosto 2015. URL consultato il 10 novembre 2023.
  2. ^ Biografia, su Sant'Alfonso e dintorni, 27 giugno 2014. URL consultato il 10 novembre 2023.
  3. ^ Illustri Garganici - Padre Celestino Maria Cocle C.SS.R – Arcivescovo di Patrasso, su fuoriporta, 17 dicembre 2020. URL consultato il 10 novembre 2023.
  4. ^ 30 ottobre 1831. Lettera di Celestino Cocle, arcivescovo di Patrasso, su archiviodiocesinapoli.it, Archivio Storico della Diocesi di Napoli. URL consultato il 10 novembre 2023.
  5. ^ Centonze, p.126.
  6. ^ Centonze, p.130.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Superiore generale dei redentoristi Successore
Nicola Mansione, C.SS.R. 11 giugno 1824 – 13 ottobre 1831 Giancamillo Ripoli, C.SS.R.
Predecessore Arcivescovo titolare di Patrasso Successore
Paolo Filipponi 30 settembre 1831 – 2 marzo 1857 Filippo Gallo, C.M.
Predecessore Confessore di Ferdinando II delle Due Sicilie Successore
Agostino Olivieri, Sch.P. 30 settembre 1831 – 2 marzo 1857 Antonio de Simone
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