Capra nubiana (specie)

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Stambecco della Nubia[1]
Stato di conservazione
Vulnerabile[2]
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Phylum Chordata
Classe Mammalia
Ordine Artiodactyla
Famiglia Bovidae
Sottofamiglia Caprinae
Genere Capra
Specie C. nubiana
Nomenclatura binomiale
Capra nubiana
F. Cuvier, 1825
Areale
Esemplare nel deserto del Negev.
Stambecco maschio.
Stambecchi della Nubia.

Lo stambecco della Nubia (Capra nubiana F. Cuvier, 1825), noto anche come stambecco della Siria, è una capra selvatica, originaria della penisola arabica e dell'Africa nord-orientale. È strettamente imparentato con lo stambecco delle Alpi (Capra ibex), tanto che a volte viene considerato una sua sottospecie.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Con una lunghezza di 105–125 cm, un'altezza al garrese di 65–75 cm e un peso di 25–70 kg, questo stambecco relativamente piccolo è facilmente riconoscibile per le straordinarie corna inarcate all'indietro del maschio, lunghe, sottili e anellate lungo la curvatura esterna, che si intonano benissimo con il terreno roccioso e montuoso dell'ambiente circostante. Sebbene siano presenti in entrambi i sessi, sono molto più grandi nei maschi (nei quali possono raggiungere i 120 cm) che nelle femmine (nelle quali misurano solamente 35 cm). Il mantello è di colore marrone-sabbia chiaro, con il ventre bianco, mentre sulle zampe sono presenti dei caratteristici disegni bianchi e neri[3]. Nei maschi è presente una striscia scura che corre lungo il dorso e i maschi più vecchi possiedono anche una lunga barba scura[3][4]. Durante il periodo dell'estro di ottobre, il collo, il petto, i fianchi, la schiena e la parte superiore delle zampe dei maschi divengono di colore marrone scuro, quasi nero[3]. La differenziazione tra specie e sottospecie negli stambecchi, che in passato venivano classificati tutti in un'unica specie, Capra ibex, è molto controversa e resta ancora irrisolta[3].

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

Lo stambecco della Nubia vive nell'Africa nord-orientale e in alcune zone dell'Arabia[3], entro i confini di Etiopia, Sudan, Egitto, Israele nella zona del Cratere di Ramon, Giordania, Arabia Saudita, Yemen e Oman[2]. In passato si incontrava anche in Libano e Siria[2].

Specie propria dei deserti rocciosi, vive su terreni montuosi impervi e aridi[3]. In estate, si sposta verso le quote più elevate dei monti per sfuggire al caldo, ritornando ad altitudini inferiori in inverno[4].

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

Lo stambecco della Nubia vive in branchi composti da esemplari dello stesso sesso che possono comprendere fino a 20 capi, con i piccoli che rimangono all'interno del gruppo materno per i primi tre anni di vita[3][4]. La riproduzione avviene verso la fine dei mesi estivi, specialmente in ottobre[3], quando i maschi più forti combattono tra loro e competono per il diritto all'accoppiamento a colpi di corna[5]. La gestazione dura circa cinque mesi e la maggior parte dei piccoli nasce in marzo[3]. Di solito nasce un unico piccolo, ma talvolta si hanno anche parti gemellari e, più raramente, trigemini[6]. La maturità sessuale viene raggiunta verso i due-tre anni, trascorsi i quali i giovani abbandonano la propria mandria natale. Alcuni esemplari possono vivere fino a 17 anni[3].

Questa specie diurna è attiva durante il giorno e riposa di notte. Il mantello, chiaro e splendente, riflette i raggi solari, consentendo così all'animale di rimanere attivo tutto il giorno, perfino durante i caldi pomeriggi estivi[3]. Lo stambecco della Nubia è estremamente agile e spesso scende a capofitto le ripide e impervie scarpate per andare a brucare erbe e foglie sul terreno sottostante, ritornando verso le pareti rocciose di notte[3][4]. I principali predatori dello stambecco sono lupo del deserto, aquile e leopardo del deserto[3]. Quando si sente minacciato, questo animale può rizzarsi sulle robuste zampe posteriori per cercare di fronteggiare i predatori con le possenti corna[4].

Conservazione[modifica | modifica wikitesto]

Lo stambecco della Nubia è minacciato da vari fattori di rischio, la cui gravità varia a seconda dell'areale. La competizione con il bestiame domestico e i dromedari allo stato brado è particolarmente intensa in Egitto e Arabia Saudita, mentre nell'Oman è più frequente la competizione con gli asini (Equus asinus) allo stato brado. In Egitto influisce molto sulla popolazione degli stambecchi anche la disponibilità e la distribuzione delle pozze d'acqua, variabili di anno in anno. La scarsità delle risorse idriche e la competizione per esse è un problema anche per le popolazioni stanziate in Israele, dove un'ulteriore minaccia è causata dalla loro contaminazione con agenti chimici.

La distruzione e il degrado dell'habitat costituiscono un altro fattore di rischio. In Israele i siti di abbeverata, pascolo e allevamento dei piccoli sono minacciati dal turismo, e in Arabia Saudita la costruzione di strade, l'invasione dei pascoli da parte del bestiame e l'avanzata degli insediamenti umani stanno radicalmente modificando l'ambiente naturale degli stambecchi dentro e attorno ai rifugi in cui sopravvivono. In gran parte dell'areale le piccole dimensioni e la frammentazione delle popolazioni rimaste di stambecco fanno preoccupare i conservazionisti, dal momento che le ridotte opportunità di dispersione potrebbero portare a una diminuzione della diversità genetica e delle probabilità di sopravvivenza. Anche la caccia costituisce un'ulteriore minaccia, in modo più o meno grave, in molte regioni. Nello Yemen, gran parte della popolazione è in possesso di armi automatiche e la caccia, probabilmente, è il principale fattore di rischio per lo stambecco[2].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) D.E. Wilson e D.M. Reeder, Capra nubiana (specie), in Mammal Species of the World. A Taxonomic and Geographic Reference, 3ª ed., Johns Hopkins University Press, 2005, ISBN 0-8018-8221-4.
  2. ^ a b c d (EN) Alkon, P.U., Harding, L., Jdeidi, T., Masseti, M., Nader, I., de Smet, K., Cuzin, F. & Saltz, D. 2008, Capra nubiana (specie), su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
  3. ^ a b c d e f g h i j k l m The Ultimate Ungulate Page (January, 2006)
  4. ^ a b c d e WhoZoo – Animals of the Fort Worth Zoo Archiviato il 12 gennaio 2012 in Internet Archive. (January, 2006)
  5. ^ Ministry of Information: Sultanate of Oman Archiviato il 12 febbraio 2012 in Internet Archive. (January, 2006)
  6. ^ University of California, San Diego: School of Medicine Archiviato il 17 agosto 2007 in Internet Archive. (January, 2006)

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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