C/1907 L2 Daniel

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Cometa
C/1907 L2 (Daniel)
La Cometa Daniel fotografata il 4 agosto 1907 da Max Wolf.
Stella madreSole
Scoperta9 giugno 1907[1]
ScopritoreZaccheus Daniel[1]
Designazioni
alternative
1907 IV; 1907 d
Parametri orbitali
(all'epoca 2417840,5[2]
22 settembre 1907)
Semiasse maggiore424,687 UA
Perielio0,512173 UA
Afelio848,862 UA
Periodo orbitalecirca 8758 anni[3]
Inclinazione orbitale8,9577°
Eccentricità0,998794
Longitudine del
nodo ascendente
144,2656°
Argom. del perielio144,2656°
Ultimo perielio4 settembre 1907

C/1907 L2 (Daniel) fu una cometa non periodica osservata nell'estate del 1907.

Fu scoperta il 9 giugno 1907 da Zaccheus Daniel, collaboratore di Henry Norris Russell[4] presso l'osservatorio Hasteld dell'Università di Princeton.[5]

Storia osservativa[modifica | modifica wikitesto]

La cometa fu scoperta il 9 giugno 1907 nella costellazione dei Pesci da Zaccheus Daniel con un telescopio rifrattore da 15 cm di diametro, dall'osservatorio Hasteld[6] dell'Università di Princeton.[5] La posizione della cometa fu comunicata con un telegramma ad Edward Pickering dell'Harvard College Observatory.[1]

Subì progressivi incrementi di luminosità e diversi osservatori astronomici programmarono delle osservazioni, anche fotografiche. Divenne visibile ad occhio nudo nella seconda settimana di luglio.[7] Il 15 luglio aveva raggiunto la quarta magnitudine e guadagnò una mezza magnitudine nei giorni seguenti.[8] Inizialmente caratterizzata da un aspetto nebuloso, guadagnò di definizione verso la fine del mese.[9] Il 1º agosto toccò la minima distanza dalla Terra.[7] Stando alla descrizione di Edward Emerson Barnard, nei giorni seguenti raggiunse la luminosità della stella ζ Tauri e la superò l'8 agosto, più prossima a θ Andromedae; la chioma, di colore giallognolo, appariva compatta ad occhio nudo e un po' meno definita se osservata telescopicamente.[10] Il 12 raggiunse la magnitudine di η Geminorum, il 21 agosto brillava con una magnitudine di 2,5 e ne guadagnò un'altra mezza ad inizio settembre,[11] quando transitò per il perielio (il 4 settembre).

La coda apparve per lo più rettilinea e piuttosto stretta. Il 28 agosto superava i 12 gradi e raggiunse 18 gradi l'8 settembre.[12] La cometa, tuttavia, diminuì rapidamente di luminosità e già dal 12 settembre Barnard non riuscì più a vederla ad occhio nudo.[13]

I vari astronomi concordano nelle fonti nel dire che la cometa non fu abbastanza luminosa da poter essere definita "grande",[14] ma fu sicuramente un oggetto interessante[7] e uno dei più luminosi dei 25 anni precedenti.[5]

La cometa fu fotografata con buoni risultati W. A. Cogshall dell'Osservatorio Kirkwood, operato dall'Università dell'Indiana, dall'Osservatorio di Greenwich, da Max Wolf, che ottenne dettagli della chioma, da J. C. Duncan dell'osservatorio Lick[15] e da Barnard dell'Osservatorio Yerkes.[16]

Il 9, il 15 e il 20 agosto furono eseguite inoltre analisi spettrali dall'osservatorio di Meudon (facente capo all'osservatorio di Parigi), rilevando la presenza di idrocarburi e del cianogeno.[17]

La cometa fu seguita telescopicamente fino al 27 giugno 1908.[2]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c E. C. Pickering, 1907.
  2. ^ a b I dati di C/1907 L2 dal sito JPL..
  3. ^ Calcolato.
  4. ^ (EN) David H. DeVorkin, Henry Norris Russell: Dean of American Astronomers, Princeton University Press, 2000, pp. 74 e 81-82, ISBN 9780691049182.
  5. ^ a b c E. E. Barnard, p. 3, 1910.
  6. ^ Nel 1932 l'osservatorio Hasteld fu demolito e sostituito da un nuovo osservatorio.
    (EN) R. S. Dugan, The old Princeton Observatory and the new, in Popular Astronomy, vol. 43, 1935 [1934], pp. 146-151. URL consultato l'8 giugno 2017.
  7. ^ a b c O. C. Wendell, p. 622, 1907.
  8. ^ E. E. Barnard, p. 8, 1910.
  9. ^ E. E. Barnard, p. 9, 1910.
  10. ^ E. E. Barnard, pp. 9-10, 1910.
  11. ^ E. E. Barnard, pp. 11-12, 1910.
  12. ^ J. C. Duncan, p. 178, 1907.
  13. ^ E. E. Barnard, p. 13, 1910.
  14. ^ J. C. Duncan, p. 171, 1907.
  15. ^ J. C. Duncan, 1907.
  16. ^ E. E. Barnard, pp. 4-5, 1910.
  17. ^ A. Bernard e H. Deslandres, p. 30, 1908.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

  Portale Sistema solare: accedi alle voci di Wikipedia sugli oggetti del Sistema solare