Blocco dei sacerdoti di Dachau

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I prigionieri polacchi a Dachau brindano alla loro liberazione dal campo. I polacchi costituivano il gruppo etnico più numeroso del campo e la maggior parte dei prigionieri del Blocco dei sacerdoti del campo di di Dachau.

Il blocco dei sacerdoti del campo di Dachau (in tedesco Pfarrerblock o Priesterblock) custodì il clero che si oppose al regime nazista. Dal dicembre 1940, Berlino ordinò il trasferimento dei prigionieri ecclesiastici detenuti in altri campi, fu così che Dachau divenne il centro di detenzione degli ecclesiastici.[1]

Su un totale di 2.720 chierici registrati a Dachau, circa 2.579 (ovvero il 94,88%) erano cattolici romani, 109 protestanti, 22 ortodossi, 8 mariaviti e 2 musulmani. I membri della Compagnia di Gesù erano il gruppo più numeroso a Dachau.

Contesto storico[modifica | modifica wikitesto]

Campo di concentramento di Dachau[modifica | modifica wikitesto]

Blocco dei prigionieri del campo di Dachau.

Dachau fu istituito nel marzo 1933, il primo campo di concentramento nazista, era principalmente un campo per detenuti politici piuttosto che un campo di sterminio, ma dei circa 160.000 prigionieri inviati al campo principale, oltre 32.000 furono giustiziati o morirono per malattie o malnutrizione; i prigionieri di Dachau furono usati come cavie negli esperimenti medici nazisti.[2] I malati furono inviati ad Hartheim per essere uccisi nell'ambito dell'eutanasia dell'Aktion T4.[3]

Oltre ai sacerdoti, a Dachau furono incarcerati anche prigionieri politici (principalmente socialdemocratici e comunisti), ebrei, zingari, testimoni di Geova e omosessuali.[2]

Gli scontri nella Chiesa[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Kirchenkampf.

Prima del voto del Reichstag del 1933 per l'approvazione del Decreto dei pieni poteri, con cui Hitler ottenne i poteri dittatoriali "temporanei" con i quali smantellò definitivamente la Repubblica di Weimar, Hitler promise al Reichstag, il 23 marzo 1933, che non avrebbe interferito con i diritti delle chiese tuttavia, con il potere ormai assicurato in Germania, Hitler non mantenne questa promessa.[4][5] Divise la Chiesa luterana (la principale confessione protestante tedesca) e istigò una brutale persecuzione dei Testimoni di Geova.[6] Disonorò il Concordato firmato con il Vaticano e permise la persecuzione della Chiesa cattolica in Germania.[6][7] Il piano a lungo termine era di "de-cristianizzare la Germania dopo la vittoria finale". I nazisti cooptarono il termine Gleichschaltung per indicare la conformità e la sottomissione alla linea del Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori: "non ci doveva essere altra legge che Hitler, e in definitiva altro dio che Hitler".[8] In breve tempo, il conflitto del governo nazista con le chiese diventò una fonte di grande rancore in Germania.[9]

Hitler stesso teneva delle posizioni radicali in merito al continuo conflitto tra cattolicesimo e protestantesimo in Germania. Anche se occasionalmente parlava di voler rimandare la lotta ecclesiastica ed era disposto a frenare il suo anticlericalismo per considerazioni politiche, i suoi «commenti infiammati davano ai suoi immediati sottoposti tutta la licenza di cui avevano bisogno per alzare il tiro nella "lotta ecclesiastica, sicuri di "lavorare per il Fuhrer"».[10] Alla presa di potere nazista seguì una minacciosa, anche se inizialmente sporadica, persecuzione della Chiesa cattolica in Germania.[11] Il regime firmò con il Vaticano il Reichskonkordat, dove si proibiva al clero di partecipare alla politica.[12] Secondo William Shirer, il Concordato "non era ancora stato messo nero su bianco prima che venisse già infranto dal governo nazista.". Il 25 luglio, i nazisti promulgarono la loro legge sulla sterilizzazione, legge ritenuta offensiva agli occhi della Chiesa cattolica. Cinque giorni dopo, iniziarono le operazioni di scioglimento della Lega della Gioventù Cattolica: clero, suore e leader laici cominciarono a essere presi di mira, portando a migliaia di arresti negli anni successivi, spesso con accuse inventate di contrabbando di valuta o di "immoralità".[13] Di fronte a questa persecuzione, Papa Pio XI emanò l'Enciclica Mit brennender Sorge, dove denunciò l'ideologia pagana del nazismo[14], e come risposta altre centinaia di ecclesiastici furono arrestati e inviati nei campi di concentramento.[15]

Secondo Ian Kershaw, l'obiettivo della sottomissione delle chiese protestanti si rivelò più difficile da raggiungere di quanto Hitler avesse previsto. Con 28 chiese regionali separate, il suo tentativo di creare una Chiesa del Reich unificata attraverso la Gleichschaltung fallì, e Hitler si disinteressò a sostenere il movimento nazista allineato dei cosiddetti "cristiani tedeschi".[16] Hitler insediò il suo amico Ludwig Muller, nazista ed ex cappellano della marina, come vescovo del Reich, ma le opinioni eretiche di Muller contro San Paolo e le origini semitiche di Cristo e della Bibbia gli alienarono rapidamente alcuni settori della Chiesa protestante. Il pastore Martin Niemöller rispose con la creazione della Lega di Emergenza dei Pastori per riaffermare la centralità della Bibbia. Il movimento si sviluppò nella Chiesa confessante, con la quale alcuni ecclesiastici si opposero al regime nazista.[16] La Chiesa confessante fu bandita il 1º luglio 1937, Niemöller fu arrestato dalla Gestapo e inviato nei campi di concentramento;[17] rimase a Dachau fino alla caduta del regime.

Le università teologiche furono chiuse e gli altri pastori e teologi arrestati.[18] Dietrich Bonhoeffer, altro portavoce di spicco della Chiesa confessante, fu da subito molto critico verso il razzismo del regime hitleriano e divenne attivo nella Resistenza tedesca, invitando i cristiani a raccontare le atrocità naziste. Arrestato nel 1943, fu coinvolto nel complotto di luglio del 1944 per assassinare Hitler e poi giustiziato.[19]

Persecuzione del clero[modifica | modifica wikitesto]

Nel tentativo di contrastare la forza e l'influenza della resistenza spirituale, i documenti nazisti rivelano che i servizi di sicurezza monitorarono molto da vicino le attività dei vescovi dando istruzioni affinché venissero impiegati degli agenti in ogni diocesi e che venissero ottenute copie dei rapporti inviati dai vescovi al Vaticano e che venissero scoperte le aree di maggiore attività dei vescovi. In particolare, i decani dovevano essere presi di mira perché rappresentavano "occhi e orecchie dei vescovi" e doveva essere creata una "vasta rete" per monitorare le attività del clero ordinario: "L'importanza di questo nemico è tale che gli ispettori della polizia di sicurezza e del servizio di sicurezza faranno di questo gruppo di persone e delle questioni da loro discusse la loro speciale preoccupazione".[20]

In Dachau: The Official History 1933-1945, Paul Berben scrisse che il clero era tenuto sotto stretta osservazione e spesso denunciato, arrestato e inviato nei campi di concentramento:"Un sacerdote fu imprigionato a Dachau per aver affermato che anche in Inghilterra c'era della brava gente; un altro subì la stessa sorte per aver messo in guardia una ragazza che voleva sposare un SS dopo aver abiurato la fede cattolica; un altro ancora perché aveva celebrato una funzione per un comunista deceduto". Altri furono arrestati semplicemente perché "sospettati di attività ostili allo Stato" o perché c'era motivo di "supporre che i suoi affari potessero danneggiare la società".[21]

Il clero a Dachau[modifica | modifica wikitesto]

Friedrich Hoffman, sacerdote ceco, testimonia al processo contro il personale del campo di Dachau. In mano ha un pacchetto di documenti, dimostrano che 324 sacerdoti sono morti nel campo dopo essere stati esposti alla malaria durante gli esperimenti medici nazisti.

Molti furono gli ecclesiastici imprigionati a Dachau:[22][23] il primo arrivò a Dachau nel 1935, dal 1940 Dachau divenne il campo di concentramento principale per i clericali imprigionati dal regime nazista. In precedenza le SS avevano permesso a un sacerdote locale di celebrare la Messa domenicale nel campo, ma avevano trovato diversi modi per scoraggiare i prigionieri: dopo la prima Messa cattolica del luglio 1933, coloro che vi parteciparono furono allineati in fila e costretti a sputare e leccare il viso degli altri allineati, prima di essere picchiati. Anche il sacerdote presente fu umiliato in quell'occasione ma gli fu permesso di ascoltare le confessioni in presenza di una guardia delle SS. Alla fine, le SS programmarono un lavoro extra per i partecipanti alla Messa e riferirono al sacerdote che solo in due volevano partecipare alla Messa, a quel punto il sacerdote smise di celebrarla.[24][25]

L'11 dicembre 1935, Wilhelm Braun, teologo cattolico di Monaco, fu il primo ecclesiastico imprigionato a Dachau e con l'annessione dell'Austria ci fu un sensibile aumento dei detenuti ecclesiastici. "Il comandante di allora, Loritz, li perseguitava con odio feroce, e purtroppo trovò alcuni prigionieri per aiutare le guardie nel loro sinistro lavoro".[26] Fino al 1940, i prigionieri ecclesiastici al loro arrivo venivano collocati nei blocchi punitivi 15 e 17, dove rimanevano per un certo periodo prima di essere distribuiti tra gli altri blocchi. A dicembre 1940, da Berlino arrivò l'ordine secondo cui tutto il clero distribuito nella rete dei campi di concentramento nazisti fosse trasferito a Dachau[27], il campo divenne quindi il luogo di raccolta per migliaia di ecclesiastici: furono trasferiti da Buchenwald, Gusen, Mauthausen e Sachsenhausen, anche se alcuni rimasero classificati dalle autorità naziste con altre categorie come "comunista".[28]

La gerarchia razziale dell'ideologia nazista favorì i sacerdoti tedeschi grazie ad alcune concessioni e al trattamento migliore. Nel 1944, con la situazione disastrosa verso cui volgeva lo sforzo bellico della Germania, i sacerdoti tedeschi furono invitati a unirsi alle forze armate. Alcuni si offrirono volontariamente per il corpo medico ma la maggior parte rifiutò l'offerta.[29]

Attività religiose[modifica | modifica wikitesto]

Nonostante l'ostilità delle SS nei confronti dell'osservanza religiosa, il Vaticano e i vescovi tedeschi fecero pressione sul regime per concentrare il clero in un solo campo, ottennero il permesso di costruire una cappella e di far vivere i sacerdoti in comunità oltre a poter dedicare parte del loro tempo nelle attività religiose e intellettuali. I sacerdoti furono ritirati dai blocchi punitivi e riuniti nei blocchi 26, 28 e 30, anche se solo temporaneamente. Il blocco 26 divenne il blocco internazionale e il 28 fu riservato ai polacchi, il gruppo più numeroso.[30][25][31]

Nel blocco 26 fu costruita una cappella e la prima Messa si tenne il 20 gennaio 1941.[32][33][25] Due tavoli furono messi insieme per formare un altare e i sacerdoti si accontentarono di un solo paramento e degli scarsi accessori portati da un cappellano polacco di Sachsenhausen. L'edificio fu migliorato nell'ottobre 1941, ma l'altare e gli accessori furono conservati per il loro valore simbolico. Nel 1944 erano presenti il tabernacolo, i candelabri, le statue e le stazioni della Via Crucis, oltre a una serie di altri oggetti realizzati di nascosto o raccolti attraverso i pacchi alimentari. I prigionieri contribuirono alla costruzione e alla manutenzione secondo le proprie capacità lavorative. Il tabernacolo era originariamente decorato il metallo recuperato dalle scatole alimentari, dal 1944 con legno di pero intagliato, dietro il quale si trovava un crocifisso inviato da una congregazione di Munster. Nella Pasqua del 1943 fu donata anche una statua di Maria, posta su un altare speciale e nota come "Nostra Signora di Dachau". Berben scrisse:[34][25]

«Il paziente lavoro del clero e dei laici alla fine aveva ottenuto un miracolo. La cappella, lunga 20 metri e larga 9, poteva contenere circa 800 persone, ma spesso se ne affollavano più di mille. Le pareti erano dipinte con croci verde chiaro alternate a gigli. Particolare cura fu dedicata alla decorazione dietro l'altare. Le finestre erano state realizzate in modo da sembrare vetrate; ma nel settembre 1941, quando il clero tedesco fu separato dagli altri, le finestre che davano sul Blocco 28 furono ricoperte da uno spesso strato di vernice bianca.»

Ai prigionieri non ecclesiastici fu proibito l'accesso alla cappella e fu sistemato del filo spinato nel tentativo di tenere separati i chierici dagli altri prigionieri. Tra i "prigionieri comuni" si svilupparono attriti e gelosie. Le SS continuarono a molestare i sacerdoti che frequentavano la cappella rubando l'eucaristia e calpestando i rosari. Nel marzo 1941 le condizioni migliorarono di nuovo, con l'alleggerimento dei requisiti di lavoro, il permesso di meditare, di leggere i giornali e di usare la biblioteca, e l'assegnazione di prigionieri russi e polacchi per curare gli alloggi dei sacerdoti. Per un breve periodo furono forniti anche vino e cacao, "Sembra che ciò sia dovuto all'intervento del Vaticano" anche se le guardie del campo continuarono a umiliare i sacerdoti.[33]

L'attività religiosa al di fuori della cappella era totalmente proibita.[35] Ai non appartenenti al clero era vietato entrare nell'edificio e il clero tedesco temeva che la violazione di questa regola avrebbe fatto perdere loro l'uso della cappella:"il clero del Blocco 26 osservò questa regola in modo spietato, il che naturalmente sollevò una tempesta di proteste. Con i polacchi del Blocco 28 era diverso: tutti i cristiani, di qualsiasi nazionalità, erano accolti come fratelli e invitati a partecipare alle Messe clandestine della domenica, celebrate prima dell'alba in condizioni che ricordavano le catacombe".[36][25] I sacerdoti si confessavano segretamente e distribuivano l'Eucaristia tra gli altri prigionieri.[37]

A partire dal marzo 1943, tutti i sacerdoti poterono officiare la Messa e nel 1944 si arrivò a tenere Messa ogni domenica, celebrate da tutte le nazionalità e la cappella fu utilizzata anche da altre confessioni.[38] Sebbene i cattolici potessero comunicare in latino, la natura multinazionale della popolazione carceraria rese difficile la comunicazione.

Nel dicembre 1944, Karl Leisner, un diacono di Münster che stava morendo di tubercolosi, ricevette l'ordinazione a Dachau.[27] Gabriel Piguet, vescovo di Clermont-Ferrand, era arrivato al campo a settembre ed era in grado di organizzare i documenti necessari. Gli oggetti di culto necessari furono presi di nascosto, furono improvvisati una croce vescovile, una mitra, una tonaca e un mantello, Piquet presiedette la cerimonia segreta permettendo così a Leisner di celebrare la sua prima Messa. Il nuovo sacerdote morì poco dopo la liberazione del campo.[29]

Trattamento del clero polacco[modifica | modifica wikitesto]

Antoni Zawistowski fu torturato e ucciso a Dachau nel 1942. 1780 religiosi polacchi furono inviati a Dachau e molti sono ricordati tra i 108 martiri polacchi della seconda guerra mondiale.

I nazisti introdussero una gerarchia razziale, mantenendo i polacchi in condizioni dure e favorendo i sacerdoti tedeschi.[39] 697 polacchi arrivarono nel dicembre 1941 e altri 500, per lo più anziani, furono deportati nell'ottobre dell'anno successivo. Di questo gruppo, vestito in modo inadeguato per il freddo pungente, solo 82 sopravvissero. Un gran numero di sacerdoti polacchi fu scelto per gli esperimenti medici nazisti. Nel novembre 1942, a 20 di loro furono somministrati i flemmoni, 120 furono utilizzati dal dottor Schilling per gli esperimenti sulla malaria tra il luglio 1942 e il maggio 1944. Diversi polacchi trovarono la morte con i "treni per invalidi" partiti dal campo, altri vennero liquidati nel campo stesso e registrati con dei certificati di morte falsi, alcuni morirono a causa delle punizioni crudeli anche per reati minori, picchiati a morte o portati allo sfinimento.[40]

Ai sacerdoti polacchi non era permessa l'attività religiosa. I prigionieri antireligiosi furono sistemati nel blocco polacco per controllare che la regola non venisse infranta, ma alcuni trovarono il modo di aggirare il divieto celebrando clandestinamente la Messa nei loro turni di lavoro. Nel 1944, le condizioni si erano allentate e i polacchi potevano celebrare una funzione settimanale. Alla fine, con l'affievolirsi delle speranze di vittoria della Germania, fu permesso loro di frequentare la cappella.[41]

Condizioni del campo[modifica | modifica wikitesto]

Il 1942 fu un anno doloroso per i detenuti di Dachau. Stremati dal lavoro forzato e dalla malnutrizione nei blocchi 26, 28 e 30 morirono a centinaia, i detenuti furono costretti a spazzare la neve, il clero, compresi i tedeschi più giovani, fu messo a lavorare nelle piantagioni, nelle riparazioni di tessuti e in lavori d'ufficio. L'arrivo del nuovo comandante migliorò le condizioni di vita a partire dall'agosto dello stesso anno. Vennero concessi pacchi di cibo al clero che provenivano da familiari, parrocchiani e gruppi ecclesiastici, consentendo la distribuzione segreta ad altri prigionieri, ma la relativa comodità concessa ai sacerdoti fece arrabbiare i prigionieri comuni. Alcuni sacerdoti distribuirono il cibo, altri lo accumularono. I pacchi alimentari cessarono nel 1944, quando le comunicazioni della Germania si deteriorarono nelle fasi finali della guerra, anche se i sacerdoti tedeschi continuarono a ricevere degli alimenti extra.[41]

Il clero fu escluso dalle cariche amministrative del campo fino al 1943, prima di allora i prigionieri si aggiudicarono le cariche indifferentemente. A partire dal 1943, il clero poté lavorare come infermiere e fornire assistenza spirituale ai malati, di conseguenza alcuni furono vittime delle malattie infettive diffuse nel campo.[42]

Secondo Ronald Rychlak, i prigionieri religiosi erano trattati marginalmente meglio degli altri prigionieri, ma il trattamento peggiorò sulla scia degli annunci papali o episcopali critici nei confronti del regime nazista, come nel caso del discorso di Natale del 1942 di Papa Pio XII. Una Pasqua, le guardie celebrarono il Venerdì Santo torturando 60 sacerdoti: li legarono con le mani dietro la schiena, incatenarono i polsi e li issarono con le catene, lacerando loro le articolazioni, uccidendo e rendendo invalidi diversi sacerdoti. La minaccia di ulteriori torture veniva sfruttata per mantenere i sacerdoti obbedienti, il cibo era così scarso che i prigionieri recuperavano gli avanzi dal mucchio del compost.[43]

Un sacerdote austriaco, Andreas Reiser di Dorgastein, fu imprigionato per aver affisso nella sua chiesa un avviso che denunciava il sistema nazista. Inviato a Dachau nell'agosto del 1938, scrisse in seguito della sua esperienza, raccontando che i prigionieri venivano spogliati fino alla vita, con la testa rasata e costretti a lavorare tutto il giorno. Una giovane guardia SS fu incaricata di tormentarlo e a un certo punto costrinse Reiser ad avvolgersi del filo spinato sulla testa come una "corona di spine" e a portare delle assi come Cristo "portò la croce", mentre i prigionieri ebrei furono costretti a sputargli addosso. Dachau fu riaperta nel 1940, quando il sacerdote tedesco Fritz Seitz divenne il primo detenuto clericale, al suo arrivo fu deriso e gli fu detto che il Papa sarebbe stato imprigionato a Dachau alla fine della guerra.[26][44]

In un libro sul periodo trascorso a Dachau, padre Jean Bernard del Lussemburgo scrisse che, sebbene fosse proibito celebrare la Messa, i sacerdoti ricevevano grande conforto celebrando Messe in segreto e utilizzando dei pezzetti di pane per la comunione.[43]

Statistiche[modifica | modifica wikitesto]

Su un totale di 2.720 membri del clero registrati a Dachau, la stragrande maggioranza era cattolica, circa 2.579 (ovvero il 94,88%). Tra le altre confessioni, c'erano 109 luterani (conosciuti in tedesco come evangelici), 22 ortodossi, 8 mariaviti e 2 musulmani. Nel suo Dachau: The Official History 1933-1945, Paul Berben notò che l'indagine di R. Schnabel del 1966 in Die Frommen in der Holle, rilevò un totale alternativo di 2.771 persone e incluse il destino di tutto il clero elencato, con 692 deceduti e 336 caricati su "treni per invalidi" e quindi presunti morti.[45][25]

Kershaw contò circa 400 sacerdoti tedeschi inviati a Dachau.[46] È difficile stabilire il numero totale, poiché alcuni ecclesiastici non furono riconosciuti come tali dalle autorità del campo e alcuni, in particolare i polacchi, non vollero essere identificati come tali, temendo i maltrattatamenti.[37] I membri della Compagnia di Gesù erano il gruppo più numeroso a Dachau.[47]

Il clero del blocco di Dachau per nazionalità[45]
Nazionalità Numero complessivo Liberati Traferiti Liberati il 29 aprile 1945 Deceduti
Polonia 1780 78 4 830 868
Germania 447 208 100 45 94
Francia 156 5 4 137 10
Cecoslovacchia 109 1 10 74 24
Paesi Bassi 63 10 0 36 17
Jugoslavia 50 2 6 38 4
Belgio 46 1 3 33 9
Italia 28 0 1 26 1
Lussemburgo 16 2 0 8 6
Danimarca 5 5 0 0 0
Lituania 3 0 0 3 0
Ungheria 3 0 0 3 0
Apolide 3 0 1 2 0
Svizzera 2 1 0 0 1
Grecia 2 0 0 2 0
Regno Unito 2 0 1 1 0
Albania 2 0 2 0 0
Norvegia 1 1 0 0 0
Romania 1 0 0 1 0
Spagna 1 0 0 1 0
Totale 2720 314 132 1240 1034

Prigionieri di alto profilo[modifica | modifica wikitesto]

Un piccolo numero di ecclesiastici a Dachau fu tenuto in celle private nel bunker. Tra questi vi erano detenuti Johannes Neuhäusler, vescovo ausiliario cattolico di Monaco e il pastore protestante Reverendo Martin Niemöller. Nel 1940, "i vescovi tedeschi e il Papa avevano convinto il Reichsführer-SS Heinrich Himmler a concentrare tutti i sacerdoti imprigionati nei vari campi di concentramento in un unico campo e ad ospitarli tutti insieme in blocchi separati con una cappella dove poter celebrare la Messa".[32] All'inizio di dicembre del 1940, i sacerdoti che si trovavano già a Dachau furono sistemati nella baracca 26. Nel giro di due settimane, furono raggiunti da circa 800-900 sacerdoti provenienti da Buchenwald, Mauthausen, Sachsenhausen, Auschwitz e altri campi, che furono sistemati nei blocchi 28 e 30. Il blocco 30 fu in seguito trasformato in una baracca per l'infermeria".

Commemorazione[modifica | modifica wikitesto]

Cappella dell'Agonia di Cristo.
Carmelo del Preziosissimo Sangue. All'atrio si accede attraverso l'ex torre di guardia.
Cappella russo-ortodossa della Resurrezione di Nostro Signore.

Cattolica[modifica | modifica wikitesto]

La Cappella dell'Agonia di Cristo fu costruita a Dachau nel 1960, come primo monumento religioso del sito, su iniziativa di alcuni ex prigionieri, tra cui Johannes Neuhäusler (poi vescovo ausiliare di Monaco). Una targa sul retro della cappella ricorda le sofferenze dei prigionieri polacchi subite a Dachau ed è stata eretta dai sacerdoti polacchi sopravvissuti. I sopravvissuti austriaci donarono la campana commemorativa, con l'iscrizione:"In fedele memoria dei nostri compagni morti di tutte le nazioni, dedicata dai sacerdoti e laici austriaci di Dachau".[48][49][32]

Presso la Torre di Guardia Nord di Dachau si trova il convento di Carmelitane Scalze, il Carmelo del Preziosissimo Sangue, dove le monache offrono preghiere di espiazione.[50] Il convento ospita la "Madonna di Dachau", una statua di Maria proveniente dalla caserma dei sacerdoti.[51] Nel convento sono sepolti anche ex prigionieri.[48] Il monastero ospita anche reliquie dei sacerdoti-martiri, come i vasi fatti a mano ricavati dalle lenzuola che i sacerdoti usavano per celebrare segretamente le Messe.

Santi di Dachau[modifica | modifica wikitesto]

Tra i sacerdoti-martiri morti a Dachau ci sono molti dei 108 martiri polacchi della seconda guerra mondiale.[52] Il beato Gerhard Hirschfelder morì di fame e di malattia nel 1942.[53] San Tito Brandsma, carmelitano olandese, morì per un'iniezione letale nel 1942. Il beato Alojs Andritzki, sacerdote tedesco, fu sottoposto a un'iniezione letale nel 1943.[54] Il beato Engelmar Unzeitig, sacerdote ceco, morì di tifo nel 1945.[55] Il beato Giuseppe Girotti morì nel campo nell'aprile 1945.[56][32]

Durante la persecuzione nazista dei cattolici tirolesi, il beato Otto Neururer, parroco, fu inviato a Dachau per "calunnia a danno del matrimonio tedesco", dopo aver sconsigliato a una ragazza di sposare l'amico di un alto nazista. Fu crudelmente giustiziato a Buchenwald nel 1940 per aver celebrato un battesimo. Fu il primo sacerdote ucciso nei campi di concentramento.[57]

Il beato Bernhard Lichtenberg morì durante il viaggio verso Dachau nel 1943. Nel dicembre 1944, il beato Karl Leisner, diacono di Munster che stava morendo di tubercolosi, ricevette l'ordinazione a Dachau. Il suo compagno di prigionia Gabriel Piguet, vescovo di Clermont-Ferrand, presiedette la cerimonia in segreto. Leisner morì poco dopo la liberazione del campo.[29]

Protestante[modifica | modifica wikitesto]

La Chiesa protestante della Riconciliazione è stata inaugurata nel 1967. L'architettura distintiva è stata progettata da Helmut Strifler. Un cancello in acciaio all'interno della cappella, opera di Fritz Kuhn, reca incise le parole del 17° salmo:"Nascondimi sotto l'ombra delle tue ali".[48]

Ortodossia russo[modifica | modifica wikitesto]

La cappella russo-ortodossa della Resurrezione di Nostro Signore è stata inaugurata nel 1995 ed è stata costruita da un gruppo delle forze armate russe. Le icone raffigurano il Cristo risorto che conduce i prigionieri del campo fuori dalle loro baracche attraverso un cancello tenuto aperto dagli angeli; la preghiera finale di Gesù nel giardino del Getsemani; e Pilato che presenta Cristo al popolo con le parole "Ecce homo".[48]

Personaggi di spicco del clero detenuti a Dachau[modifica | modifica wikitesto]

  • Beato Engelmar Unzeitig (1911-1945). Era un membro professo dei Missionari di Mariannhill. La Gestapo lo arrestò il 21 aprile 1941 per aver difeso gli ebrei nelle sue prediche[58] e lo inviò al campo di concentramento di Dachau senza processo l'8 giugno 1941. Nell'autunno del 1944 si offrì volontario per aiutare le vittime del tifo, ma presto contrasse lui stesso la malattia.[59] Morì di tifo il 2 marzo 1945 e fu cremato. Divenne noto come l'"Angelo di Dachau".
  • Il patriarca serbo Gavrilo V della Chiesa ortodossa serba, imprigionato a Dachau dal settembre al dicembre 1944.

Alcuni dei 108 martiri polacchi della seconda guerra mondiale:

  • Padre Jean Bernard (1907-1994), sacerdote cattolico del Lussemburgo, imprigionato dal maggio 1941 all'agosto 1942. Ha scritto il libro Pfarrerblock 25487[60] sulle sue esperienze a Dachau.
  • Tito Brandsma, padre carmelitano e sacerdote olandese e professore di filosofia, morto il 26 luglio 1942.
  • Norbert Čapek (1870-1942), fondatore della Chiesa unitariana nella Repubblica Ceca.
  • Josef Beran (1888-1969) dopo la seconda guerra mondiale, cardinale e arcivescovo di Praga, arrestato dal regime comunista ed espulso con la forza dal Paese.
  • Štěpán Trochta (1905-1974) dopo la guerra vescovo ceco imprigionato per molti anni dal regime comunista e cardinale in pectore.
  • Beato Wincenty Stefan Frelichowski, sacerdote cattolico polacco, morto il 23 febbraio 1945.
  • August Froehlich, sacerdote cattolico tedesco, protesse i diritti dei cattolici tedeschi e i maltrattamenti dei lavoratori forzati polacchi.
  • Beato Ilario Paweł Januszewski, frate carmelitano polacco dell'Antica Osservanza e sacerdote romano cattolico.
  • Ignacy Ludwik Jeż, vescovo cattolico polacco.
  • Josef Kentenich, fondatore dell'Istituto dei padri di Schönstatt, ha trascorso tre anni e mezzo a Dachau.
  • Il vescovo Jan Maria Michał Kowalski, primo Ministro Generalis dell'ordine dei Mariaviti. Morì il 18 maggio 1942, in una camera a gas nel centro di Hartheim.
  • Adam Kozłowiecki, cardinale gesuita cattolico polacco, missionario in Africa.
  • Max Lackmann, pastore luterano e fondatore della Lega per la Riunione Evangelico-Cattolica.
  • Beato Karl Leisner, prigioniero a Dachau dal 14 dicembre 1941, liberato il 4 maggio 1945, morto il 12 agosto per la tubercolosi contratta nel campo.
  • Josef Lenzel, sacerdote romano cattolico tedesco, aiutò i lavoratori forzati polacchi.
  • Bernhard Lichtenberg, sacerdote cattolico tedesco, fu inviato a Dachau ma morì durante il viaggio nel 1943.
  • Henryk Malak, sacerdote cattolico polacco a Dachau dal 14 dicembre 1941 fino alla liberazione nell'aprile 1945. Ha scritto il libro Shavelings in Death Camps[61], pubblicato dopo la sua morte, sui suoi sei anni di prigionia nei campi di Stutthof, Grenzdorf, Sachsenhausen e Dachau.
  • Beato Otto Neururer, sacerdote cattolico imprigionato nel 1938, morto il 3 giugno 1940.[62][63]
  • Martin Niemöller, imprigionato nel 1941, liberato il 4 maggio 1945.
  • Nikolai Velimirović, vescovo della Chiesa ortodossa serba e autorevole teologo, venerato come santo nella Chiesa ortodossa orientale.
  • Lawrence Wnuk, sacerdote polacco cattolico romano.
  • Nanne Zwiep, pastore della Chiesa riformata olandese di Enschede, parlò dal pulpito contro i nazisti e il loro trattamento dei cittadini olandesi e l'antisemitismo, arrestato il 20 aprile 1942, morto a Dachau per sfinimento e malnutrizione il 24 novembre 1942.
  • Augustin Schubert, sacerdote cattolico ceco, frate agostiniano e leader del movimento di Orel.
  • Franz Boehm, parroco cattolico romano che predicò ripetutamente dal pulpito contro l'ideologia nazista. Morto il 13 febbraio 1945.
  • Sinforiano Ducki (1888-1942), frate cappuccino.[64]
  • Fedele Chojnacki (1906-1942), frate cappuccino.[64]
  • Enrico da Krzysztofik (1908-1942), frate cappuccino.[64]
  • Floriano Stępniak (1912-1942), frate cappuccino.[64]

Nella cultura di massa[modifica | modifica wikitesto]

  • Der neunte Tag, un film del 2004 diretto da Volker Schlöndorff.[65]
  • The priest barracks: Dachau, 1938-1945, libro di Guillaume Zeller, pubblicato nel 2007.[66]
  • Blocco 26, la baracca dei preti di Dachau, documentario del 2018 di Elisa Bolognini.[67]
  • Otto Neururer - Una luce nelle tenebre, film del 2019 del regista Hermann Weiskopf.[68]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Dachau, su ANED. URL consultato il 2 aprile 2024.
  2. ^ a b Michael Berenbaum, Dachau (concentration camp, Germany), in Encyclopædia Britannica. URL consultato il 9 agosto 2013.
  3. ^ Michael Berenbaum, T4 Program, Nazi Policy), in Encyclopædia Britannica. URL consultato il 5 marzo 2019.
  4. ^ Kershaw, pp. 281-283
  5. ^ Bullock, pp. 146-149
  6. ^ a b Blainey, pp. 495-496
  7. ^ Kershaw, p. 295
  8. ^ Gill, pp. 14-15
  9. ^ Kershaw, p. 372
  10. ^ Kershaw, pp. 381-382
  11. ^ Kershaw, p. 332
  12. ^ Kershaw, p. 290
  13. ^ Shirer, pp. 234-235
  14. ^ Martin Bakers, Mikael Eskelner e Stephen Baskolan, Storia ed espansione del cristianesimo dalle origini al V secolo, Cambridge Stanford Books. URL consultato il 4 aprile 2024.
  15. ^ Berben, p. 141
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  17. ^ Martin Niemöller (German theologian and pastor), in Encyclopædia Britannica. URL consultato il 24 aprile 2013.
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  19. ^ Franklin Sherman, Dietrich Bonhoeffer (German theologian), in Encyclopædia Britannica. URL consultato il 25 aprile 2013.
  20. ^ Berben, pp. 141-142
  21. ^ Berben, p. 142
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  23. ^ Station 10: Camp Road, su kz-gedenkstaette-dachau.de, Dachau Concentration Camp Memorial Site. URL consultato il 9 agosto 2013.
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  27. ^ a b Leone Grotti, La "baracca dei preti" nel campo di sterminio nazista di Dachau. Storia (sconosciuta) di eroismo e fede, su Tempi, 29 gennaio 2015. URL consultato il 2 aprile 2024.
  28. ^ Berben, p. 145
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  31. ^ Hermann Rieke-Benninghaus, August Benninghaus SJ, BoD – Books on Demand, 2019, p. 72.
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  33. ^ a b Berben, pp. 146-147
  34. ^ Berben, pp. 152-153
  35. ^ Berben, p. 156
  36. ^ Berben, pp. 153-154
  37. ^ a b Berben, p. 157
  38. ^ Berben, p. 154
  39. ^ Berben, p. 148
  40. ^ Berben, pp. 148-149
  41. ^ a b Berben, p. 150
  42. ^ Berben, p. 151
  43. ^ a b Ronald J. Rychlak, The Priests of Dachau, su catholicity.com, CatholiCity, 8 ottobre 2007. URL consultato il 9 agosto 2013.
  44. ^ Il martirio dei cristiani nei lager nazisti, su La Voce del Tempo. URL consultato il 2 aprile 2024.
  45. ^ a b Berben, pp. 276-277
  46. ^ Kershaw, pp. 210-211
  47. ^ Vincent A. Lapomarda; The Jesuits and the Third Reich; 2nd Edn, Edwin Mellen Press; 2005; p.140-141
  48. ^ a b c d Station 12: Religious Memorials, su kz-gedenkstaette-dachau.de, Dachau Concentration Camp Memorial Site. URL consultato il 9 agosto 2013.
  49. ^ Cappella dell’Agonia di Cristo, su KZ Gedenkstätte Dachau. URL consultato il 2 aprile 2024.
  50. ^ Karmel Heilig Blut, Il Carmelo del Preziosissimo Sangue di Dachau (PDF), su dachau.karmelocd.de.
  51. ^ Nostra Signora di Dachau. La copia della statua nella Sala dei Giusti fra le Nazioni | Ambiente & Cultura, su ambientecultura.it. URL consultato il 2 aprile 2024.
  52. ^ 108 Martyrs of World War II, su saints.sqpn.com, 12 aprile 2009. URL consultato il 9 agosto 2013.
  53. ^ (EN) Carol Glatz, Martyred German priest who died at Dachau beatified at Mass, su catholicnews.com, Catholic News Service, 20 settembre 2010. URL consultato il 9 agosto 2013 (archiviato dall'url originale il 4 ottobre 2013).
  54. ^ Blessed Alois Andritzki, su saints.sqpn.com, 10 dicembre 2010. URL consultato il 9 agosto 2013.
  55. ^ Venerable Engelmar Unzeitig, su saints.sqpn.com, 7 luglio 2009. URL consultato il 9 agosto 2013.
  56. ^ Venerable Giuseppe Girotti, su saints.sqpn.com, 4 aprile 2013. URL consultato il 9 agosto 2013.
  57. ^ Biographies of Blesseds – 1996, su ewtn.com, EWTN. URL consultato il 9 agosto 2013 (archiviato dall'url originale il 30 giugno 2017).
  58. ^ Fischel, Jack / Ortmann, Susan M. (2004): The Holocaust and Its Religious Impact: A Critical Assessment and Annotated Bibliography, p. 101
  59. ^ Fr. Engelmar Unzeitig CMM (1911–1945), su mariannhill.us, Mariannhill Mission Society. URL consultato il 23 gennaio 2016.
  60. ^ (DE) Jean Bernard, Jean Bernard - Pfarrerblock 25487: ein Bericht, Pustet, 1962. URL consultato il 2 aprile 2024.
  61. ^ (EN) Fr Henryk Maria Malak, Shavelings in Death Camps: A Polish Priest's Memoir of Imprisonment by the Nazis, 1939-1945, McFarland, 7 settembre 2012, ISBN 978-0-7864-7057-0. URL consultato il 2 aprile 2024.
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  63. ^ Un sacerdote martire nei campi di sterminio e una luce nelle tenebre, su difesapopolo.it.
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  65. ^ Collections Search - United States Holocaust Memorial Museum, su collections.ushmm.org. URL consultato il 4 aprile 2024.
  66. ^ Collections Search - United States Holocaust Memorial Museum, su collections.ushmm.org. URL consultato il 2 aprile 2024.
  67. ^ Blocco 26, la baracca dei preti di Dachau - Tv2000 DocFilm, su tv2000.it, 23 gennaio 2019. URL consultato il 2 aprile 2024.
  68. ^ (EN) Otto Neururer - una luce nelle tenebre, su IMDb, IMDb.com.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]