Blocco degli invalidi di Dachau

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Il blocco degli invalidi del campo di concentramento di Dachau era il blocco dei prigionieri malati e dei classificati come non idonei al lavoro, costruito gradualmente a partire dal 1937 nel nuovo complesso. Il termine "invalido" era usato dalle SS nei campi di concentramento per indicare quel prigioniero che entro tre mesi non fosse stato in grado di guarire dalla malattia e quindi tornare al lavoro.[1]

Contesto storico[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1933, il campo di Dachau costituito dagli edifici di una ex fabbrica di munizioni. Con il successivo ampliamento del campo furono costruite 34 baracche, sotto il comandante Loritz ogni baracca prese il nome di "blocco". Così come gli ecclesiastici venivano raggruppati nel cosiddetto blocco dei sacerdoti[2], le SS iniziarono a raggruppare anche i prigionieri invalidi. Il numero dei blocchi dedicato agli invalidi era variabile, ad esempio il blocco n. 20, il n. 27 e anche il n. 29.

Soprattutto nell'ultimo periodo di attività del campo, nei blocchi degli invalidi c'erano molti prigionieri gravemente malati con ferite incancrenite e senza assistenza medica. Molti erano stati trasferiti dall'infermeria al blocco invalidi per alleggerire la capacità dell'ospedale militare. Le SS non potevano utilizzare i prigionieri gravemente malati per il lavoro forzato, motivo per cui i prigionieri erano stati definiti "mangiatori inutili" e per questo ricevevano una razione di cibo di quantità inferiore a quella dei prigionieri che lavoravano. Molti prigionieri morirono per malnutrizione e sfinimento, mentre altri prigionieri malati furono uccisi con iniezioni di fenolo.[3]

Trasporti degli invalidi[modifica | modifica wikitesto]

Destinazione Hartheim[modifica | modifica wikitesto]

Dopo l'inizio della Sonderbehandlung 14f13 nel 1941, le SS trasferirono numerosi prigionieri al centro di sterminio di Hartheim selezionati dai blocchi degli invalidi, dall'infermeria, dai blocchi dei sacerdoti[4], da alcuni distaccamenti di lavoro e alcuni "non assegnati". L'impegno burocratico fu enorme e, di conseguenza, dopo la prima selezione avvenuta il 3 settembre 1941, i primi trasporti partirono a gennaio 1942: due camion trasportarono i prigionieri ad Hartheim una o due volte alla settimana. La sera prima del trasporto, i prigionieri venivano trasferiti nel blocco degli invalidi, radunati nel bagno e lasciati a dormire sul pavimento o sulle barelle con cui erano stati trasportati. Il prigioniero Carl, Kapo della camera di vestizione, li faceva vestire con le tute a righe del campo: riferì che di solito due o tre morivano già nel bagno e sospettò che durante l'inverno si verificassero altre morti per congelamento sul camion.[5]

I primi trasporti di invalidi avvennero in quattro momenti:

  • Dal 15 gennaio 1942 al 3 marzo 1942: 15 trasporti per un totale di 1.452 prigionieri. Si può supporre che tra il momento della selezione nel settembre 1941 e il momento del trasporto, alcuni detenuti gravemente malati fossero già morti, il che significa che il numero dei selezionati era originariamente più alto. Una lettera di Mennecke del 3 settembre 1941 parla di 2.000 detenuti da selezionare.
  • Dopo un'interruzione di due mesi, la seconda fase ebbe luogo tra il 4 maggio e il 6 giugno con 561 invalidi.
  • Dopo altri due mesi, ebbe luogo la terza fase: furono deportati 181 prigionieri in due trasporti il 10 e il 12 agosto.
  • Ci fu un'altra pausa di circa due mesi. La quarta fase ebbe luogo dal 7 ottobre al 14 ottobre 1942, furono deportati 330 prigionieri in tre trasporti.

Ai 2.524 prigionieri trasportati ad Hartheim in queste quattro occasioni se ne aggiunsero altri 150 il 9 novembre.[6]

In conformità con un'istruzione del Reichsführer-SS Himmler, la circolare del 27 aprile 1943 stabilì che solo i prigionieri "malati di mente" dovevano essere tenuti separati. I prigionieri costretti a letto, ad esempio i malati di tubercolosi, dovevano svolgere quei lavori che potevano essere svolti rimanendo a letto, cosa che però non avvenne nel campo di Dachau: con la circolare si faceva riferimento alla richiesta di Hitler di avere il maggior numero possibile di prigionieri impiegati nella produzione di armamenti, mettendo così fine alla vera e propria Aktion 14f13.

Ulteriori selezioni[modifica | modifica wikitesto]

Elenco dei cosiddetti "trasporti di invalidi".

Il programma di uccisioni continuò comunque anche dopo la fine dell'Aktion 14f13, seppur in modo semplificato:[1] tre o quattro volte all'anno i medici del campo di Dachau separavano i prigionieri che si trovavano in infermeria, che necessitavano di cure e che non erano idonei a tornare ai lavori forzati nell'immediato. Questi prigionieri venivano trasferiti nel blocco degli invalidi, dove in molti morivano di malattia o di fame.

Il 3 gennaio 1944, 1.000 invalidi furono deportati da Dachau a Majdanek, il trasporto arrivò il 6 gennaio con 29 prigionieri già morti, passarono la prima notte dormendo sul pavimento di cemento della sala docce del campo, non riscaldata, e altri 27 morirono quella notte stessa. Almeno 469 prigionieri morirono nei successivi tre mesi. Durante questo periodo furono trasportati a Majdanek anche gli invalidi degli altri campi, per un totale di circa 18.000 persone.[7]

Ci furono anche trasporti dai sottocampi di Dachau. Dopo essersi consumati fisicamente con il lavoro forzato, i prigionieri malati o inabili al lavoro venivano inviati alle camere a gas:

  • nel luglio 1944 ci fu un trasporto di 131 bambini ebrei "non idonei al lavoro". Furono trasferiti da Kaufering al campo principale di Dachau e da lì diretti ad Auschwitz. Circa 70 di loro furono gasati dopo la selezione[8].
  • il 25 settembre 1944, Erika Flocken, dell'Organizzazione Todt, selezionò 280 prigionieri ebrei invalidi dal complesso di Mühldorf[9].
  • il 9 ottobre 1944, 277 uomini e 5 donne ebrei furono deportati da Kaufering, il loro arrivo non fu registrato ad Auschwitz, si può quindi concludere che furono immediatamente inviati alla camera a gas[10].
  • il 25 ottobre 1944: ci fu un trasporto di 555 prigionieri da Mühldorf ad Auschwitz.
  • il 31 ottobre 1944: ci fu un trasporto di 1.020 prigionieri da Kaufering ad Auschwitz[11].

A causa dell'avvicinarsi del fronte per l'avanzata degli Alleati, le camere a gas di Auschwitz furono chiuse nel novembre 1944. Il campo di concentramento di Bergen-Belsen si occupò quindi dello sterminio degli invalidi e fu etichettato dalle SS come "campo di ricreazione"[12]: il 21 dicembre 1944, un trasporto portò 1.400 prigionieri da Dachau a Bergen-Belsen[10].

Propaganda nazista[modifica | modifica wikitesto]

Per evitare rivolte nel campo, le SS sostenevano che i prigionieri malati sarebbero stati trasportati in un campo migliore. Inizialmente, i prigionieri credettero alle affermazioni delle SS secondo cui esisteva un campo di ricreazione o un campo con condizioni di vita migliori, fu così che molti prigionieri si offrirono volontari per i trasporti. Di contro, i prigionieri che lavoravano nel reparto abbigliamento del campo notarono che gli abiti degli invalidi venivano rispediti al campo: in questo modo tra i prigionieri si diffuse la notizia che gli invalidi in realtà venivano uccisi, mentre altri scoprirono quello che probabilmente li aspettava solo dopo il loro trasferimento nel blocco degli invalidi del campo.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Zámečník, p. 223.
  2. ^ Martiri del lager di Dacau ,Conferenza Italiana Ministri Provinciali Cappuccini
  3. ^ Testimonianza dell'assistente dei prigionieri Heinrich Stöhr al processo di Dachau
  4. ^ Un sacerdote martire nei campi di sterminio, Otto Neururer, su difesapopolo.it.
  5. ^ Dachauer Archiv, DA-6171.
  6. ^ Zámečník, p. 218.
  7. ^ (PL) Zofia Leszczyńska, Transport wiezniow chorych i kalek przeniesionych z obozu koncentracyjnego Dachau na Majdanek 7 stycznia 1944 roku, Zeszyty Majdanka X, pp. 135-183.
  8. ^ Prozess Dachau, Aussage von Sloma Levine, S. 736–740.
  9. ^ Copia Dachauer Archiv, DA-20176.
  10. ^ a b Dachauer Archiv, DA-1044.
  11. ^ Copia Dachauer Archiv, DA-20177.
  12. ^ Eberhard Kolb, Bergen-Belsen. Geschichte des "Aufenthaltslagers", pp. 121-125.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]