Bismutinite
Bismutinite | |
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Classificazione Strunz | 2.DB.05 |
Formula chimica | Bi2S3 |
Proprietà cristallografiche | |
Gruppo cristallino | trimetrico |
Sistema cristallino | ortorombico[1][2], rombico[3] |
Classe di simmetria | dipiramidale[1][2] |
Parametri di cella | a = 11,13, b = 11,27, c = 3,97[1], a = 11,12, b = 11,25, c = 3,97[2] |
Gruppo puntuale | 2/m 2/m 2/m[1][2] |
Gruppo spaziale | Pbnm[1][2] |
Proprietà fisiche | |
Densità | 6,75-6,81, 6,8[3], 6,8[1][2]-7,2[1] g/cm³ |
Durezza (Mohs) | 2[3][1][2]-2,5[2] |
Sfaldatura | perfetta[3][1][2] secondo {010}[1][2], debole secondo {100} e {110}[2] |
Frattura | irregolare, fragile[1] |
Colore | grigio piombo con un tocco di bianco stagno[3], grigio[1], bianco stagno[1], bianco argento[1], da grigio piombo a bianco stagno[2], grigio stagno con sfumature giallastre o bluastre |
Lucentezza | metallica[1][2] |
Opacità | opaca[1][2] |
Striscio | grigio[1] brillante, grigio piombo[2] |
Diffusione | rara[3] |
Si invita a seguire lo schema di Modello di voce – Minerale |
La bismutinite è un minerale, un solfuro di bismuto. Il nome deriva dalla sua composizione chimica[1][2], è detta anche bismutina. Descritta per la prima volta da James Dwight Dana (1813–1895) mineralogista, zoologo e geologo statunitense nel 1868.
Abito cristallino[modifica | modifica wikitesto]
Prismi allungati, striati longitudinalmente.
Origine e giacitura[modifica | modifica wikitesto]
L'origine può essere diversa: primaria è essenzialmente idrotermale; secondaria invece può essere pegmatitica o metasomatica di contatto.
Il minerale si trova in alcuni giacimenti metalliferi, associato a pirite, arsenopirite, bismuto nativo, o a minerali di stagno-wolframio, ecc. e anche nelle pegmatiti[3].
Forma in cui si presenta in natura[modifica | modifica wikitesto]
Si presenta in cristalli, più spesso in aggregati raggiati lamellari e granulari. In cristalli allunati spesso striati[3].
Caratteri fisico-chimici[modifica | modifica wikitesto]
È flessibile e settile (facilmente tagliabile in sottili lamine). Fonde alla fiamma di candela; schizza e fonde al cannello. Solubile in HNO3[3], in HCl caldo e nelle basi. Forma un precipitato bianco diluendo con H2O.
- Peso molecolare: 514,16 gm[1]
- Indice di fermioni: 0,0014040467[1]
- Indice di bosoni: 0,9985959533[1]
- Fotoelettricità: 1572,72 barn/elettrone[1]
- anisotropismo: forte, specialmente in olio[2]
- riflettività[2]:
- 400nm R1=35.7% R2= 46.2%
- 420nm R1=36.4% R2= 47.2%
- 440nm R1=37.2% R2= 47.9%
- 460nm R1=37.7% R2= 48.3%
- 480nm R1=37.7% R2= 48.8%
- 500nm R1=37.6% R2= 49.4%
- 520nm R1=37.3% R2= 49.6%
- 540nm R1=37.1% R2= 49.1%
- 560nm R1=36.9% R2= 48.7%
- 580nm R1=36.8% R2= 48.3%
- 600nm R1=36.6% R2= 47.8%
- 620nm R1=36.4% R2= 47.3%
- 640nm R1=36.3% R2= 46.8%
- 660nm R1=36.1% R2= 46.3%
- 680nm R1=36.0% R2= 45.8%
- 700nm R1=35.9% R2= 45.4%
Località di ritrovamento[modifica | modifica wikitesto]
A Schneeberg e Bad Lobenstein, in Germania; bei cristalli a Tasna, in Bolivia; a Băița, in Romania; e a Cerro de Pasco, in Perù.
In Italia in lunghi cristalli si trova inclusa nella siderite della miniera di Brosso in provincia di Torino, associata con calcopirite nella miniera del Baitello presso Pisogne, in provincia di Brescia; in cristalli entro la pegmatite a Prata Camportaccio, in provincia di Sondrio.
Si rinviene inclusa nella pirite della miniera di Boccheggiano, comune di Montieri, in provincia di Grosseto.
Esemplari fortemente antimoniferi si trovano nel cantiere dei Falcacci, a Rio Marina, nell'Isola d'Elba.
In Sardegna infine si trova in tracce, assieme a bismuto nativo nelle miniere di Gerra S'Olioni e Fenugu Sibiri, a Gonnosfanadiga, nella provincia del Sud Sardegna.
Utilizzi[modifica | modifica wikitesto]
Estrazione del bismuto. È il principale composto da cui si estrae[senza fonte].
Varietà[modifica | modifica wikitesto]
L'horobetsuite è una varietà di bismutinite ricca di antimonio.
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v (EN) Webmin, su webmineral.com.
- ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r (EN) mindat, su mindat.org.
- ^ a b c d e f g h i Carlo Maria Gramaccioli, II. Solfuri, in Come collezionare i minerali dalla A alla Z, vol. 1, Milano, Alberto Peruzzo editore, 1988, pp. 112-113.
Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]
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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]
- (EN) Webmin, su webmineral.com.