Basilica di San Clemente in Santa Maria dei Servi

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Coordinate: 43°18′55.18″N 11°20′17.43″E / 43.315327°N 11.338174°E43.315327; 11.338174

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La basilica di Santa Maria dei Servi, il cui nome completo è San Clemente in Santa Maria dei Servi è una basilica di Siena che si trova sul colle che domina Valdimontone, in piazza Manzoni.

Storia

I Serviti arrivarono a Siena intorno al 1250, provenendo dal loro primo convento di Monte Senario, fondato precedentemente nel 1234. Inizialmente stabilitisi fuori città, furono invitati dal comune a costruire la loro chiesa entro le mura cittadine, sul sito attuale dove allora sorgeva la chiesa parrocchiale di San Clemente. La costruzione del convento poté quindi iniziare pochi anni dopo il 1250, grazie anche ad una donazione di terreni da parte della famiglia Tolomei e ad una donazione di laterizi (materiale da costruzione) da parte del comune. Il nuovo convento inglobò la chiesa parrocchiale preesistente di San Clemente, spiegando l'origine del nome del convento.

I lavori di costruzione procedettero a rilento e durarono per quasi tre secoli. Entro la metà del XV secolo fu completato il transetto e le cappelle terminali in stile gotico. Nel 1471-1528 venne costruito il corpo longitudinale della chiesa con le sue tre navate in stile rinascimentale. Artefice fu Ventura Turapilli che lavorò su un disegno di Baldassarre Peruzzi. Il 18 maggio 1533 avvenne la consacrazione della chiesa a lavori non ancora terminati. I lavori strutturali interni terminarono infatti solo nel 1537, con l'acquisto di quattro colonne per la divisione delle tre navate, mentre la facciata quattrocentesca non fu mai terminata.

In età barocca vennero aggiunti gli altari laterali. Nel 1750 venne aggiunta la gradinata di accesso alla basilica. Il transetto e altre parti vennero stilisticamente rivoluzionati tra la fine dell'800 e gli inizi del '900 su progetto prima di Giuseppe Partini poi di Agenore Socini, in stile neogotico.

Il campanile fu costruito nei secoli XIV-XV in stile romanico. Fu restaurato in tempi successivi e radicalmente nel 1926, quando furono aggiunte anche le cuspidi centrale e angolari in cima al campanile, contribuendo a farlo somigliare a quello de Duomo di Siena.

L'interno

Il corpo longitudinale

Coppo di Marcovaldo, Madonna del Bordone, 1261

Si accede alla basilica da un'alta gradinata. La facciata è semplice e grezza, con un postale e due rosoni. Accanti si innalza un poderoso campanile romanico ducentesco, restaurato radicamente nel 1926.

La pianta della chiesa è a croce egizia, con un corpo longitudinale a tre navate e cinque campate, un transetto sporgente dotato di cappelle terminali e cinque cappelle ricavate dalla parete di fondo della chiesa. Di queste cinque, la cappella centrale maggiore è più alta, larga e profonda.

Lo stile rinascimentale fiorentino domina nel corpo longitudinale, costruito da Ventura Turapilli nel 1471-1528 su disegno di Baldassarre Peruzzi o del Porrina. Questo è impostato sul contrasto tra l’intonaco bianco e la pietra serena grigia, su archi a tutto sesto con cassettoni dipinti entro l’arco, capitelli in stile corinzio con imposta d’arco rialzata e travi in ferro a stabilizzare gli archi. Tuttavia, a differenza delle chiese rinascimentali fiorentine la volta della navata centrale è dotata di archi trasversali entro cui su collocano volte a crociera. A crociera sono anche le volte delle navate laterali, dove dominano archi a sesto acuto.

Entro le pareti delle navate laterali sono scavate nicchie con volte a botte e cassettoni dipinti entro cui sono collocati altari barocchi. Fa eccezione la prima cappella a destra, che è ricavata entro il campanile e quindi più profonda e strutturalmente diversa dalle altre. Tra le molte opere conservate entro questi altari si segnalano:

Alla prima colonna destra un'elegante acquasantiera con parti della fine del Duecento

Il transetto e le cappelle di fondo

Taddeo di Bartolo, Adorazione dei Pastori, 1404

Lo stile rinascimentale che caratterizza le tre navate del corpo longitudinale si ritrova anche nei bracci del transetto. Le cappelle del presbiterio invece sono in stile gotico, risalenti ai primi due secoli della costruzione dell’edificio (XIII e XIV), anche se molte decorazioni sono neogotiche, dei secoli XIX e XX. Le cappelle sono in tutto sette, cinque sulla parete di fondo della chiesa (di cui una centrale maggiore più voluminosa) e due a livello delle terminazioni del transetto. Sono molte le opere d’arte in esse contenute, soprattutto del Trecento. Tra queste si segnala:

Le opere moderne

Nei secoli XIX - XX, in occasione della ristrutturazione, numerosi artisti collaborarono alla ridecorazione delle cappelle, specialmente quelle absidali, quali Alessandro Franchi, Ulisse de Matteis, Giovanni Brunacci, Giuseppe Catani. A titolo di esempio, nella terza cappella di destra del corpo longitudinale è esposta una tela di Alessandro Franchi (1888) raffigurante l’ Apparizione della Madonna ai sette santi fondatori dell’Ordine.

Organo

Nella basilica si trova l'organo a canne Mascioni opus 370, costruito nel 1925. Originariamente a trasmissione pneumatica e collocato sopra un'apposita cantoria in controfacciata, nel 1926 venne spostato nel coro, dietro la pala dell'altare maggiore e nel 2008 è stato restaurato ed ampliato dalla ditta Vegezzi Bossi; in tale occasione, fra le altre cose, è stata cambiata la trasmissione divenendo mista (meccanica per i manuali e il pedale, elettronica per i registri e le combinazioni). Attualmente (2012), lo strumento ha due tastiere di 58 note ciascuna ed una pedaliera dritta di 30 e la seguente disposizione fonica:

Prima tastiera - Grand'Organo
Principale 16'
Principale 8'
Flauto 8'
Dolce 8'
Ottava 4'
Cornetto 3 file
Decimaquinta 2'
Ripieno
Seconda tastiera - Espressivo
Pienino
Corno 4'
Celeste 8'
Gamba 8'
Bordone 8'
Principale 8'
Tromba Armonica 8'
Pedale
Contrabbasso 16'
Subbasso 16'
Armonico 8'
Fagotto 16'
Unioni e accoppiamenti
Unione I-P
Unione II-P
Unione II-I
Acuta II-I
Grave II-I

Altre immagini

Bibliografia

  • Toscana. Guida d'Italia (Guida rossa), Touring Club Italiano, Milano 2003, p. 536.

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