Arthur Kenney

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Arthur Kenney
Kenney con la maglia dell'Olimpia Milano
Nazionalità Bandiera degli Stati Uniti Stati Uniti
Altezza 204 cm
Pallacanestro
Ruolo Ala grande, centro
Termine carriera 1976
Carriera
Giovanili
Power Memorial High School
1964-1968Fairfield Stags
Squadre di club
1968-1970SCM Le Mans
1970-1973Olimpia Milano
1973-1975SCM Le Mans
1975-1976Partenope
Il simbolo → indica un trasferimento in prestito.
 

Arthur Kenney, detto Art (New York, 5 marzo 1946), è un ex cestista statunitense.

Carriera[modifica | modifica wikitesto]

Kenney giocò nella Power Memorial High School, nelle cui file militava anche Lew Alcindor (che cambierà poi nome in Kareem Abdul-Jabbar). La squadra venne poi eletta tra le più forti di ogni epoca a livello di high school. Allenatore della squadra era Jack Donohue[1] mentre il vice era Richard Percudani, che anni dopo sarebbe giunto in Italia per allenare l'All'Onestà Milano[2]. Frequentò il college alla Fairfield University, allenato da George Bisacca, in seguito coach della Virtus Bologna.

Kenney con Cesare Rubini prima di un derby contro Varese

Trascurato dalla NBA, che lo vide selezionato solo al diciottesimo giro dai Baltimore Bullets al Draft del 1968, trovò un ingaggio nella massima serie francese con il Le Mans. Dopo due stagioni passò all'Olimpia Milano guidata da Cesare Rubini, in cerca di un centro in grado di contrastare efficacemente Dino Meneghin, che con l'Ignis Varese aveva vinto gli ultimi due campionati italiani. Rimase in Italia tre stagioni, riuscendo a vincere la Coppa delle Coppe nel 1971 e nel 1972, oltre allo scudetto 1972 e alla Coppa Italia nello stesso anno.

In breve seppe distinguersi riuscendo a conquistare la tifoseria milanese grazie al suo impegno e alle sue doti agonistiche[2]. Uno degli episodi che lo caratterizzarono maggiormente è quello legato alla rissa con Zoran Slavnić: durante un incontro di Coppa delle Coppe il giocatore jugoslavo tentò di colpire il coach Rubini con un calcio all'inguine; Kenney cercò di vendicare il proprio allenatore inseguendo Slavnić fino alle tribune, venendo anche colpito da manganellate e dalla reazione dei tifosi rivali[1]. Nei suoi tre anni a Milano disputò 71 partite di campionato realizzando 1014 punti. Pur dedicandosi prevalentemente ai rimbalzi e alla difesa, nel 1972-73 si segnalò per la miglior percentuale al tiro (61%, 144/236) di tutto il campionato. Al termine della stagione 1971-72 ricevette il "Premio General Motors" come miglior straniero della Serie A.

Terminata l'esperienza milanese tornò al Le Mans, rimanendovi fino al 1975. Fece poi ritorno in Italia disputando una stagione in Serie A2 alla Partenope Napoli Basket[3]. Tornò poi negli Stati Uniti e intraprese la carriera manageriale.

Nel 2013 l'Olimpia Milano ha deciso di ritirare ufficialmente la sua maglietta con il numero 18, indossata per l'ultima volta da Nicolò Melli nella stagione 2012-2013[2].

Palmarès[modifica | modifica wikitesto]

Olimpia Milano: 1971-72
Olimpia Milano: 1970-71, 1971-72
Olimpia Milano: 1972

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b basketnet.net, basketnet.net. URL consultato il 6 maggio 2013 (archiviato dall'url originale il 9 aprile 2017).
  2. ^ a b c Il ritorno di Kenney: nei play-off l'Olimpia Milano festeggia il suo numero 18, su web.legabasket.it, Lega Basket. URL consultato il 6 maggio 2013 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  3. ^ La Forst squadra da battere, in La Stampa, 3 ottobre 1975. URL consultato il 23 ottobre 2013.

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