Arcidiocesi di San Salvador

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Arcidiocesi di San Salvador
Archidioecesis Sancti Salvatoris in America
Chiesa latina
 
Mappa della diocesi
Diocesi suffraganee
Chalatenango, San Miguel, Santa Ana, Santiago de María, San Vicente, Sonsonate, Zacatecoluca
 
Arcivescovo metropolitaJosé Luis Escobar Alas
AusiliariÓscar Álvarez Orellana[1]
Presbiteri376, di cui 245 secolari e 131 regolari
4.456 battezzati per presbitero
Religiosi262 uomini, 913 donne
Diaconi1 permanente
 
Abitanti3.045.550
Battezzati1.675.620 (55,0% del totale)
StatoEl Salvador
Superficie3.295 km²
Parrocchie204
 
Erezione28 settembre 1842
Ritoromano
CattedraleDivino Salvatore del Mondo
IndirizzoColonia Médica, Av. Dr. Emilio Álvarez y Av. Dr. Max Bloch, Apdo. Postal 2253, San Salvador, El Salvador
Sito webwww.arzobispadosansalvador.org
Dati dall'Annuario pontificio 2021 (ch · gc)
Chiesa cattolica in El Salvador
La basilica del Sacro Cuore di Gesù, ex cattedrale dell'arcidiocesi

L'arcidiocesi di San Salvador (in latino: Archidioecesis Sancti Salvatoris in America) è una sede metropolitana della Chiesa cattolica in El Salvador. Nel 2020 contava 1.675.620 battezzati su 3.045.550 abitanti. È retta dall'arcivescovo José Luis Escobar Alas.

Territorio[modifica | modifica wikitesto]

L'arcidiocesi comprende i dipartimenti salvadoregni di Cuscatlán, La Libertad e San Salvador.

Sede arcivescovile è la città di San Salvador, dove si trovano la cattedrale del Divino Salvatore del Mondo e l'ex cattedrale del Sacro Cuore, ora basilica minore.

Il territorio si estende su 3.295 km² ed è suddiviso in 204 parrocchie.

Provincia ecclesiastica[modifica | modifica wikitesto]

La provincia ecclesiastica di San Salvador, istituita nel 1913, comprende tutte le diocesi dello Stato, e precisamente:

Storia[modifica | modifica wikitesto]

I tentativi di erezione e l'erezione illegittima[modifica | modifica wikitesto]

Fin dal 1810 i salvadoregni avevano espresso il desiderio di fare della loro vicaria una diocesi autonoma, tramite la petizione di José Ignacio Ávila alle Cortes di Cadice, che non ebbe successo.

Nel 1812 il governo spagnolo aveva dato inizio alle pratiche per l'erezione della diocesi, ma il capitano generale José de Bustamante y Guerra non si impegnò nella necesaria collaborazione[2]. Nel 1818 José Matías Delgado ricevette il sostegno dei presbiteri di San Salvador per la nomina a vescovo della futura diocesi, in contrapposizione a Manuel Molina, malvisto per il suo attaccamento alla Corona spagnola e la sua opposizione al movimento indipendentista.[3]

Terminato il dominio spagnolo i nuovi stati americani pretendevano il diritto di presentazione, ossia la designazione dei vescovi, uno dei privilegi annessi al patronato regio concesso ai sovrani spagnoli.[4]D'altra parte Ferdinando VII si era mostrato indisponibile dinanzi ai papi Pio VII e Leone XII a cedere il privilegio del patronato.[4]Queste pretese contrapposte di esercitare lo stesso diritto rendevano difficile alla Santa Sede la nomina di vescovi nelle nuove repubbliche.

In seguito all'indipendenza del Centro America, il dominio politico del Guatemala su San Salvador era diminuita, ma rimaneva la soggezione ecclesiastica.

Il 30 marzo 1822, in piena discordia sull'annessione all'Impero messicano, il governo di San Salvador aveva dichiarato: «…che dopo l'erezione della diocesi, il primo a occupare questa cattedra, secondo la volontà generale di tutta la Provincia manifestata nella stessa occasione, il signor dottore José Matías Delgado…».[4]Questa dichiarazione non ebbe effetti pratici, sebbene il 10 novembre dello stesso anno il congresso salvadoregno avesse confermato l'erezione della diocesi e la nomina di Delgado a vescovo.[4]

L'Assemblea Costituente del Centro America si espresse sulla questione, stabilendo che era alla nazione centroamericana che spettava il diritto di presentazione per le diocesi, e non ai singoli stati federati, sebbene lasciasse la possibilità di negoziare le nomine con la Santa Sede.[5] Il 27 aprile 1824 il governo salvadoregno ignorò la decisione dell'Assemblea e decretò l'erezione della diocesi di San Salvador e l'elezione di José Matías Delgado a vescovo.[6] Dopo l'approvazione del governo, il 5 maggio il Congresso costituente di El Salvador ratificò la decisione; Delgado accettò l'incarico il giorno 6.[5][6]

Durante la presa di possesso, che Delgado ritardò di un anno adducendo impegni nel Congresso, la chiesa parrocchiale della città fu consacrata come cattedrale,[7] e «fu cantata una messa solenne dal deputato presbitero Pablo María Sagastume»; assistette anche José Simeón Cañas, che «pronunciò una solenne orazione».[6]Cañas e Isidro Menéndez erano stati richiesti da Delgado per prendere l'importante decisione di accettare l'incarico.[8] Nello stesso giorno, il 25 aprile 1825 il nuovo vescovo salvadoregno indirizzò: « [...] all'Onnipotente le sue orazioni affinché per i meriti di Cristo nostro Salvatore, mi renda degno e capace di accontentare fedelmente e completamente un gregge che per tanti motivi mi è del più grande gradimento e dalla cui felicità dipende la mia».[9][5]

L'arcivescovo di Guatemala Ramón Casaús y Torres fu il più strenuo oppositore dell'erezione della diocesi salvadoregna. Accusò Delgado di aver subornato i suoi elettori,[10] e con un editto dichiarò nulli e senza valore l'erezione della diocesi e la nomina di Delgado.[6]Inoltre, informò la Santa Sede sulla questione,[11] aggiungendo che Delgado «con l'aiuto di un contingente militare e di duecento residenti» aveva intimidito il Congresso.[12] Attraverso lettere pastorali condannava Delgado e lo dichiarava un nemico politico e accusava di eresia il clero che lo seguiva.[13]Questa reazione dell'arcivescovo guatemalteco implicò una rottura tacita tra El Salvador e Guatemala.[5]

I provvedimenti presi da Casaús erano perfettamente allineati alle disposizioni di diritto canonico, tuttavia la sua precedente contrarietà all'indipendenza centroamericana fece sì che i suoi detrattori ritenessero che stesse semplicemente cercando di ostacolare l'indipendenza salvadoregna.[5]

Isidro Menéndez argomentava a favore dell'erezione nei seguenti termini: «Nessuno dubita che il re di Spagna ottenesse il Patronato delle Americhe e della Penisola. Gli scritti pubblicati sull'operato in San Salvador suppongono che il diritto di patronato pervenne ai re cattolici solo in virtù di concordati e privilegi della Sede apostolica. Effettivamente queste sono due delle ragioni per cui lo hanno posseduto; però ve ne sono altre non meno concludenti e tutte quelle militano a favore di San Salvador. Per diritto e antico costume, e giusti titoli e convenzioni apostoliche, dice la legge 1, titolo 6 del libro Recopilación de Castilla, siamo patroni di tutte le chiese cattedrali di questi regni e a noi spetta la presentazione delle arcidiocesi e diocesi e prelature e abbazie concistoriali di questi regni, purché vacanti, alla Corte di Roma».[14]

Menéndez giustificava anche l'esercizio del patronato da parte delle nuove repubbliche, poiché: «il re non ha fondato e sostenuto le dette chiese e benefici con il suo proprio denaro; l'ha fatto con le rendite della nazione… Ebbene nella federazione centro americana chi edifica, chi sostiene i benefici? non è essa stessa? [...] No sono state e sono le rendite nazionali che hanno affrontato queste spese?».[15]

Di fronte alla posizione intransigente dell'arcivescovo guatemalteco, il 23 aprile 1825 il parlamento salvadoregno decretò che tutte le pastorali, editti e circolari di Casaús fossero soggette alla previa censura del governo, «sotto pena di morte, esilio o prigione, secondo il caso».[16]Questa decisione era la risposta all'assemblea guatemalteca che aveva preso lo stesso provvedimento il 27 ottobre dell'anno precedente.[17]Anche al Congresso federale si discusse animatamente la questione fra i partiti politici, e Meléndez Chaverri testimonia che fu una delle «più rumorose questioni discusse da questo corpo rappresentativo».[7]La situazione arrivò a un punto tale che si formarono schieramenti all'interno del clero e lo stesso Delgado arrivò a espellere i suoi oppositori, benché alcuni avessero deciso da soli di partire per il Guatemala.[7]

Secondo il ricercatore Mauricio Domínguez T. la questione «assunse tutte le apparenze della lotta tra liberali e conservatori», poiché i salvadoregni non avrebbero permesso che Casaús, un conservatore, controllasse la provincia; né l'arcivescovo avrebbe lasciato che Delgado, di tendenza liberale, diventasse vescovo.[18]

Il 18 luglio 1825, il Congresso federale avallò l'erezione della cattedra episcopale di San Salvador, però dichiarò insussistente la nomina di Delgado a vescovo, rivendicando per sé l'attribuzione.[13]Tuttavia, il Senato federale opinò il contrario: disapprovò il decreto del Congresso nella parte relativa a José Matías Delgado, e autorizzò la sua elezione perché gli stati avevano «piena facoltà per le erezioni di diocesi e designazione di vescovi».[13]Meléndez Chaverri sostiene che questa risoluzione non ebbe effetto per il ritardo sia da parte del Senato, sia da parte di José Manuel Arce, che non voleva impegnarsi nel darle attuazione.[19]

Il 7 settembre, papa Leone XII esortò l'arcivescovo Casaús affinché manifestasse la sua disapprovazione all'erezione della nuova diocesi e all'elezione di Delgado, che doveva «implorare la misericordia della Santa Sede, per non collocare Sua Santità nella spiacevole necessità di prendere le misure che esige il rigore dei sacri canoni»;[13] e paragonava Delgado a un «ladro comune».[20] Tuttavia, il governo di El Salvador, ignorando questa lettera, incaricò il dottore fra Víctor Castrillo di ottenere dal Papa l'indulto per l'erezione della diocesi. La Santa Sede comunicò che «qualsiasi candidato, con l'eccezione di Delgado, sarebbe accettabile per la Santa Sede per la diocesi di San Salvador»[21][22]

Il 23 ottobre nel borgo di Santa Ana una turba capeggiata dal sindaco e animata dagli editti e dalle lettere pastorali di Casaús contro Delgado si diede a saccheggi, distruzioni e assassinii, ma fu alla fine repressa dal governo.[20]

Nel gennaio del 1826, il presidente Arce espresse all'arcivescovo Casaús le proteste dello stato di El Salvador circa i suoi provvedimenti contro l'erezione della diocesi. Gli comunicò che aveva richiesto l'opinione del Senato federale, che aveva richiesto che il presidente richiedesse all'arcivescovo di sospendere le sue operazioni, sperando che il prelato desse prova della sua virtù e volesse evitare lo spargimento di sangue che avrebbe causato una guerra civile.[23]La risposta di Casaús fu tagliente: «Mi spiace molto non poter compiacere il Supremo Potere Esecutivo [...] Sono Arcivescovo e sarebbe necessario che lasciassi l'incarico e abbandonassi il gregge che Dio ha posto sotto la mia cura...quanto fatto a San Salvador in questo caso è un eccesso e un abuso del potere civile che turba l'ordine stabilito dalla divina potestà per il governo della Chiesa...[23]

In questa stessa risposta, Casaús ribatté che non avrebbe accettato un «vescovo o parroco che si appropria di questa giurisdizione usurpandomela con le decime...».[23]

Il papa si pronunciò sulla questione il 13 agosto 1826. Con tre brevi, datati al 1º dicembre dello stesso anno, sancì che l'erezione della sede episcopale era illegittima e priva di valore, ed esortò Delgado a «separarsi dal cammino della perdizione e a emendare il crimine commesso».[19]Delgado accettò il verdetto.

Dopo l'erezione[modifica | modifica wikitesto]

La diocesi di San Salvador fu eretta il 28 settembre 1842 con la bolla Universalis Ecclesiae di papa Gregorio XVI, ricavandone il territorio dall'arcidiocesi di Guatemala.[24]

L'11 febbraio 1913 ha ceduto porzioni del suo territorio a vantaggio dell'erezione delle diocesi di San Miguel e di Santa Ana e contestualmente è stata elevata al rango di arcidiocesi metropolitana.[25]

Il 18 dicembre 1943 ha ceduto un'altra porzione di territorio a vantaggio dell'erezione della diocesi di San Vicente.

Il 24 marzo 1980 l'arcivescovo Óscar Romero fu assassinato durante la Messa a causa del suo impegno nel denunciare le violenze della dittatura del suo paese.

Il 30 dicembre 1987 ha ceduto ancora una porzione di territorio a vantaggio dell'erezione della diocesi di Chalatenango.

Il 28 giugno 2017 papa Francesco ha creato cardinale Gregorio Rosa Chávez, vescovo ausiliare dell'arcidiocesi, che così è diventato il primo cardinale salvadoregno.

Cronotassi dei vescovi e arcivescovi[modifica | modifica wikitesto]

Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.

Statistiche[modifica | modifica wikitesto]

L'arcidiocesi nel 2020 su una popolazione di 3.045.550 persone contava 1.675.620 battezzati, corrispondenti al 55,0% del totale.

anno popolazione presbiteri diaconi religiosi parrocchie
battezzati totale % numero secolari regolari battezzati per presbitero uomini donne
1950 638.660 643.820 99,2 125 53 72 5.109 120 264 44
1965 981.277 991.188 99,0 206 71 135 4.763 175 403 68
1970 1.022.060 1.134.511 90,1 251 106 145 4.071 188 555 121
1976 1.312.030 1.543.565 85,0 229 89 140 5.729 198 415 104
1980 1.524.303 1.732.163 88,0 193 83 110 7.897 162 480 110
1990 1.752.000 1.947.000 90,0 200 75 125 8.760 258 720 97
1999 2.098.000 2.998.000 70,0 273 116 157 7.684 1 277 736 135
2000 1.907.851 2.779.000 68,7 312 122 190 6.114 1 318 974 138
2001 1.943.091 3.273.000 59,4 324 134 190 5.997 1 318 974 137
2002 1.907.851 2.725.502 70,0 330 137 193 5.781 1 343 987 138
2003 1.907.851 2.725.505 70,0 330 137 193 5.781 1 343 987 137
2004 1.907.851 2.725.502 70,0 330 137 193 5.781 1 275 987 137
2010 2.273.030 3.071.654 74,0 342 146 196 6.646 1 309 1.128 150
2014 2.322.000 3.137.000 74,0 354 158 196 6.559 1 343 1.128 163
2016 1.592.863 2.896.115 55,0 398 202 196 4.002 318 423 166
2017 1.560.000 2.836.404 55,0 345 223 122 4.521 1 269 423 170
2020 1.675.620 3.045.550 55,0 376 245 131 4.456 1 262 913 204

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Vescovo titolare di Pudenziana.
  2. ^ Domínguez T., op. cit., 2011, p. 92
  3. ^ Monterey, op. cit., 1996, pp. 55-56
  4. ^ a b c d Meléndez Chaverri, op. cit., 2000, pp. 287-289
  5. ^ a b c d e Meléndez Chaverri, op. cit., 2000, pp. 291-292
  6. ^ a b c d Monterey, op. cit., 1996, pp. 123-125
  7. ^ a b c Meléndez Chaverri, op. cit., 2000, pp. 293-294
  8. ^ Guandique, op. cit., 1962, pp. 176-177
  9. ^ Domínguez T., op. cit., 2011, p. 112
  10. ^ Guandique, op. cit., 1962, p. 198
  11. ^ Monterey, op. cit., 1996, p. 129
  12. ^ Domínguez T., op. cit., 2011, p. 111
  13. ^ a b c d Monterey, op. cit., 1996, pp. 135-138
  14. ^ Guandique, op. cit., 1962, p. 213
  15. ^ Guandique, op. cit., 1962, p. 219
  16. ^ Monterey, op. cit., 1996, p. 134
  17. ^ Monterey, op. cit., 1996, p. 130
  18. ^ Domínguez T., op. cit., 2011, p. 94
  19. ^ a b Meléndez Chaverri, op. cit., 2000, pp. 295-296
  20. ^ a b Domínguez T., op. cit., 2011, p. 114
  21. ^ Domínguez T., op. cit., 2011, pp. 115-116
  22. ^ Monterey, op. cit., 1996, p. 142
  23. ^ a b c Monterey, op. cit., 1996, pp. 143-145
  24. ^ Il testo in spagnolo della bolla di erezione in: Francisco Javier Hernáez, Colección de bulas, breves y otros documentos relativos a la iglesia de América y Filipinas, vol. II, Bruselas, 1879, pp. 110-114.
  25. ^ Erectionis novae provinciae ecclesiasticae, AAS 5 (1913), p. 95.
  26. ^ Già amministratore apostolico dall'aprile del 1980.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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