Antonio della Sassetta

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Antonio della Sassetta
Ambasciatore del Marchesato di Mantova
Stemma
Stemma
In carica1520
Segretario della Signoria di Piombino
In carica1532
Nome completoAntonio Orlandi della Sassetta
Altri titoliNunzio apostolico
Protonotario apostolico
Commissario pontificio
Palafreniere pontificio
Morte1539
DinastiaOrlandi
ReligioneCattolicesimo
Antonio della Sassetta
Etniaitaliana
Dati militari
Paese servito Stato Pontificio
GradoCondottiero
Guerre
Battaglie
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Antonio Orlandi della Sassetta (... – 1539) è stato un nobile, presbitero e condottiero italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Antonio della Sassetta nacque nel XV secolo, discendente da un ramo cadetto dell'antica famiglia pisana degli Orlandi. Le fonti pervenutaci sono discordanti tra loro, difatti lo identificano come zio, cugino o fratello di Rinieri della Sassetta.[1]

Antonio, a differenza di Rinieri, scelse la carriera ecclesiastica raggiungendo alti gradi all'interno dello Stato Pontificio; non per questo però fu estraneo al campo di battaglia.

Dal 1506 circa, fu al servizio di numerosi papi. Servì papa Giulio II come protonotario, palafreniere e nunzio apostolico, papa Leone X come condottiero delle truppe pontificie e Clemente VII come capitano e commissario pontificio.[2]

Nel luglio del 1509, assieme a Sigismondo dei Conti, partecipò alle negoziazioni tra lo Stato Pontificio e la Repubblica di Venezia che portarono in seguito allo scioglimento della Lega di Cambrai e all'alleanza tra i due stati contro la Francia. Nel novembre dello stesso anno fu presente all'assedio di Padova con il grado di capitano.

Nel 1510, ottenne per i suoi servigi un beneficio ecclesiastico dalla chiesa di Varmia, in Polonia. Dieci anni dopo, risulta essere a Worms, in veste di ambasciatore del Marchesato di Mantova, per conto di Federico II Gonzaga.

Nel 1525, presso la sua abitazione a Roma ospitò l'eremita Bernardino da Parenzo. Nel 1532, fu segretario della Signoria di Piombino. Morì nel 1539.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ I diari di Marino Sanudo, vol.8 pg.475
  2. ^ Nella lista non figurano tutti gli incarichi svolti.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]