Agnello Partecipazio

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Stemma di Angelo Participazio

Angelo Partecipazio (o Agnello Parteciaco) (... – 827) è stato un doge veneziano.

Fu il decimo Doge della Repubblica di Venezia secondo la tradizione.

Apparteneva ad una ricca famiglia di Eraclea, che possedeva molti terreni e fondaci commerciali per tutto il territorio: la ricchezza narrata di questa famiglia è tale da rendere credibile la discendenza da essa e da Angelo della famiglia veneziana Badoer, anche essa proverbialmente ricca (pien come el Badoer è un modo di dire veneto).

Al contrario Venezia e i venetici erano in una situazione di grave calamità: il confronto con Pipino il Breve aveva ridotto gli insediamenti sulle isole ad un cumulo di macerie. Fortunatamente la pace di Aquisgrana aveva lasciato liberi i territori di Venezia dalle pretese di Carlo Magno, lasciandoli a Bisanzio, che era convenientemente lontana. Inoltre la pace portò ai venetici il permesso di commerciare liberamente anche con l'Occidente. Sotto Angelo venne coniata perfino la prima moneta veneziana.

La riedificazione di Torcello, Burano, Eraclea e Rialto configura per la prima volta un abbozzo della Venezia moderna: si progettarono ponti e nuove vie d'acqua, sfruttando il Brenta: nasce il Canal Grande e Rialto diventa la sede del Dogado, con un palazzo-fortezza fatto costruire vicino alla chiesa di San Teodoro. In seguito, civitas Rivoalti sarebbe diventata civitas Venetiarum.

Altri insediamenti vennero creati da Angelo inviando gente ad abitare sulle barene che circondavano Rialto, dove vennero costruite perfino delle chiese; ma le notizie storiche sono troppo scarse per capire se la conformazione di quei primi nuclei era assimilabile alla Venezia che conosciamo oggi.

Mentre riedificava Venezia, come i suoi predecessori Angelo pensava di rendere ereditaria la carica di Doge; ma i Veneziani, memori delle precedenti sventure portate dai precedenti Dogi-tiranni, gli affiancarono due tribuni nell'amministrazione della giustizia. Per tutta risposta il doge associò nella sua reggenza uno dei figli, il secondogenito Giovanni, essendo il maggiore a Costantinopoli in quel momento. Il figlio maggiore non prese bene la nomina del fratello, e tornato a Venezia non si recò nemmeno a salutare i colleghi, ma prese armi e bagagli e andò ad abitare con la moglie a San Severo. Per non inimicarsi Costantinopoli, Agnello esonerò Giovanni dalla carica di co-doge e vi insediò il fratello maggiore, associandovi anche il terzogenito Agnello (o Angelo: comunque omonimo del padre): ma a questo punto Giustiniano pretese anche che il fratello venisse esiliato a Zara, per evitare l'influsso delle sue tendenze francofile. Decisione non del tutto errata, perché da Zara Giovanni partì per Bergamo, per perorare la sua causa presso l'imperatore d'Occidente Ludovico il Pio, che tuttavia in quel momento non aveva nessuna intenzione di inimicarsi il suo pari a Costantinopoli. Così, dietro richiesta degli ambasciatori di Venezia, Giovanni fu riportato a Venezia e poi a Costantinopoli, dove rimase come ostaggio.

Ma nemmeno questo atto fu privo di conseguenze: per ritorsione Lotario, figlio di Ludovico il Pio, ordì una congiura contro il dogado insieme al Patriarca di Grado, Fortunato, che era stato reinsediato. La congiura venne scoperta quasi subito, e sebbene Fortunato riuscì a scappare, due suoi complici vennero condannati a morte.

Alla fine, il vecchio Angelo morì nell'827, facendosi seppellire nella cappella dell' Abbazia Sant'Ilario di Venezia, presso Fusina.

Predecessore Doge di Venezia Successore
Obelerio Antenoreo 809-827 Giustiniano Participazio