Amelio De Juliis

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Amelio De Juliis
Soprannomeil piccolo
NascitaPizzoferrato, 29 maggio 1926
MorteSan Pietro in Casale, 20 aprile 1945
Cause della mortecaduto in combattimento
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaFanteria
CorpoParacadutisti
Specialitàparacadutista
Reparto1º Squadrone da ricognizione "Folgore", Battaglione "F"
Anni di servizio1943-1945
GradoSoldato
GuerreSeconda guerra mondiale
BattaglieOperazione Herring
Decorazioniqui
dati tratti da Per l’Operazione Herring il coraggio di 226 parà[1]
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Amelio De Juliis (Pizzoferrato, 29 maggio 1926San Pietro in Casale, 20 aprile 1945) è stato un partigiano e militare italiano, decorato con la Medaglia d'oro al valor militare alla memoria durante la seconda guerra mondiale.

Morto ad appena 18 anni, è uno dei più giovani decorati con medaglia d'oro al valor militare dell'Esercito Italiano.[2]

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Pizzoferrato[3] (provincia di Chieti) il 30 maggio 1926, e all’atto delle firma dell’armistizio dell’8 settembre 1943 esercitava la professione di bracciante. Nel novembre successivo, all'età di diciassette anni, divenne partigiano[3] presso la Brigata "Pizzoferrato" operante nel suo paese natale, partecipando a numerosi scontri con le truppe tedesche, e riuscendo a sfuggire al massacro avvenuto nella chiesetta della Madonna Del Girone, dove molti combattenti della resistenza, che vi si erano rifugiati, furono trucidati dai tedeschi.[4]

Con l’arrivo delle truppe alleate si imbatté nel 1º Squadrone da ricognizione "Folgore",[5] comandata dal capitano Carlo Francesco Gay,[1][6] operante all'interno del XIII Corpo d'armata britannico e aggregati alla I° Divisione Canadese. Divenutone la guida in quel settore del fronte, l'iniziale collaborazione con i nuovi compagni si trasformò in fraterna amicizia, inducendolo ad arruolarsi nell'Esercito Cobelligerante Italiano insieme con il suo amico Aristide Arnaboldi.[3] L'iniziale resistenza degli ufficiali fu presto superata, ed egli conseguì il brevetto di paracadutista nel marzo 1945, il più giovane dell’esercito italiano.[3]

Poco prima della liberazione, decise di offrirsi volontario come paracadutista dell'operazione Herring,[5] dove fu impiegato nella pattuglia "O".[3] Il 20 aprile 1945[1] la sua pattuglia venne lanciata da un aereo da trasporto militare Douglas C-47 Dakota oltre le linee difensive tedesche, ma venne subito individuata ed accerchiata dai soldati nemici. Dopo un duro combattimento avvenuto nei pressi di Maccaretolo di San Pietro in Casale (provincia di Bologna),[3] i paracadutisti riuscirono a rompere l'accerchiamento ed a ritirarsi. Messosi in salvo, anche se ferito, egli si accorse della mancanza del suo comandante, il sottotenente Angelo Rosas,[3] e del suo amico caporale maggiore Arnaboldi, e ritornò indietro per soccorrerli, ma rimase ucciso nel seguente combattimento.[7]

Memoria[modifica | modifica wikitesto]

Per onorare il suo coraggio gli fu concessa la Medaglia d'oro al valor militare, mentre il sottotenente Angelo Rosas e il caporal maggiore Aristide Arnaboldi furono entrambi decorati con la Medaglia d'argento.[5]

In memoria di Amelio De Juliis è stato realizzato un monumento nel suo paese natale,[8] dove nel 2002 gli è stata dedicata una piazza nonché la locale sezione dell'Associazione Nazionale Partigiani Italiani (ANPI). Anche nel comune di San Pietro in Casale è presente una via a lui intitolata, oltre che una lapide in memoria sua e di Aristide Arnaboldi.

Il suo nome compare sull'ara dei paracadutisti d'Italia realizzata a Draconcello, nel comune mantovano di Poggio Rusco, teatro dell'operazione Herring.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Partigiano prima e paracadutista poi, dopo avere partecipato per quattordici mesi alle più ardite imprese del suo reparto alle dipendenze di una grande unità alleata, si offriva volontario per un lancio in territorio occupato dai tedeschi che veniva effettuato in condizioni di estrema difficoltà e pericolo. Giunto a terra ed immediatamente individuato insieme al proprio comandante di pattuglia, si batteva eroicamente riuscendo dopo circa un'ora di impari lotta a rompere l'accerchiamento. Benché ferito dopo un violento scontro, riusciva ancora una volta a mettersi in salvo, ma visto cadere il proprio ufficiale si lanciava al suo soccorso e nel tentativo di ricuperarne la salma veniva abbattuto da una raffica di mitraglia. Bell'esempio di spiccato spirito di sacrificio. San Pietro in Casale (Bologna), 20 aprile 1945.[9]»

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Muraca 2010, p. 30.
  2. ^ Liberazione, parte da Ferrara la Marcia della Memoria, su estense.com, 11 aprile 2010.
  3. ^ a b c d e f g Muraca 2010, p. 31.
  4. ^ De Juliis Amelio, su Storia e memoria di Bologna. URL consultato il 27 aprile 2017.
  5. ^ a b c Roggero 2006, p. 341.
  6. ^ La riscoperta del 25 aprile, su vecio.it.
  7. ^ Donne e uomini della Resistenza: Amelio De Jiuliis, su Associazione Nazionale Partigiani d'Italia.
  8. ^ Scheda di Amelio De Juliis, su chieracostui.com.
  9. ^ DE JULIIS Amelio, su Quirinale.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Daniel Battistella, Squadrone Folgore 1943-1945, Milano, Ugo Mursia, 2015, ISBN 978-8-84255-148-5.
  • Carlo Benfatti, L'operazione Herring n. 1 20-23 aprile 1945, Sometti, 2005, ISBN 8-87495-131-0.
  • Carlo Bonciani, Squadrone F, Firenze, Vallecchi, 21946.
  • Roberto Roggero, Oneri e onori: le verità militari e politiche della guerra di Liberazione in Italia, Milano, Greco & Greco Editori s.r.l., 2006, ISBN 8-87980-417-0.

Periodici[modifica | modifica wikitesto]

  • Ilio Muraca, Per l’Operazione Herring il coraggio di 226 parà, in Patria indipendente, Roma, Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, 26 settembre 2010, p. 30-31.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]