Albione

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Le bianche scogliere di Dover, tra le possibili origini del nome Albione.

Albione è l'antico nome della Gran Bretagna. Oggi viene usato poeticamente e talvolta ironicamente per riferirsi a tutto il Regno Unito o solo all'Inghilterra. È anche la base del nome gaelico della Scozia, Alba.

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

Il termine gallo-latino Al-biōn (medio irlandese Albbu, protoceltico *Alb-en-), insieme ad altri toponimi europei e mediterranei (come Alpi e Albania), ha due possibili etimologie, entrambe plausibili: dal protoindoeuropeo *al-bo (bianco), oppure dal gaelico al-bio; la Scozia (e talvolta anche l'Irlanda) era chiamata Alba, mentre il Galles era noto col nome Yr Alban.

Attestazioni nella letteratura[modifica | modifica wikitesto]

L'antico e anonimo scrittore del VI secolo a.C., il cui periplo delle isole britanniche fu tradotto nel IV secolo d.C. da Postumio Rufio Festo Avienio (vedi Periplo massaliota) non usa il nome di Britannia, ma parla dell'«Isola degli Ierni e degli Albioni».

Allo stesso modo Pitea di Marsiglia (circa 320 a.C.) parla di «Albioni e Ierni». Tuttavia, la sua definizione di arcipelago britannico non è chiara e sembra includere qualunque isola occidentale, compresa Thule.[1] Tuttavia, nel I secolo d.C. questo nome si riferiva ormai inequivocabilmente all'odierna Gran Bretagna.

Il testo pseudoaristotelico noto come De Mundo (393b) afferma che «Albioni e Ierni raggiunsero le due isole più ampie, dette britanniche». Plinio il Vecchio nel suo Naturalis historia, però, usa il termine «Alba» per riferirsi proprio a tutta l'isola britannica.

L'uso nel corso dei secoli[modifica | modifica wikitesto]

Das perfide Albion, manifesto tedesco anti-britannico durante la prima guerra mondiale.

Un'allusione letteraria frequente è la locuzione «perfida Albione», che si riferisce, in modo particolare, alla spregiudicata politica estera dell'Inghilterra. Questa espressione sembra risalire a un sermone del teologo francese Jacques Bénigne Bossuet, oppure al marchese Agostino di Ximenes, un francese di origine spagnola, autore alla fine del Settecento di un verso che diceva «attacchiamo la perfida Albione nelle sue acque».[2]

L'espressione venne largamente utilizzata nel corso dei secoli XVII, XVIII e XIX in Francia per descrivere la storica rivale, l'Inghilterra, in particolar modo durante le guerre del Settecento (es. Guerra dei sette anni o le Guerre napoleoniche) o nella crescente rivalità coloniale dell'Ottocento. Sul principio del Novecento Francia e Regno Unito appianarono molte divergenze perché la crescente potenza della Germania minacciava sia l'integrità militare e territoriale della prima sia la supremazia coloniale e navale della seconda. Il termine «perfida Albione» cadde così in disuso in Francia e attualmente sopravvive solo in contesti ironici.

Il «testimone» venne passato all'Italia del periodo fascista. L'espressione fu infatti usata spesso da Mussolini in chiave anti-britannica. Dal punto di vista del fascismo, infatti, l'Italia era un paese che aveva diritto al suo «posto al Sole» nell'ordine delle potenze mondiali e coloniali, ma il Regno Unito attuava una politica che soffocava l'espansione italiana, accaparrandosi i possedimenti coloniali e attuando sanzioni, come all'epoca della guerra d'Etiopia che aveva avviato la creazione dell'Africa Orientale Italiana.

Nel disegno politico fascista l'Italia doveva avere un ruolo di primo piano nella politica internazionale e di egemonia del Mar Mediterraneo, riportando nella penisola addirittura i fasti dell'Impero Romano: la Gran Bretagna, con il controllo su Gibilterra, Malta, Cipro, la Palestina, il protettorato sull'Egitto e sul recente Canale di Suez (addirittura con le pretese sull'ormai immersa Isola Ferdinandea), era così vista come l'ostacolo naturale agli obiettivi del regime.

Nel celebre film Il secondo tragico Fantozzi, interpretato da Paolo Villaggio, poco prima del calcio d'inizio di Italia-Inghilterra il protagonista esclama, rivolgendosi al collega ragionier Filini che lo ascolta dall'altro capo del telefono, «le do la perfida Albione 10 caffè contro uno!».

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ G. F. Unger, Rhein. Mus. 38, 1883, pag. 156-196.
  2. ^ La perfida Albione, su ilpost.it, 28 giugno 2010. URL consultato il 28 novembre 2015.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]