Università di Münster

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Università di Münster
(DE) Westfälische Wilhelms-Universität Münster
Sede presso il castello di Münster
Ubicazione
StatoBandiera della Germania Germania
CittàMünster
Dati generali
Mottowissen.leben e living.knowledge
Fondazione1780
Tipopubblico
RettoreUrsula Nelles
Studenti39,000 (2012)
Dipendenti6,500
Mappa di localizzazione
Map
Sito web

L'Università di Münster (in tedesco: Westfälische Wilhelms-Universität Münster, sigla WWU) è un ateneo pubblico tedesco a Münster, Renania Settentrionale-Vestfalia, Germania.

È un'importante università internazionalmente ben conosciuta.

Storia

Monumento a Franz Friedrich Wilhelm von Fürstenberg

Le radici dell'università di Münster debbono essere ricercate in un collegio dei gesuiti (Jesuiten-Kolleg Münster) fondato a Münster nel 1588.

Origine nel XVI secolo

Nel 1631, il gesuita Matthäus Tympius, reggente del Collegium Dettenianum di Münster, raccomandò per primo l'istituzione di un'università all'interno della diocesi. Nel 1631, papa Urbano VIII e Ferdinando II d'Asburgo concessero i necessari privilegi, in aggiunta alla promessa del versamento di 20.000 talleri da parte dei vari Lander. La Guerra dei trent'anni compromise la riuscita del progetto.

Un secondo tentativo di realizzazione fu intrapreso dal principe-vescovo Christoph Bernhard von Galen, ma nel 1670 fallì per una serie di problemi finanziarie insuperabili.[1]

La fondazione dell'università di Münster ebbe luogo negli ultimi decenni del XVIII secolo, nel quadro della riforma del sistema educativo attuato, dopo la Guerra dei Sette anni, da Franz Friedrich Wilhelm von Fürstenberg, sotto il principe-vescovo di Münster, Maximilian Friedrich von Königsegg-Rothenfels. Sulla scia della Soppressione della Compagnia di Gesù del luglio 1773, fu autorizzato a dismettere il monastero di Liebfrauen-Überwasser e la sede del collegio gesuita, e a finanziare la costruzione dell'ateneo con i proventi della vendita. Il 28 maggio, papa Clemente XIV concesse i privilegi necessari per un'università statale, mentre l'8 Ottobre furono rese note anche le decisioni di Giuseppe II d'Asburgo-Lorena.

L'istituzione dell'università fu approvata l'8 ottobre 1773, mentre l'apertura dei corsi avvenne il 16 aprile 1780, con l'istituzione delle facoltà di teologia, filosofia, giurisprudenza e medicina. Inizialmente, i corsi erano riservati a giovani di talento e ritenuti propedeutici al perfezionamento presso l'Università di Colonia. A seguito dell'annessione di Münster alla Prussia nel 1803, mentre i napoleonici si occupavano di riorganizzare la macchina statale germanica, il barone Heinrich Friedrich Karl von Stein pianificò la ristrutturazione e l'ampliamento dell'ateneo, con l'intenzione di farlo diventare una delle maggiori università tedesche.

Il principe-vescovo Königsegg-Rothenfels ne fu formalmente il primo rettore, mentre Franz di Fürstenberg, formalmente primo cancelliere, ne fu di fatto l'organizzatore e l'effettivo amministratore fino al 1805, quando la città di Münster passò alla Prussia e l'università da cittadina si trasformò in università della Vestfalia. L'ufficio del primo rettore fu condiviso col principe-vescovo Maximilian Friedrich von Königsegg-Rothenfel. Il 18 Ottobre 1818, il governo di Berlino decise l'abolizione dell'ateneo in previsione della nascita dell'Università di Bonn. Il progetto di von Stein, pertanto, non fu portato a termine.[2] Da allora, rimasero in attività una scuola di formazione del clero, una per la formazione dei professori delle scuole secondarie della diocesi di Münster, e una scuola di chirurgia, accorpate in un'unica entità giuridica a decorrere dal 1821.[3]

Nel 1845, l'università fu rinominata come Königliche Theologische und Philosophische Akademie (Accademia filosofico-teologica reale).[4] Quattro anni dopo, il governo prussiano decise che le facoltà di medicina avrebbero dovuto occuparsi anche della formazione dei chirurghi, abolendo contestualmente le scuole di chirurgia preesistenti.[5]
L'accademia avviò un negoziato decennale con il governo berlinese, dal quale nel 1858 ottenne l'apertura del corso in filologia, il primo corso di laurea completo e legalmente riconosciuto dallo Stato prussiano .[6] H La questione del riconoscimento giuridico verteva principalmente sul principio di laicità dello Stato rispetto a quello di libertà educativa, con particolare riferimento al rifiuto di questa università cattolica di immatricolare studenti di fede protestante. Nel 1875, furono ammessi per la priva volta anche studenti dichiaratamente protestanti.[7]

Dalla rifondazione nel 1902 al 1945

su proposta del cancelliere e politico Otto II. zu Salm-Horstm, l'11 marzo 1902 il Parlamento prussiano decise di ricostituire un corso di laurea in giurisprudenza a Münster. In attuazione del voto parlamentare, il 10 luglio 1902 l'imperatore Guglielmo II deliberò di elevare nuovamente l'accademia al rango di università, presso la quale furono riaperte le facoltà di teologia, filosofia, diritto e scienze politiche.

Nel 1907, l'Università di Münster ottenne dall'imperatore Guglielmo II la denominazione di Westfälische Wilhelms-Universität (WWU), vigente nel XXI secolo.
L'anno successivo, l'università fu una delle prime in Germania ad immatricolare le donne, dopo essere già stato una dei primi atenei tedeschi pluriconfessionali privati. Nello stesso anno, fu attivata la Münster Allgemeiner Studierendenausschuss, la prima rappresentanza elettiva degli studenti universitari. Nel 1914 fu inaugurata la Facoltà Teologica Evangelica, alla quale nel 1925 seguirono l'istituzione della la Facoltà di Medicina e dell'Institut für Leibesübungen (Istituto per gli Esercizi Fisici).[8]

L'ascesa del nazismo al potere impattò sull'autonomia didattica e gestionale dell'ateneo. Furono licenziati 26 cattedratici, pari all'11.9% del totale in pianta organica, di cui 4 furono vittime del regime dittatoriale.[9] Fu vietata l'immatricolazione degli Ebrei, mentre quelli già ammessi a Münster riuscirono a studiarvi fino al 1938.
La distruzione della guerra costrinse a sospendere le lezioni nel semestre invernale dell'anno accademico 1944-1945.[10]

Dieci furono espulsi in quanto non ariani, altri tre per motivi politico. Mezzo secolo dopo le morti, nel 2000, il senato accademico si accordò per una condanna ufficiale di questi fatti all'interno di un documento intitolato Erklärung der Westfälischen Wilhelms-Universität Münster zu Maßnahmen der Universität während der nationalsozialistischen Gewaltherrschaft (Dichiarazione dell'Università di Münster in relazione alle misure adottate dall'università di fronte alla violenza della dominazione nazista).[11]
Occorsero altri quattordici anni per pervenire alla prima commemorazione delle vittime ebraiche mediante dei volantini affissi lungo i muri delle facoltà[12] ed esposti nel sito web del progetto.[13]

Nel Dopoguerra

L'università fu riaperta il 3 novembre 1945.[14] Nel 1954, una volta terminati i lavori di ricostruzione, il castello tornò ad essere l'edificio principale del complesso architettonico.[15]

Nel 1948, fu istituita una facoltà di matematica e scienze naturali, separata da quella di filosofia. Nel '69, la Facoltà di Giurisprudenza e di diritto dello Stato fu suddivisa in una facoltà di studi giuridici che era divenuta indipendente dalla Facoltà di Economia e Studi di Stato. Nel '70, entrò in funzione una nuova struttura organizzativa di 19 dipartimenti.[16] Nel 1968, la Deutsche Forschungsgemeinschaft creò l'SFB Mittelalterforschung all'interno del Dipartimento di Storia, primo esempio di una collaborazione esterna nell'ambito delle scienze umanistiche da parte della fondazione statale. L'SFB Mittelalterforschung fu attivo dal 1968 al 1985.[17][18]

Nel 1980, l'ateneo integrò la Pädagogische Hochschule Westfalen-Lippe, uno dei centri di formazione universitaria post-laurea per religiosi avviati alla professione di docenti delle scuole primarie, istituite dopo la caduta del nazismo.

Nel 1983, fu completata la nuova clinica universitaria per soddisfare il fabbisogno di posti-letto non coperto dagli edifici di vecchia costruzione..[19] Tre anni più tardi, l'organizzazione femminile di estrema sinistra Rote Zora riuscì a limitare i danni di un attacco doloso all'Istituto di Genetica, il cui primo direttore era stato il medico nazista Otmar von Verschuer, in carica dal 1951 al 1965.[20] Gli uomini di Rote Zora pubblicarono i documenti rubati dal centro scientifico.
Ultimata la ristrutturazione dei dipartimenti nel 1999, nel 2004 la scuola musicale di Detmold divenne il 15° dipartimento di Musica di Münster.[21]

Nel semestre estivo 2001, si svolse l'iniziativa denominata Junioruni alla quale presero parte a lezioni frontali e ad esami presso l'università. I loro nominativi furono selezionati dalle scuole secondarie fra gli allievi dell'11° e del 12° anno, secondo criteri indipendenti l'una dall'altra.[22] Gli studenti prescelti furono dispensati dall'obbligo di frequenza dell'insegnamento, ottenendo dei certificati di frequenza e di superamento degli esami finali validamente riconosciuti e spendibili all'interno dell'UEM.[22]

Nel 2002, l'università si munì di un nuovo regolamento costitutivo[23], anche per ottemperare ai diritti e agli obblighi introdotti dalla Hochschulfreiheitsgesetz des Landes Nordrhein-Westfalen (Legge sulla libertà universitaria del nord Reno-Westfalia), che impose la nascita di un Hochschulrate, un consiglio di vigilanza delle università pubbliche[24] (un modello di governance che si rinviene anche in Svizzera e in Turchia).

Nel 2004, si svolse Elternalarm, un giorno di apertura dell'ateneo alle visite guidate dei genitori e famigliari, un'inizativa all'epoca unica in Germania che fu premiata dal governo federale.[25][26]
Nel maggio dello stesso anno, l'introduzione dei contributi universitari a carico degli studenti di lungo corso abbatté di 4.000 unità il numero di allievi. Nel maggio 2006, gli studenti occuparono il rettorato e il castello, permettendo di rimanere in aula solamente a undici senatori dei ventitré presenti, mentre altri 1.000 studenti protestavano pacificamente davanti alla sede del senato accademico. La seduta fu aggiornata al 20 gennaio quando il governo mobilitò le forze della Technisches Hilfswerk per predisporre un'area di sicurezza idonea allo svolgimento del dibattito. La questione fu rinviata alle commissioni interne per un approfondimento ulteriore. Il 14 marzo 2007, il senato divise in due e approvò (con 12 voti favorevoli e 11 contrari) la fissazione di una tassa d'iscrizione universale pari a 275 euro per semestre.[27]
L'aumento entrò in vigore nell'anno accademico 2007/2008 e restò in vigore per due anni, dopodiché avrebbe dovuto essere redatto un bilancio intermedio.[28] L'Università Wilhelms fu l'ultima in ordine di tempo ad adeguarsi alle nuove tariffe, preceduta dall'Università di Hagen nella quale il basso costo delle tasse di iscrizione era già compensato dai costi del materiale didattico. Nel semestre invernale del 2011/2012 i contributi universitari furono nuovamente aboliti all'interno delle università della Renania settentrionale-Vestfalia.

Nel 2004, il senato accademico elesse all'unanimità Bettina Böhm[29] quale prima figura femminile a capo dell'amministrazione.[30] Il 1° febbraio 2008 era stato sostituito anche il cancelliere e giurista Stefan Schwartze..[31]

Nel 2006, l'università di Münster registrò la WWU Weiterbildung gemeinnützige GmbH, una controllata al 100% incaricata di ideare percorsi professionalizzanti di formazione continua post-laurea che abbracciassero l'intera offerta formativa dell'ateneo, al fine di mantenere il link fra teoria e pratica..[32] L'Hochschulfreiheitsgesetz del Gennaio 2007 aveva stabilito una qualificazione giuridica delle università come organismi di diritto pubblico. Infatti, il 12 luglio 2007 partirono i lavori del Kommission zur Aufarbeitung der Geschichte der Universität Münster im 20. Jahrhundert (Commissione per il riesame della storia dell'Università di Münster nel XX secolo) i cui risultati uscirono in stampa cinque anni più tardi[33], con l'intento di fornire una cultura aziendale stabile, condivisa e duratura del passato e dei valori del centro formativo.[33] Sulla scia di queste iniziative, l'ateneo modificò il logo e introdusse una politica di valorizzazione commerciale e aziendalistica del proprio brand.

Nel gennaio 2008, fu eletto il primo Hochschulrat[34] del quale fu nominato presidente il medico e virologo Reinhard Kurth († 2 febbraio 2014), ex presidente uscente dell'Istituto Robert Koch di Berlino.[35]

Nel 2016, presero avvio le prove per la nascita del Campus der Religionen (Campus delle religioni), un centro interculturale e interreligioso cattolico-islamico-protestante, dotato di un'amministrazione e di una biblioteca comune, che avrebbe dovuto diventare operativo nel 2022.[36] In seguito, l'aggiunta al progetto iniziale di vari istituti di ricerca cristiano-ortodossi e aconfessionali causò lo slittamento della data di apertura al 2023.[37]

La pandemia di COVID-19 ha determinato la sospensione delle attività didattiche e la loro digitalizzazione.[38]

Il Centro ricerche sull'Asia Minore

Nel 1968, Friedrich Karl Dörner diede vita al Forschungsstelle Asia Minor (Centro ricerche sull'Asia Minore)[39] i cui scavi archeologici si concentrarono inizialmente sul Regno di Commagene, su Arshamashan (antica Kahta), e in particolare sullo Hierothesion per la sepoltura sacra dei famigliari del monarca. Al pensionamento del fondatore, la direzione del centro fu assunta da Wolfgang Orth, Elmar Schwertheim e, dal 2009, da Klaus Zimmermann, che avviarono campagne di scavo nella Turchia occidentale: a Doliche, nel vicino tempio di Giove Dolicheno presso la località di Dülük Baba Tepesi[40], a Alessandria Troade, e, dal 2010, a Patara e a Licia. Dal 2008, il centro partecipò al progetto di catalogazione epigrafica del Museo Archeologico di Adıyaman.

Dal 1990, pubblicò il primo numero della rivista Asia Minor Studien, effettuando colloqui regolari per gli aspiranti pubblicisti.[41] Nelle decadi successive, si aggiunse anche il sito web no profit, autofinanziato e open access archaeologie-online.de.[42]
Nel 2008, il periodico festeggiò i quarantesimo ano di attività accademica.[43]

Organizzazione

  • Facoltà della Teologia protestante
  • Facoltà della Teologia cattolica
  • Facoltà di Giurisprudenza
  • Facoltà di Economia
  • Facoltà di Medicina
  • Facoltà di Filosofia
    • Reparto di Scienza Educativa e Sociale
    • Reparto di Scienza di Sport e di Psicologia
    • Reparto di Storia e di Filosofia
    • Reparto di Filologia
  • Facoltà di Scienze Matematiche e Naturali
    • Reparto di Matematica ed Informatica
    • Reparto di Fisica
    • Reparto di Chimica e della Farmacia
    • Reparto di Biologia
    • Reparto di Scienze della Terra
  • Facoltà di Musica

Note

  1. ^ Alwin Hanschmidt, Die erste münstersche Universität 1773/80-1818. Vorgeschichte, Gründung und Grundzüge ihrer Struktur und Entwicklung, in Heinz Dollinger (a cura di), Die Universität Münster 1780–1980, Münster 1980, pp. 3–28, hier: S. 4.
  2. ^ Alwin Hanschmidt, Die erste münstersche Universität 1773/80-1818. Vorgeschichte, Gründung und Grundzüge ihrer Struktur und Entwicklung, in: Heinz Dollinger (a cura di), Die Universität Münster 1780–1980, Münster, 1980, pp. 3–28, ivi: pp.. 21–22.
  3. ^ Wilhelm Kohl, Die Bemühungen um den Ausbau der Theologisch-Philosophischen Akademie zu Münster im 19. Jahrhundert, in Heinz Dollinger (a cura di), Die Universität Münster 1780–1980, pp. 37–68, ivi citata p. 38.
  4. ^ Wilhelm Kohl, Die Bemühungen um den Ausbau der Theologisch-Philosophischen Akademie zu Münster im 19. Jahrhundert, in Heinz Dollinger (a cura di), Die Universität Münster 1780–1980, S. 37–68, ivi: p. 63, nota n. 13.
  5. ^ Richard Toellner, Medizin in Münster, in Heinz Dollinger (a cura di), Die Universität Münster 1780–1980, pp. 285–307, ivi citata p.. 294.
  6. ^ Wilhelm Kohl, Die Bemühungen um den Ausbau der Theologisch-Philosophischen Akademie zu Münster im 19. Jahrhundert, in: Heinz Dollinger (a cura di), Die Universität Münster 1780–1980, pp. 37–68 (ivi citata p. 40)
  7. ^ Robert Stupperich, Die evangelisch-theologische Fakultät der Universität Münster, in Heinz Dollinger (a cura di), Die Universität Münster 1780–1980, Münster, 1980, pp.. 241–252 (ivi citata p. 241).
  8. ^ Wilhelm Kohl, Die Bemühungen um den Ausbau der Theologisch-Philosophischen Akademie zu Münster im 19. Jahrhundert, in Heinz Dollinger (a cura di), Die Universität Münster 1780–1980, pp. 37–68 (ivi citata pp. 60-61).
  9. ^ (DE) Michael Grüttner, Sven Kinas, Die Vertreibung von Wissenschaftlern aus den deutschen Universitäten 1933–1945. (PDF), su ifz-muenchen.de, 140, 182 e ss..
  10. ^ Karl-Heinz Kirchhoff, Mechthild Siekmann, Die räumliche Ausweitung der Universität im Stadtgebiet Münsters 1773-18980[senza fonte], in Heinz Dollinger (a cura di), Die Universität Münster 1780–1980, S. 121–141 (ivi citata p. 126).
  11. ^ Senat der WWU MÜnster, Erklärung der Westfälischen Wilhelms-Universität Münster zu Maßnahmen der Universität während der nationalsozialistischen Gewaltherrschaft (PDF), su WWU, 23 giugno 2010.
  12. ^ (DE) Über das Projekt, su flurgespraeche.de. URL consultato il 15 ottobre 2017.
  13. ^ (DE) Lebensläufe, su flurgespraeche.de. URL consultato il 16 ottobre 2017.
  14. ^ Peter Respondek, Besatzung – Entnazifizierung – Wiederaufbau. Die Universität Münster 1945–1952. Ein Beitrag zur Geschichte der deutsch-britischen Beziehungen nach dem Zweiten Weltkrieg auf dem Bildungssektor, Münster, 1995, p. 71.
  15. ^ Geschichte der Universität Münster, su uni-muenster.de. URL consultato l'8 agosto 2017.
  16. ^ Zeittafel zur Geschichte der Universität, in Heinz Dollinger (a cura di), Die Universität Münster 1780–1980, Münster 1980, p. 520.
  17. ^ Si veda anche la monografia intitolata Sonderforschungsbereich Mittelalterforschung (SFB 7; GND 025707-X).
  18. ^ Institut für Frühmittelalterforschung, su uni-muenster.de.
  19. ^ Bettentürme des UKM, su baukunst-nrw.de.
  20. ^ Wolfram Henn, Von der Eugenik zur Individualmedizin – Anmerkungen zur Erklärung der GfH anlässlich des 75.Jahrestages der Verkündung des „Gesetzes zur Verhütung erbkranken Nachwuchses“, in Medizinische Genetik, n. 3/2008, Springer, settembre 2008, pp. 327–329, DOI:10.1007/s11825-008-0124-9.
  21. ^ Struktur der Universität seit 1780, su uni-muenster.de.
  22. ^ a b Junioruni, su uni-muenster.de.
  23. ^ Verfassung der Westfälischen Wilhelms-Universität Münster vom 25. März 2002 (PDF), su uni-muenster.de.
  24. ^ Verfassung der Westfälischen Wilhelms-Universität Münster (PDF), su uni-muenster.de, 21 dicembre 2007.
  25. ^ Barbara Hans, Elternalarm in Münster: Erbarmen, die Oldies kommen, su spiegel.de, 7 novembre 2005.
  26. ^ Alarm, die Eltern kommen!, su uni-muenster.de, 11 ottobre 2006.
  27. ^ Karin Völker, Vor zehn Jahren – Sturm gegen Studiengebühren in Münster, su wn.de, 19 gennaio 2017.
  28. ^ Karin Völker, Vor zehn Jahren – Sturm gegen Studiengebühren in Münster, su wn.de, 19 gennaio 2017.
  29. ^ Giurista, ex dirigente dell'Agenzia Spaziale Europea e presidentessa della Leibniz-Gemeinschaft
  30. ^ Erstmals eine Frau an der Spitze der Verwaltung1, su uni-muenster.de.
  31. ^ Schwartze: Der Forschungs-Kanzler, su wn.de, 19 dicembre 2007.
  32. ^ Weiterbildung an der Universität Münster – Überblick, 7 settembre 2015.
  33. ^ a b Kommission zur Aufarbeitung der Geschichte der Westfälischen Wilhelms-Universität im 20. Jahrhundert, su uni-muenster.de.
  34. ^ Hochschulrat der Universität Münster, su uni-muenster.de.
  35. ^ Einige Leuchttürme im Sinn: Prof. Reinhard Kurth, Vorsitzender des neuen Hochschulrates, su uni-muenster.de, 9 aprile 2008.
  36. ^ „Zusätzlicher Schub für Exzellenzcluster“ – An der Universität Münster entsteht der erste Theologie-Campus Deutschlands, su uni-muenster.de, 1º giugno 2016. URL consultato l'11 gennaio 2020.
  37. ^ Campus der Religionen, su uni-muenster.de. URL consultato l'11 gennaio 2020.
  38. ^ Informationen zum Coronavirus, su uni-muenster.de, 24 aprile 2020. URL consultato l'8 agosto 2020.
  39. ^ Forschungsstelle Asia Minor, su uni-muenster.de (archiviato il 7 dicembre 2008).
  40. ^ Doliche & Kommagene, Forschungsstelle Asia Minor, su doliche.de.
  41. ^ Asia Minor Studien, su uni-muenster.de (archiviato).
  42. ^ (DEEN) Guida alle risorse Internet gratuite per l'archeologia e metamotore di ricerca, su archaeologie-online.de (archiviato il 28 agosto 2018).
  43. ^ 40 Jahre Forschungsstelle "Asia Minor", su archaeologie-online.de, 13 marzo 2008. URL consultato il 29 dicembre 2015.

Bibliografia

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni

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