Utente:Mario1952/Sandbox8: differenze tra le versioni

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Per più di quarant'anni, gli uomini coinvolti nella battaglia di Jadotville sono stati criticato per le loro azioni e sono stati etichettati come codardi. Comandante Quinlan fu accusato di aver tradito i suoi uomini. La loro storia è stato dimenticato, mentre altre azioni di soldati irlandesi avvenute prima successivamente sono state ricordate. In realtà, fino a poco tempo fa, molti membri delle stesse forze armate irlandesi sapevano nulla degli eventi accaduti a Jadotville. Sembrerebbe che agli alti livelli si sia deciso di dimenticare tutta la vicenda, in quanto gli eventi furono sbrigativamente classificati come vigliaccheria, anche se nessuna commissione d'inchiesta fu stata mai convocata per accertare con esattezza gli eventi. Anche il comandante Quinlan venne trattato piuttosto male non ottenendo nessun riconoscimento. Finì la sua carriera cone Tenente connello e morì nel 1997 senza aver avuto la soddisfazione di veder riconoscere i propri meriti, primo fra tutti quello di aver riportato a casa tutti i suoi umoni senza nessuna perdita e con soli 5 feriti.<ref>Whelan, ''Op. citata'', pag. 57-72</ref>
Per più di quarant'anni, gli uomini coinvolti nella battaglia di Jadotville sono stati criticato per le loro azioni e sono stati etichettati come codardi. Comandante Quinlan fu accusato di aver tradito i suoi uomini. La loro storia è stato dimenticato, mentre altre azioni di soldati irlandesi avvenute prima successivamente sono state ricordate. In realtà, fino a poco tempo fa, molti membri delle stesse forze armate irlandesi sapevano nulla degli eventi accaduti a Jadotville. Sembrerebbe che agli alti livelli si sia deciso di dimenticare tutta la vicenda, in quanto gli eventi furono sbrigativamente classificati come vigliaccheria, anche se nessuna commissione d'inchiesta fu stata mai convocata per accertare con esattezza gli eventi. Anche il comandante Quinlan venne trattato piuttosto male non ottenendo nessun riconoscimento. Finì la sua carriera cone Tenente connello e morì nel 1997 senza aver avuto la soddisfazione di veder riconoscere i propri meriti, primo fra tutti quello di aver riportato a casa tutti i suoi umoni senza nessuna perdita e con soli 5 feriti.<ref>Whelan, ''Op. citata'', pag. 57-72</ref>


Fortunatamente, nei primi anni del 2000, grazie alle azioni promosse da alcuni veterani, ed agli articoli di alcuni giornalisti e scrittori, quali Declan Power e Michael Whelan, il Ministero della Difesa irlandese riesaminò completamente gli eventi di Jadotville, riabilitando il Comandante Quinlan e la sua compagnia. Nel novembre 2005 l'allora ministro della difesa Willie O'Dea rese onore ai combattenti di Jadotville con una cerimonia tenutasi nella caserma di [[Athlone]] in cui venne inaugurato un monumento commemorativo recante due placce indicanti gli eventi accaduti e i nomi di tutti i soldati che combatterono a Jadotville.
Fortunatamente, nei primi anni del 2000, grazie alle azioni promosse da alcuni veterani, ed agli articoli di alcuni giornalisti e scrittori, quali Declan Power e Michael Whelan, il Ministero della Difesa irlandese riesaminò completamente gli eventi di Jadotville, riabilitando il Comandante Quinlan e la sua compagnia. Nel novembre 2005 l'allora ministro della difesa Willie O'Dea rese onore ai combattenti di Jadotville con una cerimonia tenutasi nella caserma di [[Athlone]] in cui venne inaugurato un monumento commemorativo recante due placce indicanti gli eventi accaduti e i nomi di tutti i soldati che combatterono a Jadotville.<ref>{{cita web|titolo= Speech By The Minister For Defence, Willie O’Dea T.D. At The Unveiling Of A Memorial to Commemorate the Events that Happened In Jadotville in 1961 (Novembre 2005)|editore= Irish Department of Defence|url= http://www.defence.ie/WebSite.nsf/Speech+ID/5713F1D5DAB23FC6802570C400410C64?OpenDocument|accesso= 20 ottobre 2016}}</ref>


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Maria Mandl

Maria Mandl, anche conosciuta come Maria Mandel, detta "La bestia di Auschwitz", (Münzkirchen, 10 gennaio 1912Cracovia, 24 gennaio 1948) è stata una sS austriaca, guardia donna in numerosi campi di concentramento nazisti.. Nel 1945 fu catturata dall'esercito americano e estradata in Polonia dove venne processata e Cracovia nel Primo processo di Auschwitz, riconosciuta colpevole fu condannata a morte per impiccagione.

Biografia

Maria Mandl è nata a Münzkirchen, un paesino dell'Alta Austria presso il confine con la Germania, da genitori di nazionalità tedesca, ma cittadinanza austriaca, Franz Mandl e Anna Strobl. Era la quarte figlia della coppia. Il padre era calzolaio. Dopo la scuola elementare a Münzkirchen la giovane si trasferì nella non distante Baviera per diplomarsi. Dopo il diploma, non trovando lavoro fece ritorno a casa. Qui per motivi non precisati, forse legati alla malattia della madre, ebbe pesanti contrasti con questa e nel 1929 lasciò di nuovo la casa per andare in Svizzera dove trovò lavoro come cuoca presso presso una famiglia benestante di Brig-Glis, nel cantone Vallese. Dopo circa un anno fu costretta a rientrare a casa per aiutare il padre in quanto la idropisia di cui soffriva la madre si era aggravata. Nel 1934, essendo migliorata la situazione della madre andò ad Innsbruck a lavorare come domestica. Nel 1937 tornò nuovamente al paese nativo in quanto assunta come impiegata al locale ufficio postale, ma l'anno successivo, dopo l'annessione dell'Austria da parte della Germania, fu licenziata.

Nel 1938 si trasferì da uno zio a Monaco dove entrò come volontaria nella Lega delle ragazze tedesche. Quindi passò nei reparti femminili delle SS (SS-Gefolge) dove fu addestrata e inviata come Aufseherin al campo di concentramento di Lichtenburg nella Provincia di Sassonia.

Nel maggio del 1939 la Mandl fu trasferita nell'appena aperto campo di concentramento di Ravensbrück situato a nord di Berlino. Qui, come evidenziato dalle testimonianze rese da vari sopravvissuti del campo durante il processo di Cracovia, si distinse subito per la sua brutalità nei confronti dei prionieri, tanto che fu elevata al grado di Oberaufseherin nell'aprile del 1942.

Il 7 ottobre del 1942 la Mandl fu assegnata al campo di Auschwitz II (Birkenau), andando a sostituire Johanna Langefeld sotto il comando dell'Obersturmbannführer Rudolf Hoss, diventando quindi la donna con il più alto grado di Auschwitz. Anche qui la Mandl si contraddistinse per la sua crudeltà come documentato nel proesso suddetto nelle deposizioni dei testimoni sopravvisuti.[1]

La Mandl era appassionata di musica classica ed organizzò una banda musicale composta da sole donne prigioniere ad Auschwitz. L'orchestra aveva il compito di suonare in una serie di cicrostanze, nuovi arrivi al campo, durante la selezione delle persone che venivano inviate alle camera e gas, quando i prionieri venivano inviati alle camere a gas, durante la Hanno anche dovuto giocare durante la selezione quando il meno sani e malati erano separati da quelli sani che erano ancora in grado di lavorare, durante le esecuzioni dei prionieri, ed infine per soddisfare il piaceri degli uomini e donne delle SS, quando ne avevano voglia.[2]

Nel 1944 la Mandel ricevette la medaglia Kriegsverdienstkreuz di II Classe per i servizi resi al regime nazista.[3] Nel novembre dello stesso anno venne trasferita a Mühldorf, un sottocampo di Dachau. Nell'aprile del 1945, con la caduta della Germania oramai imminente e l'avvicinarsi delle truppe alleate, Maria Mandl fuggì da Dachau attraversando il sud della Baviera e dirigendosi verso il suo paese natale.

Il 10 maggio 1945 la Mandl fu arrestata dall'esercito deglòi Stati Uniti nel suo paese di Münzkirchen. Dopo circa un anno di detenzione, nell'ottobre del 1946, fu estradata in Polonia dove fu processata, insiema ad altri criminali nazisti, nel Primo processo di Auschwitz, tenutosi a Cracovia nel novembre 1947. Giudicata colpevole fu condannata a morte per impiccagione. La condanna venne eseguita il 24 gennaio 1948 nel carcere di Montelupich a Cracovia.

Note

  1. ^ Gibson, Op. citata, Cap. 8
  2. ^ The Holocaust - Lest we Forget - Orchestras, su holocaust-lestweforget.com, 7 ottobre 2016.
  3. ^ Mandl Maria, su tenhumbergreinhard.de, Familie Tenhumberg. URL consultato l'8 ottobre 2016.

Bibliografia

Voci correlate

Collegamenti esterni

Il Processo di Francoforte, noto anche come Secondo processo di Auschwitz, è un processo tenutosi in Germania a Francoforte sul Meno fra il 1963 ed il 1965 nei confronti di 22 imputati accusati dei crimini commessi nel Campo di concentramento di Auschwitz fra il 1940 ed il 1945. Il processo fu il primo che si tenne di fronte ad una corte tedesca per i crimimi dell'Olocausto. Un ruolo fondamentale per la realizzazione di questo processo fu giocato dal giudice Fritz Bauer, al tempo procuratore distrettuale dell'Assia. In precedenza, nel 1947, si era tenuto a Cracovia, in Polonia un altro processo, noto come "Primo processo di Auschwitz", contro altri 40 responsabili e sorveglianti del campo di Auschwitz, fra cui Arthur Liebehenschel, Maria Mandl.

Bibliografia

Voci correlate

Collegamenti esterni

Il Processo di Auschwitz, noto anche come Primo processo di Auschwitz, è un processo tenutosi a Cracovia in Polonia nel 1947 nei confronti di 40 nazisti responsabili a vario livello della gestione del Campo di concentramento di Auschwitz fra il 1940 ed il 1945. Nel processo furono comminate 21 condanne a morte, 8 condanne all'ergastolo e 10 condanne a pene dai 3 ai 15 anni di prigione. Un solo imputato fu assolto. Fra gli imputati condannati a morte vi furono: Arthur Liebehenschel, comandante del campo di Auschwitz dal 1943 al 1944, Maria Mendel, responsabile del personale femminile e delle detenute ad Auschwitz ed Erich Mußfeldt, responsabile dei forni crematori a Majdanek e Auschwitz.

Sentenza

N. Imputato Grado Funzione Sentenza
1 Arthur Liebehenschel SS-Obersturmbannführer Comandante del campo di Auschwitz uccisione per impiccagione
2 Hans Aumeier SS-Sturmbannführer Comandante del campo di Auschwitz I uccisione per impiccagione
3 Maximilian Grabner SS-Untersturmführer Capo della Gestapo ad Auschwitz uccisione per impiccagione
4 Karl Möckel SS-Obersturmbannführer Direttore dell'amministrazione di Auschwitz uccisione per impiccagione
5 Maria Mandel SS-Oberaufseherin Responsabile del personale femminile di Birkenau (Auschwitz II)) uccisione per impiccagione
6 Franz Xaver Kraus SS-Sturmbannführer Responsabile dell'informazione uccisione per impiccagione
7 Ludwig Plagge SS-Oberscharführer Aiutante del comandante uccisione per impiccagione
8 Fritz Buntrock SS-Unterscharführer Aiutante del comandante uccisione per impiccagione
9 Wilhelm Gerhard Gehring SS-Hauptscharführer Comandante di sottocampo uccisione per impiccagione
10 Otto Lätsch SS-Unterscharführer Vice-comandante di sottocampo uccisione per impiccagione
11 Heinrich Josten SS-Obersturmführer Comandante delle guardie uccisione per impiccagione
12 Josef Kollmer SS-Obersturmführer Comandante delle guardie uccisione per impiccagione
13 Eric Muhsfeldt SS-Oberscharführer Responsabile dei forni crematori uccisione per impiccagione
14 Hermann Kirschner SS-Unterscharführer Capo amministrazione di campo uccisione per impiccagione
15 Hans Schumacher SS-Unterscharführer Direttore degli approvvigionamenti alimentari uccisione per impiccagione
16 August Bogusch SS-Scharführer Capo Blocco uccisione per impiccagione
17 Therese Brandl SS-Aufseherin Guardia femminile uccisione per impiccagione
18 Paul Szczurek SS-Unterscharführer Capo Blocco uccisione per impiccagione
19 Paul Götze SS-Rottenführer Capo Blocco uccisione per impiccagione
20 Herbert Paul Ludwig SS-Oberscharführer Capo Blocco uccisione per impiccagione
21 Kurt Hugo Müller SS-Unterscharführer Capo Blocco uccisione per impiccagione
22 Johann Kremer SS-Obersturmführer Medico del campo uccisione per impiccagione (commutata in ergastolo)
23 Arthur Breitwieser SS-Unterscharführer Capo amministrazione di campo uccisione per impiccagione (commutata in ergastolo)
24 Detlef Nebbe SS-Sturmscharführer Sergente delle guardie Ergastolo
25 Karl Seufert SS-Hauptscharführer Capo blocco prigione Ergastolo
26 Hans Koch SS-Unterscharführer Disinfestazione Ergastolo
27 Luise Danz SS-Aufseherin Guardia femminile Ergastolo
28 Adolf Medefind SS-Unterscharführer Guardia Ergastolo
29 Anton Lechner SS-Rottenführer Guardia Ergastolo
30 Franz Romeikat SS-Unterscharführer Amministrazione 15 anni di prigione
31 Hans Hoffmann SS-Rottenführer Guardia della Gestapo 15 anni di prigione
32 Hildegard Lächert SS-Aufseherin Guardia femminile 15 anni di prigione
33 Alice Orlowski SS-Aufseherin Guardia femminile 15 anni di prigione
34 Johannes Weber SS-Sturmmann Responsabile delle cucine del campo 15 anni di prigione
35 Alexander Bülow SS-Sturmmann Guardia 15 anni di prigione
36 Eduard Lorenz SS-Unterscharführer Guardia 15 anni di prigione
37 Richard Schröder SS-Unterscharführer Responsabile contabilità 10 anni di prigione
38 Erich Dinges SS-Sturmmann Autista del campo 5 anni di prigione
39 Karl Jeschke SS-Oberscharführer Guardia 3 anni di prigione
40 Hans Münch SS-Untersturmführer Medico dell'Istituto di Igiene [Assoluzione

Note


Bibliografia

  • Hermann Langbein, Der Auschwitz-Prozess: eine Dokumentation, 1964.

Voci correlate

Collegamenti esterni

  • The Auschwitz Trials, su jewishvirtuallibrary.org, Jewish Virtual Library. URL consultato il 10 ottobre 2016.

L'Assedio di Jadotville, conosciuto anche come la Battaglia di Jadotville, fu un conflitto armato avvenuto presso la città congolese di Jadotville, (attuale Likasi), nel settembre del 1961, fra un reparto irlandese operante sotto il controllo ONU e reparti secessionisti katanghesi supportati da mercenari europei francesi e belgi. Lo scontro ebbe inizio il 13 settembre e, dopo cinque giorni di combattimenti, le truppe irlandesi, rimaste senza munizioni ed a corto di viveri ed acqua, si arresero agli assalitori la sera del 17 settembre. Gli irlandesi rimasero circa un mese prigionieri dell'esercito katangese e vennero rilasciati il 25 ottobre.

Storia

Antefatto

Il 30 giugno del 1960 la colonia del Congo Belga ottenne l'indipendenza dal Belgio diventando la Repubblica Democratica del Congo. Negli anni successivi l'area fu teatro di una serie di disordini alimentati dalle spinte indipendentiste di varie fazioni politiche ed etniche, noti come crisi del Congo, il cui apice fu rappresentato dalla secessione del Katanga proclamata nel luglio 1960 dal leader katangese Moise Ciombe. Questa secessione era vista di buon occhio da alcune potenze europee che temevano che le miniere del Katanga di uranio e rame potessero cadere sotto il controllo dell'Unione sovietica che era intervenuta a favore del leader del Movimento Nazionale Congolese (MNC) Patrice Lumumba. Un ruolo nella vicenda lo ebbe anche la multinazionale Union Minière du Haut Katanga, che temeva di perdere i suoi diritti di estrazione mineraria nella regione. Pertanto a partire dall'inizio del 1961 il Katanza venne equipaggiato con uomini, rifornimenti e aerei da Francia, Belgio, Sud Africa e Rhodesia del Sud.[1] Inoltre Ciombe, grazie ai finanziamenti ottenuti direttamente dalla Union Minière, (1,25 miliardi di Franchi belgi)[2] potè garantarsi l'assunzione di alcune centinaia di mercenari europei.[1]

Il 21 febbraio del 1961, dopo l'indignazione suscitata in tutto il mondo all'uccisione di Lumumba da parte dei katanghesi, le Nazioni Unite approvarono la Risoluzione 161 con la quale si chiedeva alle forze ONU di agire con tutte le misure necessarie, compreso l'uso della forza, per arrestare il dilagare della guerra civile congolese e per espellere dal paese tutto il personale militare, paramilitare e mercenario straniero.[3] La risoluzione non modificò la situazione e l'azione di Ciombe proseguì. Fra marzo ed aprile del 1961 le truppe dell'esercito katanghese, supportate da mercenari europei, si scontrarono in varie occasioni nell'area del Nord-Katanga (Manono, Kabalo) con i soldati dell'ONUC .[4] Questi eventi cpnvinsero i responsabili ONUC che il loro contingente era insufficiente per gestire efficacemente la situazione, ed esso venne quindi rinforzato, raggiungendo a luglio 1961 oltre 19.800 uomini.[5]

Nel giugno del 1961 giunge in Congo il nuovo rappresentante delle Nazioni Unite, il diplomatico irlandese Conor Cruise O'Brien. Il 29 agosto, in risposta ad una esplicitta richiesta del presidente Kasavubu, l'ONUC lanciò l'Operazione Rum Punch. Le truppe delle Nazioni Unite, al tempo al comando del generale irlandese Sean MacEoin, occuparono senza spargimento di sangue, le aree chiave del Katanga, arrestando circa 500 ufficiali fra belgi e altri mercenari operanti nelle forze armate katanghesi.[6] Qualche giorno dopo gli ufficiali vennero rilasciati a patto che lasciassero il territorio del Congo. Questi accettarono, ma un certo numero di essi rientrarono in Katanga passando per la Rhodesia.[7]

Nei giorni successivi all' operazione Rum Punch vi fu una intesa attività diplomatica portata avanti principalmente da Conor Cruise allo scopo di convincere Ciombe a consegnare tutti i mercenari operanti nella gendarmeria katanghese e andare a Leopoldville a negoziare con il governo centrale. Al rifiuto di Ciombe ad un ultimatim imposto, ed avendo notizie che le truppe katanghesi stavano preparndo degli attacchi alle posizioni e al personale dello ONUC, il 12 settembre venne deciso il lancio dell'Operazione Morthor per il successivo giorno 13.[8]

Mentre si svolgevano i fatti sopra descritti, un contingente di soldati irlandesi, la Compagnia A, facente parte del 35° Battaglione Irlandese, venne dislocato presso la città mineraria di Jadotville, a circa 120 km a nord-ovest di Elisabethville. Il 35° Battaglione si trovava in Congo solo dal 25 giugno 1961, ed era stato dislocato a Elisabethville. La compagnia A era formata da volontari provenienti dalle guarnigioni di Athlone, Mullingar, Galway e Finner Camp nel Donegal,[9] ed era comandata dal Comandante[10] Pat Quinlan.

Le ragioni dell'invio della Compagnia A a Jadotville non sono del tutto chiare, e non esiste un ordine scritto per questo trasferimento.[11] Sembra che all'origine vi sia stata una pressante richiesta del governo belga, apparentemente per proteggere la popolazione bianca della città da possibili insurrezioni dei katanghesi.[8] In realtà, come emergerà chiaramente in seguito, i belgi che risiedevano nella regione non volevano le truppe delle Nazioni Unite, e non temevano per la propria vita, inoltre essi avevano osteggiato l'intero operato delle Nazioni Unite opponendosi all'applicazione dei suoi ideali.[12] E' molto probabile quindi che la richiesta di protezione sia stato uno stratagemma per attirare l'unità in una posizione esposta.[8] Inoltre la decisione del comando ONUC di dislocare a Jadotville la Compagnia A, ha un altro punto interrogativo. Infatti, poco prima della arrivo della Compagnia A a Jadotville, eranto stati richiamate dallo stesso posto due reparti, la compagnia B del 35° Battaglione irlanderse, ed una compagnia di svedesi, entrambe meglio equipaggiate e con armamento più pesante della Compagnia A.[13]

Battaglia

La Compagnia A arrivò a Jadotville il 3 settembre e prese posizione nell'avamposto ONU situato alla periferia della città lungo la strada che conduce a Elisabethville. Il comandante Quinlan si rese subito conto che la posizione era troppo aperta e quindi difficile da difendere. Pertanto egli ordinò ai suoi uomini di scavare delle trincee tutto intorno all'avamposto. Come qualcuno osserverà successivamente questa fu una decisione molto saggia a cui e' probabilmente legata la sopravvivenza di molti dei suoi uomini.[14]

Nei giorni successivi Quinlan ebbe modo di verificare l'ostilità della popolazione bianca di Jadotville e di raccogliere una serie di segnali che facevano presagire un attacco imminente da parte dei katanghesi e dei numerosi mercenari loro alleati presenti nell'area. Il 9 settenbre egli decide di inviare il Capitano William Donnelly al quartier generale di Elisabethville per esporre la situazione e richiedere rinforzi. Purtroppo la cosa non diede i sisultati sperati e Donnely, dopo essere stato costretto ad aspettare alcune ore che Conor Cruise O'Brien finisse la cena, viene rassicurato che tutta la situazione e' sotto controllo, e rinviato a Jadotville con un plotone di scorta. Sulla strada del ritorno Donnelly scoprì che le milizie katanghesi avevano istituito un posto di blocco sul fiume Lufira. A lui fu consentito di passare, ma il plotonone dovette tornare indietro. La compagnia A era quindi completamente circondata ed isolata.[15]

1° giorno - 13 settembre

Mercoledi 13 settembre, alle ore 7:30 circa, poche ore dopo il lancio dell'Operazione Morthor, mentre la maggioranza dei soldati irlandesi assisteva alla Messa, una trentina fra soldati della gendarmeria katanghese e miliziani europei a bordo di alcune jeeps e a piedi si lanciarono contro la postazione irlandese aprendo il fuoco. Questi risposero al fuoco e dopo una decina di minuti di combattimenti, i gendarmi, forse anche sorpresi dalle truppe nascoste in trincea e dalla resistenza opposta del nemico, si ritirarono lasciando sul campo pesanti perdite. Per qualche ora non vi furono combattimenti e gli irlandesi ne approfittarono per consolidare le loro posizioni. Quinlan, immaginando che la loro situazione potesse protrarsi per parecchio tempo, diede ordine di fare scorta di acqua utilizzando ogni contenitore disponibile. Anche questa ri rivelerà una decisione importante in quanto nel corso della giornata gli assedianti chiusero le condutture di acqua che alimentavano l'avamposto. Alle 11:30 i katanghesi, ricevuti rinforzi, ripresero l'attacco preceduto da un intenso bombardamento con i mortai. Gli irlandesi risposero al fuoco distruggendo le postazioni dei mortai e respingendo diversi attacchi. A metà giornata gli attaccanti presero possesso di una casa posta a circa 300 metri dalle postazioni avanzate irlandesi e da qui presero a bombardare con i mortai, ma gli irlandesi riusciro a distruggere anche questa postazione recando pesanti perdite al nemico. In serata fu stabilito un "cessate il fuoco" per consentire ai katangjesi di intervenire con autoambulanze per recuperare i propri morti e feriti, ma questi appena recuperati i corpi, ripresero proditoriamente a sparare contro gli irlandesi. Quando la battaglia si era calmata, il comandante irlandese chiamò al telefono il Burgomaster, cioè la massima autorità della comunità che erano stati chiamati a difendere, chiedendogli di adoperarsu per porre fine ai combattimenti in quanto loro non avevano intenzioni ostili. Il borgomastro rispose, ad uno stupefatto Quinlan, che si dovevano arrendere e in caso contrario sarebbero statai attaccati e uccisi. Questa per Quinlan fu la conferma, se mai ce ne fosse staato bisogno, che erano stati attirati in una trappola.[16]

2° giorno - 14 settembre

Il 14 alle ore 13:00 gli irlandesi furono attaccati da un aereo Fouga Magister dell'aviazione katanghese, che si ripresentò alle 15:00 ed alle 17:00 distruggendo tutti i veicoli da trasporto a disposizione della Compagnia A e ferendo due soldati. Dopo il primo attacco gli irlandesi presero di mira il jet con le mitragliatrici in dotazione alle auto costringendolo ad attaccare da posizione più elevata e quindi con minore precisione. Nel pomeriggio gli irlandesi catturarono due mercenari bianchi. Questi, interrogati, dichiararono che venivano dalla residenza di Ciombe dove avevano sentito che una compagnia irlandese era appena stata catturata e tenuta in ostaggio dai katanghesi. Anche questo episodio dà credito alla teoria che le truppe delle Nazioni Unite erano statae attirate in una trappola con un piano pre programmato. Durante il giorno vi furono anche attacchi da terra che comportarono il ferimento di altri due soldati irlandesi, ma tutti gli attacchi vennero respinti.[17]

3° giorno - 15 settembre

Il comandante viene informato via radio che il ponte sul fiume Lufira e' stato conquistato dai katangesi ed erano statai notati numerosi convogli transitare sul ponte. Non vi furono attacchi da terra, ma la situazione igienico-sanitaria cominciò a farsi pesante. Gli uomini nelle trincee poterno mangiare qualcosa solo in tarda serata e durante il giorno poteron0o solo bera acqua, che peraltro cominciava ad imputridirsi con gravi pericoli per la salute.[18]

4° giorno - 16 settembre

Il sabato mattina arrivò un elicottero ONU con rifornimenti di acqua bastevoli per circa 20 persone. Purtroppo, dopo averla scaricata si accorsero che i recipienti utilizzati per trasportarla erano stati in precedenza impiegati per contenere gasolio, e l'acqua risultò quindi inutilizzabile. Quando l'elicottero stava per ripartire arrivò il Fouga per intercettarlo. Grazie al fuoco dei soldati irlandesi l'elicottero non fu colpito ma, approfittando della situazione, i nemici a terra si avvicinarono notevolmente alle posizioni irlandesi. Quando il jet se ne andò gli irlandesi tornarono a fronteggiare i nemici a terra con un intenso fuoco di sbarramento che provocò molti morti e feriti negli attaccanti. La battaglia si protrasse per circa 4 ore. Al 14:00 il Borgomastro chiamò Quinlan per chiedere un cessate il fuoco per poter inviare delle ambulanze, ma Quinlan rifiutò perche temeva che la richiesta potesse nascondere una imboscata. Un'ora dopo la richiesta venne riformulata in termini diversi e pertanto concordarono per le 16:00 un incontro nella terra di nessuno per discuterne in dettaglio. L'obiettivo di Quinlan era quello di cercare diguadagnare tempo, nella speranza che la colonna dei rinforzi li potesse raggiungere. Non sapevano che colonna era stata fermata e i soccorsi non sarebbero mai arrivati. I termini furono quindi formalizzati e Quinlan informò i suoi superiori della cosa. Quella notte pertanto trascorse in modo relativamente tranquillo.[19]

5° giorno - 17 settembre

La mattina di domenica 17 settembre gli irlandesi notarono un notevole rafforzamento delle truppe nemiche che li circondavano. Tuttavia il giorno precedente avevano concordato che i katanghesi si sarebbero ritirati ed avrebbero ripristinato la fornitura di acqua. Durante la mattinata i katanghesi inviarono un loro ufficiale da Quinlan che lo informò che se voleva che fosse ripristinata l'acqua dovevano depositare tutte le loro armi in un edificio e loro spostarsi in un edificio diverso. Quinlan rifiutò di aderire alla richesta ma continuò a negoziare, sempre nella speranza dell'arrivo dei rinforzi. Quinlan informò quindi il suo comando della situazione e gli fu suggerito di provare ad intimidire i katanghesi dicendo che l'ONU avrebbe fatto intervenire gli aerei contro di loro. In realtà al comando sapevano perfettamente di non avere alcun aereo da combattimento a disposizione. Con il passare delle ore la situazione si andava facendo sempre più pesante: erano a corto di cibo e la poca acqua rimasta era diventata imbevibile. Quinlan contatttò quindi il comando di battaglione per avere aggiornamenti sull'arrivo dei rinforzi, ma seppe che questi erano stati costretti a tornare alla base. Egli convocò quindi un incontro con i suoi uomini più anziani. Essi si resero conto che non potevano contare sui rinforzi per almeno altri due-tre giorni, ma che senza acqua non avrebbero potuto resistere anche senza combattere. D'altra parte se fossero stati attaccati, visto oramai il gran numero di nemici, questo si sarebbe trasformato in un massacro. Decisero quindi che continuare il combattimento in quelle condizioni non sarebbe stato utile a nulla e che se veniva loro chiesta la resa, ed avessero ottenuto suffienti garanzie di rispetto degli accordi presi avrebbero accettato, altrimenti avrebbero combattuto fino alla fine. Alle 17:00 Quinlan ed i suoi ufficiali parteciparono ad un incontro con le loro controparti katanghesi. Questi resero omaggio agli irlandesi per aver fatto il loro dovere di soldati e poi ha chiesero loro la resa. Quinlan inizialmente rifiutò ma i katanghesi dissero che non c'era alternativa, che la loro sicurezza sarebbe stata garantita e che i soldati irlandesi potevano mantenere le armi, ma depositarle in albergo. Il comandante irlandese decise che in questa fase non avevano altra scelta che accettare le condizioni offerte e che ogni ulteriore azione avrebbe comportato la distruzione completa deilla sua compagnia.[20]

Epilogo e considerazioni storiche

Dopo la resa gli irlandesi vennero trasferiti per circa tre settimane nell'Hotel d'Eli Europe a Jadotville sotto il controllo dei paracadutisti. In questa fase assistettero al recupero da parte dei katanghesi dei loro morti, stimati in circa 2-300, e vennero da questi minacciti di terribili atrocità e di essere mangiati, ma sostanzialòmente vennero trattati bene. Il 23 settembre giunsero altri prigionieri catturati ad Elizabethville che rimasero sorpresi nel trovarli vivi, in quanto si erano diffuse voci che la gran parte di loro fossero statai uccisi. L'11 ottobre vennero portati a Kolwezi dove vennero presi in carico dalla gendarmeria. In questa occasione vi furono anche peercosse e minacce di morte. Il 16 ottobre venne detto loro cha sarebbero stati rilasciati a Elizabethville in uno scambio di prigionieri. Il giorno stesso furono caricati su un camion e portati a Jadotville, quindi il giono successivo ad Elizabethville dove furono viitati da Mahmoud Khiary, Responsabile delle Operazioni Civile delle Nazioni Unite in Congo e da alcuni giornalisti irlandesi, ma quel giorno lo scambio non avvenne e furono riportati a Kolwezi. Finalmente il 25 ottobre, dopo quasi cinque settimane di prigionia, tutti i prigionieri vennero nuovamente spostati a Elizabethville e rilasciati. Nel mese di dicembre 1961 il 35° Battaglione fu sostituito dal 36° Battaglione giunto dall'Irlanda e pertanto essi fecero ritorno in patria.[21]

Per più di quarant'anni, gli uomini coinvolti nella battaglia di Jadotville sono stati criticato per le loro azioni e sono stati etichettati come codardi. Comandante Quinlan fu accusato di aver tradito i suoi uomini. La loro storia è stato dimenticato, mentre altre azioni di soldati irlandesi avvenute prima successivamente sono state ricordate. In realtà, fino a poco tempo fa, molti membri delle stesse forze armate irlandesi sapevano nulla degli eventi accaduti a Jadotville. Sembrerebbe che agli alti livelli si sia deciso di dimenticare tutta la vicenda, in quanto gli eventi furono sbrigativamente classificati come vigliaccheria, anche se nessuna commissione d'inchiesta fu stata mai convocata per accertare con esattezza gli eventi. Anche il comandante Quinlan venne trattato piuttosto male non ottenendo nessun riconoscimento. Finì la sua carriera cone Tenente connello e morì nel 1997 senza aver avuto la soddisfazione di veder riconoscere i propri meriti, primo fra tutti quello di aver riportato a casa tutti i suoi umoni senza nessuna perdita e con soli 5 feriti.[22]

Fortunatamente, nei primi anni del 2000, grazie alle azioni promosse da alcuni veterani, ed agli articoli di alcuni giornalisti e scrittori, quali Declan Power e Michael Whelan, il Ministero della Difesa irlandese riesaminò completamente gli eventi di Jadotville, riabilitando il Comandante Quinlan e la sua compagnia. Nel novembre 2005 l'allora ministro della difesa Willie O'Dea rese onore ai combattenti di Jadotville con una cerimonia tenutasi nella caserma di Athlone in cui venne inaugurato un monumento commemorativo recante due placce indicanti gli eventi accaduti e i nomi di tutti i soldati che combatterono a Jadotville.[23]

Note

  1. ^ a b David Renton, David Seddon, Leo Zeilig, The Congo: Plunder and Resistance, Zed Books, 2007, p. 103, ISBN 1842774859.
  2. ^ Renton, Seddon, Zeilig, Op. citata. Pag. 78
  3. ^ UN Resolution 161, su un.org, United Nations. URL consultato il 16 ottobre 2016.
  4. ^ E. O'Ballance, The Congo-Zaire Experience, 1960-98, Springer, 1999, p. 47-49, ISBN 0230286488.
  5. ^ ONUC - Facts and Figures, su un.org. URL consultato il 31 marzo 2013.
  6. ^ O'Ballance, Op. citata, pag. 52-53
  7. ^ Christopher Othen, Capitolo 14 - Rumpunch, in Katanga 1960-63: Mercenaries, Spies and the African Nation that Waged War on the World, The History Press, 2015, ISBN 0750965800.
  8. ^ a b c Thomas R. Mockaitis, Peace Operations and Intrastate Conflict: The Sword Or the Olive Branch?, Greenwood Publishing Group, 1999, p. 28-29, ISBN 0275961737.
  9. ^ Power, Op. citata, Capitolo 5 - Deployment
  10. ^ Il grado di Comandante (Commandant) nell'esercito irlandese corrisponde al grado di Maggiore in Italia, ovvero al grado NATO OF-3.
  11. ^ Declan Power, Capitolo 7 - Road to Jadotville, in Siege at Jadotville: The Irish Army's Forgotten Battle, Maverick House, 2015.
  12. ^ Sad tale of a sensible surrender, su irishtimes.com, The Irish Times. URL consultato il 17 ottobre 2016.
  13. ^ The True Story of the Heroic Battle That Inspired the New Netflix Film The Siege of Jadotville, su time.com, Time. URL consultato il 17 ottobre 2016.
  14. ^ Power, Op. citata, Capitolo 1 - Siege at Jadotville
  15. ^ Power, Op. citata, Capitolo 4 - The mercenary equation
  16. ^ Whelan, Op. citata, pag. 37-41
  17. ^ Whelan, Op. citata, pag. 41-42
  18. ^ Whelan, Op. citata, pag. 43
  19. ^ Whelan, Op. citata, pag. 43-45
  20. ^ Whelan, Op. citata, pag. 46-50
  21. ^ Whelan, Op. citata, pag. 55-56
  22. ^ Whelan, Op. citata, pag. 57-72
  23. ^ Speech By The Minister For Defence, Willie O’Dea T.D. At The Unveiling Of A Memorial to Commemorate the Events that Happened In Jadotville in 1961 (Novembre 2005), su defence.ie, Irish Department of Defence. URL consultato il 20 ottobre 2016.

Bibliografia

Voci correlate

Collegamenti esterni