Lanzerotto Malocello (cacciatorpediniere): differenze tra le versioni

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
FrescoBot (discussione | contributi)
m Bot: i simboli corretti degli ordinali sono º e ª
Nessun oggetto della modifica
Riga 1: Riga 1:
__NOTOC__
__NOTOC__
{{Infobox nave
{{Infobox nave
|nome=Lanzerotto Malocello
|nome=''Lanzerotto Malocello''
|immagine=RCT_Malocello.jpg
|immagine= RCT Malocello2 USMM.jpg
|dimensioni_immagine=300px
|dimensioni_immagine=370px
|didascalia=Il cacciatorpediniere ''Lanzerotto Malocello''<br> in navigazione a tutta forza alla fine degli anni trenta
|didascalia=Il ''Malocello'' nel 1931, durante la missione di supporto alla crociera aerea Italia-Brasile di Italo Balbo
|bandiera=Flag of Italy (1861-1946) crowned alternate.svg
|bandiera=Flag of Italy (1861-1946) crowned.svg
|tipo=[[esploratore]] (1930-1938)<br/>[[cacciatorpediniere]] (1938-1943)
|bandiera2=
|classe=[[Classe Navigatori|''Navigatori'']]
|bandiera3=
<!-- Sezione descrizione generale -->
|tipo=[[Cacciatorpediniere]]
|classe=[[Classe Navigatori |Navigatori]]
|numero_unità=
|numero_unità=
|costruttori=
|costruttori= [[Ansaldo]], [[Genova]]
|cantiere=
|cantiere=[[Cantiere navale di Sestri Ponente|Ansaldo]] - [[Sestri Ponente|Genova Sestri]]
|matricola=
|matricola=
|ordinata=
|ordinata=
|impostata=5 ottobre 1926
|impostata=30 agosto 1927
|varata=14 marzo 1929
|varata=14 marzo 1929
|completata=
|completata=
|entrata_in_servizio=18 gennaio 1930
|entrata_in_servizio=18 gennaio 1930
|proprietario=
|proprietario={{Regia Marina}}
|radiata=
|radiata=
|destino_finale=Affondato (24 marzo 1943)
|destino_finale=saltato su mine il 24 marzo 1943
|dislocamento=standard 2125 t<br/>in carico normale 2760<br/>pieno carico 2880
<!-- Sezione caratteristiche generali -->
|dislocamento=2380 (standard) [[Tonnellata|t]]<br>(pieno carico) 2657
|stazza_lorda=
|stazza_lorda=
|lunghezza=107,7
|lunghezza=107
|larghezza=10,2
|larghezza=11,5
|altezza=
|altezza=
|pescaggio=4,2
|pescaggio=4,5
|profondità_operativa=
|profondità_operativa=
|ponte_di_volo=
|ponte_di_volo=
|propulsione=4 [[caldaia a vapore|caldaie]] Odero<br>2 [[turbina a vapore|turbine]] Parsons<br>2 [[elica|eliche]]<br>[[Potenza (fisica)|Potenza]]: 50000 [[Cavallo vapore|CV]]
|propulsione=4 caldaie Odero<br />2 gruppi di turbine a vapore Parsons su 2 assi<br />[[Potenza (fisica)|potenza]] 55.000 [[HP (unità di misura)|HP]]
|velocità=38
|velocità=38 (poi ridotta a 28)
|autonomia= 3.100 [[miglio (unità di misura)|mn]] a 15 nodi<br/>800 mn a 36
|velocità_km=
|autonomia= 3100 [[miglio (unità di misura)|mn]] a 15 nodi<br>800 [[miglio (unità di misura)|mn]] a 36 nodi
|capacità_di_carico=
|capacità_di_carico=
|equipaggio=9 ufficiali, 164 sottufficiali e marinai
|equipaggio=15 ufficiali, 215 tra sottufficiali e marinai
|passeggeri=
|passeggeri=
|sensori=radar De.Te. (dal 1942)
<!-- Sezione equipaggiamento -->
|sistemi_difensivi=
|sensori=Dal 1942 radar De.Te. di fabbricazione tedesca
|sistemi_difensivi=2 [[paramine]] per dragaggio in corsa
* 2 [[paramine]] per dragaggio in corsa<br>
* [[ecogoniometro]] (dal 1942)
|armamento=6 cannoni da 120/50 in 3 torri binate <br>2 mitragliere antiaree da 40/39 <br>4 mitragliere da 13,2 in 2 impianti binati <br>6 tubi lanciasiluri da 533,3 in 2 impianti trinati <br>dispositivi per posa mine e lancio bombe di profondità
|armamento=
* 6 pezzi da 120/50 [[millimetro|mm]]<br />
* 2 mitragliere da 40 [[millimetro|mm]]<br />
* 8 mitragliere da 13,2 [[millimetro|mm]]<br />
* 4-6 tubi lanciasiluri da 533 [[millimetro|mm]] <br />
* 2 tramogge per bombe di profondità
|corazzatura=
|corazzatura=
|veicoli_aerei=
|veicoli_aerei=
|motto=
<!-- Sezione note -->
|motto=A tutti i costi
|soprannome=
|soprannome=
|note='''Sigla identificativa '''MC (MO dai primi mesi del 1942)
|note= '''Sigla identificativa '''MO<br/>
dati presi principalmente da http://www.warshipsww2.eu/shipsplus.php?language=E&period=2&id=61068, http://www.trentoincina.it/dbunita2.php?short_name=Malocello, http://digilander.libero.it/carandin/malocello.htm e http://www.regiamarinaitaliana.it/Ct%20classe%20Navigatori.html
}}
}}


Il '''Lanzerotto Malocello''' è stato un [[esploratore (nave)|esploratore]] e successivamente un [[cacciatorpediniere]] della [[Regia Marina]].
Il [[cacciatorpediniere]] '''Lanzerotto Malocello''' della [[Regia Marina]], [[classe Navigatori (cacciatorpediniere)|classe ''Navigatori'']], fu impostato nei [[Cantiere navale di Sestri Ponente|Cantieri]] [[Ansaldo]] di [[Genova]] [[Sestri Ponente]] nel [[1926]], varato nel [[1929]] ed entrò in servizio nel [[1930]] come [[esploratore (nave)|esploratore]] leggero. Nel [[1938]], nell'ambito della riorganizzazione della Regia Marina, fu riclassificato cacciatorpediniere.


==Storia==
== Storia ==
=== Il nome ===
Il ''Malocello'' ha preso nome dal navigatore genovese [[Lanzerotto Malocello]], nato a Varazze nel [[XIII secolo]], scopritore delle [[isole Canarie]]. Da lui prese nome l'isola di [[Lanzarote]].
[[Immagine:RCT_Malocello_USMM.jpg|200px|thumbnail|left|Il ''Malocello'' alla consegna con la struttura originale.]]
Il ''Malocello'', pur essendo stato impostato in cantiere per primo, fu la quinta unità della classe ad entrare in servizio all'inizio del 1930 come esploratore leggero. Dopo pochi mesi di attività addestrativa rientrò in cantiere per essere sottoposto al primo ciclo di modifiche per il miglioramento della stabilità (alleggerimento e abbassamento delle sovrastrutture).


Il ''Malocello'' prese nome dal navigatore genovese [[Lanzerotto Malocello]], nato a Varazze nel [[XIII secolo]], scopritore delle [[isole Canarie]]. Da lui prese nome l'isola di [[Lanzarote]].
Rientrato in servizio il [[18 ottobre]] 1930 e assegnato al II Gruppo [[Regia Marina#Classificazione e organizzazione della flotta|Divisione]] Leggera, ricevette la bandiera di combattimento a [[Genova]] l'[[8 dicembre]] [[1931]]. Nel periodo tra le due guerre effettuò la normale attività di squadra. Nel 1930 partecipò alla crociera atlantica in appoggio alla trasvolata di [[Italo Balbo]] insieme ad altre unità gemelle.[[Immagine:RCT_Malocello2_USMM.jpg|200px|thumbnail|left|Il ''Malocello'' nel 1930 dopo il primo ciclo di lavori]] Nel [[1935]] dovette ancora rientrare in cantiere per riparare i danni conseguenti a un grave incidente occorso durante un'esercitazione notturna: il ''Malocello'' venne a collisione con lo ''[[Nicolò Zeno (cacciatorpediniere)|Zeno]]'' con gravi danni e vittime per entrambe le unità.
Rientrato in servizio, nel periodo [[1936]]-[[1939]] partecipò alle operazioni di appoggio navale durante la [[guerra civile spagnola]] e fu poi inviato per vario tempo a [[Tangeri]] e a [[Lero]].


=== Gli anni Trenta ===
Rientrato in patria restò in cantiere per i primi tre mesi del [[1940]], sottoposto ai grandi lavori di allargamento dello scafo e rifacimento della prora. Rientrato in servizio il [[31 marzo]] 1940, fu assegnato alla XV [[Regia Marina#Classificazione e organizzazione della flotta|Squadriglia]] Cacciatorpediniere, dipendente dalla IV [[Regia Marina#Classificazione e organizzazione della flotta|Divisione]] Incrociatori nell'ambito della II [[Regia Marina#Classificazione e organizzazione della flotta|Squadra]] Navale.
<br>


Il ''Malocello'', pur essendo stato impostato in cantiere per primo, fu la quinta unità della classe ad entrare in servizio all'inizio del 1930 come esploratore leggero. Dopo pochi mesi di attività addestrativa rientrò in cantiere per essere sottoposto al primo ciclo di modifiche per il miglioramento della [[stabilità]] (alleggerimento e abbassamento delle [[sovrastruttura|sovrastrutture]]), nonché la sostituzione di [[timone]] (1932) e [[tubo lanciasiluri|tubi lanciasiluri]]<ref name="Ct classe Navigatori">http://www.regiamarinaitaliana.it/Ct%20classe%20Navigatori.html</ref><ref name="Il R. cacciatorpediniere Lanzerotto Malocello">http://digilander.libero.it/carandin/malocello.htm</ref>.


Rientrato in servizio il 18 ottobre 1930 e assegnato al II Gruppo [[Regia Marina#Classificazione e organizzazione della flotta|Divisione]] Leggera, ricevette la bandiera di combattimento (fornita dal Comune di Varazze) a [[Genova]] l'8 dicembre 1931<ref name="Il R. cacciatorpediniere Lanzerotto Malocello"/>.
==Attività bellica==
Allo scoppio del [[seconda guerra mondiale|secondo conflitto mondiale]] il ''Malocello'' faceva parte della XV Squadriglia Cacciatorpediniere con base a [[Taranto]] e, tra quelle della classe Navigatori, fu una delle unità più attive e longeve. Partecipò inizialmente a numerose missioni di squadra a partire dallo scontro di [[Battaglia_di_Punta_Stilo|Punta Stilo]] ma, come le altre unità similari, svolse la maggior parte della sua attività bellica in operazioni di scorta ai convogli e posa di mine. Ciò non gli impedì di essere presente in maniera assai attiva nella [[Battaglia di mezzo giugno#Battaglia di Pantelleria|Battaglia di Pantelleria]] durante la quale venne inviato, insieme al ''Vivaldi'', all'attacco dei mercantili del convoglio "Harpoon": sfortunatamente i due cacciatorpediniere vennero intercettati da un gruppo di nove cacciatorpediniere inglesi che colpirono e danneggiarono gravemente il ''Vivaldi''. Quest'ultimo continuò però a combattere accanitamente con il valido aiuto del ''Malocello'' che, oltre a proteggerlo con una cortina di fumo, continuò ad attaccare le unità inglesi colpendone anche due con il cannone. Dopo un'ora e venti minuti di lotta impari, durante la quale il ''Malocello'' sparò più di quattrocento colpi dei pezzi da 120 e fu bersaglio di un intenso tiro incrociato ravvicinato (tra i 5000 e i 6000 [[metro|m]]), senza per fortuna subire alcun danno, i cacciatorpediniere inglesi infine si allontanarono. Per questa azione il ''Malocello'' fu decorato con [[Medaglia d'argento al valor militare]].


[[Immagine:RCT_Malocello_USMM.jpg|300px|left|Il ''Malocello'' alla consegna con la struttura originale]]
Dall'agosto al dicembre [[1942]] rimase in cantiere per grandi lavori durante i quali venne anche dotato del [[radar]] di fabbricazione tedesca De.Te. Rientrò in servizio nel gennaio del [[1943]], durante il periodo più difficile della "guerra dei convogli", operando insieme alle altre unità superstiti sulla cosiddetta "rotta della morte", cioè il tragitto obbligato tra i campi minati che univa l'Italia alla [[Tunisia]]. Numerose furono le missioni di scorta ma anche di trasporto veloce delle truppe per alimentare l'ultima vana resistenza dell'[[Potenze dell'Asse|Asse]] sul fronte nordafricano. Il [[24 marzo]] 1943 durante una di queste missioni insieme a ''[[Leone Pancaldo (cacciatorpediniere)|Pancaldo]]'', ''[[Classe Camicia Nera (cacciatorpediniere)|Camicia Nera]]'' e ''[[Classe Camicia Nera (cacciatorpediniere)|Ascari]]'', il ''Malocello'' urtò una mina a nord di [[Capo Bon]], alle 7.28. Si rovesciò e,spezzato in due tronconi, affondò alle 8.45. Purtroppo anche l<nowiki>'</nowiki>''Ascari'', che gli stava prestando soccorso, subì la stessa sorte. I naufraghi del ''Malocello'', dispersi dalle onde, dovettero attendere sino alle cinque del pomeriggio prima di essere soccorsi: i morti fra l'equipaggio furono 199, più centinaia di soldati tedeschi che la nave aveva a bordo [http://www.trentoincina.it/mostrapost.php?id=33].


Nel periodo intercorso tra queste due date, tra la fine del 1930 e l’inizio del 1931, operò con altre unità della classe a supporto della crociera aerea transatlantica Italia-Brasile di italo Balbo<ref name="Il R. cacciatorpediniere Lanzerotto Malocello"/><ref name="trentoincina">http://www.trentoincina.it/dbunita.php?unit=Malocello</ref>.
Si concludeva così tragicamente l'intensa attività del ''Malocello'' durante la quale svolse 149 missioni (tra le quali 68 scorte a convogli, 6 posa mine, 6 ricerca nemico, 2 caccia sommergibili, e svariati trasporti truppe) per un totale di 61.709

[[miglio (unità di misura)|mn]] e 3737 ore di navigazione.
Il 28 giugno 1935, durante un’esercitazione notturna (simulazione di un attacco), entrò in collisione con il gemello Zeno: entrambe le navi ebbero gravi danni e sul Malocello si ebbero cinque morti e sei feriti<ref name="Il R. cacciatorpediniere Lanzerotto Malocello"/><ref name="trentoincina"/>. L’unità dovette quindi trascorrere alcuni mesi in riparazione.

Tra il 1936 ed il 1938 prese parte alla guerra civile spagnola<ref name="Il R. cacciatorpediniere Lanzerotto Malocello"/><ref name="trentoincina"/>. Declassato a cacciatorpediniere nel 1938 ed aggregato al Gruppo cacciatorpediniere di riserva della IV Divisione navale, il 5 luglio 1939 lasciò La Spezia (sua base sino ad allora) e trascorse periodi di stanza a Tangeri<ref name="Il R. cacciatorpediniere Lanzerotto Malocello"/> ed a Lero.

Rientrato in patria restò in cantiere a Livorno per i primi dal 2 gennaio al 31 marzo 1940, venendo sottoposto ai grandi lavori di allargamento dello scafo e rifacimento della prora, nonché incremento dell’armamento<ref name="Il R. cacciatorpediniere Lanzerotto Malocello"/><ref name="Ct classe Navigatori"/>.

Rientrato in servizio il 31 marzo 1940, fu assegnato alla XV [[Regia Marina#Classificazione e organizzazione della flotta|Squadriglia]] Cacciatorpediniere, dipendente dalla IV [[Regia Marina#Classificazione e organizzazione della flotta|Divisione]] Incrociatori nell'ambito della II [[Regia Marina#Classificazione e organizzazione della flotta|Squadra]] Navale.

=== La seconda guerra mondiale ===

[[Immagine:RCT_Malocello2_USMM.jpg|300px|right|Il ''Malocello'' nel 1930 dopo il primo ciclo di lavori]]

All’ingresso dell’Italia nel secondo conflitto mondiale faceva parte della XIV Squadriglia Cacciatorpediniere, insieme ai gemelli [[Ugolino Vivaldi (cacciatorpediniere)|''Vivaldi'']], [[Antonio Da Noli (cacciatorpediniere)|''Da Noli'']] e [[Leone Pancaldo (cacciatorpediniere)|''Pancaldo'']]. Fu impiegato principalmente in missioni di posa mine e soprattutto di scorta, durante le quali ebbe occasione di attaccare sommergibili, recuperare sopravvissuti di navi affondate ed abbattere aerei nemici<ref name="trentoincina"/>.

Tra il 30 luglio ed il 1° agosto 1940 fornì scorta indiretta – insieme ai gemelli Pigafetta e Zeno, agli incrociatori ''Pola'', ''Zara'', ''Fiume'', ''Gorizia'', [[Trento (incrociatore)|''Trento'']], [[Alberico da Barbiano (incrociatore)|''Da Barbiano'']], [[Alberto da Giussano (incrociatore)|''Di Giussano'']], [[Eugenio di Savoia (incrociatore)|''Eugenio di Savoia'']], ''Duca degli Abruzzi'', [[Muzio Attendolo (incrociatore)|''Attendolo'']], [[Raimondo Montecuccoli (incrociatore)|''Montecuccoli'']] ed alle Squadriglie Cacciatorpediniere IX, XII, XIII e XV per un totale di 11 unità – a due convogli per la Libia, che videro in mare complessivamente 10 mercantili, 4 cacciatorpediniere e 12 torpediniere<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4007-20JUL02.htm</ref>.

Il 7 ottobre fu inviato insieme a Vivaldi e Da Noli ad attaccare unità nemiche, ma non riuscì a trovarle<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4011-24NOV01.htm</ref>.

Nella notte tra il 7 e l’8 gennaio 1941, insieme ai gemelli ''Vivaldi'', ''Da Noli'' e [[Luca Tarigo (cacciatorpediniere)|''Tarigo'']] ed alle [[torpediniera|torpediniere]] [[Vega (torpediniera 1936)|''Vega'']] e [[Sagittario (torpediniera 1936)|''Sagittario'']], effettuò la posa dei campi minati «X 2» ed «X 3» (180 mine ciascuno) al largo di Capo Bon<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4101-28JAN01.htm</ref>.

Il 22 gennaio rilevò, insieme a ''Vivaldi'', ''Da Noli'' e ''Tarigo'', i cacciatorpediniere [[Freccia (cacciatorpediniere 1931)|''Freccia'']] e [[Saetta (cacciatorpediniere)|''Saetta'']] nella scorta, sulla rotta [[Napoli]]-[[Trapani]], ai [[trasporto truppe|trasporti truppe]] ''Marco Polo'', [[Conte Rosso (transatlantico)|''Conte Rosso'']], ''Esperia'' e ''Victoria'': il [[convoglio navale|convoglio]] giunse indenne a [[Tripoli]] il 24, nonostante un attacco portato dal [[sommergibile]] HMS ''Unique'' contro l<nowiki>’</nowiki>''Esperia'', che non fu nemmeno notato<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4101-28JAN02.htm</ref>.

Il 5 marzo salpò da [[Napoli]] scortando, insieme ai cacciatorpediniere ''Lampo'', [[Antonio Da Noli (cacciatorpediniere)|''Da Noli'']], [[Ugolino Vivaldi (cacciatorpediniere)|''Vivaldi'']] e [[Folgore (cacciatorpediniere)|''Folgore'']], i trasporti tedeschi ''Ankara'', ''Reichenfels'', ''Marburg'' e ''Kybfels''; dopo una tappa a [[Palermo]] l’8, l’indomani il convoglio proseguì per la [[Libia]]<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4103-30MAR01.htm</ref>.

Dal 2 al 4 aprile scortò – insieme a Vivaldi e Da Noli – da Tripoli a Napoli, nella navigazione di ritorno, il trasporto truppe Galilea (silurato e gravemente danneggiato alcuni giorni prima dal sommergibile Upright) ed i mercantili Ankara, Reichenfels, Marburg e Kybfels<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4103-30MAR02.htm</ref>.

Sempre in aprile prese parte alle operazioni di salvataggio dei sopravvissuti del convoglio Tarigo, distrutto da una formazione di cacciatorpediniere britannici il 16 aprile<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4104-31APR02.htm</ref>.

Dal 4 al 5 maggio scortò da Napoli a Tripoli, insieme ai gemelli Vivaldi e Da Noli ed alla torpediniera Pegaso, un convoglio composto dai trasporti truppe Victoria e Calitea e dalle motonavi merci Andrea Gritti, Barbarigo, Sebastiano Venier, Marco Foscarini ed Ankara<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4105-32MAY01.htm</ref>.

Il 14 luglio scortò da Tripoli a Napoli, insieme ai cacciatorpediniere [[Fuciliere (cacciatorpediniere 1937)|''Fuciliere'']] ed ''Alpino'' ed alle [[torpediniera|torpediniere]] [[Orsa (torpediniera 1938)|''Orsa'']], [[Procione (torpediniera 1938)|''Procione'']] e [[Pegaso (torpediniera 1938)|''Pegaso'']], i trasporti ''Rialto'', ''Andrea Gritti'', ''Sebastiano Venier'', ''Barbarigo'' ed ''Ankara'': il sommergibile britannico ''P 33'' silurò ed affondò il ''Barbarigo'' in posizione 36°27’ N e 11°54’ E, venendo poi gravemente danneggiato dalla [[reazione]] della scorta, mentre il resto del convoglio giunse a Napoli il 16<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4107-34JUL01.htm</ref>.

Il 13 agosto salpò da Napoli per scortare a Tripoli, insieme ai cacciatorpediniere ''Vivaldi'', ''Folgore'', ''Strale'' e ''Fulmine'' ed alla torpediniera ''Orsa'', un convoglio composto dai trasporti ''Andrea Gritti'', ''Rialto'', ''Vettor Pisani'', ''Francesco Barbaro'' e ''Sebastiano Venier''; tale convoglio giunse indenne il 15 nonostante attacchi aerei (durante i quali esplose accidentalmente un [[cannone]] del ''Vivaldi'') e subacquei<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4108-35AUG01.htm</ref>.

Nella notte del 12-13 ottobre avrebbe dovuto effettuare a sua volta la posa di un campo minato, insieme ai cacciatorpediniere [[Ugolino Vivaldi (cacciatorpediniere)|''Vivaldi'']], [[Camicia Nera (cacciatorpediniere)|''Camicia Nera'']], [[Antonio Pigafetta (cacciatorpediniere)|''Pigafetta'']], [[Giovanni Da Verrazzano (cacciatorpediniere)|''Da Verrazzano'']] ed ''Aviere'' ed agli [[incrociatore leggero|incrociatori leggeri]] [[Eugenio di Savoia (incrociatore)|''Eugenio di Savoia'']], [[Raimondo Montecuccoli (incrociatore)|''Montecuccoli'']] e [[Duca d'Aosta (incrociatore)|''Duca d’Aosta'']], ma l’operazione fu annullata in seguito all’uscita in mare della [[Mediterranean Fleet]]<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4110-37OCT01.htm</ref>.

In novembre assunse il comando dell’unità il capitano di fregata Mario Leoni<ref name="Mezzo giugno 1942 – Vivaldi e Malocello">http://www.trentoincina.it/mostrapost.php?id=296</ref>.

Il 20 novembre scortò da Taranto a Bengasi, insieme al gemello Zeno ed alla torpediniera Partenope (aggiuntasi in seguito, proveniente da Bengasi) le motonavi Città di Palermo e Città di Tunisi<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4111-38NOV02.htm</ref>.

Alle tre del pomeriggio del 13 dicembre salpò da Taranto insieme ai gemelli Vivaldi, Da Noli, Da Recco e Zeno e si aggregò al gruppo scorta indiretta – corazzate Littorio e Vittorio Veneto, cacciatorpediniere Granatiere, Bersagliere, Fuciliere ed Alpino, torpediniere Clio e Centauro – nell’ambito dell’operazione M 41, che fu però funestata dagli attacchi dei sommergibili (che danneggiarono la Vittorio Veneto ed affondarono due mercantili, il Filzi ed il Del Greco)<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4112-39DEC01.htm</ref>.

Dal 16 al 18 dicembre, nell’ambito dell’operazione di traffico «M 42», scortò da Taranto a Tripoli, unitamente ai gemelli ''Vivaldi'', ''Da Noli'', ''Da Recco'', [[Nicolò Zeno (cacciatorpediniere)|''Zeno'']] e [[Emanuele Pessagno (cacciatorpediniere)|''Pessagno'']], il convoglio «L», composto dalle moderne motonavi ''Napoli'', ''Monginevro'' e ''Vettor Pisani''<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4112-39DEC02.htm</ref> (inizialmente le navi viaggiarono insieme ad un altro convoglio, l’«N» – motonave ''Ankara'', cacciatorpediniere [[Saetta (cacciatorpediniere)|''Saetta'']], torpediniera [[Pegaso (torpediniera 1938)|''Pegaso'']] – separandosi poi al largo di [[Misurata]])<ref>Giorgio Giorgerini, ''La guerra italiana sul mare. La marina tra vittoria e sconfitta 1940-1943'', p. 511</ref>.

Alle 16 del 3 gennaio 1942 partì da Napoli – unitamente alla [[nave da battaglia|corazzata]] [[Caio Duilio (nave da battaglia 1913)|''Caio Duilio'']], agli incrociatori leggeri ''Garibaldi'', [[Raimondo Montecuccoli (incrociatore)|''Montecuccoli'']] ed ''Attendolo'' ed ai cacciatorpediniere ''Maestrale'', ''Scirocco'', ''Oriani'' e [[Alfredo Oriani (cacciatorpediniere)|''Oriani'']] – per fornire scorta indiretta nel corso dell’operazione «M. 43»: essa prevedeva l’invio di tre convogli (che videro in mare in tutto i mercantili ''Monginevro'', ''Nino Bixio'', ''Lerici'', ''Gino Allegri'', ''Monviso'' e ''Giulio Giordani'' ed una scorta diretta fornita dai cacciatorpediniere ''Vivaldi'', ''Da Recco'', ''Usodimare'', [[Bersagliere (cacciatorpediniere 1939)|''Bersagliere'']], ''Fuciliere'', ''Freccia'' e dalle torpediniere ''Procione'', ''Orsa'', [[Castore (torpediniera 1937)|''Castore'']], [[Aretusa (torpediniera)|''Aretusa'']] ed [[Antares (torpediniera 1936)|''Antares'']]) dai porti di [[Messina]], [[Taranto]] e [[Brindisi]], tutti diretti a Tripoli; dopo l’arrivo dei trasporti in porto (avvenuto il 5) il ''Malocello'' e le altre unità del gruppo tornarono alla base alle 4.20 del 6 febbraio<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4201-41JAN01.htm</ref>.

Il 22 gennaio fece parte – insieme ai cacciatorpediniere ''Vivaldi'', ''Camicia Nera'', ''Da Noli'', ''Geniere'' ed ''Aviere'' ed alle torpediniere [[Orsa (torpediniera 1938)|''Orsa'']] e ''Castore'' – della scorta diretta aell’operazione «T. 18» (un convoglio formato dal trasporto truppe ''Victoria'' – partito da Taranto – e dai cargo ''Ravello'', ''Monviso'', ''Monginevro'' e ''Vettor Pisani'' – salpati da Messina –, con a bordo in tutto 15.000 tonnellate di materiali, 97 [[carro armato|carri armati]], 271 [[automezzo|automezzi]] e 1467 uomini); il 23, durante la navigazione, la ''Victoria'' fu immobilizzata e poi affondata da due attacchi di [[aerosilurante|aerosiluranti]], mentre il resto del convoglio giunse a destinazione<ref>Giorgio Giorgerini, ''La guerra italiana sul mare. La marina tra vittoria e sconfitta 1940-1943'', p. 516</ref><ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4201-41JAN02.htm</ref>.

Il 21 febbraio prese parte all’operazione di traffico «K 7» scortando, insieme ai cacciatorpediniere [[Strale (cacciatorpediniere 1932)|''Strale'']], [[Nicolò Zeno (cacciatorpediniere)|''Zeno'']], [[Ugolino Vivaldi (cacciatorpediniere)|''Vivaldi'']] e [[Premuda (cacciatorpediniere)|''Premuda'']] ed alla torpediniera [[Pallade (torpediniera 1938)|''Pallade'']], un convoglio composto dai trasporti ''Monginevro'', ''Ravello'' ed ''Unione'' sulla rotta da [[Messina]] (da dove il convoglio partì alle 17.30 del 21)a Tripoli<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4202-42FEB02.htm</ref>.

Alle 16.30 del 13 giugno salpò da Cagliari (al comando del capitano di fregata Mario Leoni) aggregato alla insieme a Vivaldi e Zeno per attaccare – insieme alla VII Divisione incrociatori (''Montecuccoli'' ed ''Eugenio di Savoia'') ed alla X Squadriglia cacciatorpediniere (''Premuda'', ''Gioberti'', ''Ascari'', ''Oriani'') – il convoglio britannico «Harpoon» nell’ambito della [[Battaglia di mezzo giugno|battaglia di Mezzo Giugno]]<ref>Gianni Rocca, ''Fucilate gli ammiragli. La tragedia della Marina italiana nella seconda guerra mondiale'', p. 248</ref><ref>Giorgio Giorgerini, ''La guerra italiana sul mare. La marina tra vittoria e sconfitta 1940-1943'', p. 371</ref><ref name="Mezzo giugno 1942 – Vivaldi e Malocello"/>. All’inizio del [[combattimento]] il ''Vivaldi'' ed il ''Malocello'' (lo ''Zeno'' era rientrato per un [[guasto]] ai [[motore|motori]], così come del resto il ''Gioberti'') si trovavano in coda alla formazione, e, dato che il Malocello aveva subito un guasto alle macchine che ne aveva ridotto la velocità a 28 nodi, alle 5.38 vennero incaricati di attaccare i mercantili del convoglio <ref name="Cernuschi-SM">Enrico Cernuschi, ''Pantelleria, 15 giugno 1942'', su ''Storia Militare'' n. 205 – ottobre 2010 e n. 206 – novembre 2010</ref><ref name="Mezzo giugno 1942 – Vivaldi e Malocello"/>. Alle 5.44, mentre si avvicinavano al convoglio, Vivaldi e Malocello furono presi di mira dai cacciatorpediniere britannici Marne e Matchless da 18.000 metri di distanza: alle 5.58 le due navi italiane aprirono il fuoco contro altri cacciatorpediniere frattanto sopraggiunti, ritenendo di averne colpito uno (il Badsworth, ma in realtà non risultano danni a questa nave) e mancando di poco il polacco Kujawiak; alle 5.59, ritenendo ormai impossibile l’avvicinamento al convoglio, ben difeso ed in allontanamento, il Malocello lanciò un siluro da 5.800 metri contro il Kujawiak (che lo evitò con la manovra cinque minuti dopo; anche il Vivaldi lanciò due siluri, infruttuosamente, contro i trasporti Troilus e Chant)<ref name="Cernuschi-SM"/><ref name="Mezzo giugno 1942 – Vivaldi e Malocello"/>. Vivaldi e Malocello continuarono poi a far fuoco contro i mercantili e contro il Marne, quando questi emergevano dalle cortine fumogene frattanto stese dalle navi inglesi<ref name="Cernuschi-SM"/><ref name="Mezzo giugno 1942 – Vivaldi e Malocello"/>. Alle 6.07 il Vivaldi fu colpito dal Matchless, venendo in breve incendiato ed immobilizzato; il Malocello gli fornì assistenza difendendolo dagli attacchi delle navi inglesi (cui frattanto si erano aggiunti altri cacciatorpediniere), che si erano avvicinate sino a 4.000-5.000 metri, e coprendolo con cortine fumogene (alle 6.20 le due unità rimasero momentaneamente scoperte dalla nebbia artificiale, tornandovi poi poco dopo)<ref name="Cernuschi-SM"/><ref name="Mezzo giugno 1942 – Vivaldi e Malocello"/>. Il Malocello aprì poi il fuoco contro il cacciatorpediniere Bedouin; alle 6.36 l’incrociatore HMS Cairo ed il cacciatorpediniere Ithuriel aprirono il fuoco contro le due navi tialiane: il comandante del Vivaldi, capitano di vascello Ignazio Castrogiovanni, ordinò al comandante Leoni del Malocello di rompere il contatto ed allontanarsi, ma questi decise invece di contrattaccare e lanciò (seppure infruttuosamente) due siluri da 7.000 metri contro il Cairo, sparando al contempo contro l’Ithuriel<ref name="Il R. cacciatorpediniere Lanzerotto Malocello"/>. Dopo un’ora e mezza di scontro ravvicinato le navi inglesi ripiegarono<ref name="Mezzo giugno 1942 – Vivaldi e Malocello"/>. Il Malocello (cui erano frattanto giunti in aiuto Oriani, Ascari e Premuda, sebbene troppo tardi per prendere parte allo scontro) assisté quindi il Vivaldi, che era riuscito a rimettere in moto, lungo la rotta di rientro: fornì alla nave danneggiata mezzi per domare gli incendi e ne prese a bordo i feriti e gli ustionati<ref name="Mezzo giugno 1942 – Vivaldi e Malocello"/>. Alle 9.25 l’unità prese a rimorchio il Vivaldi, ma verso le 9.30 le due navi furono infruttuosamente attaccate per errore da 9 aerosiluranti italiani Savoia Marchetti SM 84 e da bombardieri britannici: il Malocello, lasciati i cavi, manovrò evitando vari siluri lanciati a 2.000 metri di distanza (a prendere poi a rimorchio il Vivaldi fu il Premuda)<ref name="Cernuschi-SM"/><ref name="Mezzo giugno 1942 – Vivaldi e Malocello"/>. La nave poté infine raggiungere Napoli<ref name="Mezzo giugno 1942 – Vivaldi e Malocello"/>. In tutto il combattimento il ''Malocello'' aveva sparato 329 [[proiettile|proiettili]] da 120 mm<ref name="Cernuschi-SM"/>. Per l’accanita difesa del Vivaldi la nave ricevette una Medaglia d’argento al valor militare<ref name="trentoincina"/>.

Dall'agosto al dicembre 1942 rimase nell’Arsenale di La Spezia per grandi lavori durante i quali venne anche dotato del [[radar]] di fabbricazione tedesca De.Te; subì inoltre la sostituzione dei tubi lanciasiluri poppieri e delle mitragliere da 13,2 mm rispettivamente con 2 mitragliere da 37 mm e 7 da 20 mm<ref name="Il R. cacciatorpediniere Lanzerotto Malocello"/><ref name="Ct classe Navigatori"/>. Rientrò in servizio nel gennaio del 1943, durante il periodo più difficile della guerra dei convogli, operando insieme alle altre unità superstiti sulla cosiddetta "rotta della morte", cioè il tragitto obbligato tra i campi minati che univa l'Italia alla [[Tunisia]]<ref name="Il R. cacciatorpediniere Lanzerotto Malocello"/>. Svolse quindi varie missioni di trasporto veloce di truppe da Trapani a Tunisi<ref name="Il R. cacciatorpediniere Lanzerotto Malocello"/>.

Nella [[sera]] del 23 marzo 1943, al comando del [[capitano di fregata]] Carlo Rossi, partì da [[Pozzuli]] come insieme ai cacciatorpediniere [[Leone Pancaldo (cacciatorpediniere)|''Pancaldo'']] e ''Camicia Nera'' per trasportare truppe [[Germania|tedesche]] a [[Tunisi]]; nella mattinata del 24 si aggiunse un quarto cacciatorpediniere, l<nowiki>’</nowiki>''Ascari'', che divenne capo formazione<ref name="La guerra delle mine">http://www.trentoincina.it/mostrapost.php?id=33</ref><ref name="Rocca">Gianni Rocca, ''Fucilate gli ammiragli. La tragedia della Marina italiana nella seconda guerra mondiale'', pp. 276-277</ref><ref>http://www.danieleranocchia.it/naval_history/mediterraneo.htm</ref>. Alle 7.28 del 24 marzo, mentre navigava a 27 nodi con [[rotta]] a [[zig zag]] poco distante da [[Capo Bon]], il ''Malocello'' urtò una mina e s’immobilizzò con gravi [[danno|danni]], sbandando<ref name="La guerra delle mine"/><ref name="Rocca"/>. Alcuni uomini caddero o si gettarono in acqua, il resto dell’equipaggio e delle truppe rimasero allineati sul ponte in attesa dei soccorsi<ref name="La guerra delle mine"/><ref name="Rocca"/>. Mentre Pancaldo e Camicia Nera venivano fatti proseguire, l<nowiki>’</nowiki>''Ascari'' si affiancò al ''Malocello'' per trasbordarne [[equipaggio]] e truppe, ma il sistema «TAG» rilevò un siluro obbligando l<nowiki>’</nowiki>''Ascari'' ad accellerare ed allontanarsi dal ''Malocello''<ref name="La guerra delle mine"/><ref name="Rocca"/>. Dopo un’ora ed un quarto dall’urto della mina, alle 8.45, il Malocello si rovesciò, si spezzò in due e s’inabissò 28 miglia a settentrione di Capo Bon<ref name="La guerra delle mine"/><ref name="Rocca"/><ref>http://www.danieleranocchia.it/naval_history/mediterraneo.htm</ref><ref name="trentoincina"/>. Anche l’Ascari, mentre soccorreva i naufraghi della nave affondata, sparpagliati dal mare in un raggio di oltre un chilometro, urtò tre mine: la prima distrusse la prua, la seconda asportò la poppa e la terza le provocò l’affondamento, alle 13.20<ref name="La guerra delle mine"/><ref name="Rocca"/>.

Quattro ore dopo l’affondamento dell’Ascari (e quasi nove dopo quello del Malocello) alcuni [[MAS]] partiti da [[Biserta]] e [[Pantelleria]] recuperarono i sopravvissuti delle due navi: 95 ufficiali e marinai degli equipaggi (su 488) ed un centinaio di militari tedeschi (su 650)<ref name="La guerra delle mine"/><ref name="Rocca"/>.

Del ''Malocello'' scomparvero in mare il comandante Rossi<ref>Aldo Cocchia, ''Convogli. Un marinaio in guerra 1940-1942''</ref> e 198 tra [[ufficiale|ufficiali]], [[sottufficiale|sottufficiali]] e [[marinaio|marinai]], oltre a qualche centinaio di militari tedeschi<ref name="La guerra delle mine"/><ref name="Rocca"/>.

L’unità aveva effettuato 149 [[missione|missioni]] di guerra (68 di scorta, 6 di ricerca del nemico, 6 di posa mine, 2 di caccia antisommergibile e le rimanenti di trasferimento, trasporto od altro tipo), percorrendo complessivamente più di 61.709 miglia<ref name="Il R. cacciatorpediniere Lanzerotto Malocello"/><ref name="trentoincina"/>.

== Note ==
<references/>


==Bibliografia==
==Bibliografia==
Riga 82: Riga 143:
* Angelo Iachino. ''Operazione Mezzo giugno''. Milano, Mondadori, 1955.
* Angelo Iachino. ''Operazione Mezzo giugno''. Milano, Mondadori, 1955.
* Mario Leoni. ''IL SOMMERGIBILE MALASPINA È RIENTRATO A BETASOM - Le avventure del Comandante Leoni sul smg. Malspina e il c.t. Malocello''. Riedizione di ''Sangue di marinai'' a cura di G. Bianchi, 2007
* Mario Leoni. ''IL SOMMERGIBILE MALASPINA È RIENTRATO A BETASOM - Le avventure del Comandante Leoni sul smg. Malspina e il c.t. Malocello''. Riedizione di ''Sangue di marinai'' a cura di G. Bianchi, 2007
* Gianni Rocca, ''Fucilate gli ammiragli. La tragedia della Marina italiana nella seconda guerra mondiale'', Mondadori
* Giorgio Giorgerini, ''La guerra italiana sul mare. La Marina tra vittoria e sconfitta 1940-1943'', Mondadori 2001
* Enrico Cernuschi, ''Acque di Pantelleria, 15 giugno 1942'', su ''Storia Militare'' n. 205-206 (ottobre-novembre 2010)

==Collegamenti esterni==
==Collegamenti esterni==
* [http://www.marina.difesa.it/storia/almanacco/parte08/Navi0841-04.asp La pagina della nave sul sito ufficiale della Marina]
* [http://www.marina.difesa.it/storia/almanacco/parte08/Navi0841-04.asp La pagina della nave sul sito ufficiale della Marina]
Riga 88: Riga 153:
{{Classe Navigatori}}
{{Classe Navigatori}}


{{Portale|Guerra|marina}}
{{Portale|Marina}}


[[Categoria:Cacciatorpediniere della Regia Marina|Malocello, Lanzerotto]]
[[Categoria:Cacciatorpediniere della Regia Marina]]

Versione delle 15:58, 12 feb 2011

Lanzerotto Malocello
voci di navi presenti su Wikipedia

Il Lanzerotto Malocello è stato un esploratore e successivamente un cacciatorpediniere della Regia Marina.

Storia

Il nome

Il Malocello prese nome dal navigatore genovese Lanzerotto Malocello, nato a Varazze nel XIII secolo, scopritore delle isole Canarie. Da lui prese nome l'isola di Lanzarote.

Gli anni Trenta

Il Malocello, pur essendo stato impostato in cantiere per primo, fu la quinta unità della classe ad entrare in servizio all'inizio del 1930 come esploratore leggero. Dopo pochi mesi di attività addestrativa rientrò in cantiere per essere sottoposto al primo ciclo di modifiche per il miglioramento della stabilità (alleggerimento e abbassamento delle sovrastrutture), nonché la sostituzione di timone (1932) e tubi lanciasiluri[1][2].

Rientrato in servizio il 18 ottobre 1930 e assegnato al II Gruppo Divisione Leggera, ricevette la bandiera di combattimento (fornita dal Comune di Varazze) a Genova l'8 dicembre 1931[2].

Il Malocello alla consegna con la struttura originale
Il Malocello alla consegna con la struttura originale

Nel periodo intercorso tra queste due date, tra la fine del 1930 e l’inizio del 1931, operò con altre unità della classe a supporto della crociera aerea transatlantica Italia-Brasile di italo Balbo[2][3].

Il 28 giugno 1935, durante un’esercitazione notturna (simulazione di un attacco), entrò in collisione con il gemello Zeno: entrambe le navi ebbero gravi danni e sul Malocello si ebbero cinque morti e sei feriti[2][3]. L’unità dovette quindi trascorrere alcuni mesi in riparazione.

Tra il 1936 ed il 1938 prese parte alla guerra civile spagnola[2][3]. Declassato a cacciatorpediniere nel 1938 ed aggregato al Gruppo cacciatorpediniere di riserva della IV Divisione navale, il 5 luglio 1939 lasciò La Spezia (sua base sino ad allora) e trascorse periodi di stanza a Tangeri[2] ed a Lero.

Rientrato in patria restò in cantiere a Livorno per i primi dal 2 gennaio al 31 marzo 1940, venendo sottoposto ai grandi lavori di allargamento dello scafo e rifacimento della prora, nonché incremento dell’armamento[2][1].

Rientrato in servizio il 31 marzo 1940, fu assegnato alla XV Squadriglia Cacciatorpediniere, dipendente dalla IV Divisione Incrociatori nell'ambito della II Squadra Navale.

La seconda guerra mondiale

Il Malocello nel 1930 dopo il primo ciclo di lavori
Il Malocello nel 1930 dopo il primo ciclo di lavori

All’ingresso dell’Italia nel secondo conflitto mondiale faceva parte della XIV Squadriglia Cacciatorpediniere, insieme ai gemelli Vivaldi, Da Noli e Pancaldo. Fu impiegato principalmente in missioni di posa mine e soprattutto di scorta, durante le quali ebbe occasione di attaccare sommergibili, recuperare sopravvissuti di navi affondate ed abbattere aerei nemici[3].

Tra il 30 luglio ed il 1° agosto 1940 fornì scorta indiretta – insieme ai gemelli Pigafetta e Zeno, agli incrociatori Pola, Zara, Fiume, Gorizia, Trento, Da Barbiano, Di Giussano, Eugenio di Savoia, Duca degli Abruzzi, Attendolo, Montecuccoli ed alle Squadriglie Cacciatorpediniere IX, XII, XIII e XV per un totale di 11 unità – a due convogli per la Libia, che videro in mare complessivamente 10 mercantili, 4 cacciatorpediniere e 12 torpediniere[4].

Il 7 ottobre fu inviato insieme a Vivaldi e Da Noli ad attaccare unità nemiche, ma non riuscì a trovarle[5].

Nella notte tra il 7 e l’8 gennaio 1941, insieme ai gemelli Vivaldi, Da Noli e Tarigo ed alle torpediniere Vega e Sagittario, effettuò la posa dei campi minati «X 2» ed «X 3» (180 mine ciascuno) al largo di Capo Bon[6].

Il 22 gennaio rilevò, insieme a Vivaldi, Da Noli e Tarigo, i cacciatorpediniere Freccia e Saetta nella scorta, sulla rotta Napoli-Trapani, ai trasporti truppe Marco Polo, Conte Rosso, Esperia e Victoria: il convoglio giunse indenne a Tripoli il 24, nonostante un attacco portato dal sommergibile HMS Unique contro l’Esperia, che non fu nemmeno notato[7].

Il 5 marzo salpò da Napoli scortando, insieme ai cacciatorpediniere Lampo, Da Noli, Vivaldi e Folgore, i trasporti tedeschi Ankara, Reichenfels, Marburg e Kybfels; dopo una tappa a Palermo l’8, l’indomani il convoglio proseguì per la Libia[8].

Dal 2 al 4 aprile scortò – insieme a Vivaldi e Da Noli – da Tripoli a Napoli, nella navigazione di ritorno, il trasporto truppe Galilea (silurato e gravemente danneggiato alcuni giorni prima dal sommergibile Upright) ed i mercantili Ankara, Reichenfels, Marburg e Kybfels[9].

Sempre in aprile prese parte alle operazioni di salvataggio dei sopravvissuti del convoglio Tarigo, distrutto da una formazione di cacciatorpediniere britannici il 16 aprile[10].

Dal 4 al 5 maggio scortò da Napoli a Tripoli, insieme ai gemelli Vivaldi e Da Noli ed alla torpediniera Pegaso, un convoglio composto dai trasporti truppe Victoria e Calitea e dalle motonavi merci Andrea Gritti, Barbarigo, Sebastiano Venier, Marco Foscarini ed Ankara[11].

Il 14 luglio scortò da Tripoli a Napoli, insieme ai cacciatorpediniere Fuciliere ed Alpino ed alle torpediniere Orsa, Procione e Pegaso, i trasporti Rialto, Andrea Gritti, Sebastiano Venier, Barbarigo ed Ankara: il sommergibile britannico P 33 silurò ed affondò il Barbarigo in posizione 36°27’ N e 11°54’ E, venendo poi gravemente danneggiato dalla reazione della scorta, mentre il resto del convoglio giunse a Napoli il 16[12].

Il 13 agosto salpò da Napoli per scortare a Tripoli, insieme ai cacciatorpediniere Vivaldi, Folgore, Strale e Fulmine ed alla torpediniera Orsa, un convoglio composto dai trasporti Andrea Gritti, Rialto, Vettor Pisani, Francesco Barbaro e Sebastiano Venier; tale convoglio giunse indenne il 15 nonostante attacchi aerei (durante i quali esplose accidentalmente un cannone del Vivaldi) e subacquei[13].

Nella notte del 12-13 ottobre avrebbe dovuto effettuare a sua volta la posa di un campo minato, insieme ai cacciatorpediniere Vivaldi, Camicia Nera, Pigafetta, Da Verrazzano ed Aviere ed agli incrociatori leggeri Eugenio di Savoia, Montecuccoli e Duca d’Aosta, ma l’operazione fu annullata in seguito all’uscita in mare della Mediterranean Fleet[14].

In novembre assunse il comando dell’unità il capitano di fregata Mario Leoni[15].

Il 20 novembre scortò da Taranto a Bengasi, insieme al gemello Zeno ed alla torpediniera Partenope (aggiuntasi in seguito, proveniente da Bengasi) le motonavi Città di Palermo e Città di Tunisi[16].

Alle tre del pomeriggio del 13 dicembre salpò da Taranto insieme ai gemelli Vivaldi, Da Noli, Da Recco e Zeno e si aggregò al gruppo scorta indiretta – corazzate Littorio e Vittorio Veneto, cacciatorpediniere Granatiere, Bersagliere, Fuciliere ed Alpino, torpediniere Clio e Centauro – nell’ambito dell’operazione M 41, che fu però funestata dagli attacchi dei sommergibili (che danneggiarono la Vittorio Veneto ed affondarono due mercantili, il Filzi ed il Del Greco)[17].

Dal 16 al 18 dicembre, nell’ambito dell’operazione di traffico «M 42», scortò da Taranto a Tripoli, unitamente ai gemelli Vivaldi, Da Noli, Da Recco, Zeno e Pessagno, il convoglio «L», composto dalle moderne motonavi Napoli, Monginevro e Vettor Pisani[18] (inizialmente le navi viaggiarono insieme ad un altro convoglio, l’«N» – motonave Ankara, cacciatorpediniere Saetta, torpediniera Pegaso – separandosi poi al largo di Misurata)[19].

Alle 16 del 3 gennaio 1942 partì da Napoli – unitamente alla corazzata Caio Duilio, agli incrociatori leggeri Garibaldi, Montecuccoli ed Attendolo ed ai cacciatorpediniere Maestrale, Scirocco, Oriani e Oriani – per fornire scorta indiretta nel corso dell’operazione «M. 43»: essa prevedeva l’invio di tre convogli (che videro in mare in tutto i mercantili Monginevro, Nino Bixio, Lerici, Gino Allegri, Monviso e Giulio Giordani ed una scorta diretta fornita dai cacciatorpediniere Vivaldi, Da Recco, Usodimare, Bersagliere, Fuciliere, Freccia e dalle torpediniere Procione, Orsa, Castore, Aretusa ed Antares) dai porti di Messina, Taranto e Brindisi, tutti diretti a Tripoli; dopo l’arrivo dei trasporti in porto (avvenuto il 5) il Malocello e le altre unità del gruppo tornarono alla base alle 4.20 del 6 febbraio[20].

Il 22 gennaio fece parte – insieme ai cacciatorpediniere Vivaldi, Camicia Nera, Da Noli, Geniere ed Aviere ed alle torpediniere Orsa e Castore – della scorta diretta aell’operazione «T. 18» (un convoglio formato dal trasporto truppe Victoria – partito da Taranto – e dai cargo Ravello, Monviso, Monginevro e Vettor Pisani – salpati da Messina –, con a bordo in tutto 15.000 tonnellate di materiali, 97 carri armati, 271 automezzi e 1467 uomini); il 23, durante la navigazione, la Victoria fu immobilizzata e poi affondata da due attacchi di aerosiluranti, mentre il resto del convoglio giunse a destinazione[21][22].

Il 21 febbraio prese parte all’operazione di traffico «K 7» scortando, insieme ai cacciatorpediniere Strale, Zeno, Vivaldi e Premuda ed alla torpediniera Pallade, un convoglio composto dai trasporti Monginevro, Ravello ed Unione sulla rotta da Messina (da dove il convoglio partì alle 17.30 del 21)a Tripoli[23].

Alle 16.30 del 13 giugno salpò da Cagliari (al comando del capitano di fregata Mario Leoni) aggregato alla insieme a Vivaldi e Zeno per attaccare – insieme alla VII Divisione incrociatori (Montecuccoli ed Eugenio di Savoia) ed alla X Squadriglia cacciatorpediniere (Premuda, Gioberti, Ascari, Oriani) – il convoglio britannico «Harpoon» nell’ambito della battaglia di Mezzo Giugno[24][25][15]. All’inizio del combattimento il Vivaldi ed il Malocello (lo Zeno era rientrato per un guasto ai motori, così come del resto il Gioberti) si trovavano in coda alla formazione, e, dato che il Malocello aveva subito un guasto alle macchine che ne aveva ridotto la velocità a 28 nodi, alle 5.38 vennero incaricati di attaccare i mercantili del convoglio [26][15]. Alle 5.44, mentre si avvicinavano al convoglio, Vivaldi e Malocello furono presi di mira dai cacciatorpediniere britannici Marne e Matchless da 18.000 metri di distanza: alle 5.58 le due navi italiane aprirono il fuoco contro altri cacciatorpediniere frattanto sopraggiunti, ritenendo di averne colpito uno (il Badsworth, ma in realtà non risultano danni a questa nave) e mancando di poco il polacco Kujawiak; alle 5.59, ritenendo ormai impossibile l’avvicinamento al convoglio, ben difeso ed in allontanamento, il Malocello lanciò un siluro da 5.800 metri contro il Kujawiak (che lo evitò con la manovra cinque minuti dopo; anche il Vivaldi lanciò due siluri, infruttuosamente, contro i trasporti Troilus e Chant)[26][15]. Vivaldi e Malocello continuarono poi a far fuoco contro i mercantili e contro il Marne, quando questi emergevano dalle cortine fumogene frattanto stese dalle navi inglesi[26][15]. Alle 6.07 il Vivaldi fu colpito dal Matchless, venendo in breve incendiato ed immobilizzato; il Malocello gli fornì assistenza difendendolo dagli attacchi delle navi inglesi (cui frattanto si erano aggiunti altri cacciatorpediniere), che si erano avvicinate sino a 4.000-5.000 metri, e coprendolo con cortine fumogene (alle 6.20 le due unità rimasero momentaneamente scoperte dalla nebbia artificiale, tornandovi poi poco dopo)[26][15]. Il Malocello aprì poi il fuoco contro il cacciatorpediniere Bedouin; alle 6.36 l’incrociatore HMS Cairo ed il cacciatorpediniere Ithuriel aprirono il fuoco contro le due navi tialiane: il comandante del Vivaldi, capitano di vascello Ignazio Castrogiovanni, ordinò al comandante Leoni del Malocello di rompere il contatto ed allontanarsi, ma questi decise invece di contrattaccare e lanciò (seppure infruttuosamente) due siluri da 7.000 metri contro il Cairo, sparando al contempo contro l’Ithuriel[2]. Dopo un’ora e mezza di scontro ravvicinato le navi inglesi ripiegarono[15]. Il Malocello (cui erano frattanto giunti in aiuto Oriani, Ascari e Premuda, sebbene troppo tardi per prendere parte allo scontro) assisté quindi il Vivaldi, che era riuscito a rimettere in moto, lungo la rotta di rientro: fornì alla nave danneggiata mezzi per domare gli incendi e ne prese a bordo i feriti e gli ustionati[15]. Alle 9.25 l’unità prese a rimorchio il Vivaldi, ma verso le 9.30 le due navi furono infruttuosamente attaccate per errore da 9 aerosiluranti italiani Savoia Marchetti SM 84 e da bombardieri britannici: il Malocello, lasciati i cavi, manovrò evitando vari siluri lanciati a 2.000 metri di distanza (a prendere poi a rimorchio il Vivaldi fu il Premuda)[26][15]. La nave poté infine raggiungere Napoli[15]. In tutto il combattimento il Malocello aveva sparato 329 proiettili da 120 mm[26]. Per l’accanita difesa del Vivaldi la nave ricevette una Medaglia d’argento al valor militare[3].

Dall'agosto al dicembre 1942 rimase nell’Arsenale di La Spezia per grandi lavori durante i quali venne anche dotato del radar di fabbricazione tedesca De.Te; subì inoltre la sostituzione dei tubi lanciasiluri poppieri e delle mitragliere da 13,2 mm rispettivamente con 2 mitragliere da 37 mm e 7 da 20 mm[2][1]. Rientrò in servizio nel gennaio del 1943, durante il periodo più difficile della guerra dei convogli, operando insieme alle altre unità superstiti sulla cosiddetta "rotta della morte", cioè il tragitto obbligato tra i campi minati che univa l'Italia alla Tunisia[2]. Svolse quindi varie missioni di trasporto veloce di truppe da Trapani a Tunisi[2].

Nella sera del 23 marzo 1943, al comando del capitano di fregata Carlo Rossi, partì da Pozzuli come insieme ai cacciatorpediniere Pancaldo e Camicia Nera per trasportare truppe tedesche a Tunisi; nella mattinata del 24 si aggiunse un quarto cacciatorpediniere, l’Ascari, che divenne capo formazione[27][28][29]. Alle 7.28 del 24 marzo, mentre navigava a 27 nodi con rotta a zig zag poco distante da Capo Bon, il Malocello urtò una mina e s’immobilizzò con gravi danni, sbandando[27][28]. Alcuni uomini caddero o si gettarono in acqua, il resto dell’equipaggio e delle truppe rimasero allineati sul ponte in attesa dei soccorsi[27][28]. Mentre Pancaldo e Camicia Nera venivano fatti proseguire, l’Ascari si affiancò al Malocello per trasbordarne equipaggio e truppe, ma il sistema «TAG» rilevò un siluro obbligando l’Ascari ad accellerare ed allontanarsi dal Malocello[27][28]. Dopo un’ora ed un quarto dall’urto della mina, alle 8.45, il Malocello si rovesciò, si spezzò in due e s’inabissò 28 miglia a settentrione di Capo Bon[27][28][30][3]. Anche l’Ascari, mentre soccorreva i naufraghi della nave affondata, sparpagliati dal mare in un raggio di oltre un chilometro, urtò tre mine: la prima distrusse la prua, la seconda asportò la poppa e la terza le provocò l’affondamento, alle 13.20[27][28].

Quattro ore dopo l’affondamento dell’Ascari (e quasi nove dopo quello del Malocello) alcuni MAS partiti da Biserta e Pantelleria recuperarono i sopravvissuti delle due navi: 95 ufficiali e marinai degli equipaggi (su 488) ed un centinaio di militari tedeschi (su 650)[27][28].

Del Malocello scomparvero in mare il comandante Rossi[31] e 198 tra ufficiali, sottufficiali e marinai, oltre a qualche centinaio di militari tedeschi[27][28].

L’unità aveva effettuato 149 missioni di guerra (68 di scorta, 6 di ricerca del nemico, 6 di posa mine, 2 di caccia antisommergibile e le rimanenti di trasferimento, trasporto od altro tipo), percorrendo complessivamente più di 61.709 miglia[2][3].

Note

  1. ^ a b c http://www.regiamarinaitaliana.it/Ct%20classe%20Navigatori.html
  2. ^ a b c d e f g h i j k l http://digilander.libero.it/carandin/malocello.htm
  3. ^ a b c d e f g http://www.trentoincina.it/dbunita.php?unit=Malocello
  4. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4007-20JUL02.htm
  5. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4011-24NOV01.htm
  6. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4101-28JAN01.htm
  7. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4101-28JAN02.htm
  8. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4103-30MAR01.htm
  9. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4103-30MAR02.htm
  10. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4104-31APR02.htm
  11. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4105-32MAY01.htm
  12. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4107-34JUL01.htm
  13. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4108-35AUG01.htm
  14. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4110-37OCT01.htm
  15. ^ a b c d e f g h i j http://www.trentoincina.it/mostrapost.php?id=296
  16. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4111-38NOV02.htm
  17. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4112-39DEC01.htm
  18. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4112-39DEC02.htm
  19. ^ Giorgio Giorgerini, La guerra italiana sul mare. La marina tra vittoria e sconfitta 1940-1943, p. 511
  20. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4201-41JAN01.htm
  21. ^ Giorgio Giorgerini, La guerra italiana sul mare. La marina tra vittoria e sconfitta 1940-1943, p. 516
  22. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4201-41JAN02.htm
  23. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4202-42FEB02.htm
  24. ^ Gianni Rocca, Fucilate gli ammiragli. La tragedia della Marina italiana nella seconda guerra mondiale, p. 248
  25. ^ Giorgio Giorgerini, La guerra italiana sul mare. La marina tra vittoria e sconfitta 1940-1943, p. 371
  26. ^ a b c d e f Enrico Cernuschi, Pantelleria, 15 giugno 1942, su Storia Militare n. 205 – ottobre 2010 e n. 206 – novembre 2010
  27. ^ a b c d e f g h http://www.trentoincina.it/mostrapost.php?id=33
  28. ^ a b c d e f g h Gianni Rocca, Fucilate gli ammiragli. La tragedia della Marina italiana nella seconda guerra mondiale, pp. 276-277
  29. ^ http://www.danieleranocchia.it/naval_history/mediterraneo.htm
  30. ^ http://www.danieleranocchia.it/naval_history/mediterraneo.htm
  31. ^ Aldo Cocchia, Convogli. Un marinaio in guerra 1940-1942

Bibliografia

  • Giuseppe Fioravanzo. La Marina Italiana nella Seconda Guerra Mondiale. Vol. IV: La Guerra nel Mediterraneo – Le azioni navali: dal 10 giugno 1940 al 31 marzo 1941. Roma, Ufficio Storico della Marina Militare ,1959
  • Aldo Cocchia e Filippo De Palma. La Marina Italiana nella Seconda Guerra Mondiale. Vol. VI: La Guerra nel Mediterraneo – La difesa del Traffico coll'Africa Settentrionale: dal 10 giugno 1940 al 30 settembre 1941. Roma, Ufficio Storico della Marina Militare, 1958.
  • Aldo Cocchia. La Marina Italiana nella Seconda Guerra Mondiale. Vol. VII: La Guerra nel Mediterraneo – La difesa del Traffico coll'Africa Settentrionale: dal 1º ottobre 1941 al 30 settembre 1942. Roma, Ufficio Storico della Marina Militare ,1962
  • Giuseppe Fioravanzo. La Marina Italiana nella Seconda Guerra Mondiale. Vol. VIII: La Guerra nel Mediterraneo – La difesa del Traffico coll'Africa Settentrionale: dal 1º ottobre 1942 alla caduta della Tunisia. Roma, Ufficio Storico della Marina Militare ,1964
  • Pier Filippo Lupinacci. La Marina Italiana nella Seconda Guerra Mondiale. Vol. XVIII: La Guerra di Mine. Roma, Ufficio Storico della Marina Militare ,1966
  • Franco Bargoni. Esploratori Italiani. Roma, Ufficio Storico della Marina Militare ,1996
  • Angelo Iachino. Operazione Mezzo giugno. Milano, Mondadori, 1955.
  • Mario Leoni. IL SOMMERGIBILE MALASPINA È RIENTRATO A BETASOM - Le avventure del Comandante Leoni sul smg. Malspina e il c.t. Malocello. Riedizione di Sangue di marinai a cura di G. Bianchi, 2007
  • Gianni Rocca, Fucilate gli ammiragli. La tragedia della Marina italiana nella seconda guerra mondiale, Mondadori
  • Giorgio Giorgerini, La guerra italiana sul mare. La Marina tra vittoria e sconfitta 1940-1943, Mondadori 2001
  • Enrico Cernuschi, Acque di Pantelleria, 15 giugno 1942, su Storia Militare n. 205-206 (ottobre-novembre 2010)

Collegamenti esterni

  Portale Marina: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di Marina