Bianco e nero a colori

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Bianco e nero a colori
Titolo originaleLa Victoire en chantant
Noirs et blancs en couleur
Lingua originalefrancese
Paese di produzioneCosta d'Avorio, Francia, Germania, Svizzera
Anno1976
Durata90 min
Generedrammatico
RegiaJean-Jacques Annaud
SceneggiaturaJean-Jacques Annaud e Georges Conchon
ProduttoreArthur Cohn, Jacques Perrin, Giorgio Silvagni
Produttore esecutivoJean-Michel Nakache
Casa di produzioneReggane Films, Société Française de Production (SFP), France 3 Cinéma, Smart Film Produktion, Société Ivoirienne de Cinema
FotografiaClaude Agostini
MontaggioFrançoise Bonnot
MusichePierre Bachelet
ScenografiaMax Douy
Interpreti e personaggi

Bianco e nero a colori (La Victoire en chantant) è un film del 1976 diretto da Jean-Jacques Annaud, vincitore dell'Oscar al miglior film straniero nel 1977 in rappresentanza della Costa d'Avorio (non della Francia, già presente nella cinquina delle candidature con Cugino, cugina).

Il film, passato quasi del tutto inosservato alla sua uscita in Francia, dopo la vittoria dell'Oscar fu redistribuito nelle sale con il titolo Noirs et blancs en couleur (e col quale venne distribuito in Italia), traduzione del titolo adottato per la distribuzione anglofona Black and White in Color. Il titolo originale, La Victoire en chantant, è tratto dal primo verso della canzone di guerra rivoluzionaria Le chant du départ.

Trama[modifica | modifica wikitesto]

Camerun Francese 1915. In ritardo di diversi mesi rispetto all'inizio delle ostilità, arriva la notizia dello scoppio della Prima Guerra Mondiale. I coloni francesi vengono così a sapere di essere in guerra con i loro vicini tedeschi. Non sapendo cosa fare, privi di ordini precisi dalla madrepatria, decidono che è loro dovere combattere i coloni tedeschi e a tal proposito arruolano la popolazione indigena locale. Dati loro stivali e fucili, cercheranno di fare degli africani un vero esercito europeo.

Critica[modifica | modifica wikitesto]

Il Dizionario Mereghetti e il Dizionario Morandini lodano entrambi il film in termini simili: per il primo, è «un film originale e graffiante, capace di demistificare il colonialismo razzista e l'intellettualismo pretenzioso degli europei in Africa»,[1] per il secondo è «un pamphlet frizzante, pungente e marionettistico contro il colonialismo razzista e l'imbecillità sciovinista».[2]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Il Mereghetti - Dizionario dei Film 2008. Milano, Baldini Castoldi Dalai editore, 2007. ISBN 9788860731869 p. 381
  2. ^ Il Morandini - Dizionario dei Film 2000. Bologna, Zanichelli editore, 1999. ISBN 8808021890 p. 165

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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