Vincenzo Rappa

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Vincenzo Rappa (Borgetto, 8 aprile 1922Palermo, 28 marzo 2009) è stato un imprenditore italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nato a Borgetto, in provincia di Palermo, nel 1922, iniziò la sua attività imprenditoriale negli anni cinquanta nei settori dell'edilizia e del commercio delle auto di lusso.[1]

La sua ascesa economica, che gli permise di diventare uno dei maggiori imprenditori del capoluogo siciliano, si verificò tra la seconda metà degli anni settanta e gli inizi degli anni ottanta, periodo in cui diversificò le sue attività: nel 1976, Rappa, assieme al figlio primogenito Filippo, fondò a Palermo la società Tele Radio del Mediterraneo, che l'anno seguente lanciò TRM, una delle prime reti televisive private sorte in Sicilia, e in particolare nel capoluogo.[2][3] Fece ingresso anche nel settore immobiliare, con l'acquisizione, tra gli altri, della IRSALA S.r.l. (1977) e della Benso S.r.l. (1988), quest'ultima proprietaria di un palazzo settecentesco, in precedenza appartenuto alle nobili famiglie Branciforte e Lanza, divenuto sede del TAR della Sicilia.[1][4]

Sposato e padre di tre figli, è morto a Palermo nel 2009, all'età di 87 anni.[5][6]

Controversie[modifica | modifica wikitesto]

Nel 2000, Rappa venne condannato in primo grado dal Tribunale di Palermo a 12 anni di reclusione per i reati di concorso esterno in associazione mafiosa e riciclaggio, ridotti a 8 per effetto del rito abbreviato.[7] La pena venne ulteriormente ridotta a 4 anni di reclusione con sentenza emessa nel 2004, e resa definitiva tre anni più tardi, nel 2007.[8] Il procedimento a suo carico aveva avuto inizio nel 1987 con l'arresto suo e del figlio Filippo (che venne prosciolto da ogni imputazione), nell'ambito di un'inchiesta della Procura della Repubblica del Tribunale di Palermo che riguardava gli affari della loro impresa di costruzioni con altri gruppi del settore, Sbeglia, Pecora e Gambino.[7][8] Affari che secondo le tesi degli inquirenti si svolgevano sotto l'egida del politico democristiano Salvo Lima e con il favore dei boss mafiosi Francesco Madonia e Raffaele Ganci, rispettivamente capi delle cosche di Resuttana e della Noce.[7]

Il nome di Rappa comparve nelle dichiarazioni rese nel 1997 da alcuni collaboratori di giustizia, tra cui Salvatore Cancemi, Giovanni Brusca, Antonino Avitabile, Calogero Ganci, Francesco Paolo Anzelmo e Nino Galliano, che lo indicarono anche come colui che riscuoteva il denaro delle estorsioni praticate ai danni di numerosi imprenditori e commercianti palermitani, per conto delle cosche.[8][9] Oltre che con Ganci e Madonia, all'imprenditore furono attribuiti stretti rapporti anche con Francesco Rappa, capomafia di Borgetto, con cui malgrado l'omonimia non vi erano legami di parentela.[8]

Nel 2018, la DIA di Palermo ha eseguito un provvedimento di confisca dell'ingente patrimonio di Rappa, quantificato a oltre 200 milioni di euro, che comprendeva 3 aziende di costruzioni, una società finanziaria, quote di partecipazione in altre società, 183 immobili, un intero edificio di otto piani, rapporti bancari e disponibilità finanziarie.[10]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b P. Cavallotti, Gli eccessi applicativi delle misure di "prevenzione antimafia" (PDF), Università degli Studi di Palermo, 2019-20, pp. 179-193.
  2. ^ Massimo Emanuelli, Trm Tele Radio Mediterraneo Palermo, su MASSIMO EMANUELLI, 10 ottobre 2017. URL consultato il 22 maggio 2021.
  3. ^ F. Giuffrida, TRM TELERADIO DEL MEDITERRANEO, su radiotvsicilia.it. URL consultato il 3 novembre 2021.
  4. ^ R. Cedrini, G. Tortorici Montaperto, I palazzi palermitani nel '700 tra storia e memoria, Università degli Studi di Palermo, 1997, p. 24.
  5. ^ Palermo, confiscati i beni di Vincenzo Rappa ma restituiti quelli di figli e nipoti, in Giornale di Sicilia.it, 28 novembre 2018. URL consultato il 5 novembre 2021.
  6. ^ Sequestrati beni per 200 milioni agli eredi dell’imprenditore Rappa, in La Stampa.it, 11 dicembre 2018. URL consultato il 5 novembre 2021.
  7. ^ a b c E. Bellavia, Rappa, otto anni per mafia, in La Repubblica, 27 maggio 2000. URL consultato il 6 novembre 2021.
  8. ^ a b c d Il Gruppo Imprenditoriale Rappa, in Antimafia Duemila, 17 dicembre 2015. URL consultato il 5 novembre 2021 (archiviato dall'url originale il 6 novembre 2021).
  9. ^ E. Bellavia, ANCHE IL PALERMO CALCIO ERA IN MANO A COSA NOSTRA, in La Repubblica, 12 giugno 1997. URL consultato il 6 novembre 2021.
  10. ^ Dia confisca 200 mln beni a eredi Rappa, in ANSA.it, 11 dicembre 2018. URL consultato il 5 novembre 2021.
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