Valeriano Cobbe

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«Qui in Pakistan si soffre molto e si soffre volentieri. Si soffre per vedere la gente povera, senza mangiare, nuda, ineducata, sporca [...] Si soffre volentieri perché è facile patire la fame con chi già la patisce ed è pure facile spartire il cibo con gente che non ha nulla di che mangiare. Ma non avverrà mai che io mi scoraggerò: ci vorrebbe altro! Morirò piuttosto mille volte sulla breccia.»

Valeriano Cobbe (Camisano Vicentino, 14 gennaio 1932Shimulia, 14 ottobre 1974) è stato un religioso, presbitero e missionario italiano. Appartenente alla Pia Società di San Francesco Saverio per le missioni estere ha operato dal 1962 in Bangladesh.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Dopo aver pronunciato i voti il 12 settembre 1950, viene ordinato sacerdote nel 1957. Mentre ricopriva la carica di vicerettore ed economo della casa di Petersham negli Stati Uniti, si accresce il desiderio di dedicarsi alle missioni.

Il 3 ottobre 1962 parte per Khulna nel Pakistan Orientale. Dopo aver partecipato al congresso internazionale di Bombay nel dicembre 1964, in occasione del viaggio in India di papa Paolo VI, con la presenza di Madre Teresa di Calcutta, inizia la sua missione a Shimulia[2] assieme a padre Veronesi.

Nel 1968 il Bangladesh viene colpito da una devastante alluvione: padre Cobbe porta il suo aiuto alla popolazione ma viene costretto al ricovero in ospedale per super affaticamento.

La sua missione riprende e il padre è ancora una volta in prima linea durante il ciclone Bhola che colpisce il Pakistan Orientale il 13 novembre 1970[3], una vera e propria catastrofe dove si contano circa 300 000 morti.[4]

Ai disastri naturali seguono quelli degli uomini: durante la guerra civile del 1971, che porterà il Pakistan Orientale a diventare uno stato autonomo, padre Valeriano Cobbe si ammala di nuovo. Il 4 aprile di quello stesso anno il suo amico e collaboratore Padre Veronesi viene ucciso da dei soldati a Jessore.

La sua opera viene interrotta tragicamente con un colpo di fucile, a Shimulia, ad opera di una banda di ladri. Secondo alcuni la causa della morte, a soli 42 anni, di padre Cobbe si deve far risalire all'odio degli usurai del luogo a cui aveva tolto la possibilità di sfruttare i contadini poveri.[5]

È sepolto a Shimulia vicino al suo confratello Mario Veronesi.

Attività a Shimulia[modifica | modifica wikitesto]

La sua attività a favore delle popolazioni locali si è esplicata in diversi modi[1]:

  • Con l'aiuto di amici italiani, i quali nei periodi trascorsi a Shimulia lo avevano sempre sostenuto non solo finanziariamente, riesce a pagare i debiti che i contadini avevano contratto con gli usurai del posto e quindi a riscattare i loro terreni.
  • Fonda una cooperativa di famiglie di contadini, riuscendo a far collaborare famiglie indù, musulmane e cristiane, la cooperativa si sviluppa e procura lavoro per quasi un migliaio di braccianti.
  • La scuola, frequentata dai bambini del villaggio e delle località vicine, alla sua morte prevedeva classi sino terza media con un gravoso impegno finanziario.
  • Fonda per le donne una cooperativa di cucito ed una per la tessitura.
  • Costruisce il villaggio Papa Giovanni, dotandolo di abitazioni per le famiglie più povere, di una casa per le suore, un dispensario.
  • Il territorio colpito periodicamente da alluvioni e uragani è scarso di acqua. Iniziò la costruzione di pozzi per l'irrigazione, (questo il significato del titolo del libro a lui dedicato: Il Pozzo Profondo). La sua attività dà la possibilità al villaggio di distribuire gratuitamente 200 quintali di riso in occasione di una alluvione e il rimanente venderlo sul mercato.[6]

Un osservatore di Mani Tese, il dottor Aldo Bernabei, testimonia: A Shimulia, villaggio pochi anni fa semideserto, per iniziativa di Padre Cobbe è sorta una cooperativa che riunisce a tutt'oggi 215 contadini che gestiscono un'estensione di terreno irrigato di circa 18 ettari coltivato a riso. Con la prossima apertura dei 3 pozzi finanziati da Mani tese (i primi 4 furono finanziati dalla Mireor) l'estensione del terreno irrigato salirà a circa 100 ettari. Certamente si deve fare ancora molto. A mio avviso il progetto in corso a Shimulia dovrebbe essere seguito da vicino e sostenuto in ogni modo[7].

Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

La città di Roma[8], il suo paese natale gli hanno dedicato una via, Andrea Riccardi nel suo libro Il secolo del martirio, lo ricorda come martire della giustizia.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Santi e Beati
  2. ^ Sito Santi e beati n° 93678 Queste le sue condizioni di vita in una lettera agli amici il 15 dicembre 1967
    «Ho un armadio di legno, un tavolo fatto con due casse venute dall'America e un letto di tavole. Condivido la stanza con alcuni topi, molti insetti e qualche serpe che passa quasi tutto il tempo sotto il pavimento.[...] Il primo consiglio che i cristiani mi hanno dato è stato quello di guardare sempre dove metto i piedi sia la sera che quando mi alzo da letto.[...] Ciò che fa spegnere il sorriso sulla bocca è la loro grande miseria materiale.»
  3. ^ Staff writer, Pakistan Death Toll 55,000; May Rise to 300,000, in New York Times, Associated Press, 16 novembre 1970.
  4. ^ EM-DAT: the International Disaster Database, Disaster List for Bangladesh, su em-dat.net, Centre for Research on the Epidemiology of Disasters, 2007. URL consultato il 15 aprile 2007 (archiviato dall'url originale il 3 aprile 2007).
  5. ^ Agenzia Fides Archiviato il 20 novembre 2008 in Internet Archive.
  6. ^ «I suoi poveri erano diventati contadini che avevano imparato i segreti della coltivazione del riso e del frumento dopo aver trascorso nottate intere ad ascoltare le istruzioni degli esperti. Egli stesso andava nei campi non per provare l'emozione di guazzare nel fango, come nel tempo della fanciullezza ai Pomari contrada di Camisano Vicentino, ma per essere vicino alla fatica della sua gente. Il sahib era sceso dal piedistallo. Ora gli indù e i musulmani lo chiamavano Father, padre. Una pacifica rivoluzione era in atto.» (Silvano Garello, Il Pozzo Profondo, l'avventura bengalese di p. Valeriano Cobbe)
  7. ^ Dal sito dei missionari Saveriani Archiviato il 18 dicembre 2005 in Internet Archive.
  8. ^ [1][collegamento interrotto] Nuove vie di Roma al 2005

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Silvano Garello, Il Pozzo Profondo, l'avventura bengalese di p. Valeriano Cobbe, Edizioni EMI (Editrice Missionaria Italiana), 1979 ISBN 8830707392, 239pag
  • Andrea Riccardi, Il secolo del martirio. I cristiani nel Novecento, Mondadori, 2000, 528pag

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

  • Santi e Beati, su santiebeati.it.
  • Padre Cobbe, su webdiocesi.chiesacattolica.it. URL consultato il 16 luglio 2008 (archiviato dall'url originale il 1º luglio 2007).
  • Martiri Saveriani, su saveriani.it. URL consultato il 16 luglio 2008 (archiviato dall'url originale il 17 dicembre 2005).
  • Fr. Valerian Cobbe, su xaviermissionaries.org. URL consultato il 14 settembre 2008 (archiviato dall'url originale il 20 luglio 2008).
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