Utente:PinoDR/Sandbox2

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Scauri di Minturno - Storiografia[modifica | modifica wikitesto]

Torre di Scauri

Storia del Toponimo Scauri:[modifica | modifica wikitesto]

Il nome Scauri (o Scauli) compare per la prima volta nell'Alto Medioevo.

Erasmo Gattola [1] cita un documento del 789, la donazione di Grimoaldo a Montecassino, in cui compare la forma Scauli. Nell' 830, nel Codex Diplomaticus Cajetanus, compare la forma Scauri. Allo stato attuale delle ricerche storiografiche non compare nulla di scritto al riguardo in nessun documento, cippo marmoreo o altro che sia antecedente a questi due documenti medievali.

Sulla spesso riportata ipotesi che il toponimo Scauri derivi da un possedimento romano (una villa?) appartenuta al console Marco Emilio Scauro non vi è nessuna prova o collegamento diretto ad alcun documento conosciuto [2]. Due storici romani, infatti, recentemente hanno scientificamente smantellato totalmente questa ipotesi, frutto

Lo diciamo tanto per essere chiari: non c'è nessun collegamento, allo stato attuale delle ricerche, che identifichi una eventuale e fantomatica villa del console Scauro con il luogo chiamato Scauri nel medioevo.

Alcuni autori più prossimi a noi hanno sì individuato questa relazione tra Marco Emilio Scauro e Scauri di Minturno ma basandosi unicamente su proprie illazioni e deduzioni derivanti da semplici assonanze fonetiche, talvolta addirittura inventate di sana pianta probabilmente per compiacere il potere locale, come spesso accadeva in passato. Si pensi al falsario Francesco Maria Pratilli, il primo che - nel 1745 - associa i luoghi ad Emilio Scauro [3].

Il Pratili è il primo che formula l'associazione tra una presunta villa di Marco Emilio Scauro e il toponimo di Scauri, ma lo fa egli stesso in maniera dubitativa. Si legge infatti nel suo libro del 1745: “Quindi a un altro miglio [il XIC della via Appia] è la torre, e la spiaggia di Scauro […] e questa spiaggia, e torre di Scauro sembra forse la dinominazione presa da qualche villa, colà di presso, di M. Emilio Scauro Console Romano più volte”. Il Pratilli non apporta alcuna prova a suffragio di tale sua ipotesi.

Il Pratilli, infatti, sarà confutato come storico attendibile da Theodor Mommsen, il quale fu categorico: “Viene poi colui che danneggiò e contaminò non solo l'intera epigrafia del regno di Napoli, ma soprattutto il tesoro campano delle iscrizioni, il canonico di Capua Francesco Maria Pratilli” [4].

La reputazione di storico falsario e inattendibile di Pratilli è ampiamente diffusa da altri autori. Herbert Bloch dice di lui che è “un morto che non è morto abbastanza” visti i notevoli danni arrecati dal falsario di S. Maria Capua Vetere allo studio della Storia Medievale [5], e Nicola Cilento non è da meno, definendolo senza termini per la prima volta come un falsario [6]

Purtroppo l'idea che qualche villa, colà di presso, fosse appartenuta al console romano e che questi avesse dato quindi il suo nome nobiliare al luogo piacque ai potentati dell'epoca e fu tramandata senza che ne fosse verificata la sorgente.

Due sono i canonici del tempo che riprendono e riportano acriticamente la notizia della villa di Marco Emilio Scauro.

Pasquale Cayro, canonico di Minturno e antichista di fama, è il primo che - un secolo dopo Pratili - fa ricomparire la connessione tra la villa di Marco Emilio Scauro e il toponimo Scauri [7]. Stimato ma bacchettato ancora una volta da Mommsen per le sue imprecisioni, Cayro apporta come prova di tale derivazione diretta la citazione che ne avrebbe fatto addirittura Cicerone in una sua lettera ad Attico. In realtà, si fa notare, Cicerone in quella lettera accenna ad un restauro della propria villa di Formia, mentre non fa menzione alcuna a quella ipotetica famiglia degli Emili Scauro, in teoria attigua alla sua.

Da quel momento in poi altri canonici riprendono questa linea di derivazione diretta tra la villa di M.E. Scauro e Scauri, tutti però riportando prove incongrue, come ancora le lettere di Cicerone, in cui, lo ripetiamo, la villa di Scauro non è mai menzionata! [8]

Una lunga stuola di studiosi si inerpica su questa strada: da Cayro a Nicola Corcia, e poi a Gaetano Ciuffi e Francescantonio Riccardelli, il quale a sua volta cita un tal Alessandro Draccarielli, secondo il quale il primo Scauro avrebbe acquistato la villa nel 112 a.C. dai Catulla di Minturno [9], acquisto di cui ovviamente non esiste traccia documentale!

Ma qui abbiamo un'altra sorpresa: Alessandro Draccanelli è il semplice anagramma dello stesso Riccardelli. La sua ipotesi quindi è stata del tutto inventata [10].

Questa lunga lista di studiosi e canonici, dichiaratamente falsari e imprecisi, sono gli unici testimoni, evidentemente concordi tra loro, dell'esistenza di una villa appartenuta agli Scauro, il quale quindi avrebbe dato il nome al luogo tutto.

Anche Angelo De Santis, autorevole storico laziale, al IV Congresso Nazionale di Studi Romani dice che: “sembra che egli [Scauro] avesse una villa presso il castrum Pirae" [11]. Quel "sembra che" sembra quindi avvalorare tutta la tradizione letteraria, più che storiografica, precedente, ma il De Santis lo fa in una maniera però che sa di presa di distanza. Egli, infatti, dice altrove che "quasi tutti gli studiosi campani sono concordi" su questa ipotesi [12]. In realtà, la frase da lui riportata sottolinea che gli studiosi che sono concordi sull'attribuzione del toponimo a Marco Emilio Scauro sono "quasi tutti" quelli campani. Il De Santis non era campano, ma laziale, e questa smarcatura sembra sottintendere che egli voglia riportare una voce altrui sulla quale, mancando documenti a favore, si astiene. E' molto grave, quindi, che si sia voluto identificare il De Santis come la pietra tombale che mette la parola fine a tale discussione. Probabilmente, al contrario, egli prudentemente non ne accettava l'infondatezza.

Se quindi il toponimo non deriva affatto da Marco Emilio Scauro, qual è la sua reale origine? Dunque da cosa deriva realmente il toponimo Scauri?

Il lungo lasso di tempo che intercorre tra il periodo romano, in cui si inserisce l'eventuale possedimento di Marco Emilio Scauro, e quello medievale, in cui compare per la prima volta il toponimo Scauli, rappresenta una frattura storiografica molto difficile da comporre.

Qui di seguito sono riportate le varie ipotesi formulate allo stato odierno delle conoscenze archeologiche e documentali.

Le diverse ipotesi sulla derivazione del Toponimo Scauri:[modifica | modifica wikitesto]

Nel corso del tempo si sono succedute e talvolta sovrapposte varie ipotesi sulla derivazione del nome (toponimo) Scauri:

  • Derivazione da Marco Emilio Scauro, senatore e console romano.
  • Derivazione da Possessio scauriana (Liber Pontificalis).
  • Derivazione da antica città di Pirae.
  • Derivazione da Eskara.
  • Derivazione da Giuda Iscariota (popolare Cinquecentesca).
  • Derivazione da lemmi medievali marinareschi del tipo Scaula (genitivo plurale Scaularum) o Scarium.

Le province a cui è appartenuta nella storia:[modifica | modifica wikitesto]

Scauri è sempre stata una frazione del comune attuale, Minturno, borgo millenario issato sulle colline dopo la distruzione di Minturnae (città di epoca romana edificata alla foce del fiume Garigliano).

Le province a cui è appartenuta invece sono state molteplici, a seconda del rimaneggiamento e rimodellamento territoriale e amministrativo.

In ordine cronologico esse sono state:

  1. ^ Erasmo Gattola, Ad historiam Abbatiae Cassinensis accessiones, Venezia, 1734, p. p. 116..
  2. ^ Salvatore Cardillo e Massimo Miranda, Scauri, li Scauli e l'invenzione della villa di Marco Emilio Scauro, Youcanprint, Tricase (LE), 2013.
  3. ^ Francesco Maria Pratilli, Della via Appia riconosciuta e descritta da Roma a Brindisi. Libri IV, Di Simone, 1745, p. p. 154.
  4. ^ Theodor Mommsen, CIL X, 1883, p. 373.
  5. ^ Herbert Bloch, Monte Cassino in the Middle Ages I, p. 1986, p. 223.
  6. ^ Nicola Cilento, Il falsario della storia dei Longobardi meridionali: Francesco Maria Pratilli (1689-1763) in Italia meridionale longobarda., Napoli 1971, p. pp. 35-51.
  7. ^ Pasquale Cayro, Notizie storiche delle città del Lazio Vecchio, Napoli, 1816, p. p. 141.
  8. ^ Cfr. Cic. Ad Att. IV, 15.
  9. ^ Francescantonio Riccardelli, Minturno e Traetto. Svolgimenti storici antichi e moderni, Napoli, 1873, p. pp. 66-67.
  10. ^ T. Mommsen, CIL X, p. p. 595.
  11. ^ A. De Santis, Orme di Roma nella toponomastica della regione Gaetana, in Atti del IV Congresso Nazionale di Studi Romani, a cura di C. Galassi Paluzzi, 1938, p. p. 7.
  12. ^ Angelo De Santis, Di alcuni agionimi e gentilizi nella toponomastica minturnese., Palombi, Roma, 1949, p. pp. 10 ss.