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Impero e papato nel pensiero medievale[modifica | modifica wikitesto]

Il medioevo è l'epoca storica più introversa e misteriosa della storia dell'uomo, tanto che il suo primo periodo, l'Alto Medioevo, che va dal 476 all'anno 1000, è stato soprannominato con l'espressione Secoli bui. Il Basso Medioevo va dall'anno 1000 agli albori del XV secolo. Protagonisti principali di questo periodo sono le due istituzioni di impero e papato.

Pensiero del popolo[modifica | modifica wikitesto]

Tra le due istituzioni, quella sentita più vicina dalla parte del popolo era sicuramente la chiesa. In un’era in cui tutto rimandava allo spirituale e al divino, la religione era un fattore fondamentale per i plebei, privi di istruzione e condizionati dal clima mistico che caratterizzava la visione medievale. Tutto ciò che circondava le loro esistenze era concepito come una creazione di Dio, quindi come anticipazione dell’aldilà, provvidenziale e perfetto.

L’atteggiamento passivo dell’uomo medievale è una causa deterministica della sua mentalità chiusa e ristretta: ogni azione seguiva gli ordini impartiti dal pensiero ecclesiastico, molto spesso inesatto e bigotto. Chi era a stretto contatto col popolo medievale non era il papato stesso; il compito di divulgare la parola di Dio era lasciato a chierici poco istruiti e a loro volta ignoranti: questo determina una divulgazione sbagliata del sapere cristiano. Un esempio di azione a favore del popolo in ambito religioso è sicuramente quello di Francesco d'Assisi.

"Chiunque darà ai poveri ciò che possiede sarà accolto da noi con grande gioia e amore. Ci vestiremo come i poveri con misere vesti fatte da stracci ma benedette dal buon Dio."
San Francesco d'Assisi

Il popolo medievale, con la sua mentalità chiusa e la poca istruzione, seguiva gli insegnamenti che gli erano passati dalla Chiesa. Non erano pochi gli scandali che includevano il papato: simonia, nepotismo papale.

L’impero come istituzione, a differenza, non è concepito dal popolo nella sua reale importanza. Questo fatto è dovuto dalla sua quasi totale assenza nella mentalità comune; durante l’età medievale si assiste alla nascita del feudo, che raggiunge nel X secolo, il suo massimo sviluppo. Le basi che sottostanno al feudalesimo sono la fedeltà personale ed il rapporto contrattuale tra feudatario e vassallo, che provava una fedeltà incondizionata verso il padrone. Il popolo è quasi disinteressato alla società che lo circonda. La fiducia che i servitori provavano verso il feudatario, si trasferì progressivamente al sovrano, dopo la creazione degli Stati nazionali, sviluppati dopo la fine della Guerra dei cent’anni (1337-1453).

Visione autori medievali[modifica | modifica wikitesto]

Citare uomini di cultura provenienti da ceti bassi in età medievale è molto difficile. Le persone che potevano avere il privilegio di essere alfabete, escludendo gli ecclesiastici appartenenti agli ordini maggiori, provenivano perlopiù da famiglie ricche o dal ceto nobiliare. La letteratura politica medievale è particolarmente attiva nel periodo che va dalla fine dell'alto alto medioevo, fino al cuore del basso medioevo. I pensatori politici si concentrano soprattutto sull’autorità dell’Impero e delle forme monarchiche che vigono intorno a loro. A differenza del popolo, i pensatori politici erano consapevoli dell’importanza dello Stato come assicuratore e mantenitore di giustizia.

Elemento in comune[modifica | modifica wikitesto]

Un tratto fondamentale del pensiero medievale, appartiene a S. Agostino, vissuto quasi a ridosso della caduta dell’Impero romano d’Occidente. Con il suo “De Civitate Dei”, pone la distinzione tra città dell’uomo e città di Dio, entrambe di natura benigna, ma mentre la seconda rimane pura, la prima diventa maligna per scelta. La concezione dualistica scaturita da questo pensiero, non riguarda solo il Bene e il Male, le due forze che soggiogano il mondo e la mentalità medievale, ma include in sé anche la contrapposizione tra Impero e Papato. La maggior parte degli autori medievali si è servita del pensiero agostiniano come input per i propri lavori.

Punto di vista laico[modifica | modifica wikitesto]

Le maggiori personalità che si sono interrogate sulla provenienza del potere regio ed imperiale in età medievale, sono i giuristi e pensatori politici.

La dame ni le sire on’en est seignor, se non dou dreit
Jean d’Ibelin.

Il re è vicario e ministro di Dio, obbligato ad usare la sua autorità allo scopo di fare giustizia.Il suo titolo deriva dal verbo latino regere che significa “governare bene”; i cittadini, sono coloro che devono essere protetti e tutelati.La parità dei diritti è sostenuta nel de “Assises de Jerusalém”. La giustizia sarà possibile solo quando tutti gli uomini sono messi sullo stesso livello.Pensatori e giuristi laici come Henry de Bracton e Jean d’Ibelin, separavano l’influenza del Sovrano da quella del Papa, due entità con poteri sullo stesso livello, ma rivolti a due ambiti diversi.

Punto di vista religioso[modifica | modifica wikitesto]

Alcuni filosofi e pensatori medievali vedevano l’autorità imperiale come un’istituzione legata all’autorità papale. Alcuino da York, filosofo dell’VIII secolo, descrive la figura dell’Imperatore come “avvocato della Chiesa”: le figure rappresentanti l’impero e il papato, devono essere collegate per portare a termine il compito che gli è stato assegnato da Dio. L’imperatore deve essere l’esempio portante dell’uomo di fede e dimostrare virtù nei suoi comportamenti. Nell’XI secolo il riformatore ecclesiastico Pier Damiani, in una lettera all’arcivescovo Annone di Colonna, esprime la sua opinione riguardo il regnum ed il sacerdotium: entrambe le istituzioni sono legate reciprocamente, perché derivano da Dio.Non mancano esempi di coloro che portano allo stremo la propria religiosità, come Lotario dei conti di Segni, che rifugge il potere terreno e tutto ciò che è tangibile, preferendo una vita in ascesi, senza niente di materiale e tangibile, al fine di pregustare l'aldilà divino, contemplando la verità eterna.

La critica dantesca[modifica | modifica wikitesto]

Dante Alighieri, poeta medievale per eccellenza, attua un'analisi profonda e a tutto tondo delle due istituzioni. Il suo pensiero è continuo, matura insieme all'esperienza del poeta stesso, che esprime attraverso le sue maggiori opere come Monarchia (Dante), Convivio e Divina Commedia.

Nel Monarchia (1310-1313), ritorna la visione dualistica di Sant'Agostino: nasce quindi la "teoria dei due soli", dove si riscontrano in essi impero e papato. Quest'ultimi sono messi sullo stesso livello di importanza, ma divisi da compiti diversi. L'imperatore possedendo già tutto, è libero da ogni cupidigia, rimane quindi l'unico che può essere neutrale come giudice: il suo potere è temporale, quindi terreno, a differenza del potere papale, che si deve occupare della parte spirituale dei suoi seguaci. Il libro, scritto in prosa, è suddiviso in tre parti e composto in latino. La sua ideologia di netta suddivisione di potere tra Papa e Imperatore, era molto originale, se non eretica, rispetto alle altre già in circolazione nel suo tempo.

Con la Commedia si ha un'altrettanta visione chiara e completa del pensiero dantesco. L'Alighieri solitamente usufruisce di ogni VI canto di ogni cantica, per parlare esplicitamente di discorsi politici.

Partendo dal VI canto dell'Inferno, dove si sofferma solo sulla sua città natale, attraverso l'anima dannata di Ciacco, poi passiamo ad un discorso ben più ampio. Nel Purgatorio, si apre un'invettiva più ampia, riguardante non solo la città natale dell'autore, ma anche tutta la penisola. Protagonista principale che accende la scintilla è Sordello, poeta trovatore italiano . Con questa apostrofe, capiamo come il potere imperiale sia debole durante il Basso Medioevo: Firenze rimane l'emblema di questa corruzione socio-politica. Nel Purgatorio la critica si estende a tutto l'Impero, non più alla terra italica; il poeta incontra, nel suo viaggio, l'anima beata di Giustiniano nel secondo Cielo, il cielo di Mercurio, dove si trovano le anime che hanno vissuto per ottenere fama e onori terreni. L'Impero di Roma è l'opera perfetta del volere di Dio, ma ormai caduto. Dante quindi, attraverso questo, predica l'inesattezza dell'Impero a lui contemporaneo, che non unisce l'Europa medievale, bensì la divide. L'esempio più simbolico riportato in questo VI canto è la trascrizione della lotta intestina tra guelfi e ghibellini nella Firenze comunale del 1300: l'impossibilità di fazioni appartenenti alla stessa città di convivere pacificamente, sono la prova che non solo tutta la penisola italiana, ma anche tutto l'impero, soffrono della mancanza di una figura autoritaria che prenda il comando come imperatore.

Nella Commedia non sono presenti solo critiche nei confronti dell'Impero, ma anche del Papato. Nel XVI canto del Purgatorio, ad esempio, facendo parlare l'anima di Marco Lombardo, Dante critica il Papato per la sua cupidigia di potere.


"L'un altro ha spento; ed è giunta la spada
col pasturale, e l'un con l'altro insieme
per viva forza mal convien che vada;"

(Purgatorio- Canto XVI; 109-111)


Dalle critiche di Dante intendiamo bene che la società medievale, non era corrotta solo all'esterno, ma anche all'interno, tra concittadini.
Mancava una figura autoritaria che prendesse in mano la situazione.

Il pensiero degli storici[modifica | modifica wikitesto]

Gli storici contemporanei hanno analizzato a fondo l'età medievale. Marc Bloch, giunge alla conclusione che l'uomo medievale percepisce ciò che gli sta intorno come una maschera; una volta tolta questa, sarà possibile vedere la realtà in modo più profondo e simbolico. Dio, per l'uomo medievale è colui che porta la verità, colui che sarà possibile percepire soltanto da defunti. L'opinione di Bloch riprende ciò che è detto da San Paolo, nella Prima lettera ai Corinzi. L'affermazione di Hauser è chiara riguardo la realtà medievale: "Tutto è permeato dalla religione". Oltre alla realtà, è di fondamentale importanza la concezione del tempo. Lo storico Le Goff lo definisce come escatologico nella visione medievale, ovvero orientato da Dio; non solo nella realtà, ma anche nella vita individuale: creazione, incarnazione e giudizio finale. La paura del mondo esterno, la mentalità chiusa, la presenza di carestie e la mancanza di una figura autoritaria, resero l'età medievale debole, dal punto di vista psicologico. Roberto Sabatino Lopez parla, quando ci riferiamo allo sconosciuto medievale, della creazione dell'Anticristo.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. http://www.diesse.org/cm-files/2011/07/03/estratto-da-la-libertà-e-le-sue-radici-capitolo-5-le-dottrine.pdf
  2. http://www.istitutosuperioredadda.it/joomla/materiale_didattico/Rizzi/medevorizzi/ame
  3. https://fr.wikipedia.org/wiki/Assises_de_Jérusalem

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • "La società feudale feudale", Einaudi, 1999 Marc Bloch
  • La divina commedia. Inferno - Purgatorio - Paradiso. A cura di S. Jacomuzzi, A. Dughera, G. Ioli, V. Jacomuzzi 1989
  • La nascita dell'Europa, Roberto S. Lopez Torino, Einaudi, 1975

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]