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Ahlam (o Ahlem) Mostaghanemi (أحلام مستغانمي) è una scrittrice algerina contemporanea nota per essere stata la prima donna ad usare la Lingua Araba nelle sue opere dopo la colonizzazione francese. La sua opera più conosciuta è Zakirat el-Jasad.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nascita in esilio e ritorno in Algeria[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Tunisi il 13 aprile del 1953, figlia dell'attivista politico Mohammed Chèrif, che era stato mandato in esilio durante la guerra di liberazione algerina. All'alba dell'indipendenza la famiglia di Ahlam tornò in Algeria e il padre, intellettuale e filantropo, ottenne alte cariche al governo e lanciò una campagna di alfabetizzazione su tutto il territorio, supervisionando anche la distribuzione di terre agricole ai più poveri.[1]

Prime controversie e Lingua Araba[modifica | modifica wikitesto]

Negli anni settanta, a seguito dell'attentato durante il Colpo di Stato guidato da Houari Boumédiène, e il conseguente ricovero di suo padre, Ahlem, come primogenita, si prese la responsabilità di badare alla sua famiglia e accettò un lavoro come presentatrice radiofonica. All'età di diciassette anni divenne famosa in Algeria con lo show poetico quotidiano Hammassat sulla radio nazionale. Pubblicando Ala Marfa al Ayam (In the Harbour of the Days) nel 1973, all'età di vent'anni, Ahlem divenne la prima donna ad aver pubblicato una raccolta di poesie in arabo. Ahlam appartiene alla prima generazione di Maghrebini Arabizzati, a cui era permesso di studiare in Arabo, dopo più di un secolo di proibizione da parte dei colonizzatori francesi. La scrittrice ha completato la sua formazione scolastica in Arabo e ricevuto la prima Laurea all'Università di Algeri. Il fatto di essere stata la prima donna poetessa e romanziera i cui scritti sono stati pubblicati i lingua Araba, a detta sua, l'ha "riempita di orrore, non di gioia". [2] Nel 1976 pubblicava Al Kitab fi Lahdat Ouray (Writing in a Moment of Nudity).

Il fatto di imparare la lingua Araba, incoraggiato dal suo padre francofono, diede ad Ahlem un senso di liberazione e indipendenza, in quanto fu lei l'unica della sua famiglia a conoscere tale lingua, che ora veniva richiesta. In quel tempo la società algerina stava cercando di ricostruirsi un'identità nazionale e superare il passato coloniale, che aveva lasciato dietro di se un milione e mezzo di vittime. Questa "nuova" società non era ancora pronta a vedere una ragazza che si esprimeva su temi come l'amore e i diritti delle donne, e ancora meno lo era nel vederla esprimersi nella Sacra Lingua delle Scritture. Quì cominciò la battaglia di Ahlem contro il sessismo. Nonostante le donne avessero combattuto a fianco degli uomini durante la rivoluzione, dopo la guerra tornarono ad essere rilegate nei confini dei loro ruoli tradizionali, venne negata loro la libertà di esprimersi liberamente e aspirare al successo. Ahlem si laureò in Letteratura, ma i dirigenti dell'Università di Algeri rifiutarono a sua iscrizione ad un Master, dicendo che il suo modo di esprimersi in libertà aveva un impatto negativo sugli studenti. Venne inoltre espulsa dall'Unione degli Scrittori Algerini con l'accusa di non essere conforme alla linea politica del suo tempo.

Matrimonio e vita parigina[modifica | modifica wikitesto]

Ahlem incontrò ad Algeri Georges Al Rassi, giornalista libanese e storico con una conoscenza profonda dell'Algeria, che stava preparando in quel periodo una tesi dal titolo "Arabizzazione e conflitti culturali nell'Algeria indipendente". I due si innamorarono e nel 1976 si sposarono a Parigi, dove si trasferirono. Ahlam continuò i suoi studi alla Sorbonne, dove nel 1982 vinse una borsa di studio per un dottorato in Sociologia. La sua tesi esplorava incomprensioni e malesseri tra i sessi nella società algerina. Durante il dottorato venne seguita da Jacques Berque, eminente orientalista, che scrisse la prefazione della tesi di Ahlem (pubblicata nel 1985 da Harmattan Algérie, femmes et écriture). Durante i suoi quindici anni di vita nella capitale francese, la scrittrice collaborò con varie riviste e nel tempo che il suo nuovo ruolo di madre di tre bambini le lasciava libero, scrisse frammenti di quello che quattro anni più tardi diventò un romanzo. Ahlem giustificò questo cambio di rotta dalla poesia alla prosa dicendo: "quando uno perde un amore scrive una poesia, quando uno perde la sua terra scrive un romanzo". L'Algeria non lascia mai la sua mente: "Ci sono paesi in cui viviamo e paesi che vivono in noi".

Trasferimento in Libano e rivelazione[modifica | modifica wikitesto]

Algerina di nascita, Ahlem inizia la sua carriera scrivendo poesie d'amore in Arabo. Ottiene una laurea Francese in Sociologia e, dopo il trasferimento a Beirut presenta il suo primo romanzo Zakirat el-Jasad (Le Memorie del Corpo) alla rinomata casa editrice Dar al-Adab , che le darà visibilità internazionale.[3] Entusiasta, l'editore dichiarò: "Questo romanzo è una bomba". In effetti, fu una rivelazione. Il romanzo, scritto in stile altamente poetico e coraggiosamente politico, ebbe un successo enorme in tutto il mondo arabo. L'opera venne riconosciuta dall' Università Americana del Cairo con il premio Nagib Mahfuz, fu stampata in trentaquattro edizioni e vendette più di un milione di copie. Il racconto è narrato in prima persona da Khaleb ben Toubal, pittore algerino che ha perso un braccio durante la rivoluzione, narra del suo amore per Ahlem, figlia di un suo collega eroe della Resistenza. La storia è un'allegoria delle disillusioni che caratterizzano la generazione post indipendenza e Ahlem, simbolo dell'Algeria stessa, non solo rifiuta dopo un breve periodo di relazione a Parigi di ricambiare l'amore del ragazzo, ma sposa un militare corrotto. Le vicende personali di Khaled si intrecciano con avvenimenti storici simbolici del tempo: il Colonialismo Francese; il regime autoritario che si instaurò in Algeria dopo l'indipendenza; l'espansionismo Israeliano. Tali eventi sono spiegati rispettivamente attraverso: la prigionia francese di Khaled nel 1945; l'amputazione del suo braccio durante la rivoluzione; la guerra Arabo-Israeliana del 1967; le torture subite nel 1971 per mano della polizia Algerina; l'invasione Israeliana del Libano e la morte del suo migliore amico Ziyad nel 1982.[3] Esponendo nella sua narrativa verità psicologiche ed emozionali piuttosto che storiche ed oggettive, Ahlam usa la scrittura per ridefinire un'idea di Nazione.[2] In una famosa lettera che scrisse all'autrice, Nizar Qabbani (grande poeta arabo contemporaneo) dichiarò: "Questo romanzo mi ha dato le vertigini; se me lo avessero chiesto, l'avrei firmato". Il regista Mustafa Akkad disse che uno dei suoi sogni era quello di fare di questo libro un film. Dopo aver letto il romanzo, il presidente Ben Bella disse dall'esilio: "Ahlem è un sole Algerino che illumina il mondo Arabo". A questa pubblicazione va anche il merito di aver riconciliato i lettori arabi con la lingua e la lettura arabe.

Non tutti apprezzarono subito il lavoro della scrittrice e Ahlem ricevette anche delle critiche. Il suo stile di scrittura venne giudicato come antiquato e carico di antichi clichès. Come autrice donna, inoltre, fu spogliata delle sue abilità e il successo spiegato in relazione a legami personali della donna con figure maschili facenti parte del campo della Letteratura. Queste critiche derivano dal fatto che Mosteghanemi fu vista come intrusa nella cultura Araba, avendo ricevuto una Laurea in Francia era vista come il prodotto di sistemi scolari colonialisti. Secondo i colleghi, il periodo passato all'estero avrebbe distolto Ahlem dal ruolo principale dello scrittore, ovvero quello di storico che conosce e vive personalmente strie e problemi della gente. [4]

La Trilogia[modifica | modifica wikitesto]

Ahlem continuò il suo successo letterario scrivendo due sequel del suo romanzo: Fawda el Hawas (Chaos of the Senses) nel 1997 e Aber Sareer (Bed Hopper) nel 2003. Tutte le parti della trilogia oggi sono diventate classici e bestseller nel mondo Arabo.[5] Per il primo libro della trilogia, Zakirat el-Jasad, l'autrice ha ricevuto il premio letterario Nagib Mahfouz, istituito dall'Università Americana del Cairo, che tradusse anche l'opera in Inglese e la pubblicò nel 2000. La giuria affermò: "Ahlem è una luce che brilla in una fitta oscurità; è stata capace di uscire dall'esilio linguistico in cui i colonizzatori francesi avevano posto gli intellettuali algerini". Nel 2010 venne pubblicato Nessyan.com (L'Arte di Dimenticare), manuale di "break up" dedicato alle donne, che portò Ahlem più vicina al pubblico femminile. Nel 2012 uscì l'ultimo romanzo della scrittrice, El Aswad Yaliku Biki (Black Suits You so Well), che confermò il suo status di una tra le più maggiori e influenti scrittrici arabe. Il racconto parla della sfida di una giovane insegnante algerina il cui padre, un cantante, viene ucciso negli anni novanta da terroristi contrari ad ogni tipo di arte e divertimento all'interno della società. Cantando al funerale del padre la ragazza fa impazzire la folla con la sua voce melodiosa e per resistere al terrorismo decide di intraprendere una carriera da cantante. Viene poi costretta all'esilio, durante il quale incontra un uomo ricco e misterioso che prova a sedurla. Il racconto parla della capacità di fronteggiare non solo il terrorismo, ma anche il devastante potere del denaro e dei media. L'uscita del romanzo fu un enorme evento letterario che portò Ahlem ad unirsi al gruppo Hachette, che acquistò i diritti per pubblicare il suo lavoro in tutto il mondo arabo.

Lotte e influenze[modifica | modifica wikitesto]

Per oltre 35 anni, il contributo di Ahlem ha arricchito la scena letteraria Araba con i suoi elaborati poetici e sentimentali. Inoltre, attraverso i suoi scritti, ha guidato la lotta contro la corruzione, l'ingiustizia, i regimi totalitari, il fondamentalismo, le nuove forme di colonizzazione e la denigrazione dei diritti delle donne. Le sue citazioni, sia su tematiche amorose che su argomentazioni politiche, sono molto usate dagli arabi.

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Romanzi[modifica | modifica wikitesto]

  1. Zakirat el-Jassad (La memoria del corpo) pubblicato da Dar al-Adab, Beirut, 1993
  2. Fadwa el-Hawas (Chaos of the Senses) pubblicato da Dar al-Adab, Beirut, 1997
  3. Aber Sareer (Bed Hopper) pubblicato da Dar al-Adab, Beirut, 200A3
  4. El Aswad Yalikou Biki (Black Suits You so Well) pubblicato da Hachette-Antoine, Beirut, 2012

Antologie[modifica | modifica wikitesto]

  1. Ala Marfa al Ayam (In the Harbour of Days) pubblicato da SNED, Algeri, 1973
  2. Al Kitab fi Lahdat Ouray (Writing in a Moment of Nudity) pubblicato da Dar al-Adab, Beirut, 1976
  3. Algérie, femmes et écriture (Algeria, Women and Writings) pubblicato da l'Harmattan, Parigi, 1985
  4. Akadib Samaka (Lies of a Fish) pubblicato da ENAG, Algeri, 1993
  5. Nessyane.com (L'arte di Dimenticare) pubblicato da Dar al-Adab, Beirut, 2003

L'Unesco ha fatto tradurre tutte le opere di Ahlem in Braille per i ciechi.

Traduzioni[modifica | modifica wikitesto]

La maggior parte delle opere di Ahlem sono state tradotte in inglese da Bloomsbury Publishing:

  • Zakirat el-Jassad (Memory in the Flash), pubblicato con il titolo The Bridges of Constantine, 2013
  • Fadwa el-Hawas (The Chaos of the Senses), 2015
  • Aber Sareer (Bed Hopper), pubblicato con il titolo The Dust of Promises, 2016
  • Nessyan.com (The Art of Forgetting), 2011

Le traduzioni italiane:

  • Zakirat el-Jassad tradotto da F.Leggio con il titolo La memoria del corpo e pubblicato da Jouvence, 2002
  • Nessyan.com tradotto da C.Albanese con il titolo L'arte di dimenticare. Amalo come sai fare tu, dimenticalo come farebbe lui e pubblicato da Sonzogno, 2013

Riconoscimenti e premi[modifica | modifica wikitesto]

  • Riconosciuta da Forbes Magazine nel 2006 come l'autrice araba di maggiore successo, superando i 2,300,000 di copie vendute e una tra le dieci donne più influenti nel mondo arabo.
  • Premiata con "The Shield of Beirut" del governatore di Beirut in una cerimonia speciale tenuta al Palazzo dell' Unesco quando venne pubblicato “Nessyane.com” nel 2009.
  • Riceve "The Shield of Al Jimar Foundation for Arabic Creativity" a Tripoli – Libia, 2007.
  • Nominata Personalità Culturale Algerina del 2007 da Algerian News Magazine e Algerian Press Club.
  • Selezionata per tre anni consecutivi (2006, 2007 e 2008) come una tra le 100 figure pubbliche più influenti del mondo arabo da Arabian Business Magazine, classificata al cinquattottesimo posto nel 2008.
  • Medaglia d'onore da Abdelaziz Bouteflika, presidente algerino nel2006.
  • Medaglia di Apprezzamento e Gratitudine dallo Sheikh della fondazione di Abdelhamid Ben Badis, Constantine, 2006.
  • Medaglia dal comitato "Pionieri del Libano" per la totalità del suo lavoro nel 2004.
  • Premio "George Tarabeh" per Cultura e Creatività, Libano, 1999.
  • Medaglia "Amman Loyalty" per la creatività, Amman, Giordania, 1999.
  • Medaglia  Naguib Mahfouz Medal for Literature per "Zakirat el-Jasad", 1998.
  • Premio Nour Foundation per la creatività femminile, Cairo, 19*6.
  • Premio come Miglior Scrittore Arabo nel 2014 durante il Beirut International Award Festival (BIAF).
  • Premio come Donna Araba dell'Anno a Londra nel 2015, in un evento supportato dal sindaco di Londra e dalla Regent's Univerity di Londra

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ ahlammosteghanemi.com, http://www.ahlammosteghanemi.com/#!about-english/c1pfk.
  2. ^ a b Lindsey Moore, Arab, Muslim, woman : voice and vision in postcolonial literature and film, Routledge, 2008.
  3. ^ a b Olivia C. Harrison, Transcolonial Exotic: Allegories of Palestine in Ahlam Mosteghanemi's Algerian Trilogy. Transcolonial Maghreb: Imagining Palestine in the Era of Decolonization, Stanford University Press, 2016.
  4. ^ Samia Mehrez, Egypt's Culture Wars: Politics and Practice, New York, Routledge, 2008.
  5. ^ The Art of Forgetting by Ahlem Mosteghanemi, in Magazine of Modern Arab Literature.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Samia Mehrez, '' Egypt's Culture Wars: Politics and Practice.'' New York, 2008, pp.50-52 OCLC 221265013
  • Olivia C. Harrison Transcolonial Exotic: Allegories of Palestine in Ahlam Mosteghanemi's Algerian Trilogy in '' Transcolonial Maghreb: imagining Palestine in the era of decolonization '', California, Stanford University Press 2016 pp.61-79 OCLC 931625089
  • Anastasia Vallassopolus Ahlam Mosteghanemi and Ahdaf Soueif in '' Contemporary Arab women writers: cultural expression in context '', London, New York: Routledge 2007 pp.111-132
  • Lindsey Moore, '' Arab, Muslim, woman : voice and vision in postcolonial literature and film '' , London, New York: Routledge 2008

Collegamenti Esterni[modifica | modifica wikitesto]