Utente:Alessandro Guidi UCBM/Sandbox

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«Sapere senza sapere amare è nulla. È meno di nulla»

Giancarlo Rastelli (Pescara, 25 giugno 1933Rochester, 2 febbraio 1970) è stato un cardiochirurgo italiano. Inventore delle tecniche Rastelli 1 e Rastelli 2 che salvano ancora migliaia di vite di bambini con problemi cardiaci..


Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Famiglia e giovinezza[modifica | modifica wikitesto]

Giancarlo Rastelli nacque a Pescara il 25 giugno 1933 da Vito Rastelli, giornalista e sindacalista e da Luisa Bianchi, maestra elementare. Ebbe una sorella, Rosangela, più giovane di lui, insegnate di inglese, assistente sociale e giornalista. Fin da piccolo mostra grande sensibilità per le ingiustizie sugli indifesi e un immenso amore per il Cristo che lo accompagnò e lo guidò in tutte le sue scelte di vita. Il primo vero incontro con il Cristo lo fece a 12 anni, con padre Molin Mosè Pradel dei gesuiti di Parma, nella Chiesa di San Rocco, che da allora frequentò sempre fino alla sua partenza per l’America a 28 anni, vincitore di una borsa di studio NATO. La sala del ping pong di San Rocco fu un crocevia di tante giovinezze e opposte realtà, un posto dove poter conoscere l’amore sincero del Cristo. Qui Giancarlo, fece importanti amicizie che lo accompagnarono per tutta la vita. Tra queste spiccano Ennio Piancastelli e Vincenzo Ferioli con i quali condivise il percorso universitario e l’amore per la medicina.


I primi passi nella medicina[modifica | modifica wikitesto]

Giancarlo Rastelli iniziò la sua vita in ospedale al terzo anno di Medicina (dal 1951 al 1953) prima come “interno” presso l’Istituto di Anatomia normale diretta dal professor Gaetano Ottaviani, poi, dal 1953 al 1955, presso la Clinica di patologia generale diretta dal professor Francesco Domenico Rezzesi. Colto, preparato e di grande professionalità, ma dalla personalità chiusa e distaccata, tanto da divenire geloso delle cartelle cliniche dei pazienti e dei macchinari sanitari, non aiutando in nessun modo i suoi giovani allievi. Custodiva, infatti, quest’ultimi in uno scantinato di cui solo lui e pochi altri avevano le chiavi, per impedire che i suoi studenti li toccassero senza il suo permesso. Fu solo grazie all’assistente di Rezzesi, G. Avezzù, di origine veneta, persona non allineata ai principi del professore, ma al contrario aperta di idee e di modi, che Rastelli e gli altri studenti poterono soddisfare la loro sete di conoscenza medica . Di fatti Avezzù, di nascosto al suo primario, apriva agli studenti le porte sbarrate del reparto, mostrando e spiegando schede, pubblicazioni, strumenti e macchinari. Giancarlo si laureò poi in Medicina e Chirurgia, con il massimo dei voti e la lode nel 1957 a Parma; iniziò subito a lavorare come assistente volontario, ossia gratuitamente, presso la Clinica Chirurgica I di Parma sotto l’alto magistero del professor Antonio Bobbio. Una volta laureato Giancarlo Rastelli divenne anche il secondo medico ufficioso di Polesine Parmense. Spesso i suoi numerosi amici d’infanzia,anche di origini umili, facevano la fila in ospedale nel reparto di Chirurgia del professor Bobbio, per consultare lo specializzando Rastelli. Giancarlo li visitava e li consigliava per ogni disturbo, dal più grave al più complesso, sottoponendoli spesso all’attenzione di quei rigidi cattedratici, che non avrebbero mai visitato un semplice popolano. Prenotava per loro esami ed estorceva visite gratuite, che poi ripagava di suo con turni di lavoro supplementari. Tralasciando i meriti scientifici e le ricerche, la vita in ospedale fu per Giancarlo Rastelli un tramite di ricerca per Cristo nell’uomo, nel debole, nel malato, essa gli offrì un percorso del bene, e la possibilità di realizzare il suo imperativo interiore: salvare.


Il periodo americano[modifica | modifica wikitesto]

Il 7 settembre 1961, partiva per l’America, vincitore di una borsa di studio NATO presso la rinomata Mayo Clinic di Rochester, Minnesota. La Mayo Clinic, fondata nel 1883 come casa di cura privata, nel 1903 divenne, uno dei maggiori centri di ricerca in tutto il mondo. A Rochester, Rastelli, trovò l’ambiente ideale dove poter sviluppare appieno le sue potenzialità e il suo amore per l’uomo. Oltre ai mezzi tecnologici, trovò persone che riponevano in lui fiducia, che lo sostenevano e delle quali potersi fidare. La combinazione di questi elementi gli permise di sviluppare le famose tecniche, il «Rastelli 1» e il «Rastelli 2», che sono poi culminate nelle classificazioni del Canale A.V. e delle nuove vie chirurgiche per la correzione del Tronco Arterioso e della Trasposizione corretta dei grossi vasi. Queste metodiche che salvano molti bambini cardiopatici ogni anno, nel mondo, gli valsero tre medaglie d’oro a Washington. Nonostante il suo grande lavoro alla Mayo Clinic, Rastelli non dimenticò le sue origini italiane e creò subito un cordone ombelicale con Parma e con l’Italia. Iniziò così quello che da molti fu chiamato «un pellegrinaggio della speranza», dei bambini cardiopatici italiani. Tuttavia il viaggio e il soggiorno in America era costosi, e molte famiglie italiane non potevano permetterselo, cadendo così nella disperazione dell’impossibile. Giancarlo aiutò molti di questi bambini e genitori, facendo collette, autotassandosi per primo e ospitando molte volte i genitori nella sua casetta di legno vicino alla Mayo Clinc. Il primo bambino di Parma operato al cuore alla Mayo grazie a Rastelli fu Paolo Ravesi; il secondo fu il figlio di un collega universitario di Giancarlo, il dottor Tonino Maniscalco, che affidò a lui il figlio affetto da Coartazione dell’aorta, ritenuta inoperabile fino ad allora. Nel ’68 Pietro Maniscalco venne operato, con esito felicissimo. Sempre nel 1968 fu il turno di Luca Baruffini, figlio di due professori di Parma amici di Giancarlo, aveva 3 anni quando fu operato alla Mayo Clinic per tetralogia di Fallot. I genitori furono ospitati da Rastelli nella sua casa, per tutto il periodo di degenza del piccolo Luca. Sempre nel ‘68 fu la volta di Cristina Labanti, una bambina esile e bionda, di appena 3 anni. La bambina aveva una malformazione cardiaca molto grave, causata dal confluire di quattro difetti a carico del setto interatriale, del setto interventricolare, della valvola tricuspide e della valvola mitrale. Anche per lei l’incontro con Rastelli, fu un incontro con la vita. Operata con uno dei metodi Rastelli, da poco in uso anche alla Mayo Clinic, tornò a rimettersi le scarpette e a correre di nuovo. Nel ’69 fu poi operato un adulto, Giuliano Borelli, 42 anni, che soffriva di stenosi aortica e mitralica ed era ormai immobilizzato da 6 anni. Il viaggio in aereo fu un ulteriore sfida per il suo corpo, tanto che appena arrivato alla clinica, fu subito operato con successo. Purtroppo in questo periodo non vi furono solo soddisfazioni per Rastelli, di fatti questi sono gli anni in cui la malattia che gli fu diagnosticata già nel 1964, il morbo di Hodgkin, colpì con maggior violenza il fisico di Rastelli, privandolo delle energie necessarie per molti interventi, costringendolo dunque ad affidare ad altri le vite dei sui pazienti. Fu il caso del piccolo Paolo Frugoni, 6 anni, affetto da un grave difetto cardiaco, noto con il nome di «trasposizione dei grossi vasi». L’operazione fu eseguita il 19 dicembre a poco più di un mese dalla morte di Rastelli, il quale nonostante stesse molto male, volle a tutti i costi partecipare all’intervento per non abbandonare il suo piccolo paziente, costretto però dalla malattia a poter fornire solo assistenza al chirurgo. Proprio la patologia del piccolo Paolo era stato oggetto degli studi di Giancarlo, che quest’ultimo aveva da poco risolto con una tecnica rivoluzionaria che prese il nome di «Rastelli 1». Il bambino fu operato con successo. L’ultima operazione, fu a sole tre settimane dal capolinea della sua vita. Assistette, con le stesse modalità, un bimbo di Napoli, Vincenzo Ferrante di 12 anni, che gli era stato mandato dal celebre chirurgo Denton Cooley. Anche in questo caso le tecniche Rastelli permisero di salvare la vita al piccolo. Ogni intervento, una storia. Tante vicende che si intrecciavano nell’esistenza di Giancarlo Rastelli.


Primo momento di celebrità[modifica | modifica wikitesto]

Tornando ai primi giorni alla Mayo Clinic è bene sapere che Rastelli si fece notare non per le sue doti di chirurgo ma per la sua polivalenza, un insieme di praticità e teoria tutta italiana. Avvenne che durante un complicato intervento a cuore aperto cui partecipava anche Giancarlo, improvvisamente, ci fu un guasto elettrico. Ci fu un esplosione di panico generale, anche perché il paziente poteva morire da un momento all’altro. Giancarlo, con le poche nozioni di elettricità che la scuola italiana dà – nonostante gli studi classici presso il liceo Romagnosi di Parma -, riuscì a ripristinare il tutto in pochi istanti. Seguirono un grande sollievo e una grande ammirazione per il dottor Rastelli. Dopo questo evento, in una lettera alla sorella, scrisse: «Pensavo di poter essere apprezzato come giovane chirurgo e invece ricevo un enorme successo come elettricista»


La malattia e la morte[modifica | modifica wikitesto]

Per parlare della sua malattia occorre tornare indietro al 1964. In settembre, al ritorno dal viaggio di nozze, avvenute a Chiaravalle della Colomba il 12 agosto, Giancarlo si sottopose a esami clinici, routinari per i ricercatori della Mayo Clinic. Gli venne diagnosticato un cancro polmonare, sei mesi di vita al massimo. La sera stessa tornò a casa dalla moglie Anna; erano sposati da venti giorni. Gli raccontò degli esami eseguiti in tono sdrammatizzante, ma già la mattina dopo avrebbe dovuto sottoporsi a un intervento chirurgico con biopsia al torace e lei sarebbe rimasta sola per qualche giorno nella sua prima casa da sposa. La biopsia post intervento, però, aveva rivelato un cancro meno corrosivo, almeno nell’immediato: un linfogranuloma maligno o morbo di Hodgkin. La notizia fu accolta molto positivamente da Giancarlo, che la considerava come una concessione di altro tempo per le sue ricerche e per la sua famiglia. A quest’ultima fece una richiesta di silenzio, pregandoli di non parlare più della questione, non volendo cadere nel pietismo e ricercando solo la normalità. A quel tempo, alla Mayo Clinic, si sperimentava la prima chemioterapia, cui Giancarlo si sottopose, con fiducia e ottimismo. La malattia aveva dimostrato di avere, con la chemio, un decorso che andava di cinque anni in cinque anni. Superati i primi cinque si poteva contare su altri cinque. Raggi, chemio, vari interventi ripetuti nei cinque anni della malattia. Questa divenne la quotidianità di Giancarlo Rastelli, che conviveva con il pensiero della morte e l’enorme senso di responsabilità, quasi fosse colpa sua, verso la giovane moglie, appena sposata, che lo aveva seguito in America abbandonando famiglia e amici. Un pensiero che lo tormentava come una malattia nella malattia. Nel dicembre del 1969, passati i cinque anni dall’inizio della chemioterapia, Rastelli si sottopose a tutti gli esami previsti del caso che, dopo quel lasso di tempo, avrebbero significato una proroga e un condono di altri cinque anni. Straordinariamente dalle analisi risultò che il morbo di Hodgkin sembrava sparito. La notizia fu accolta come un miracolo e un una liberazione da Rastelli, sua moglie e la figlia di 4 anni. Purtroppo, appena quindici giorni dopo, accusò una fastidiosa forma di enterite diarroica. In bagno, una sera, si accorse che, in realtà si trattava di enterite emorragica. Furono eseguiti immediatamente gli accertamenti, che rivelarono un grosso linfonodo al fegato. Era la fine. Rastelli tacque la cosa ai cari, alla moglie Anna che aveva appena ricominciato a vivere, e partì con lei per un viaggio a New York, come le aveva promesso. Colto spesso da febbre e diarrea uscì di rado dall’albergo. La moglie che non sapeva intuì qualcosa. Tornati a Ronchester, le sue ricerche si fecero affannose, consapevole del poco tempo che aveva ancora a disposizione. Il giorno 29 gennaio, Rastelli doveva illustrare alla sua èquipe il terzo metodo Rastelli. Ma quel giorno Rastelli non si presentò al meeting, le sue condizione erano peggiorate improvvisamente. Venne ricoverato e intubato. Non parlava quasi più. Dopo quattro giorni, il 2 febbraio 1970, Giancarlo Rastelli morì senza aver potuto svelare al mondo il suo terzo metodo


I metodi Rastelli[modifica | modifica wikitesto]

A distanza di più di quaranta anni dalla sua morte il nome di Rastelli è usato abitualmente in tutti i Centri del mondo e in tutti i congressi di cardiochirurgia quando si tratta di classificare e definire il «canale atrioventricolare comune», una delle cardiopatie congenite con difetti settali, o quando si tratta di correggere una cardiopatia congenita complessa con l’«intervento Rastelli». Di seguito verranno descritti nel modo più semplice e comprensibile per un lettore comune, i metodi Rastelli e lo studio che portò al loro sviluppo. Fin dai primi anni dell’arrivo alla Mayo Clinic, Rastelli si dedicò all’attività che sarebbe poi diventata la principale per lui: la ricerca sperimentale. In quei primi anni di ricerca (1962-1964) Rastelli si impegnò nello studio di un tipo di cardiopatia congenita definita come canale atrioventricolare (Canale A. V.), una lesione congenita che interessa la crux cardis, il centro del cuore, la struttura che anatomicamente è costituita dall’incrocio dei setti atriale e ventricolare e delle valvole atrioventricolare (tricuspide e mitrale). Questa parte del cuore ha un origine comune e si forma dai cosiddetti cuscinetti endocardici e quando nelle prime fasi di gestazione questi non si fondono insieme si determina un canale comune, cioè un’ampia comunicazione tra le quattro camere cardiache (i due atri e i due ventricoli). Gli studi di Rastelli sulle forme di Canale A. V. hanno portato a una nuova classificazione, basata su una comprensione dei processi embriologici e su una corretta definizione anatomica. La classificazione delle forme di Canale A. V. comune che Rastelli ha proposto e pubblicato insieme con J.W. Kirklin e J.L. Titus sulla rivista “Mayo Ckinc Proceedings” nel 1966, distingue delle forme complete e delle forme incomplete e fra le prime tre diversi tipi (A, B, C) in base alle caratteristiche del foglietto anteriore comune della valvola A. V., fra le seconde due tipi, con o senza comunicazione interventricolari. La corretta comprensione anatomica del difetto nelle sue varie componenti ha portato alla definizione di una nuova tecnica operatoria che ha permesso di ridurre in maniera drastica la mortalità operatoria, a quei tempi molto elevata per quella cardiopatia. La classificazione dei vari tipi di Canale A. V. è stata accolta in tutto il mondo. Seguirono altri anni di studio e sperimentazione in laboratorio, nei quali Rastelli, operando sui cani e impiegando degli homograft, cioè dei condotti biologici valvolari, dimostrò la possibilità di correggere il tronco arterioso comune. Rastelli dimostrò sperimentalmente che è possibile impiantare sul ventricolo destro un homograft e anastomizzarlo distalmente alle arterie polmonari (distaccare dal tronco comune), chiudendo il difetto interventricolare in modo da lasciare che il tronco arterioso comune funzioni da aorta. Il dottor Mc Goon eseguì successivamente con successo nel 1967 il primo intervento utilizzando questa tecnica. Con la stessa tecnica innovativa di impiego di un homograft aortico, Rastelli sperimentò con successo una altra procedura di correzione della trasposizione completa dei grandi vasi con difetto ventricolare e marcato ostacolo all’efflusso del ventricolo sinistro. Il tipo di intervento eseguito allora fu poi descritto da Rastelli, dal dottor Mc Goon e dal dottor Wallace sulla rivista scientifica “circulation” nel 1969 e viene indicato in tutto il mondo come “intervento Rastelli”, e gli valse, insieme alle scoperte precedentemente elencata, l’assegnazione di tre medaglie d’oro a Washington e la nomina a far parte del National Health Istiutute, con sede a Washington, che ha il compito di esaminare cari progetti di ricerca e valutarne i risultati. Rastelli continuò a lavorare ai suoi progetti di ricerca fino all’ultimo. Per il giorno 29 gennaio, quattro giorni prima della morte, aveva preparato un simposio scientifico, in cui lui e i suoi collaboratori avrebbero fatto il punto sulle ricerche in corso sul ventricolo unico, ma quello stesso giorno a causa degli effetti della malattia dovette chiedere al dottor Mc Goon di sostituirlo.


Riconoscimeti[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]