Tradizioni e folclore dell'Alto Mantovano
Questa pagina descrive le tradizioni e il folclore dell'Alto Mantovano.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]A determinare la civiltà e i pensieri della gente in passato è stato il rapporto con la terra[1]. Cultura antica e storia recente, rituali dell'attività agricola, travagli sociali e religiosità contadina sono gli elementi che stanno alla base del mondo rurale, depositario di secolari tradizioni, che si esprime nel patrimonio di feste[2][3]. Ancora sentite sono alcune ricorrenze diffuse in generale nei paesi agricoli del Nord Italia e legate alla tradizione contadina. Molte di esse tuttavia hanno perduto la sostanza religiosa e sociale che le caratterizzava in origine[4].
Feste antiche
[modifica | modifica wikitesto]- San Martino
Ad esempio, la festività di San Martino (11 novembre), nei secoli scorsi, e fino alla prima metà del Novecento, aveva un'importanza molto maggiore di oggi. Essa, infatti, non era soltanto la festa delle castagne e del vino novello, come la società opulenta ed edonistica dei nostri giorni tende a proporre, ma le prime e il secondo erano inseriti nei ben più complessi riti della civiltà contadina. La giornata di San Martino concludeva infatti per tradizione l'anno agrario: con essa finiva il lavoro dei campi al subentrare delle brume autunnali, e gli affittuari e mezzadri lasciavano i campi e spesso le case, allo scadere dei vincoli fissati l'anno precedente. Al contrario la società urbana e industriale di oggi è ormai sradicata dal contatto con la terra e con i suoi ritmi stagionali[5].
- Santa Lucia
Nell'Alto Mantovano, come in altre poche terre circostanti – Mantovano, Bresciano, Veronese, Bergamasco, Cremasco, Cremonese – è rimasta viva ancora oggi la leggenda di Santa Lucia, che la sera del 12 dicembre – così si racconta ai più piccoli – porta i doni in una cesta sulla groppa d'un asino, al quale vengono preparati acqua e fieno, mentre la santa dovrebbe lasciare i regali per premio e il carbone per punizione[6].
- Sant'Antonio Abate
Una importante festività ancora piuttosto viva è quella del patrono degli animali domestici Sant'Antonio Abate – 17 gennaio -, durante la quale un tempo venivano schierati sul sagrato in attesa delle benedizione gli animali protetti dal santo; a volte la festa associata a un rituale falò propiziatorio, chiamato buriél.
- Il falò (burièl) della Vecchia
In passato, come in altri paesi della Bassa Bresciana e del Mantovano, era molto più diffusa la tradizione di salutare la fine dell'inverno o del carnevale bruciando la “vecchia”, detta ècia, un fantoccio appositamente preparato[7].
Quest'ultimo rappresentava quella che nel resto d'Italia è nota come befana; essa è in queste zone comunemente chiamata la ècia in quanto vecchia povera e brutta, entità diabolica e munita di scopa al pari delle streghe, simbolo al tempo stesso dell'anno appena trascorso e dell'oscurità invernale che il cammino del sole, da pochi giorni fattosi più lungo, incomincia a fugare. È il demone delle tenebre, del freddo gelido e della terra isterilita, ben lontana dall'immagine positiva di dispensatrice di doni che le viene data in tanta parte dell'Italia.
Nell'Alto Mantovano tale compito è invece affidato a Santa Lucia, divinità solstiziale della luce positiva che, come porta doni ai bambini, così reca agli adulti il prossimo ritorno del sole, la bella stagione e la fertilità dei campi.
Per vincere il nefasto imperversare della vecchia si è creata pertanto la tradizione di bruciarne l'effigie nella notte dell'Epifania, ponendola su un grande falò di sterpi e legni vecchi, il burièl, evocatore con le sue fiamme del sole che si vuole ritorni ad illuminare e riscaldare il cielo[8]. Tuttavia questo rito, a seconda dei luoghi e dei paesi, può essere altrimenti frequentemente associato alla festa di S. Antonio Abate o al carnevale.
Lo stesso rituale, inoltre, viene celebrato a Castiglione e nelle località vicine anche il giovedì di mezza quaresima, il quarto dopo le Ceneri, quando i giovani di un tempo erano soliti portare per le vie delle cittadine altomantovane il fantoccio della vecchia – qui simbolo inoltre delle privazioni e delle pene del vivere -, che dopo un sommario processo veniva bruciato la sera stessa fra risa e schiamazzi[5].
- Carnevale
A Castel Goffredo, ogni quattro anni, si svolge il tradizionale carnevale risalente al 1872 e si festeggia la maschera di Re Gnocco[9].
È di Canneto sull'Oglio l'usanza di costruire un fantoccio di paglia rappresentante la ècia e di seppellirlo nella sera del martedì grasso dopo una formale sentenza di condanna. A Piubega la festa è in onore del raanér, il re delle rane. Carri e gruppi in costume sfilano nelle vie dei paesi di Castel Goffredo, Castiglione, Volta Mantovana, e all'inizio e alla metà della Quaresima ricompaiono le gnoccolate a Redondesco[10][11][12].
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ 20 ottobre 2012, su demologia.it. URL consultato il Atlante Demologico Lombardo.
- ^ Lombardia, p. 575.
- ^ La civiltà della cascina [collegamento interrotto], su ecomuseoogliochiese.it, Ecomuseo delle Valli Oglio Chiese. URL consultato il 20 ottobre 2012.
- ^ Carte tematiche, su demologia.it, Atlante demologico lombardo. URL consultato il 20 ottobre 2012.
- ^ a b Rossi, pp. 114-115.
- ^ Lombardia, p. 581.
- ^ Buriel dell'Epifania, su mantovanotizie.com. URL consultato il 28 ottobre 2012.
- ^ Buriel dell'Epifania 2011 nel Mantovano, su mantovanotizie.com, Mantovanotizie. URL consultato il 20 ottobre 2012.
- ^ Piero Gualtierotti, Un carnevale mantovano: il venerdì gnoccolaro di Castel Goffredo, in Postumia 1994, n. 5, pp. 79-92.
- ^ Lombardia, pp. 578-579.
- ^ Bibliografia suddivisa per Zone agrarie - Altopiano Mantovano, su demologia.it, Altlante demologico lombardo. URL consultato il 20 ottobre 2012.
- ^ Bibliografia - Anfiteatro morenico Mantovano, su demologia.it, Altlante demologico lombardo. URL consultato il 20 ottobre 2012.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- AA. VV., Lombardia. Introduzione a una didattica dei territori, III Province di Bergamo Brescia Cremona Mantova, Bergamo-Milano, Regione Lombardia-NEWS, 2005. ISBN non esistente.
- Piervittorio Rossi, Tullio De Mauro, Parole castiglionesi. Osservazioni lessicali sul dialetto di Castiglione delle Stiviere, Castiglione delle Stiviere, Editrice Ecostampa, 2003. ISBN non esistente.