Toro celeste

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Antico bassorilievo mesopotamico in terracotta (circa 2250 - 1900 a.C.) che raffigura Gilgameš mentre uccide il toro celeste,[1] un episodio descritto nella tavola VI dell'Epopea di Gilgameš[2][3]

Nell'antica mitologia mesopotamica, il toro celeste è una bestia combattuta da Gilgameš. La sua storia è presente in due differenti versioni: la prima è raccontata nel poema sumerico Gilgameš e il toro celeste, la seconda nel poema accadico Epopea di Gilgameš. Nel poema sumerico, il toro è stato mandato dalla dea Inanna ad attaccare Gilgameš, per circostanze ancora non chiare. Nel resoconto accadico più completo e chiaro, lo si ha nella tavola VI dell'Epopea di Gilgameš, dopo che Gilgameš rifiuta le avance sessuali della dea Ištar (equivalente semitico orientale di Inanna), essa si infuriò talmente tanto da chiedere al padre Anu, di mandare il toro celeste ad attaccare Gilgameš che si trovava ad Uruk. Il toro però alla fine verrà ucciso da Gilgamesh e dal suo compagno di viaggio Enkidu.

Dopo aver sconfitto il toro, Enkidu scaglia la coscia destra del toro contro Ishtar, in modo da schernirla. A causa dell'uccisione del toro celeste gli dei condannarono a morte Enkidu, un evento che scosse tremendamente Gilgameš. Il toro viene identificato come la costellazione Taurus e il mito della sua uccisione potrebbe aver avuto un significato astronomico per gli antichi mesopotamici. Alcuni aspetti della sua storia furono paragonati a racconti successivi del Vicino Oriente antico, incluse leggende da Ugarit, come il racconto di Giuseppe del libro Genesi e parti di alcuni poemi greci antichi come l'Iliade e l'Odissea.

Mito[modifica | modifica wikitesto]

Gilgameš e il toro celeste[modifica | modifica wikitesto]

Nel poema sumerico Gilgameš e il toro celeste, Gilgameš ed Enkidu uccidono il toro celeste, inviato dalla dea Inanna ad attaccarli.[4][5][6]

Epopea di Gilgameš[modifica | modifica wikitesto]

Nella tavola VI dell'Epopea di Gilgameš, dopo che Gilgameš rifiuta le sue avance sessuali, Ištar si reca nei cieli da sua madre Antu e suo padre Anu per lamentarsi.[7]

Simbolismo e rappresentazione[modifica | modifica wikitesto]

Influenze successive[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Powell 2012, p. 342.
  2. ^ Black-Green 1992, p. 90.
  3. ^ Powell 2012, pp. 341-343.
  4. ^ Black-Green 1992, p. 89.
  5. ^ (EN) Jeffrey H. Tigay, The Evolution of the Gilgamesh Epic, Bolchazy-Carducci Publishers, 2002, ISBN 978-0-86516-546-5. URL consultato il 1º agosto 2020.
  6. ^ Gilgamesh and the Bull of Heaven: translation, su etcsl.orinst.ox.ac.uk, Electronic Text Corpus of Sumerian Literature. URL consultato il 1º agosto 2020.
  7. ^ Walter Burkert, 2005, pp. 299-300.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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